19 Maggio 2012

Il recupero di Sala Petrarca, una “profezia” per una piazza del sapere a Gorizia

Nell’ambito di e’ Storia ha aperto per alcuni giorni  i battenti un luogo che per i goriziani di una certa età è ricco delle più diverse memorie, tanti sono stati i suoi utilizzi nel corso del tempo: la sala Petrarca, affacciata sull’omonima via, e appartenente al palazzo realizzato nel 1904 da Max Fabiani, noto come Trgovski Dom.

L’iniziativa è diretta a far conoscere i progressi di uno stupendo progetto di recupero, voluto dalla Biblioteca Statale Isontina, su cui sta lavorando la Facoltà di architettura dell’Università di Trieste.
Varcato il portone, all’ingresso sono visibili una serie di pannelli che illustrano gli studi svolti, poi tutto prende vita grazie alla simulazione in modalità di stereoscopia 3D realizzata da Arsenal  dell’Area Science Park di Trieste.  Qualcuno ti dà gli occhialini e guardi l’ efficacissima realizzazione, e magari chiacchieri con gli studenti  del Laboratorio di progettazione architettonica 3° che stanno lavorando nei sei gruppi di studio all’opera .  E poi ti affacci alla sala, ancora non toccata da  intervento alcuno: sopra la barriera di  onde suggerite dalle spalliere di una abilissima catasta di vecchi sedili da teatro,  sullo sfondo del palcoscenico con il suo dignitosissimo ( stranamente) sipario di velluto rosso,  si innalza l’Arca, realizzata da due artisti  di Prologo, Paolo Figar e Franco Spanò. Un’installazione tra scultura e scenografia,  realizzata con quel che nella sala era rimasto, abbandonato ( “ il suo fasciame sono i posti a sedere dove hanno viaggiato innumerevoli spettatori, trasportati dall’arte del teatro”) che si collega con il progetto della mostra che l’Associazione sta organizzando per il prossimo autunno, e che ripropone il tema di e’Storia, cioè “Profezie”.
Marco Menato, che è il direttore (bravissimo) della Biblioteca Statale, attribuisce al restauro della sala un valore che si estende ben più in là delle sole, e pur rilevanti, esigenze di gestione della biblioteca stessa nella sede di palazzo Werdenberg.
Certo, il recupero della sala consentirà di disporre di nuovi spazi per la conservazione dei libri e dei periodici, ma servirà a spostare le attività di promozione culturale: conferenze, seminari, letture, proiezioni, mostre,spettacoli , in orari che potranno anche non coincidere con quelli della biblioteca e con modalità di gestione e finanziamento aperte alla collaborazione degli altri soggetti che domandano e offrono cultura in città.
“ Uno spazio amichevole” scrive Menato nel libriccino intitolato “ Profezie dell’architettura. Visioni di uno spazio teatrale e bibliotecario”, che vede riunite le sigle di Biblioteca, Università, Comune e Prologo.  E con l’aiuto dei gruppi di lavoro di Architettuta, immagina  anche per Gorizia, una “piazza del sapere”, strategicamente collocata in centro, accanto all’area pedonale.

6 commenti a Il recupero di Sala Petrarca, una “profezia” per una piazza del sapere a Gorizia

  1. cingolano ha detto:

    Ottima notizia!

  2. AnnA ha detto:

    Superlativo!

  3. cap Achab ha detto:

    Complimenti per le “visions” che si stanno intravvedendo a Gorizia!!!!!

  4. cap Achab ha detto:

    Prima Mediateca poi Santa Chiara e l’Ecole de la Musique, ora la sala Petrarca, benissimo. Ora, al più presto, prima che sia troppo tardi, bisogna che i gestori di questi contenitori (assieme a Teatro Verdi e Premio Amidei), oltre all’Università, si trovino e ritrovino al fine di raggiungere un piano d’azione per gestire in maniera sostenibile tutti questi incubatori culturali (manca
    il vil denaro!!, si riusciranno a trovare sponsor anche a livello nazionale?????)

  5. vico ha detto:

    @Achab. attenzione! in tutte le realtà culturali dove son arrivati i soldi è iniziata l’inesorabile decadenza in quanto i soldi e chi te li dà condizionano tutte le tue scelte. si deve fare cultura senza soldi. il rischio è iniziare a pensare di fare qualcosa solo in funzione del ricevere denaro. una realtà culturale dovrebbe fare attività indipendentemente dall’arrivo o meno del contributo. basta vedere come funziona il sistema culturale contemporaneo: siamo sommersi da attività miserrime super pubilicizzate che partoriscono topolini. nell’italia degli anni 60 e 70 invece, che di soldi alla cultura non ne dava in maniera così capillare, quante realtà giovanili (gruppi di musica e di discussione c’erano!!!)

  6. Luigi (goriziàn) ha detto:

    Ah Sala Petrarca!
    Feste del Ceppo
    Crostolade
    Mulete…
    Qualche dun meno giovane se ricorda?
    Quando la xe stada chiusa, fine ’70 inizio ’80?

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