5 Aprile 2024

Orando – L’uomo che cambiò vita

el sunto Terzo episodio della serie di racconti di Davide Stocovaz dedicati alla figura del personaggio di fantasia Orando

Qualche sera dopo l’ultimo incontro con Orando, decisi di tornare in piazza Barbacan sicuro di ritrovarlo lì.
L’aria frizzante della sera estiva mi avvolgeva, dando sollievo ai miei sensi. Per lungo tempo, durante quella passeggiata, non avevo pensato a Marina, alla nostra relazione finita, al dolore che mi bruciava dentro. Ne fui sollevato.
Raggiunsi la piazza. Erano all’incirca le ventuno e trenta di sera, ma già a quell’ora v’era un nugolo di ragazzi e ragazze che sostavano ai tavolini dei diversi locali presenti.
Mi accomodai al solito tavolino del solito bar, rimasto miracolosamente libero. Attesi l’arrivo della cameriera, guardandomi attorno alla ricerca di Orando. Sembrava non essere ancora arrivato.
Ordinai alla ragazza uno spritz bianco senza ghiaccio. Mi rilassai, accesi una sigaretta. Mentre stavo fumando, in modo calmo, vidi un uomo farsi largo tra i tavolini.
Era Orando.
Ormai, l’avrei riconosciuto a chilometri di distanza. Si avvicinò al tavolo, mi chiese se anche quella sera poteva sedersi in mia compagnia. Acconsentii.
Giunse la cameriera con la mia ordinazione, lui ne approfittò per chiederle uno spritz con ghiaccio.
Come di consueto, un certo silenzio, non imbarazzante, scese tra di noi.
Orando sapeva già diverse cose sul mio conto: gli aveva raccontato di Marina, sapeva anche che ero intenzionato a scrivere un romanzo, la mia prima opera. Di lui, invece, non sapevo nulla.
Per un attimo, si guardò attorno, con quei suoi occhi azzurri e limpidi che spaziarono lungo la piazza. Ebbe un sussulto sulla sedia.
Lo guardai, chiedendogli cosa fosse successo.
Vidi il suo sguardo stendersi in un sorriso lieve, poi mi guardò.
– Lo vedi quel signore in piedi davanti al bar? –
Girai il volto, notando un uomo dal fisico asciutto, i lunghi capelli crespi e argentei, un naso pronunciato, con in mano una lattina di Coca-Cola. Stava parlando con un altro uomo, gesticolando appena.
– Si chiama Stefano Ruzzier. –
– Dove l’hai conosciuto? –
– È successo qualche anno fa. Ti racconto la sua storia.-

Una volta, anni addietro, Orando vagava per le vie del centro città. Era sera e stava piovendo a dirotto. Lui era completamente fradicio. Le sue scarpe erano inzuppate d’acqua. Stava camminando affiancando il muro di una casa dalle finestre basse, quando sentì una voce femminile che attirò la sua attenzione. Si fermò, volgendosi.
A una finestra, c’era una giovane donna, dai capelli castani raccolti in una treccia.
– Si prenderà un bel malanno così -, gli disse.
– Lo penso anche io. –
– Dove sta andando? –
– Non ho una meta precisa.-
Vedendo com’era bagnato, la donna lo invitò a rimanere per la notte nella sua casa. Orando accettò e la ringraziò.
Appena varcata la soglia dell’appartamento, vide che la donna aveva un’espressione depressa. Allora chiese che cosa non andasse.
– Mio marito è un giocatore e un ubriacone. Quando vince, beve e diventa aggressivo. Quando perde, si fa prestare soldi dagli altri. Qualche volta, quando è completamente ubriaco, non torna nemmeno a casa. Che cosa posso fare?-
-Lo aiuterò. Procurami una bottiglia di vino e qualcosa di gustoso da mangiare. Poi ritirati pure a dormire, ci penso io a lui.-
Orando attese fino a mezzanotte, seduto al tavolo del piccolo salotto. Fu allora che l’uomo rincasò. Era del tutto ubriaco.
– Ehi, Marta! Sono a casa! C’è qualcosa da mangiare?-
Trovando Orando in salotto, si paralizzò sulla soglia.
– Ho io qualcosa per te -, disse Orando: – Sono stato sorpreso dalla pioggia e tua moglie mi ha invitato gentilmente a rimanere qui per la notte. In cambio, ho portato del vino e del pesce, quindi, se vuoi, puoi favorire. –
L’uomo ne fu deliziato. Bevve il vino immediatamente, trangugiò il cibo. Poi si lasciò cadere sul divano e crollò in un sonno profondo.
Allora anche Orando si ritirò, in una piccola stanza per gli ospiti.
Al mattino, quando l’uomo si svegliò, si trovò di nuovo Orando seduto in salotto. Aveva dimenticato ciò che era accaduto la sera precedente.
– Chi sei? Da dove vieni?-
– Mi chiamo Orando, e da dove vengo non ha importanza. Ma tu, tu devi capire una cosa fondamentale. Ogni cosa in questa vita è transitoria -, spiegò: – La vita stessa è molto breve. Se continui a giocare e a bere, non ti resterà più il tempo di realizzare null’altro e farai solo soffrire tua moglie. –
La percezione dell’uomo si risvegliò come da un sogno. Guardò Orando con occhi lucidi.
– Sono perseguitato dai miei demoni, come posso liberarmene?-
– Non devi assecondarli. In realtà, non devi fare nulla. Solo smettere di fare ciò che stai già facendo. Conosco delle persone che potrebbero aiutarti.-
Orando, poi, gli illustrò i centri di accoglienza e di ascolto per chi soffriva del male del gioco e dell’abuso di alcolici.
– Se conosci i tuoi problemi, se già a metà strada dal risolverli -, dichiarò Orando.
L’uomo gli strinse la mano riconoscente. Quel mattino, il sole aveva ripreso a riverberare lungo le strade, perciò Orando ringraziò la coppia per l’accoglienza e se ne andò.

Orando sorseggiò piano il suo calice di spritz. Il suo era un volto compiaciuto.
Guardai ancora in direzione di Stefano Ruzzier. Chiacchierava e rideva col suo amico, sorseggiando piano la bevanda analcolica.
– Direi che ha cambiato vita -, commentai.
In tutta risposta, Orando mi sorrise con sguardo scintillante.
Poi il silenzio calò di nuovo su di noi, circondati dal vociare dei presenti in piazza.
Terminati gli spritz, ci lasciammo con la promessa di rivederci presto. Orando svanì tra i tavoli e le persone in piedi, uno spettro tra la folla.

(CONTINUA)

RINGRAZIAMENTI:

Desidero ringraziare molto Rebecca Campisi per avermi suggerito il personaggio di Orando dopo una lunga serie di riflessioni.

Qua trovi i libri dell’autore Davide Stocovaz.

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