10 Dicembre 2009

Trasformare gli ex valichi in una rete museale? Il Comune di Gorizia preferisce venderli

Riutilizzare gli ex valichi confinari per creare una rete museale dedicata al Novecento, alle vicende che hanno caratterizzato il territorio goriziano e il confine nel secolo scorso. Il Forum lancia la proposta, ma il Comune fa finta di non sentire. E mette in vendita gli edifici.

A spiegare l’accaduto è il consigliere comunale del Forum Gorizia, Anna Di Gianantonio.

rafutIl Comune ha messo in vendita i valichi confinari del Rafut e di San Pietro. Il Forum aveva formulato delle proposte per il riutilizzo dei due immobili: quali?

Il Forum aveva proposto, sulla falsariga di quanto accade ad esempio a Berlino, di utilizzare i valichi come “segni” della storia del Novecento, musei all’aria aperta. Uno di questi, il Rafut, poteva funfere da Archivio della Memoria in cui raccogliere le testimonianze del nostro complresso dopoguerra.

Si tratta di un progetto che si collega all’idea del Goriski muzej di aprire un “museo del contrabbando”?

Naturalmente il rapporto con il Goriski muzej deve essere strettissimo anche perchè storicamente il territorio di Gorizia non è certo quello che conosciamo, ma molto più vasto e la storia non può limitarsi a essere raccontata seguendo un confine stabilito appena nel 1947.

La giunta Romoli ha preso in considerazione la vostra proposta? Pare che il valico del Rafut abbia già una precisa destinazione: il Consiglio comunale ne è stato informato?

Il Consiglio comunale è stato informato a cose già fatte che per il Rafut è prevista una destinazione particolare: ufficio per la cooperazione sociale. Io stessa ho avuto le informazioni tardissimo, nonostante la mia mozione risalga all’agosto e abbia cercato di parlare con sindaco e assessore alla cultura. Siamo contrari a quella destinazione. Uffici se ne possono fare da altre parti. La peculiarità di Gorizia è il confine che va “sfruttato” anche come risorsa turistica. La conservazione della memoria ed il suo studio sono indispensabili in una città paralizzata da 60 anni dal suo passato, dove nessuno conosce la storia dell’altro se non per stereotipi.

Qualcuno ha provocatoriamente previsto che questi immobili, che hanno un indubbio valore storico e simbolico, potrebbero diventare dei mini casinò. Un po’ come era accaduto per la cappella del cimitero ebraico di Valdirose. Secondo lei è uno scenario plausibile?

Vogliono fare un casinò? Mi pare rientri pienamente nella filosofia del nostro tempo, alla quale purtoppo mi sento del tutto estranea, considerando più attuale e confacente allo spirito il pensiero greco.

(foto di massimiliano zacchigna)

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25 commenti a Trasformare gli ex valichi in una rete museale? Il Comune di Gorizia preferisce venderli

  1. massimiliano ha detto:

    il casinò ben si adatta al livello di sviluppo mentale di chi lo propone.

  2. lànfur ha detto:

    Io li vedo bene come mini-centrali nucleari… chi offre di più?

  3. Milost ha detto:

    Uffici di cambio per valute extra UE.

  4. Stefano ha detto:

    Supponiamo di farne dei Musei, gli ideatori hanno già calcolato i costi di allestimento e mantenimento? Oppure si punta sul solito Pantalone come sponsor?

  5. Morgan ha detto:

    Ma femo agriturismi e andemo a magnar…

  6. massimiliano ha detto:

    ottima l’idea delle PEZ (-:

  7. matteo ha detto:

    no vedo qual xe el problema nel venderli, a cosa i servi roti? i fa la fine dela caserma de col e dei enormi casoni sparsi per tuto el confin

  8. apu ha detto:

    mi permetto di intervenire, col desiderio di fare alcune precisazioni, con spirito costruttivo per la discussione, anche se mantenendo una certa riservatezza perchè si tratta di contenuti di un progetto in fase di valutazione.
    il recupero e l’utilizzo della casetta del valico del rafut è stato infatti inserito in un progetto interreg italia-slovenia, e quindi non è esatto dire che viene venduto per farne un ufficio della cooperazione sociale.
    credo che si possano avere delle idee diverse rispetto all’utilizzo di quegli immobili e anch’io ho sempre sostenuto che alcuni di questi (non solo quelli di gorizia) andrebbero adibiti a musei a memoria del confine.
    però ritengo altrettanto apprezzabile che vengano utilizzati in modo concreto e serio, e quindi va riconosciuto che l’aver previsto una funzione precisa di quegli immobili, con servizi congiunti per il territorio dei due lati del confine, non è cosa a priori negativa, anzi.
    Ciò che si vuole fare lì ha una precisa valenza transfrontaliera e quindi anche questo può essere colto come segnale storico del superamento del confine, e, permettetemi di drilo, credo che vada apprezzato che con i soldi europei si facciano cose concrete e davvero transfrontaliere.

  9. Oblivion ha detto:

    Bene.
    Però diciamo anche che il progetto Interreg è quello previsto già nel 1997 o ’98, dato per finanziato almeno quattro volte, e mai davvero decollato.

  10. alpino ha detto:

    uuuu che bel Ufficio della cooperazione sociale..un po’ come laurea in multiculturalità…un parolone pieno de aria fritta che non serve a niente di cui noi italiani siamo abili maestri…che cosa dobbiamo cooperare socialmente? che cosa significa? che per organizzare una mostra con due quadri transfrontaliera necessitiamo di nuove strutture e personale? oppure è un mini carozzone per mettere dentro a lavorare qualche amichetto e magari inquadrare come categoria D un nuovo dirigente dell’ufficio della cooperazione sociale…badate bene cooperazione sociale oppure ufficio del volemose bene…a sto punto perchè non apriamo la sede nazionale per la tutela e la salvaguardia del Guatto..ma a Gorizia dove abbiamo bisogno praticamente di tutto c’è per caso una qualche sindrome o malattia crebrale che impedisce all’Homo politicus gorizianu di fare una, anche piccola insignificante proposta intelligente??????…tze ufficio della cooperazione sociale mi viene da ridere, a sto punto meglio adibirli a vespasiano

  11. apu ha detto:

    @oblivion: non è il progetto del 98 etc etc, e non è uno già dato per finanziato quattro volte. e ripeto, è in fase di valutazione, quindi al momento nulla di deciso
    @alpino: ti invito, se possibile, a leggere il progetto, ci sono cose molto concrete. ovvio, poi bisogna controllare che vengano fatte e fatte bene

  12. Oblivion ha detto:

    Ah ecco.. roba diversa.
    Allora ciò significa che nonostante i ripetuti, basta riprenderli, annunci alla stampa di sindaci ed assessori, quel progetto non è mai stato finanziato. Perciò è stato venduto ripetutamente e colpevolmente solo fumo. Vatti a fidare… 🙂

  13. lànfur ha detto:

    Probabilmente è un carrozzone come l’esercito.

  14. alpino ha detto:

    @apu
    se mi dai i riferimenti sarò lieto di leggere il progetto anche se so che la carta si lascia scrivere…

  15. Milost ha detto:

    Alpino, se per te la cooperazione sociale è organizzare mostre, sei un po’ distante dai fatti: la cooperazione sociale è quella che effettua inclusione lavorativa di persone svantaggiate, dall’ex tossico al tuo vicino di casa cinquantenne rimasto senza lavoro. Se lo fa, queste persone non sono più in carico ai servizi socio-assistenziali, quindi non costano, ma nazi producono un reddito e pagano le tasse. Questo grazie ai cooperatori sociali che si fanno il mazzo per mandare avanti aziende vere e proprie, che stanno sul mercato, assicurano lavoro a non sai quanta gente e sicurezza a non sai quante famiglie della tua città e della tua provincia, e lottano non per fare un profitto, che tanto costano poco ai loro committenti, ma per assicurare pari opportunità di accesso al lavoro e integrazione sociale a chi non ce l’ha. Più chiaro adesso?

  16. alpino ha detto:

    carissimo milost, la mia era ironia, amara ironia, di cooperative per il recupero ne abbiamo di enormi in Italia molte delle quali nate per incamerare contributi.
    Non penso che Gorizia necessiti oltremodo di cooperazione sociale, ve ne sono di cooperative sociali alcune delle quali con sede in appartamenti, offrono lavoro a buon prezzo a ditta di ogni genere, per un periodo ci ho lavorato ed ho toccato il sistema.
    Ma al di là dell’essenza della cooperativa sociale ritengo una baggianata destinare a questo tipo di attività quello stabile, o quantomeno proprio quello, c’è forse una qualche emergenza? manchiamo di stabili idonei? il ricordo e la creazione del percorso storico del confine era veramente un’ottima opportunità.
    Si badi che è finita l’epoca nella quale bastava usare la parola “sociale” e tutto diveniva più bello 😉

  17. Milost ha detto:

    Apu ha specificato che l’immobile in questione potrebbe ospitare non il soggetto giuridico “cooperativa sociale” ma un altro tipo di attività, che se fosse finanziata da un Interreg sarebbe di natura transfrontaliera, nell’ambito di quella che noi chiamiamiamo cooperazione sociale ma che può essere definita anche ” creazione di opportunità di lavoro per persone svantaggiate”: un’entità pertanto al servizio di due bacini di utenza, italiano e sloveno, e con competenze di qua e di là del confine. Mi pare che il sito risulti molto adatto proprio perchè sta sul confine e perchè ciò che conterrebbe sarebbe rivolto a creare prospettive future congiunte. A far musei, in questa città di ispirazione antiquaria e di utilizzi puramente archivistici delle memorie, direi che c’è sempre tempo.

  18. alpino ha detto:

    come c’è tempo per fantomatiche ed arzigogolate cooperazioni transfrontaliere..

  19. Milost ha detto:

    Chiaro, no se pol…meglio pensare al turismo che non ci sarà mai, meglio gingillarsi con i ricordi di un confine che tutto sommato era una benedizione per l’economia che gli girava attorno, meglio fare un’ opposizione politica che non ha nessun riscontro pratico su come va l’economia e la società, meglio fare anamnesi della paralisi invece di cominciare almeno una fisioterapia…sfruttare il confine a fini turistici con un archivio della memoria…? Fra dieci anni? Persino lo sfruttamento della prostituzione mi parrebbe un’ipotesi più pratica e immediata di quella con cui il Forum propone un’alternativa ad un esperienza, quella dell’agenzia per la cooperazione sociale transfrontaliera, di cui probabilmente, mi auguro, non sa ancora nulla.

  20. Oblivion ha detto:

    Beh.. in effetti se il progetto della cooperazione è già in uno stadio avanzato ed è un iterreg, allora anche un museo si può fare da un’altra parte (come dice il Forum di questo della cooperazione). Insomma, se ci sono due idee, perchè non portarle avani entrambe senza star li a contendersi uno stabile? Di stabili inutilizzati mi pare non ne manchino.. e se poi entrambi sono progetti transfrontalieri, qualcosa da dire lo avrà anche il nostro dirimpettaio, no? Quì si fanno sempre i conti senza l’oste. Per questo poi gli interreg non vengono finanziati.

  21. Ivan ha detto:

    @Oblivion

    Tanto per chiarire Interreg (in questo caso il nome e’ INTERREG Italia – Slovenia) e’ un programma che co-finanzia progetti. Questo e’ il quarto periodo di programmazione Interreg (2007 – 2013) che viene finanziato dall’UE quindi dire che “non e’ mai decollato” non e’ vero.
    Tutti i progetti cofinanziati da Interreg ITA – SLO sono approvati all’unanimita’ da un comitato di sorveglianza con membri italiani e sloveni. Quindi dire che “si fanno i conti senza la controparte” non e’ vero.

  22. Bibliotopa ha detto:

    ma le caramelle Pez iera roba americana:
    http://www.pez.at/

  23. Oblivion ha detto:

    @Ivan
    Ecco, questo è il tipico caso di confusione (e spero che così sia) in chi vuol chiarire 🙂

    Quello che io dicevo che “non è mai decollato” non è Interreg, ovviamente.
    E’ bensì un progetto di co-finanziamento presentato la prima volta nel lontano ’97 (o giù di li) che riguardava la stessa area, e che è stato dato alla stampa per accolto e finanziato almeno quattro volte. Stava, assieme ad altri progetti anch’essi strombazzati anche in seguito e rimasti sulla carta, in un famoso “libro dei sogni” della seconda giunta Valenti.
    @APU ha chiarito che non si tratta di “quel” progetto, ma di altra cosa. Ne ho preso atto.

    Quando dico che “si fanno i conti senza l’oste”, mi riferisco al dibattito nato attorno all’uso della palazzina, facciamo questo – facciamo quello, evidentemente senza tener conto che appunto, trattandosi di Interreg si devono sentire obbigatoriamente anche i dirimpettai. E se il progetto per la cooperazione sociale di cui si parla qui è già in stadio avanzato, deve per forza aver trovato il loro assenso. Cambiare idea adesso, significa dover ridiscutere tutto anche con loro.
    Ecco perchè dicevo che anche il museo si può fare da un’altra parte, riferendomi a quanto detto dal Forum.
    Tanto per chiarire 🙂

  24. Ivan ha detto:

    Chiarito! ;o)

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