Ultimamente, la cura e la coltivazione della mia dimensione intellettuale
non va oltre a uno stanco spritz alla Stazione Rogers, sputtanando i “giovani artisti triestini e mitteleuropei”.
Per capirci, l’altro giorno ho visto un frigorifero degli anni ’60
a cui spuntavano dei capelli.
Il primo pensiero è andato a un posto meraviglioso: il Salone Rocco, in via San Francesco.
Al Salone Rocco, c’è Giovanni.
Barbiere terrone DOP.
Visualizzazione ingrandita della mappa
Mi sto facendo crescere un po’ i capelli.
E per la prima volta vado al Salone Rocco, stanco del mio rasoio casalingo.
Il Signor Giovanni usa le forbici e mi sistema un po’ quei pochi peli rimasti.
Mi alzo, chiedo “quant’è”, e Giovanni mi intima di andarmene.
“Quando avrai un po’ più di capelli, mi pagherai”.
Penso che il Signor Giovanni dovrebbe vedere questo frigorifero e metterlo in piega.
La vera maturità intellettuale – e per maturità intendo quel punto in cui non impari più nulla e non scopri più nulla – la raggiungi quando ti liberi da qualsiasi timore di dire pubblicamente (in privato è troppo facile) :
– “mai vista/letta/ascoltata una stronzata simile”
Noli me tangere.
Ed è proprio in questo perfetto stato d’animo
che poi ti capita di leggere la storia d’amore raccontata
nel modo più creativo, freddo ma appassionato, devastante e malinconico
da che tu abbia memoria.
Vi giuro, è meglio persino dei Ponti di Madison County.
Leanne Shapton se fosse nata in Italia sarebbe finita a fare la cameriera alla Stazione Rogers proponendo i suoi lavori nel tempo libero.
Grazie al cielo, Leanne è nata a Toronto e ora è una giovane art director del NY Times.
Un giorno le passa sottomano un catalogo d’asta: si tratta di alcuni oggetti personali di Truman Capote. Foto dell’oggetto, didascalia, e base d’asta.
Rimane sconvolta.
Attraverso questi freddi oggetti, la biografia pazzesca di Capote comincia a prendere vita pagina dopo pagina.
Leanne comincia così a pensare a una storia d’amore tra Harold Morris, fotografo giramondo, e Lenore Doolan, critica culinaria.
E comincia a raccontare i quattro anni del loro amore attraverso un catologo d’asta dei loro oggetti personali.
Il libro s’intitola “mportant Artifacts and Personal Property From the Collection of Lenore Doolan and Harold Morris, Including Books, Street Fashion and Jewelry”.
E raccoglie le cartoline che lui ogni giorno dei suoi dieci giorni di missione a Londra le invia.
Raccoglie tantissimi libri in almeno due edizioni diverse ciascuno.
Perché quando lui partiva per un viaggio, leggevano lo stesso libro contemporaneamente.
Ogni oggetto è un pezzo del puzzle della storia.
Conoscersi, amarsi, odiarsi, lasciarsi.
Tutto attraverso le estensioni degli uomini: gli oggetti.
“Important Artifacts” è una delle cose più geniali e appassionanti
che mi siano mai capitate di leggere.
L’unico problema adesso è come far centrare questo pezzo con Bora.La.
Ah, sì. Ecco.
Il libro non si trova in Italia.
Ma lo potete trovare su Amazon.
Oppure qui, che è meglio di Amazon perché non paghi le spese di spedizione: aphrohead.com
bellome ne porti uno ”quando torni a ponte