15 Novembre 2023

L’intervista a Paolo Albertelli per l’inizio della stagione lirica del Teatro Verdi

el sunto L'intervista di Maria Fuchs a Paolo Albertelli, direttore delle attività di palcoscenico e ufficio regia del teatro Verdi di Trieste

All’inizio della nuova stagione lirica del teatro G. Verdi di Trieste abbiamo incontrato per una breve intervista il direttore delle attività di palcoscenico e ufficio regia: Paolo Albertelli.  

Che cosa ci propone la stagione lirica 2023/2024?

La stagione corrente ci offre otto titoli, sette opere liriche e un balletto. I titoli sono molto interessanti, a cominciare dallo spettacolo di inaugurazione, la “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini. Seguirà il “Zauberflöte” di W.A. Mozart. Il terzo titolo in cartellone è “Anna Bolena” di Gaetano Donizetti, a cui seguirà un titolo non rappresentato molto spesso, “Ariadne auf Naxos” di Richard Strauss, cui farà seguito il “Nabucco” di Giuseppe Verdi. Avremo quindi “La Cenerentola” di Gioachino Rossini, seguita dal Balletto “Giselle”, spettacolo del Corpo di Ballo di Lubiana. Chiuderemo con un inedito dittico, “Il Castello di Barbablu di Béla Bartok, abbinato a “La porta divisoria” di Fiorenzo Carpi. Come si può ben vedere, è un cartellone variegato, dove si alternano titoli della miglior tradizione tedesca, con titoli noti del repertorio italiano. Prosegue la collaborazione con la SNG Opera in Balet Ljubljana, e saranno presenti direttori famosi come Daniel Oren e Francesco Ivan Ciampa, e famosi registi come Henning Brockhaus, Paul Curran e Ivan Stefanutti, ma ci sarà soprattutto il graditissimo ritorno del grande Giancarlo Del Monaco alla regia di Nabucco.

Purtroppo il gala del 2/10, con l’opera MANON LESCAUT, di Giacomo Puccini, è saltato per lo sciopero del settore. Cosa ne pensa a riguardo?

Ci tengo a precisare che lo sciopero non è stato indetto dalle RSU del nostro Teatro, ma è una decisione che è stata presa a livello nazionale, tanto che le prime rappresentazioni di ogni Fondazione Lirica sono saltate, peraltro, come anche da noi, sono state recuperate in altra data. Per quanto riguarda lo sciopero, non entro in merito alle decisioni che sono state prese. Voglio solo ricordare che tutti noi lavoratori dello spettacolo ci troviamo in assenza di un rinnovo di contratto da 20 anni.

Con grandissimo rammarico ho visto che non si fa più il famoso Festival dell’Operetta, che era famoso anche fuori dall’Italia e che portava turismo. Io personalmente l’ho sempre adorato e mi spiace moltissimo di questo. Perché questa triste rinuncia? Pensa che potrà ritornare il Festival?

A dire il vero la scorsa estate siamo ripartiti con il Festival dell’Operetta. Certamente non siamo ancora in grado di proporre al pubblico spettacoli sontuosi come quelli di un tempo, ma non dimentichiamoci che i finanziamenti ad hoc non sono nemmeno lontanamente comparabili con quelli di allora. Nonostante tutto abbiamo presentato tre titoli, con una risposta entusiasta da parte del pubblico.

Circa a quanti allestimenti e relativi spettacoli ha collaborato? Quale l’ha emozionato di più?

Questa è davvero una domanda a cui non so rispondere esattamente. Posso solo dire che nel gennaio 2024 saranno 30 anni che svolgo la mansione di direttore di palcoscenico, e gli allestimenti e gli spettacoli sono stati veramente innumerevoli. Non esagero se dico di aver lavorato per poco meno di 300 allestimenti. Ci sono vari spettacoli che ricordo, per diversi motivi, come particolarmente a me cari. Sicuramente non potrò mai dimenticare il Don Carlo, che è stato il titolo con cui siamo tornati al Teatro Verdi nel 1997, dopo 5 anni di restauro. Oltretutto la regia era di Stefano Vizioli, che considero uno dei massimi registi italiani della sua generazione,  a cui sono legato da anni di amicizia. Ma ricordo anche una Tetralogia wagneriana, i cui primi tre titoli sono stati firmati dallo straordinario duo Frank Bernd Gottschalk come regista e Jürgen Aue come scenografo. In assoluto, per mio gusto personale lo spettacolo che più mi ha entusiasmato è il Macbeth con la regia di Henning Brockhaus, e le scene di Josef Svoboda.

 Ci racconta qualche aneddoto simpatico?

Beh, uno per tutti, quello accaduto in Tosca, in un’edizione di fine anni ’90, con la direzione d’orchestra del Maestro Tiziano Severini. Premetto che io provengo dal canto lirico, per molti anni ho cantato come basso, infatti ho iniziato la mia carriera nel Coro del Teatro Verdi. Era una recita pomeridiana di sabato, e io svolgevo il mio solito lavoro di direttore di palcoscenico. Il comprimario che doveva fare la parte del carceriere nell’ultimo atto ci chiama dicendo di essere bloccato in autostrada. Io vado dal Severini e dal nostro Direttore Artistico dell’epoca, Giandomenico Vaccari, e gli dico che se per loro va bene, posso cantare io quella parte. Severini mi porta subito nel suo camerino, ripassiamo la parte musicalmente, mi vesto e sto per entrare in scena. All’ultimo istante arriva il comprimario, io mi spoglio e lui entra in scena. Alla fine il Maestro Severini mi ha rivelato che avrebbe preferito che la parte l’avessi cantata io!

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