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La smonta la prossima? – Una vita in corriera

(6 recensioni dei clienti)

9,60

Anno: 2021
Autore: Davide Destradi
Dimensione: 12,7×20,3
Pagine: 148
Rilegatura: Filo refe
Isbn: 978-8831908504

Uno straordinario viaggio nel mondo del trasporto pubblico triestino, ricco di aneddoti divertenti e tantissima umanità.

Descrizione

corriere trieste“La me scusi, sta 1 ferma anche là dela fermata dela 1?”
“Se ghe dago due biscoti la pol partir
cinque minuti prima?”
“Giovinoto, ma anche qua in autobus xe saltada la corente? Che capisso se xe colpa dela mia caldaia
o dela globalizazion.”
“Quando monto mi no sucedi mai niente!”

Uno straordinario laboratorio sociale, questo è il trasporto pubblico. Sbaglia chi considera gli autobus dei semplici mezzi di trasporto: sono molto di più.
Attraverso le pagine di questo libro, quasi una corsa virtuale a bordo della sua vettura, Davide Destradi ci accompagna in questo divertente viaggio alla scoperta delle mille fantastiche storie racchiuse nei tanti chilometri percorsi, che solo chi non è costretto a “smontar la prossima” può vivere quotidianamente.

6 recensioni per La smonta la prossima? – Una vita in corriera

  1. Raffaella

    Fantastico, esilaranti racconti ed aneddoti. Molto scorrevole e divertente si legge tutto d’un fiato. Superconsigliato

  2. fede

    bellissimo! mi ricorda i miei viaggi sulla 10 andando a scuola! XD

  3. Tiziana Puzzi

    Mi sono divertita un sacco!!! Usando tantissimo gli autobus, mi sono sentita dentro alle situazioni. Attenzione, come effetto collaterale, c’è il dolote alle mascelle per il troppo ridere
    Super consigliatissimo!!!

  4. Chiara Menegolli

    Sto libro xe incredibile non fa solo rider, xe un’analisi sociologica accurada.
    Merita de leggerlo davvero, soprattutto per il racconto dell’Adunata dei Alpini e della bereta.
    E poi in queste pagine, ghe xe anche termini che ga fatto parte della mia vita per tantissimi anni ❤️, il Centro Radio che ciamava sempre casa, il Cameron a Broletto e lo “spezzato” e il “cambio tardi”.
    Merita compralo, davvero!

  5. Alessandro Rusin

    Letto tutto d’un fiato! Un mix di emozioni tra grandi risate e ricordi commoventi e mirate riflessioni, segni tangibili del poter vivere,da utente, quei contesti giornalieri; quel “morbin” spontaneo e tipicamente locale, a noi tanto caro.Grazie per aver raccolto tutto cio’ in questo bel testo,pregiato scrigno di un qualcosa di veramente particolare ed importante.D’ora in poi viaggero’diversamente in bus ripensando ai vari aneddoti e guardando gli altri utenti e ridendo da solo e sembrando un po’ “matiroli” (matto allegro)…ma sicuramente piu’ contento del mio viaggio e del tempo speso a bordo, che rimane comunque un momento particolare della giornata di ognuno.

  6. Renate

    Ricorderete come a partire dalla fine degli anni ‘90 si incominciasse a sentir parlare di Euro. La nuova moneta, usata a quel tempo soltanto per fini contabili e pagamenti elettronici, risultava ancora un valore sconosciuto e destava parecchia curiosità e preoccupazione tra la gente.
    Tre anni dopo, quando sarebbe stata introdotta sotto forma di denaro contante, ci avrebbe pensato il fantasioso Presidente del Consiglio di allora a tranquillizzare gli italiani. Una lettera con intestazione simil vergata a mano e firma autografa, dal linguaggio discorsivo, condito di indicazioni istituzionali nonché spiegazioni sui vantaggi dell’addio alla vecchia cara moneta, avrebbe accompagnato la fornitura omaggio di quasi venti milioni di così detti “euroconvertitori”, già Made in Asia. Pensati per facilitare le iniziali operazioni di calcolo e cambio, erano dotati di batterie della durata di ben due anni. Ultra piatti, grandi come una carta di credito, spiccavano per il colore blu e la bandierina italiana, stampigliata su un lato, circondata dalle stelline gialle d’Europa.
    A quel punto, assieme a una generale agitazione, regnavano sovrane le più disparate argomentazioni. Non si sentiva parlar d’altro ed era sui bus, in particolare, che si potevano cogliere i dialoghi più strambi e spassosi. Non mancavano nemmeno le disquisizioni semi dotte:
    “Scolta, ma te sa allora se se disi Euro o Euri? No go miga capido.“
    “Euri, e u r i ! Xe plurale no?”
    “Ma mi me par che go senti che resta Euro…”
    “ No, no pol esser…fazo i compiti col mio nipotin…femo giusto i plurali…maestro, maestri. Xe cussi’! Euro, euri!”
    Silenzio. Momento di riflessione. “ Ciò, ma a ti te xe rivada la macchinetta ? “ “Che macchinetta? La Panda ?”
    “Ma no, quela che ne manda el Cavalier senza caval! El Berlusca. Per i Euri, no scusa, Euro.”
    A prescindere dagli interventi estemporanei di altri passeggeri, non era raro che tra i due, o più, si aprisse una pericolosa biforcazione di pensiero riguardo l’opportunità dell’iniziativa ritenuta troppo esosa e fintamente gratuita. I toni avrebbero potuto prendere un pericoloso crescendo, se Tizio o Caio, non avesse saggiamente concluso:
    “ ‘dio, mi smonto qua! Se vedemo, saludime el Cavalier co’ te lo senti. Me raccomando”.
    Poteva anche succedere che la persona, una volta giunta in strada, continuasse a parlare e gesticolare nervosamente tra sé e sé suscitando ilarità tra gli osservatori.
    Fu proprio in una di quelle occasioni che pensai: “Madre mia, qualcuno dovrebbe girare con un registratore e scrivere un libro. Ce ne sarebbero di cose da raccontare e sbellicarsi dal ridere. Dopodiché anch’io “smontai alla prossima”.
    Per la delizia nostra, il proposito è stato realizzato dal mio “Autista preferito”, così come registrato nei miei contatti. Niente gelosie. Ritengo questo mestiere colmo di responsabilità e spesso alquanto stressante tanto che, osservando le molteplici dinamiche durante i percorsi, mi vien da pensare : “No volessi esser su’ moglie, oggi, col torna a casa …”
    Davide Destradi è però speciale, non soltanto come autista, anche come persona: simpatico, allegro, generoso di cuore.
    Ci siamo conosciuti sul bus, “la cinque” , come uso dire io, anni fa, in un tardo pomeriggio di fine estate. Direzione Piazza Perugino. Pochissime persone a bordo. Seduta di fronte a me una signora minuta e avanti negli anni. Elegante nella sua semplicità. Quando il bus si fermò in via Udine, fermata di fronte al palazzo dell’INPS, la signora si preparò a scendere, ma incespicò. Non cadde letteralmente a terra, ma si agitò tanto per quella perdita di equilibrio che – così disse – non se la sentiva più di tornare a casa da sola. Fermato il bus, subito Davide venne a vedere se non si fosse davvero fatta male. Ma saltò fuori il reale problema: la signora Regina, nome davvero adeguato alla persona, appena la badante aveva finito il suo servizio, contravvenendo alla raccomandazione del figlio che, di lì a poco, sarebbe tornato dal lavoro, aveva ben pensato di prendersi una piccola boccata d’autonomia che ora, dato l’inconveniente e il ritardo, sarebbe costata un rimbrotto a ruoli ribaltati, come può succedere in vecchiaia. A farla breve, assieme, riuscimmo a risolvere al meglio la faccenda. Per ogni buon conto, mi resi disponibile a testimoniare come, nel succedersi del fatto, l’autista fosse stato del tutto estraneo.
    La mia testimonianza non fu mai necessaria, ma tra Davide e me nacque quel tipo di amicizia che, segnata e nutrita dal ricordo di un aiuto condiviso, non necessita di pranzi e merende assieme o incontri assidui. Che gioia a Natale o a Pasqua vedere il reciproco illuminarsi del cellulare con la scritta “Autista preferito” e scambiarsi gli auguri.
    Fin quando, un bel giorno, mi arrivò un invito al caffè con la sorpresa dell’omaggio di un libro: “Spogliamoci…si ricomincia”, “romanzo leggero e ironico, ambientato in un campeggio naturista”. Appresi, in quell’occasione, come non fosse il suo primo lavoro, bensì il terzo, accanto a partecipazioni radiofoniche e interpretazioni comiche nella burlesca veste della dispettosa “Davidina”.
    Ed ecco ora nelle librerie, già in riedizione e con possibilità di acquisto online, il suo quarto libro: “LA SMONTA ALLA PROSSIMA? Una vita in corriera” edito da White Cocal Press, Trieste. Come si evince dal titolo, Davide Destradi, grazie alla sua congeniale acutezza, ha pensato bene di renderci partecipi, non soltanto di uno spaccato di vita lavorativa ma, attraverso una serie di storie raccolte dal vivo, di quello che succede – e può succedere – durante le corse.
    Si tratta di storielle esilaranti, paradossali, stucchevoli – e chi più ne ha, più ne metta – che non richiedono nemmeno un ordine preciso di lettura, il loro valore non cambierebbe. Non solo: se in ogni racconto è presente una vita con le sue relazioni, quante trame, anche tinte di giallo, potremmo ricamare – un esempio per tutti – per quella minestra contenuta nella pentola dimenticata in un bus?
    Mi preme ancora sottolineare come, a prescindere dall’ottima padronanza narrativa raggiunta, Destradi ci metta di fronte a variegati aspetti di questa nostra strana e strampalata umanità per la quale, anche per la più disagiata, mostra e in maniera implicita suggerisce, accanto a sana ironia, un sincero motto di comprensione e tolleranza.
    Se Il filo rosso che lega la narrazione non potrebbe prendere vita senza il contenitore Trieste Trasporti, bus e utenza che attraversano la città, sono dell’idea che il nostro amato dialetto triestino, tutt’oggi ampiamente utilizzato e parlato da diverse generazioni, costituisca un aggancio cardine.
    La bella ed esaustiva prefazione, redatta del Responsabile della comunicazione e delle relazioni istituzionali della Trieste Trasporti, Michele Scozzai, inizia citando Italo Calvino e anch’io mi azzardo a concludere con un interessante pensiero di questo grande scrittore ( in Lettere americane, 1923-1985). Sono dell’idea che condensi in poche parole e in modo mirabile come, proprio dall’attenta e acuta osservazione del mondo, possa svilupparsi l’amore per la scrittura:
    “Fino al momento precedente a quello in cui cominciamo a scrivere, abbiamo a nostra disposizione il mondo – quello che per ognuno di noi costituisce il mondo, una somma di informazioni, esperienze valori – il mondo come memoria individuale e come potenzialità implicita ; e noi vogliamo estrarre da questo mondo un discorso,un racconto un sentimento…”

    P.s.: Non arrabbiatevi più se l’autista non riapre le porte: nel libro è spiegato in maniera chiara e soddisfacente il perché! Se volete saperlo…comperate il libro. Ne vale la pena.
    Renate Grim

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