20 Luglio 2023

Il delfino – anteprima del libro “Quando la parti?”

el sunto Il bel racconto del delfino, tratto dal nuovo libro di Davide Destradi "Quando la parti? - Una storia di trasporto, emozioni e capolinea."

Il delfino è il primo racconto estratto dal nuovo libro di Davide Destradi “Quando la parti? – Una storia di trasporto, emozioni e capolinea“. “Il delfino” è interpretato da Nicoletta Magnani, il montaggio video è di Alessandro Kaiser.

Ricordiamo che per tutto il mese di luglio, chi acquisterà “Quando la parti?” online sul nostro sito riceverà in omaggio anche una copia de “L’osmiza sul mare”.
Potete accedere alla pagina dell’offerta direttamente seguendo questo link.

 

IL DELFINO

Guarda! Ho la coda pinnata! Ho una pinna sulla schiena! Sono un delfino.
Vi spiego: da umano ho vissuto a Trieste ed il 16 agosto di tanti anni fa mi trovavo nel porticciolo di Grignano, una piccola località balneare situata all’uscita del parco di Miramare con il suo elegante castello bianco affacciato sul mare. Stavo riempiendo una bottiglietta d’acqua alla fontanella, data la calura estiva, quando mi accorsi che dietro di me c’era una bellissima ragazza.
La riempii solo a metà per lasciarle spazio e lei mi ringraziò cortesemente, apprezzando molto quella piccola gentilezza. Quando il suo bicchiere fu pieno, non so perché mi venne istintivo fare cincin toccando con la mia bottiglia il suo contenitore.
Ci guardammo negli occhi e… colpo di fulmine è dir poco.
Da quel momento siamo stati sempre insieme, poi figli, nipoti e tantissime altre cose.
La vita, però, prevede che uno se ne vada prima dell’altro e toccò a me lasciarla sola. Per ridere e sdrammatizzare un po’, le avevo sempre detto che un amore così non sarebbe mai finito e avrei fatto di tutto per reincarnarmi in un delfino per poterla incontrare ancora.
E adesso eccomi qua, sono un delfino ma non ho idea di dove io sia.
Aspettate! Gnam gnam!
Mi è passato vicino un calamaro e d’istinto l’ho mangiato. Devo dire che erano buonissimi fritti ma anche così non sono affatto male.
In geografia, quando da piccino andavo a scuola, avevo “sei meno meno” (e solo perché copiavo dal mio compagno!) quindi di coste frastagliate e coste sabbiose ho a malapena un vago ricordo.
Non ho punti di riferimento.
Ho un gran senso dell’orientamento sì, ma potrei essere ovunque.
Vado ad osservare questa nave ma niente, ha scritte incomprensibili.
Quest’altra nave, invece, puzza parecchio e me ne sto alla larga.
Ma la scritta su quella nave bianca laggiù mi ricorda qualcosa.
Sono tante ore ormai che la affianco e la seguo.
Ecco, d’ora in poi, se vi capiterà di vedere qualche delfino nuotare sotto la prua, forse non lo farà solo per divertimento, ma potrebbe essere anche lui pieno d’amore e speranza.
La temperatura dell’acqua è cambiata un paio di volte e adesso è molto più torbida.
Aspetta! In lontananza, laggiù nella foschia, riconosco quel campanile!
È San Marco! Quindi se da Venezia viro a destra…

Prima pagina de Il Piccolo, il quotidiano triestino: “Ecco i favolosi scatti del delfino giocherellone”.

A casa di lei: “Zia, ziaaaa, hai letto il giornale?”
“Piccola mia, son passati già quattro anni, ho seguito delfini in ogni zona, ho viaggiato e raggiunto ogni città ove ne veniva avvistato uno più vicino alla costa, ma queste illusioni mi fanno più male che bene!”
Poco dopo: “Nonna, nonnaaaaa, guarda rai3 regionale!”
“Apriamo il telegiornale odierno con questo fantastico video: un delfino, un giovane maschio, che schizza i bagnanti e salta oltre una canoa di giovanissimi atleti spaventati ma divertiti.”

Ora mi trovo vicino al molo Audace, davanti a Piazza Unità d’Italia.
Ho fatto di tutto per farmi notare e adesso inizia a far buio.
Pim pum parapam!!! Che spavento! Ma cosa sono questi continui lampi e tuoni? Il cielo mi sembrava sereno. Fuochi d’artificio!
Quindi, se la gente che vedo è in infradito e maniche corte e stanno facendo festa… molto probabilmente è Ferragosto. Domani c’è solo un posto dove devo farmi trovare.

Questa notte non ho dormito affatto, mi sono goduto i panorami, le luci della mia città, il faro e i castelli. Sono stato proprio fortunato a vivere qui.

È mattina. Allora, fammi controllare, se qui c’è il castello bianco, dovrei girare a destra e trovare il porticciolo.
L’emozione mi ha mandato in avaria il senso dell’orientamento per qualche secondo e mi ritrovo nel mini porticciolo con la piccola sfinge da dove la Principessa Carlotta salutò Massimiliano d’Asburgo.
Proseguo e quando trovo Grignano eccoli là: quei piedi a sfiorare l’acqua. Ho un brivido: quei piedi li riconoscerei tra mille, lei girava sempre scalza per casa, appena poteva si toglieva le scarpe e camminava libera, naturale, con quella sua voglia di vivere allegra. Ricordo che sul divano li infilava sempre sotto il mio culo.
Quanto mi mancano quelle dita che si muovevano lì sotto! No, non sono alluci-nazioni (scusate, ho sempre fatto battute, hihihi alluci, bella questa! Quanto vorrei dirla a lei e farla ridere ancora).
Lei mi lancia un pesce, penso mi abbia visto.
Cazzarola io non le ho portato niente, ma come avrei potuto? Non ho tasche, non ho mani. Sul fondo, vicino ad un’enorme scarpa da uomo (chissà chi l’avrà persa proprio qui accanto al molo?), trovo un barattolo di Coca-cola abbandonato da qualche asino. Basterebbe questa lattina per farmi riconoscere dato che ne bevevo parecchia ma voglio fare di più. Stacco l’anellino dalla linguetta e all’interno ci incastro la pietra più bella che trovo, non è proprio un anello ma si capisce.
Decido di portarle prima la Coca Cola, mi avvicino lentamente e i suoi occhi si illuminano, grandi, belli, come sempre.
Mi sfiora il muso, tremo, mi prende via il barattolo.
Mi allontano lasciandola immobile da quanto è sorpresa. Quando mi ripresento con l’anello chiudiamo d’incanto gli occhi, mi appoggio a lei, il mio fianco è sulle sue gambe, mi accarezza, mi sembra di essere tornato sul nostro divano.
È uno scambio continuo di emozioni, di elettricità quasi. Restiamo così non so nemmeno per quanto tempo fino a quando sento che lei vorrebbe buttarsi verso di me.
La blocco con il fianco.
Amore mio, cura i figli e i nostri amati nipoti e dopo non aver paura: chiedi al buon Signore di rinascere delfinetta e anche se sarai nel Pacifico ed io nell’Adriatico ti troverò e torneremo a fare due salti insieme.

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