12 Gennaio 2011

Il Ccm saluta Sergio Bozzi

Lunedì scorso è morto Sergio Bozzi. Insegnante, autore di libri per ragazzi, traduttore, gran narratore di storie,
fu il primo presidente di quello che allora si chiamava Centro Culturale Pubblico Polivalente e che oggi è il Consorzio Culturale del Monfalconese.

“Consapevoli dello stile che lo contraddistingueva – sottolinea il Ccm – vogliamo ricordarlo semplicemente con un suo breve testo, pubblicato dalla rivista ‘Il Territorio’ nel 1983, che ci sembra decisamente ancora attuale, e con una foto del nostro “album dei ricordi”, scattata da Maurizio Frullani nel marzo 1981: Sergio Bozzi introduce la mostra personale dedicata a Francesco Tullio Altan, allestita a Monfalcone dal Consorzio culturale”.

La cultura in ascensore
Alcune considerazioni sulla fragilità di un prodotto
di Sergio Bozzi

C’è un interlocutore, molto serio, che ti guarda e fa: “Questa è cultura calata dall’alto”.
Ed ha pure l’aria di chi sa di che cosa parla. Tu annuisci, altrettanto seriamente, ma poi la frase ti resta lì, sulla bocca del cervello, indigerita, fastidiosa. E continui poi a girarci attorno, cercando di capire perché non riesci a mandarla giù.
Analizziamo, con calma: dunque, c’è una cultura che sta su, in qualche posto, in alto. Questo vuol dire che ci deve essere anche qualche altra cultura che sta in basso.
Niente si oppone ad immaginare una cultura in mezzo, una di qua e una di là, ma ciò non sarebbe di nessuna utilità per la ricerca che stiamo facendo.
Allora, con buona pace per tutti quelli che della cultura hanno un’idea unitaria, si vuole che ci siano una cultura alta ed una bassa. Questo probabilmente potrebbe anche preludere ad una serie di considerazioni di carattere gerarchico, o più semplicemente di qualità. Si potrebbe intendere che la alta è buona, e la bassa no. O al contrario. Anche se in genere si potrebbe supporre che al concetto di alto sia accoppiato un significato positivo, e viceversa al concetto di basso un significato negativo. Esemplificando: “Non tirare colpi bassi” (non che gli alti, in questo caso specifico, ci divertano!) “Azione di bassa lega”, oppure “Alta Scuola di equitazione”, “Brodo, sapore altooo…..”. Ora, però, se non ti ricordi male, l’interlocutore serio quando parlava di “cultura calata dall’alto”, esprimeva un senso negativo, e la cosa ti confonde ancora di più.
Forse, il mistero sta nel “calare” la cultura. Forse è meglio buttarla giù, scaraventarla, rotolarla, mollarla o altre operazioni che nel senso su/giù riescono a meraviglia.
Ma no, ma no… anche questo non va bene. Non ci siamo.
Chissà che non ci aiuti il senso contrario: allora, se “calare la cultura dall’alto” non va bene, va certamente bene “alzare o sollevare la cultura dal basso”.
La frase suona alquanto sportiva, con un senso di aitanza atletica, ma risulta lo stesso profondamente priva di significato come, del resto, la frase originaria.
Decisamente non ci siamo. Se qualcuno avesse voluto far uscire da queste frasi un’indicazione precisa, un’istanza, una direzione, alla fine avrebbe dovuto arrendersi di fronte al vuoto logico, al nulla drappeggiato che queste frasi in realtà sono.
Molto più modestamente, senza lo sforzo di creare una metafisica dell”‘alto” e del “basso”, ed una nuova illogica del calare e dell’alzare, se avessimo parlato di “attività culturali” ci saremmo forse intesi prima. Perché le attività culturali non sono soggette, per nostra fortuna, a classificazioni così complesse ed astratte. Le categorie nelle quali possono essere divise sono due: quella delle attività culturali fatte bene, e quella delle attività culturali fatte male. Più o meno come tutti i mestieri e le arti del mondo.
Tutto il resto è Luna Park.
In tutto questo discorso, di cultura che va in alto e in basso come un lift, e in questo improvviso ingresso del linguaggio degli imballatori nel campo delle attività culturali, c’è tuttavia una parola da salvare, e da mettere con urgenza, a caratteri cubitali sulla derelitta cultura compressa, cacciata, abbandonata e minacciata: ed è la scritta “fragile”.

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4 commenti a Il Ccm saluta Sergio Bozzi

  1. federico ha detto:

    Xe stà el mio maestro indiscusso da quando che ‘vevo 13 anni…..el me mancherà ‘ssai….

  2. luigi ha detto:

    L’ho conosciuto ai tempi delle magistrali a Gorizia negli anni ’70, ho poi frequentato un suo corso di preparazione al concorso magistrale (con me non ha avuto fortuna ma era colpa mia) ed il ricordo che ho del prof Bozzi è ottimo.
    Una persona di grandissima cultura nel senso più positivo e completo del termine… almeno a mio modestissimo avviso.
    Le più sincere condoglianze ai Familiari ed a chi gli ha voluto bene.

  3. Con SErgio Bozzi abbiamo lavorato insieme sulla traduzione “Un veliero per le stelle. Antologia degli autori slovacchi per i ragazzi”. E´stato un lavoro affiattato, pieno di fantasia e di umorismo.
    Vorrei esprimere le miu piu sentite condoglianze ai famigliari.
    Dagmar Sabolova Princic

  4. Piero Simoneschi ha detto:

    L’ho conosciuto negli anni ‘6o quando venivo a Gorizia a trovare mia cugina maria cavazzuti. Ci frequentavamo a Gradisca, dove lui abitava in una caratteristica casa sopra il torrione e mi fu presentato da un suo compagni di magistrale Piero Basso. Ricordo la sua enorme barba ed il suo parlare profondo e pacato.
    Mi é rimasto un ottimo ricordo di lui tanto che nel Fondo Cavazzuzi presso la BSI di Gorizia ho trasmesso un diario di montagna sul monte Canin , che lui dedicò alla sua insegnante (mia cugina)

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