Nel circondario del comune di Trieste sono presenti numerosi corsi d’ acqua, alcuni importanti, come il fiume Timavo, il torrente Rosandra e il rio Ospo, altri meno conosciuti ma non per questo meno rilevanti dal punto di vista idro-geologico, storico e naturalistico. Le sorgenti di questi corsi minori, che hanno generalmente lunghezze di pochi chilometri (in qualche caso anche meno) sono probabilmente dovute alla fuoriuscita delle acque meteoriche che precipitano sull’ altipiano carsico; le acque piovane inghiottite dal Carso percorrerebbero itinerari ipogei per raccogliersi e sgorgare in quei punti laddove lo strato argilloso e quello calcareo entrano a contatto, permettendone quindi la fuoriuscita; per quanto questa possa essere una spiegazione razionale possibile, non è da escludere a priori che alcuni di questi torrenti siano originati dalla fuoriuscita di qualche “deviazione” sotterranea del fiume Timavo.
Una volta sgorgate in superficie, le acque di questi torrenti scendono quindi al mare incanalandosi in strette valli nelle quali ricevono il tributo di altri ruscelli minori. La loro portata è, in gran parte dell’ anno, contenuta; non mancano però, e non sono mancate in passato, piene improvvise dopo lunghi periodi di pioggia. Proprio causa le continue esondazioni, con il conseguente apporto di condizioni insalubri nell’ ambiente circostante, a partire dal 1835 venne intrapresa un’ opera di canalizzazione che ha portato ad un quasi totale loro interramento. Oggi questi torrenti restano visibili a cielo aperto solo nelle zone periferiche di Trieste. Storicamente questi corsi d’ acqua ebbero una certa importanza nel contesto dell’ economia rurale, fornendo probabilmente l’ apporto idrico necessario alle coltivazioni di proprietà degli abitanti della zona e ai mulini degli stessi; oggi, la maggior parte dei torrenti triestini sono purtroppo inquinati, in quanto veicolo di scarichi.La veloce espansione urbana che Trieste ebbe sotto l’ Impero Austro-Ungarico, nel Settecento, portò al completo interramento di due torrenti che scorrevano subito al di fuori delle mura cittadine; anche se il loro percorso è presente su mappe dell’ epoca, è tuttavia difficile stabilire con certezza se esistono ancora o se siano del tutto scomparsi causa il riassetto urbanistico. Erano il “Rivo di Pondares” e il “Rivo San Michele”. Il “Rivo di Pondares” scorreva ai piedi del colle di Montuzza, per la precisione lungo la via omonima per poi scendere verso piazza Goldoni e Corso Italia. Il torrente lambiva le vecchie mura medievali all’ altezza dell’ allora “Riborgo” (probabile derivazione da “Rio del Borgo” riferita alla presenza del corso d’ acqua) per direzionarsi successivamente lungo l’ area delle saline a quei tempi presenti laddove attualmente sorge Piazza della Borsa. Il corso del rivo terminava in un canale ubicato presso la “portizza” che sfociava a mare poco più avanti parallelamente alle saline. L’ area delle saline era costituita da una grande palude malsana, che venne successivamente bonificata con l’ opera di espansione urbana voluta dall’ Impero Austro-Ungarico. Il “Rivo di Pondares” venne quindi intubato e se ne persero le tracce definitivamente. Difficile stabilire se il corso d’acqua esista ancora nel sottosuolo cittadino: epoca dopo epoca molte opere di riassetto urbanistico si sovrapposero e del “Rivo di Pondares” non si seppe più nulla. Per quanto riguarda la denominazione “Pondares” potrebbe esser una derivazione dal francese “Pont d’ Ares” o “Ponte degli Eredi”….è noto che lungo il corso di diversi rivi cittadini sorgevano dei ponti. Un ‘ ultima notizia: Maurizio Radacich nella sua opera “De Censu molendinorum-i mulini ad acqua della provincia di Trieste” dà notizia di un mulino che doveva sorgere lungo il rivo di Pondares verso la fine del 1400. Del “Rivo San Michele” ben poco si conosce. Era un torrentello che scorreva a lato del Colle di San Giusto, lungo la parte opposta delle mura della città medievale rispetto al “Rivo di Pondares”. Su qualche vecchia mappa il “Rivo San Michele” è segnato nei pressi di quell’ area che teoricamente oggi risulta occupata dalle vie San Michele e Felice Venezian. Il torrente sfociava a mare poco distante dall’ antico squero ai tempi ubicato pressappoco all’ altezza dell’attuale ex Pescheria Centrale. Corso d’ acqua di modesta entità sgorgava tra i colli di San Vito e San Giusto e venne anch’ esso coperto con l’ espansione urbana ad opera dell’ Austria. Al pari del “Rivo di Pondares” se ne persero le tracce. Probabilmente scendeva seguendo un percorso quasi parallelo rispetto all’ odierna ed omonima via, lambendo le mura medievali e sfociava dove oggi è situata l’ ex pescheria centrale.
-ot- messaggio per paolo (credo che ti possa interessare)
stasera alla minerva ore 18.00
presentazione del libro
“Pola operaia” (di Spazzali)
#1. effebi
Grazie. (OT)
magari ci si vede, mi riconoscerai facilmente, sarò l’unico col fez..