Ci sono luoghi, cose e persone che appartengono intimamente alla cultura e alla tradizione di una città, di un popolo. Lorenzo Pilat fa sicuramente parte del patrimonio culturale della città di Trieste tanto quanto “el melon”, San Giusto o il castello di Miramare.
Se i castelli, le vie, le piazze e i giardini sono l’immagine della città, Lorenzo e le sue canzoni ne sono l’anima, la voce profonda e sicura che hanno accompagnato generazioni di triestini in ogni momento della vita. Non c’è stata gita, grigliata, festa o cerimonia che non abbia avuto come sottofondo una delle canzoni del menestrello della musica triestina. Lorenzo Pilat è stato cantato ovunque e portato in giro per l’Italia come una bandiera da sventolare e di cui sentirsi orgogliosi. Le sue canzoni hanno sempre rappresentato appartenenza e, come oramai di consueto, questa appartenenza è stata celebrata in un concerto tenuto presso il Politeama Rossetti.
“Voio far el sindaco”: questo il titolo del recital che ieri 15 maggio ha visto il cantante triestino prendersi il centro del palco per condividere con la sua gente una vita di canzoni e di successi. E il suo pubblico ha risposto, come ogni anno, accorrendo – anche se non in modo massiccio – nel teatro di viale XX Settembre per rispondere alla chiamata dell’artista.
Tralasciando volutamente tutta la parte dedicata alla storia di Lorenzo, ci soffermeremo sul presente di un artista che, a dispetto del passare degli anni, sembra non aver perso la grinta e la simpatia che lo hanno contraddistinto nell’arco di tutta la carriera. La voce poi, risorsa imprescindibile per un cantante, non ha pagato nessun tributo al volgere impietoso del tempo conservando timbro ed estensione e capace, come sempre, di toccare tutte le corde dell’animo di chi ascolta.
Ad aprire il concerto, presentato dal patron del Festival della Canzone Triestina Fulvio Marion, due proposte provenienti proprio dallo stesso festival: alla canzone “I me ga dito” degli ULTRABULLoTS l’onore di aprire le danze.
Conclusa l’esibizione del simpatico quartetto, ad allietare il pubblico presente tocca alle gemelle Manuela e Michela con la canzone scritta da Norina Dussi Weiss “Xe tanta luce”, dolce e romantica canzone interpretata da due voci femminili di tutto rispetto.
Il momento tanto atteso è finalmente arrivato e l’arrivo sul palco del cantante triestino è salutato dal pubblico con vere e proprie ovazioni. Pilat, vero e proprio “animale da palco”, non si lascia intimorire ed interagisce con la gente come si fa con un amico che non si vede da un paio di giorni. Il feeling è immediato. Tutti nel teatro pendono dalle sue labbra.
Scorrono veloci come pensieri anni di storia e successi immortali: da “finanziere” alla toccante “Trieste piena de mar”, Lorenzo Pilat da prova di una grande malleabilità artista passando con disinvoltura dal folk del “Tram de Opcina” al rock di “Be Bop Alula”, passando per la nazionalpolare “Fin che la Barca va” e alla toccante “Unchained Melody” (il tema del famosissimo film “Ghost”) o al medley dei successi di celentana memoria.
Dopo una pausa “promozionale” in cui l’artista incontra il pubblico mentre svolge il ruolo di promoter di se stesso vendendo i cinque dischi che compongono la sua discografia, si riprende con l’ultimo gruppo proveniente dall’ultimo festival della canzone triestina: “ ‘Riva el porco: l’influenza suina”, divertente brano bissato dalla presenza sul parco di un maialino rosa, rincorso da una avvenente infermiera munita di siringa con il vaccino.
Tornato sul palco, tra una barzelletta e un’interazione con il pubblico di platea, la musica triestina torna ad essere l’assoluta protagonista: “la Cavala zelante”, “Bertolin”, “L’omo Vespa”, “La famiglia dei Gobon” fanno cantare a squarciagola il pubblico presente mentre la toccante “Torno a Trieste” lascia il pubblico in muta, immobile contemplazione.
Siamo d’innanzi ad una piccola parte di ognuno di noi; tutti, chi più e chi meno, siano stati rapiti dalle note e dalla voce di Lorenzo che come una macchina del tempo è stata capace di trascinarci indietro, di farci pensare, di obbligarci a ricordare.
Perché un popolo senza tradizioni e senza ricordo è destinato a scomparire. Una città che perde le proprie radici e la propria cultura è destinata ad essere cancellata. Lorenzo Pilat continua la sua battaglia per il ricordo e per mantenere alto il vessillo della Canzone Triestina e, più in generale, della musica.
“Trieste è triste perché non canta, perche non si suona più”, questa l’analisi impietosa dell’artista che, per sua stessa ammissione, ha dato tutto alla musica e che ha deciso di non crescere, di restare un eterno ragazzo.
È la musica, veicolo universale per eccellenza, per una sera è stata l’assoluta protagonista di una mite serata primaverile. Grazie Lorenzo, di tutto cuore.
“…Quando Trieste se impiza,
meravigliosa cità
su, dopo Gretta, che vista
proprio te resti incantà.
Quando la luna se incontra,
col faro bianco a metà,
come una mula belisima par,
Trieste piena de mar…”
Grande Pilat, idolo! 🙂
mi no credo che a Trieste no se canti più, basta andar in osmiza e se senti cantar gente de tute le età.
Per la cronaca, i ULTRABULLoTS xe quei che ga anca rifato Iupi iupi ala in chiave Ska-punk:
https://bora.la/2009/12/22/la-se-imbriaga-iupi-iupi-ala-diventa-punk/
le tradizioni non mola, al limite le se rinova 😉
Mi credo che a livel de soddisfazioni, soprattutto personali, pochi artisti pol dir de gaverne avude come Pilat.
Perche’ nonostante i alti e bassi, le sfortune e le “iene” incontrade sula sua strada, la gente lo scolta e lo segui da piu’ de quaranta anni, i sui testi xe conossudi da nonni e nipoti e el suo nome xe famoso in ogni ambito, popolare e borghese, della sua citta’, che lui adora (ampiamente ricambiado). Ghe xe cantanti che in pochissimi anni magari ga guadagnado venti volte quel che ga guadagnado lui ma bona parte de lori dopo un poco sparissi.
Pilat inveze iera, xe e sara’ un mito per generazioni intere.
Grandissimo spettacolo!! Presto anche i video su youtube (come l’anno scorso, ho filmato tutto =) ).
C’è stata una quasi defaillance vocale, sull’acuto finale di Ghost (ovvero Unchained melody, pezzo dei Righteous Brothers), ma Lorenzo l’ha saputa superare con successo, “lavorando di mestiere” e praticamente ripetendo l’ultima strofa (in totale improvvisazione) e riprendendo l’acuto finale in falsetto, quest’ultima volta poi riuscito brillantemente senza ulteriori intoppi.
Unica nota simpaticamente negativa.. le solite barzellette che ripete ogni anno sempre uguali, anche nelle sagre. =)
Ma è veramente una piccolezza che perdoniamo a questo vero e proprio Maestro, non solo della musica italiana ma anche internazionale.. infatti ricordo che ha composto successi in Europa e soprattutto negli States per gente come Al Martino, Engelbert Humperdinck e Tom Jones. Inoltre ha collaborato recentemente con James Horner, il compositore premio oscar per la colonna sonora di Titanic (ed in particolare della splendida canzone di Celine Dion, che in molti adoriamo, “My Heart Will Go On”), poiché lo stesso Horner stima alla follia Lorenzo, ritenendolo un grandissimo compositore!
Teniamocelo stretto.. Pilat è l’ultima, più grande e più vera anima che questa Trieste moderna senza più morbin ancora possiede, a ricordarci la Trieste più bella e schietta non solo dei tempi passati nostri, ma dei tempi dei nostri genitori e dei nostri nonni, quando la musica triestina era veramente importante ed amata da tutti ed il resto della musica non era solo un sottofondo da supermercati, ma parte integrante delle nostre vite e delle nostre emozioni, quando ancora le voci dei grandi cantanti e performer risuonavano nei vinili 45 e 33 giri, diffusi dai jukebox e dai primi giradischi.
che bel,questo articolo che me fa ricordar quando iero piccio a casa mio papa cantaba tutte le canzone di quella epoca.la prima conexione che go visto nella pc. xe scoltar a pilat cantando trieste piena de mar.un abraccio forte a tutti i triestini.–prego mi scusate el mio triestin gia che sono argentin fio de genitori triestini,e tutto quello che parlo lo go impara ciacolando in casa.-saluti sergio.-
Lorenzo Pilat sempre stato il mio idolo conosco tutte le canzoni triestine da lui cantate a memoria, qui a Padova grazie alla trasmissione che tiene su radio Sorriso riesco a sentirle la sera e me sembra de tornar a casa, grazie Pilat!