9 Gennaio 2008

“A mi no me interese de l’italian”, dj Tubet dixit

Dedicà a chi che pensa che parlar nela propria lenghe sia una roba de destra, ghe sugeriso de vardarse el video musical noglobal par furlàn dal 7’45” de sto clip su YouTube – segnalà de Valerio. Ma ghe sugeriso de vardarse tuto sto bel servizio de ‘SUNSator’ de Rai3 dedicà a Dj Tubet: che xè una vera nagana. In sto video, insoma, se parla de l’utilizo dela musica e de l’hip hop in particolar, per parlar dei tuoi problemi locali e dela propria identità. Qualca perla:
– [te son un…] musicist che no l’a i pauri de abandonar i confins di gener!
– dal 3’55” del video, vedi la canzòn “dopro la me lenghe, dopro la mia identità”
Eco el video:


(quei marilenghe ne scusi per la trascriziòn del furlàn, sicuramente sbajada)

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19 commenti a “A mi no me interese de l’italian”, dj Tubet dixit

  1. Giulia ha detto:

    A me Tubet è simpatico, ma chiariamo una cosa. La lingua nazionale ci serve. A meno che uno non voglia fare lo Stato Indipendente del Friuli, e in ogni caso anche lì, sapere e parlare le altre lingue è indispensabile per chi vuole vivere nella comunità umana.
    Poi a casa sua e nel suo microcosmo ognuno fa come vuole; ma propagandare l’uso esclusivo di una lingua di minoranza significa propagandare chiusura e isolamento. Non sarebbe meglio saperne molte, di lingue, inclusa la propria?

  2. valerio fiandra ha detto:

    CO-EX-IST, per dirla alla Bono?

    Tubet, forsi, a metà Febbraio…

  3. enrico maria milic ha detto:

    giulia,
    scusami ma dici delle cose che sono inesatte.

    sostenere e praticare una lingua minoritaria locale non corrisponde affatto a chiusura. non c’è nessun dato che sostenga questa tua posizione. ci sono infiniti esempi in cui piccole lingue vengono usate non certo a discapito della chiusura verso il resto del mondo di chi le pratica.

    importante, poi: nessuno in friuli o altrove (che mi risulti) vuole che il friulano sia l’UNICA lingua parlata e/o insegnata a scuola.

    una lingua nazionale ci serve per capirci, ma che in friuli, per esempio, il friulano sia la prima lingua pubblica ufficiale questo non significa affatto che la gente non possa sapere e capire l’italiano nazionale standard (quella che tu chiami ‘lingua nazionale’) o l’inglese.

  4. arlon ha detto:

    l’equazion lungua = identità, no la me piasi per gnente.

  5. enrico maria milic ha detto:

    su questo te gà anche ragiòn, arlon.

  6. La Mula ha detto:

    Provate a cercare Maieron e anche Sdrindule. C’è molta vivacità musicale e non solo in Friuli. E la lingua è solo un veicolo,un mezzo,non un fine come si sta cercando di far credere.
    Kiss
    La Mula

  7. enrico maria milic ha detto:

    nel caso di tubet è anche un’affermazione identitaria, però. vedi il video, appunto…

  8. Giulia ha detto:

    enrico, però quando uno dice che l’italiano non gli interessa sta facendo un’affermazione forte.
    Come dire, a me comunicare con il resto di questo paese non interessa.
    Non ho problemi, ovviamente, con la conservazione di una lingua locale. Anche se sono convinta della sua prossimità all’estinzione, dato che serve a comunicare con un numero ristretto di persone: e la necessità di una lingua si misura anche in base a quante persone ne fanno uso quotidiano ed esclusivo. Per capirci, morti i vecchi in Friuli non resta più nessuno che non sappia l’italiano. Quindi il friulano muore per selezione naturale, perché non è necessario saperlo per comunicare efficacemente con il prossimo.
    Tubet fa un’affermazione identitaria ed è giusto che la faccia, se la sente; ma in termini antropologici, la sua posizione è ormai obsoleta.

  9. Mauro Missana ha detto:

    Sono stato bloccato da una forte influenza e dagli impegni pregressi, quindi non sono riuscito a farmi vivo prima.
    Un saluto a tutti gli amici del Mittelcamp, confindando di potervi vedere al più presto. Ho pure individuato una trattoria per il nostro prossimo incontro, se vi interessa. Il titolare mi ha detto che sarebbe molto contento di ospitare una reunion come questa.
    Riguardo Tubet, estrapolato dal contesto, il filmato dice ben poco, comunque il “nostro” è famoso per le sue affermazioni forti, provocatorie, anche per provocare il dibattito. Sentite anche gli altri testi, poi esprimente un giudizio. Dell’italiano forse non gli importerà nulla, ma di sicuro l’ha usato tanto, dato che è vicino alla terza laurea.
    Non lo vuole sentire come obbligo e vergognarsi della sua lingua.
    Per Giulia: forse il friulano sarà prossimo all’estinzione, ma non direi che sia in cattiva salute, perché sono molti i giovani che lo riscoprono e non come come mero elemento di nostalgia (le identità costruite sono molte, compresa quella italiana), ma come qualcosa che fa parte del territorio e che aiuta a vivere nel mondo plurimo in un contesto globalizzato.
    Le tue sono affermazioni abbastanza datate e, scusami, un po’ fuori dal mondo. Dici che tra poco moriranno gli ultimi anziani che non conoscono l’italiano (ben pochi), ma ci sono anche dei quasi cinquantenni come me che lavorano nei media e lo adoperano, poi tante persone più giovani che lo vorrebbero usare a modo loro.
    Il fenomeno non conta forse grossi numeri, ma Onde Furlane (che tu ascoltavi), il passato di Usmis, i gruppi che cantano in friulano e tante altre iniziative lo dimostrano. E il fenomeno è ancora vivo, come dimostrato dalla serata allo Zoo di Udine di ieri sera.
    Sulla selezione naturale delle lingue sono molto dubbioso, i modi un po’ nazisti per farle sparire sarebbero di facile descrizione. Ricordo molto bene quando i maestri ci vietavano di parlare in friulano tra di noi e, talvolta, convocavano i genitori.
    Oppure le bacchettate nelle dita, al fine di non far parlare friulano. Il terrorismo psicologico, molto fine, dai media ai pochi “studiâs”, per non parlare delle istituzioni.
    A livello antropologico ele tue affermazioni mancano di uan spiegazione più dettagliata.
    Pur non mettendo in dubbio che, magari, parlare bene l’italiano ti faccia sentire “migliore” di chi si esprime in friulano.
    Ma non sei l’unica.

  10. enrico maria milic ha detto:

    io non penso che le lingue ‘minoritarie’ locali spariranno tanto facilmente: finalmente internet dà l’opportunità di scrivere queste lingue senza costi… e una lingua scritta, di solito, ha vita molto più lunga.

    daghe zò con l’osteria: ottimo.
    direi che possiamo iniziare a pensare di fissare per un giorno della settimana dal 21 al 27, che dici? che dite?

  11. tubet ha detto:

    Ciao,
    a tutti,
    ho visto recentemente questo dibattito,molto curioso che ricorda uno avvenuto un paio di anni fa su indymedia…
    affronto per prima cosa la questione lingua/identità…oggetto di molte polemiche..
    Gli studi di psicologia sociale hanno messo in luce come la formazione della identità di ogni persona, e cioè la struttura profonda della personalità, che è propria di ogni individuo, possa variare e quindi essere collegata ai vari sistemi sociali di cui ognuno fa parte.
    Mi rifesrisco principalmente agli studi di Tajfel: “l’identità sociale di un individuo è legata alla conoscenza della propria appartenenza a certi gruppi sociali e al significato emozionale e valutativo che risulta da tale appartenenza”.
    Infatti, un gruppo di appartenenza può contribuire all’identità sociale positiva di un individuo soltanto se, in rapporto ad altri gruppi, può conservare una tonalità valutativa positiva. Per dirla con altre parole, l’identità sociale, l’identità sociale positiva suppone che i confronti sociali fra i gruppi permetteranno di stabilire una distinzione tra il proprio gruppo e gli altri gruppi, distinzione positiva in favore del proprio gruppo”.

    Tutto cio per dire che è normale che chi è cresciuto con la madrelingua italiana giudichi un’assurdità la mia posizione,siamo vittima degli stessi meccanismi psicologici ma vissuti diversi ci portano a vare valutazioni categoriali diverse.
    Io ho imparato l’italiano piu tardi all’età di 3 anni all’asilo.
    Sarebbe molto difficile spiegare a chi non è di marilenghe friulana cosa ciò comporti.
    In 2 parole per me è così:
    quando parlo friulano mi sento a casa,sento un calore umano diverso rispetto alla parlata italiana,mi sembra che la comunicazione sia più efficace più vera, che vada a toccare più profondamente la mia anima.
    Anche a me veniva proibito l’uso del friulano nella istituzione scolastica con la scusa che la lingua ufficiale è l’italiano,e che essendo bilingue avrei avuto più difficoltà e avrei commesso più errori lessicali.(cosa smentita da degli studi scientifici in merito)
    La lingua entra dunque a far parte della mia identità, della mia autodescrizione e non vedo cosa ci sia di sbagliato.
    Sul fatto che affermi fortemente che solo la mia lingua è in grado di darmi identità,è indice di una forte esclamazione liberatoria che sintetizza quella condizione interiore di familiarità di cui parlavo prima.
    La frase oggetto di questa lunga serie di post,è una frase estrapolata da una strofa improvvisata in freestyle, il che singnifica che è pensata all’istante in cui viene cantata…quindi isolata dal suo contesto sembra molto più estrema.
    Personalmente uso l’italiano, il friulano, l’inglese e qualche parola di patwa nelle mie canzoni,mi piace sperimentare miscelare le culture,e usare in contesti e modi diversi diverse lingue.
    A me no mi interesse dall’italian – quando viene imposto,quando viene propagandato come lingua piu bella piu poetica,come la sola da usarsi …

    grazie per l’attenzione
    e per i aver nuovamente toccato questo tema caldo che mi sta molto a cuore
    Tubet

    IDENTITAT FURLANE : (scritta come si legge non in grafia ufficiale)

    ..Perchè lidentità non è soltanto di carta, di sangue, ma anche di lingua . E se sembra che la lingua sia, come spesso si dice, mezzo di comunicazione, essa è soprattutto per me, scrittrice, mezzo di trasformazione, nella misura in cui pratico la scrittura come avventura…..
    Assia Djerbar – Queste voci che mi assediano – Il Saggiatore 2004

    Rit
    Dopri le me lenghe le identitat
    dome le lenghe mida identitat
    speri che il furlan al sedi plui tabaiat
    le lenghe che me pari e me mari cun amor mi han insegnat

    Conche aimò in pins no eri in grat di sta
    el gno cjarvel in gjonde al sintive a busina
    une docle musiche e tentave di incjoka
    ma tal gno vocabolari e arin dome mama e papa
    ce atu inparat tal asilo qualchidun nmi domandarà
    rispendevi el talian pe prime volte lu hai sintut ca
    l’are di mode vergognasi e platà
    el furlan sapulit subit dal talian par impara
    a sedi come chei atris ducj fradis a giuià
    dopo di suoris sioris vegnin mestris a criticà
    a me mi in che frase chi e son di gambià
    ma te me lenghe e son cusì ce storis sono ches cà
    vevi alc di valor cal tocjave pati par conservà
    oi dis ami miei amis finchè sen vis no ven di molà
    tes vis e tes litsanis e tes risis nus a di restà
    le legnhe sclete di che ete prime di imparà a cjacarà

    rit

    le memorie de me storie je robe serie e si sa
    specie se a altris personis e samearà
    un polpul ca nol crot tal miracul nol jevarà
    une nazion senze le so lenghe no nasarà
    o hai une metriche pratiche par amplifica
    el strs di un oppres a cui el paron al comandarà
    o resri de bande dal polpul cence scrupul sarà
    un puncj siarat de coerenze a fami capì dulà che o hai di là
    coions i nestris vons sot dai colons a lavorà
    dopodut el teremot dun bot ju sdramasarà
    ce tant patit e lavorat par ve acostruit ca
    ma cumà incrosen i brac e comencen a pensà
    le television e l’informazion e je di piconà
    macul preaà plui sberlà e je ore di tacasi a incaza
    no je le coinè o la cee che nus po judà
    ma vosà furlan pe rivoluzion che e vignarà

  12. marisa ha detto:

    Tubet tu sês un grant!
    Marisa

  13. arlon ha detto:

    Sul fatto che usare la parlata che uno preferisce e che ha sempre sentito come “sua”, come simbolo dell’essere “a casa” sono sicuramente d’accordo.
    Ad esempio, io ho parlato l’italiano regolarmente dalla prima elementare, prima parlavo triestino e basta, con qualche incursione “didattica” necessaria per prepararmi.
    E sono certo che bilinguismi e trilinguismi possano essere solo che un valore aggiunto, se non strumentalizzati.

    Dire che la lingua faccia parte dell’identità di una persona, ha senso solo se vista come metafora di altri valori, episodi, condizioni nelle quali la lingua è stata veicolo d’emozioni.
    E’ un primo livello, superficiale, della propria identità.

    Da qui è legittimo difendere e dare ufficialità ad una parlata, se condivisa da un numero abbastanza vasto di persone.

    Ma usando la propria lingua come simbolo di un’identità secondo me si finisce col produrre risultati culturali di spirito vagamente novecentesco (reazionario?), e allora sì, di conseguente chiusura.
    Credo anche che usando la lingua come simbolo primario di identità la si limiti, anche, la propria identità, a quel primo livello superficiale che ho spiegato sopra. E non è mai una cosa positiva, mai.

  14. marisa ha detto:

    “Ma usando la propria lingua come simbolo di un’identità secondo me si finisce col produrre risultati culturali di spirito vagamente novecentesco (reazionario?), e allora sì, di conseguente chiusura.
    Credo anche che usando la lingua come simbolo primario di identità la si limiti, anche, la propria identità, a quel primo livello superficiale che ho spiegato sopra. E non è mai una cosa positiva, mai.”

    “ARLON”, sottoscrivi questo commmento anche per l’italiano standard, unica lingua veicolare utilizzata OBBLIGATORIAMENTE a scuola in Italia?

  15. enrico maria milic ha detto:

    io sì, la sottoscrivo anche per l’italiano.

  16. arlon ha detto:

    sisi, eccòme.

  17. marisa ha detto:

    Io sogno una scuola italiana di livello europeo. Come consigliano da decenni importanti istituzioni europee, la scuola dovrebbe essere inizialmente bilingue (lingue VEICOLARI: lingua locale materna e lingua ufficiale standard dello Stato italiano) per poi allargarsi all’uso VEICOLARE di altre lingue (inglese, tedesco, sloveno, ecc.).

    Già lo fanno in Europa. Da noi in Italia invece si continua ancora a considerare il plurilinguismo il nemico numero uno (una tragedia!), e in regione c’è chi scrive editoriali in cui afferma che il friulano veicolare a scuola farà diventare i friulani dei poveri dementi e creerà steccati etnici….

    Eppure ormai la ricerca scientifica ha ampiamente indagato e chiarito che il cervello del bilingue funziona in maniera diversa dal cervello del monolingue e che il primo (il bilingue) ha una marcia in più rispetto al secondo….

  18. Julius Franzot ha detto:

    Il plurilinguismo da considerare come un nemico è tipico dei Paesi che trovano nel nazionalismo esasperato (verso chi sta altrettanto bene o meglio) lo sfogo per un provincialismo, innato in quelle regioni che confinano quasi solo con il mare. Ve li ricordate, come ci guardavano con fare strafottente dall’ alto del loro metrosessanta col salto, esigendo “Mi mosctri la valuta!”? E intanto i governi svalutavano la Lira per esimere i produttori da spendere per innovazione…
    State tranquilli, che il giorno che qualche centro sociale proponesse una scuola con il Senegalese veicolare, tutti questi bravi patrioti italici correrebbero ad appoggiare l’ idea.
    L’ Euroregione ce la stiamo costruendo, Lubiana è a 100 Km, Vienna a 500 Km e Dakar a 5000. Eppoi, qualcuno potrebbe pensare a qualche legame stretto con il Senegal?
    Non ci sarebbe nessun ostacolo a dimostrare sentimenti equi, solidali e buonisti verso quelli che, parafrasando ;-), si “lasciano portare a Roma liberati, essendo stati schiavi tra gli schiavi”.

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