10 Febbraio 2015

Gordia a Kolomban. Il vino e la cucina di Andrej Cep

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Dove

Sulle colline sopra Ankaran, in località Kolomban. Verdi pendenze. Vigne e campagne. Stradine e poche costruzioni, davanti il golfo del nostro mare. Qua sorge il ristorante e cantina Gordia.
Il posto è speciale. D’estate sul terrazzo esterno o d’inverno nella calda e accogliente sala interna il calore è garantito. Se poi siamo lì al tramonto il gioco è fatto. Lo scenario è d’incanto. Garantito.

Chi

Andrej Cep Gordia

Andrej Cep. Giovane fai da te. Proviene da una famiglia di ristoratori. Nello stesso posto i suoi genitori hanno portato avanti una gostilna in senso classico, offerta tradizionale, fra pesce e carne.
Poi la passione lo fa cambiare. Il vino? Lo fa lui. E nota bene che in famiglia nessuno l’aveva fatto prima. In cucina? C’è sempre Andrej. Scuole nessuna. Tanta creatività e curiosità. Ingredienti locali e di stagione, in accostamenti ricercati. La cura è di casa. Andrej fa tutto da solo e quando parla delle sue capacità ai fornelli racconta del “feeling della padella”, espressione che rubo volentieri, perché rende l’idea.
Insomma bisogna sentirle le cose, altrimenti i risultati non arrivano.

La cucina

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Che sia carne o pesce, la maggior parte dei prodotti hanno origine locale e stagionale. I menù variano periodicamente per offrire il meglio nel momento migliore.
Da gostilna tradizionale l’offerta culinaria si è spostata verso la ricercatezza ed il particolare.
Il consiglio è di optare per un menù degustazione, in modo da avere una panoramica della cucina di Gordia. Dall’antipasto al dolce Andrej Cep saprà stupirvi e coccolarvi.
Per rendere l’idea. Ho trovato deliziosi i tentacoli di piovra impanati nella farina di cocco su tortino di porcini.

Il vino

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Tanto di cappello.
Consideriamo che la cantina Gordia esiste da pochi anni. Più indietro del 2007 non si va. E Andrej anche in questo caso ha fatto tutto da solo. E per di più ha scelto la strada del biologico, dei vini naturali. Una via affascinante, ma non certo la più facile per iniziare. Passione, buoni assaggi e buoni maestri hanno portato ad un bicchiere che è già sorprendente. Per l’attuale contenuto certo, ma soprattutto perché immagino quello che potrà essere, se la progressione si manterrà su questi livelli.
I vini? Malvasia, fresca e macerata, un uvaggio bianco (malvasia, sauvignon e pinot grigio) Belo, molto macerato, lo spumante Gordia di malvasia e chardonnay, un passito in divenire, chiamato Damigiana, composto da malvasia e moscato. E i rossi? Gordia offre un uvaggio d cabernet sauvignon, merlot, syrah e refosco.
Unica pecca, a mio parere, la mancanza di un refosco in purezza. Ma pare che ad Andrej Cep il vitigno non vada molto a genio. Piccoli peccati del resto…

Infine, e non è poco, Andrej e la moglie sono due padroni di casa speciali!

Se volete andarlo a trovare la cantina e il ristorante si trovano qua

Altre informazioni le trovate sul loro sito

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39 commenti a Gordia a Kolomban. Il vino e la cucina di Andrej Cep

  1. michela ha detto:

    dio buono sono abbastanza vecchia da ricordare BENISSIMO come girava in quella zona la ristorazione ai tempi di Tito, negli anni Settanta…… si andava spesso in Zona B per vari motivi, ed era una desolazione che neppure meritava il nome di “ristorazione”.
    da mettersi a ridere se si pensa a come vivevano appena fuori dai grossi centri (e, diciamolo, anche nei grossi centri, va’) cioè praticamente come nel medioevo, ricordo persino le stalle con i lumi a petrolio, e l’acqua attinta nei pozzi, ma sono stati bravissimi a fare passi da gigante in pochi decenni. Penso che parlare di syrah al nonno di questo ristoratore, sarebbe stato come parlare dell’Orto degli Ulivi ad un eschimese (difficoltà insormontabile degli evangelizzatori…)

  2. giacomo cecotti ha detto:

    Effettivamente il syrah è un pò spinto…

  3. ufo ha detto:

    @1 Mi pare appropriato che un commento di tale tono venga postato nella giornata della “memoria selettiva”…

  4. sfsn ha detto:

    michela,
    iera medievale ma te ghe andavi, a cior carne, benzina e magari a farse qualche bela magnada de fileto medievale quasi gratis…

  5. michela ha detto:

    sfsn, non balzare a conclusioni così, tanto per fare. Ho parlato degli anni Settanta, mi riferivo ai primi anni di quel decennio e a prima ancora, fine ’60. All’epoca ero piccola e venivo portata là dai miei, non per fare la spesa ma per motivi familiari e amicali dei miei genitori. Non avevo neppure la patente. Appena cresciuta, potendo scegliere non sono più andata in Istria per una ventina d’anni, tranne a Portorose per il casinò e qualche bagno. Preferivo andare in Friuli. I miei ricordi, molto sgradevoli, sono stati felicemente dissipati dall’evoluzione che ha avuto l’ Istria, come leggiamo anche da questo interessante articolo.

  6. michela ha detto:

    ufo, la giornata della memoria selettiva è il 27 gennaio. che c’entra? secondo me siete matti a buttarla sempre e comunque sul politico, qui non si può neppure scrivere che si è aiutata una vecchietta ad attraversare la strada 🙂 , sarebbe un gesto politico e fascista pure quello!
    nel mio commento, che ho riletto, non ho manifestato altro che il piacere provato nel vedere il cambiamento dell’ Istria, anni luce lontana dai ricordi che ne ho di quaranta-cinquanta anni fa.
    se ci vedete qualcosa di male, che ne so odio etnico o volontà di sterminio, posso solo dire che vi ho fatto da specchio e queste cose ce le avete dentro voi.

  7. sfsn ha detto:

    mi inveze ogni volta che andavo in Jugo de picio iero affascinà:
    me piaseva quel mondo cussì diverso, con una lingua diversa dela mia, con meno benessere materiale del nostro e aparentemente chiuso, ma in cui, savendo entrar nele grazie dei locali, se veniva acolti con grande calor e se notava un diverso spirito anche nei raporti umani: meno oportunista e più generoso, solidale e spontaneo che da noi.
    E me ricordo ben che per entrar nele grazie dei locali bastava dir “Dober dan” o tentar de spiccicar qualche parola in sloven o croato: bastava quel adiritura per esser invitai a bever un bicer nele case private.

  8. Fiora ha detto:

    se sentivimo tuti ‘mericani e iera un cocolo rito ” ndar in jugo far la spesa”.
    trovo che michela no gabi espresso un parer politicamente scorretto…perchè tuto el iera meno che un parer de politica.
    che una punta de snobismo connoti i sui interventi xè una sua cifra e zà anorum ghe lo gavevo fato amabilmente notar col riferimento ale finte Vuitton de Ponterosso ricordi ,Michela? 😉
    oh tempora oh mores.Xè tuto finì! In principio erano le pupize, po’ le Vuitton dei commercianti “abbronzati” (per dirla con quel antaman spiritoson de Silvio B.) …più gnente de esotico ‘desso in Ponterosso! Prodotti magnativi e floreali del territorio e meio cussì!

  9. michela ha detto:

    eheheh flora ricordo benissimo la discussione di anorum fa (2007? 2008?) sulle borse taroccate di Ponte Rosso 🙂 Che volete farci, chi nasce tondo non diventa quadrato, e fin da piccola certe cose e certi ambienti mi mettevano a disagio. Ricordo che, alle elementari, una bambina scrisse in un temino che i suoi la trascinavano spesso a Capodistria per visitare la nonna e che lei era stufa di andarci, perchè Capodistria era “brutta”; la maestra si sgolò per mezz’ora per cercare di convincerci che quella città era gran bella, ma la bambina in questione si rifiutò di scusarsi (non ero io, giuro!) racconto questo, solo per sostenere che ciascuno ha i suoi gusti e certi gusti sono innati, non indotti in seguito: ma soprattutto non si può pretendere che quel che piace a tizia debba piacere anche a caia! la maestra ci vedeva, che so, Giustinopoli circonfusa di storia, mentra la bambina ci vedeva solo la città tristissima che era in quegli anni. Non c’è da meravigliarsi se io percepivo, dell’ Istria, troppe cose che mi risultavano spiacevoli per cui mi compiaccio del cambiamento avvenuto. Mica mi sogno di deridere sfsn perchè gli bastava percepire la diversità dell’ambiente – sia pure in negativo – per sentirsi lieto, buon per lui che ha bei ricordi.

  10. sfsn ha detto:

    i miei gaveva amici vizin piran e una sorela e famiglia a Cervignan.
    Me ricordo che ogni volta che se andava de una parte o del altra ghe iera sta idea che noi ierimo borghesi e andavimo a trovar dele persone socialmente inferiori perchè ierimo de città. Me ricordo che me dava sai fastidio anche a mi: no gavevo voia de partir, ma dopo co andavo in jugo me incuriosiva e me piaseva, e co andavo a Cervignan me divertivo perchè iera spazi enormi, bicicletade e bestiuze cocole.
    Ala longa go capì che el problema de base iera sta spocchia dei triestini che pensa sempre de esser più fighi dei altri

  11. effebi ha detto:

    ANKARAN KOLOMBAN PARIS LONDON…

  12. Giacomo Cecotti ha detto:

    Visti i commenti, la prossima volta sfato un altro tabù! La pizza in Slovenia!

  13. Fiora ha detto:

    @12
    dagheeee!

    Ps: anche se per la verità ho tragici ricordi…

  14. Fiora ha detto:

    visto che dal culinario se sta dilatando all’amarcord,( e xè ben!) voio anche mi comemorar.
    iera el tempo che la Prva Gospoda iera defilada nell’ombra a pro i me disi de tre avenenti giovini infermiere del Maresciallo…ricordo con autentico teror che all’inocente quesito de papà mio al benzinaio ” xè ‘ncora viva Jovanka (broz,natural!)?” el soriso professional se ghe gaveva scancelà dela boca e con espression feroce el se gaveva profuso nel seguente sferzante fervorin ” voi taliani sempre vedè comploti, cativerie. Pensè per vostro cul! Ela xè in clinica a far cura per dimagrir” (sic!)
    Papà pareva diventà el clone del sior Vinicio Busani de Pilat

  15. Fiora ha detto:

    cos che no iera a Ankaran la clinica Valdoltra! Una Lourdes laica pei ossi, ernie discali masimamente. Diretor un profesoron luminare che tuta la Trieste remengada de schena lo conosseva . El vigniva zò el fazeva visite e dopo iTriestini se ricoverava..trazioni tipo inquisizion per un diese giorni. Po’ dimessi…no so se migliorai..sicuramente più longhi!
    Sì anche papà mio. E mi con mama ‘ntel camping tacà a far vilegiatura fin ch’el se dimeteva. Cottage i le ciamava ste casete de carton con do’ brande a castel ( modelo ti fiora stà zò che te se ribalti). Chi che no portava roulot (cossa camper! iera rarità quel!) se rangiava cussì e iera noma che ben!

  16. sfsn ha detto:

    mio cugin de Milan xe ndà in clinica a Ankaran perchè el gaveva grossi problemi de schena. De quel che me ricordo xe sta la cura più eficace che el ga fato (ala facia del medioevo de Michela).
    E me ga servì anche mi perchè quel periodo coi cugini son andà ospite de una siora cocolissima de Ankaran. Iero picio e la siora me parlava per sloven e mi ghe rispondevo, e co i miei xe tornai a ciorme i ga dito che parlavo sloven. Mah. Però quando a 20 ani go comincià a zercar de impararme sloven certe robe me veniva in automatico, probabilmente per quel estate de vacanza passada a Ankaran quindici ani prima.

  17. michela ha detto:

    eh già, il medioevo lo vedevo solo io con la mia cattiveria, l’istria era già il futuro, medicina avanzatissima, dall’ospedale di Ancarano la scienza e il progresso sfolgoravano sui ruderi di Buie, sulle case devastate di Orsera, sulle bicocche di Pisino, sulle lunghissime strade bianche prive di manutenzione, sui borghi privi di elettricità e sulle stalle coi lumi a petrolio, e perfino sui ruderi di case mai riparate dalla seconda guerra mondiale e sulle corriere lerce di cui mi ricordo benissimo, e perfino sui negozi dagli scaffali semivuoti.
    Eh già ma tutte queste cose, queste immagini chiarissime che ho nei miei ricordi, sono io che me le invento perchè l’ospedale di Ancarano era un faro di cultura scientifica che illuminava talmente da abbagliare sfsn, al punto di non fargli vedere nè ricordare queste butte cose.
    Questione di percezioni, come ho già scritto ieri 🙂

  18. sfsn ha detto:

    se un stregon me fa guarir e inveze un ospedal no me risolvi nissun problema, preferisso el stregon anche se el vivi in una capanna e inveze l’ospedal ga 20 piani, xe lindo e pulito, ga la tivù in ogni stanza e le sale operatorie cole sonde eletroniche.
    Ribadisso quanto dito nel mio comento precedente: “ghe iera sta idea che noi ierimo borghesi e andavimo a trovar dele persone socialmente inferiori perchè ierimo de città. Ala longa go capì che el problema de base iera sta spocchia dei triestini che pensa sempre de esser più fighi dei altri.”
    Che no sia anche el tuo problema, michela?

  19. buongustaio ha detto:

    Ho voluto astenermi dal commentare, ma visto che avete trasformato un esperiezna gastronomicha davero speciale in un dibattito sulla poverta del Istria di non tanti hanni fa mi sono sentito leggitimato ad intervenire.

    Andate al Gordia, cosi potrete vedere l’istria slovena in tutta la sua belezza, la vista da li e strepitosa… poi fatevi vizziare dalla superbia delle creazioni di Andrei, che sul vino la sa lunga, (e uno dei pochi somelier di terzo grado nelle vicinanze) e seppure non ha fatto scuola di cucina ha fatto stage in ristoranti altosonanti. (miracomando il menu degustazione a 7 portate.

    Quanto riguarda michela, mi scusi signora con tutto il rispeto parlando lei deve avere qualche anetto di troppo perche io mi ricordo gli inizzi degli anni 70, ed e vero Trieste era gia una citta immensa…ma stiamo parlando di borghi che hanno mantenuto la loro belezza che per me e un pregio piu che un difetto(capodistria e piccola ha solo 40 mila abitanti)… ma ad Ancarano stalle illuminate con lanterne gia non c’e’ nerano, e Valdoltra e un ospedale gia dal 1909 oggi invece e una rinomatissima clinica ortopedica riconosiuta a livello modiale – dati facilissimi da trovare con una semplicissima ricerca su google.

    spero di non aver offeso nessuno con il mio commento, e sono gia inpaziente di leggere l’articolo sulla pizza slovena

  20. Fiora ha detto:

    @19
    cortesemente ,bongustaio,mi ricordi il nome del prof della clinica di Valdoltra che ho citato, che aveva trattato con successo l’ernia discale di mio padre (defunto) evitandogli l’intervento chirurgico?
    Presumo che anche il professore sia ormai defunto.
    Io ne ho parlato in tono scanzonato, perché questo è di norma il nostro clima,ma ribadisco che moltissime persone di mia conoscenza si recavano a fare i trattamenti alla clinica Valdoltra diretta fine anni settanta,primi anni ottanta da CHI? Se mi aiuti col nome mi fai una cortesia.
    …aspetto di essere strabiliata dalla pizza Slovena, di cui ,mi perdonerai ,non ho un gran bel ricordo! 🙂

  21. buongustaio ha detto:

    Penso cosi sia piu semplice….

    http://www.giot.it/fascicoli/2014/vol1-2014/04-Angolo%20della%20storia.pdf

    qui trovi a grandi linee tutto.

  22. Fiora ha detto:

    @21
    grazie! “quel” nome non l’ho ritrovato, però a leggere, tanta malinconia sì…comprendimi…
    torniamo alla cucina,dai! Mi consoli la pizza. ponte tra le nazioni

  23. michela ha detto:

    caro buongustaio, il tuo commento è stato gentilissimo e di certo non hai offeso proprio nessuno. mi meraviglio invece di aver suscitato io una diatriba che secondo me non dovrebbe esistere, dato che chiunque sia sui cinquanta-sessant’anni dovrebbe ricordarsi com’era l’ Istria una volta.
    Certo, vi era questa realtà degli ospedali di prim’ordine, ma ciò non cancellava la situazione di tanta, troppa gente che non viveva affatto bene.
    Pare sia una cosa offensiva, da parte mia, aver ricordato da quale situazione l’ Istria si è evoluta per diventare com’è oggi: il mio voleva essere un complimento, un compiacimento, perchè questa Regione ha dovuto fare più strada in poco tempo di quanta ne abbiamo fatta in Italia.
    Possibile che ricordi solo io le cose che ho elencato nei miei commenti precedenti, le file per il pane al mattino presto, gli scaffali vuoti dei negozi, le macellerie senza frigoriferi? gli amici e i parenti istriani che chiedevano sempre di portargli caffè, riso raffinato, profumi? per cui, oggidì, quando vedo la nascita di qualche bel locale ben gestito e ben fornito, mi fa doppio piacere.
    Fin da piccola mi piacevano i miei comodi, gli ambienti confortevoli, riscaldati, ordinati. E’ spocchia questa???? sicuramente sì, vero? preferivo starmene a TS invece di andare oltreconfine, da dove tra l’altro si riversavano fiumane di persone a fare acquisti in Italia il che la dice lunga sulle carenze che avevano.
    Ma, come ad un miliardario non bisogna ricordare i trascorsi giovanili con le pezze al sedere, così non bisogna ricordare gli anni Sessanta – primi Settanta a chi, oggi, si è messo in pari molto bene e merita lodi. Questo è stato il mio errore, e mi cospargo il capo di cenere.

    P.S.: caro Buongustaio, le stalle con i lumi a petrolio mi avevano particolarmente spaventato per il pericolo di incendio che era veramente grande. E fidati, non le ho viste ad Ancarano nè a Capodistria nè a Pola, certo, ma nei paesini ne ho viste eccome. E ho visto anche gruppetti di case prive di elettricità che si illuminavano allo stesso modo. Del resto, nei primi anni Settanta forse anche in Sardegna o in Sicilia non tutti i borghi erano allacciati all’elettricità.

  24. Fiora ha detto:

    @23
    Complimenti a michela per l’ottima memoria e spirito d’osservazione…che NON è contro alcuno!
    Quanto al” sentirsi fighi”(sfsn) quando si andava “oltre”, può avere un suo fondo di verità,ma le variabili erano infinite e le modalità pure, direttamente correlate ad intelligenza,sensibilità e persino ambiente professionale.
    Ad esempio nel mio ambiente,il commercio, tali variabili erano particolarmente evidenti. Il jeansinaro improvvisato e spaccone che come li prendeva (i dinari!) glieli riportava al Casino e ostentava un disprezzo pari all’ignoranza. di base e di storia dei popoli, proprio!
    E il commerciante da sempre con un pregresso che so? di rappresentante, uso in gioventù a girare per Istria e Dalmazia , che conosceva a menadito posti e usi e cibi…altro universo,altro rispetto…
    Più che fighi ci sentivamo, come ho detto, ‘mericani.
    Beh! ora tutti nello stesso barcone e speriamo di restare a galla.

  25. Fiora ha detto:

    e come certi ‘mericani d’antan,quando le pietanze ordinate tardavano ad arrivare (e riconosciamo che i tempi erano biblici,eh?!) mi metto a battere la forchetta contro il bicchiere :
    basta ciacole,la pizzaaaa, Giacomo! 😀

  26. michela ha detto:

    @23) il tuo secondo paragrafo, Fiora, contiene sante parole.
    Tra i cinque e i sedici-diciassette anni, la sottoscritta manco sapeva cosa significasse sentirsi fighi o sentirsi spocchiosi. Sapeva benissimo, invece, dove stavano i suoi comodi ed il suo comfort, cioè a casa propria e per estensione a TS: perciò, appena fu possibile ribellarmi alle gite in Istria imposte dai miei, lo feci e non ci tornai per oltre vent’anni, ai tempi in cui la guerra stava per finire (’94-95) e trovai tanti miglioramenti.
    Ogni anno che passava, poi, le cose miglioravano sempre di più fino a giungere a parlare di vino Syrah.
    Precisa ed impietosa la “fotografia” del commerciante improvvisato e spaccone, quello che si comprava il villino a Barcola e poi lo perdeva qualche tempo dopo a Portorose, o che si sparava dopo le restrizioni dell’81, avendo creduto che le vacche grasse sarebbero continuate all’infinito (cosa che il commerciante di lungo corso sa NON essere possibile) 🙂

  27. Fiora ha detto:

    che fighi e fighi,mai! “gazda quanto vuoi per vendermela, che me la sposo” aveva scherzato un ruspante cliente di oltreconfine indicando la nostra procace commessa Tatjana.
    “ara che la ga bruto caratere …te la dago gratis e ghe zonto un Lewis cussì sparagno la liquidazion”
    aveva reso la battuta papà.
    uno a uno, bala al centro ,altro che fighi!

    PS:
    Speto sempre la pizza

  28. Fiora ha detto:

    ..non per questo Tatjana ha rovinato il feeling transfrontaliero con istanze femministe!

  29. Stefano M. ha detto:

    Per me era come andare su Marte e lo stesso perla mia famiglia. Da boni importaiandare oltre confine era una avventura. SFSN ma te odi proprio tanto i taliani e i triestini. Tornando sull’argomento i vini sono buoni ma a mio avviso troppo di moda nel senso che queste macerature a mio avviso li rendono difficili non beverini.

  30. giacomo cecotti ha detto:

    @29
    La macerazione dei bianchi regala vini più intensi e corposi, sicuramente. Poi sta nella bravura di chi li fa la loro riuscita. Gordia ha iniziato da pochissimo e sta avendo già buoni risultati. La sua malvasia fresca, quella meno macerata, è spigliata e di buona beva. Notevole. Comunque resta il fatto che certe macerazioni, se fatte male, siano dannose.
    La moda? Passerà e resteranno quelli che ci hanno sempre creduto.

  31. michela ha detto:

    @29) SFSN ma te odi proprio tanto i taliani e i triestini

    e non è mica l’unico, qui dentro! 🙂 (del resto, ho conosciuto parecchi ex jughi che provano gli stessi sentimenti per la loro terra e darebbero via non so cosa per essere nati qui…. e non dover emigrare ancora oggi come nel passato)

  32. sfsn ha detto:

    Michela e Stefano me atribuisi un odio che me xe decisamente estraneo. No odio né i triestini, né i italiani anzi: se me esprimo in triestin xe perchè lo son e il linea de massima i triestini me xe sai cocoli: amo el loro morbin, el cinismo che carateriza el NOSTRO senso dell’humour, me piasi la filosofia de vita che sta drio al triestin (no sbaterse sul lavor e godersela el più possibile, tanto ala fine se va comunque a sburtar radicio). Dei triestini inveze odio la spocchia, el tirarsela (cioè la mancanza de autoironia, ma questo secondo mi sta a significar che no te son triestin o che o te ga capì una mazza del posto in cui te vivi) e el criptorazzismo, ma per fortuna quei che rispondi a questi cliché xe sempre più una minoranza: me par che in questo sito ghe ne sia bastanza pochi.
    I italiani me xe sai cocoli (anche se temo che sia dificile parlar in genere de italiani: me par che ghe sia tali diferenze che parlar de un siculo o de un ligure cambi un casin). Comunque in linea de massima xe gente ospitale, simpatica, autoironica. Odio inveze lo Stato italian, perchè xe una struttura malada e a mio avviso irrecuperabile, che ga nel DNA la fregadura nei confronti del citadin. Xe un paese che non garantissi minimamente la giustizia sociale, l’eguaglianza di fronte ala legge, un paese forte coi deboli e debole coi forti. Un paese per molti versi da terzo mondo, che però per el fatto de esser in Europa ga sempre de tirarsela, de mostrar de esser el più avanti de tutti, el più creativo, el più figo (per dirla in termini semplicistici).
    Questo è quanto

  33. Fiora ha detto:

    @30
    Per il mio quarto ( di vino? macché, sarei in tema almeno!) di fuori tema mi scuso con Giacomo Ceccotti e vivamente spero che vorrà riprendere l’interessante trattazione.
    Abuserò un ‘altra volta di questo spazio che gli “appartiene” per riportare questo paio di righe dal Venerdì di Repubblica dedicato a chi le spara e a chi se ne risente :” Parlare è facile non costa niente, che si sia davanti alla macchinetta del caffè o si stia digitando in quattro secondi il sunto di qualche secolo di storia umana.
    Un sacco di brave persone che non farebbero male a una mosca,dicono cose orrende con la massima spensieratezza. Internet ha inevitabilmente moltiplicato la visibilità /udibilità di un borbottio squallido ma vecchio come l’uomo. Ma ha anche moltiplicato l’accesso a conoscenze,letture,immagini prima limitate a pochi, oggi accessibili a molti. Non c’è da farsi ferire troppo e si passi ad altro”
    …ad esempio la famosa pizza Slovena ,eh, Giacomo?!

  34. sfsn ha detto:

    bon, alora con la pizza slovena (slovenska pica) taco mi: la vecia gestion del Orient Express de Divača gaveva la pizza Boccaccio. Iera una pizza margherita con tržaška omaka (salsa triestina, in pratica pinzimonio, con un fraco de aio) e de bever bira scura domača. Aparentemente fa senso, di fatto iera una roba spetacolare. Dopo ga cambia’ gestion e no so se i la fa piu’

  35. Fiora ha detto:

    Pizza slovena ciamada Boccaccio? ecco un bel esempio de integrazion! Però…Dante i la doveva ciamar! Infernale la me pareva a mi 🙁

  36. Fiora ha detto:

    …per via de l’aio che solo al ricordo me torna sù.
    “Infernale” ma gustosa, riconosso.

  37. sfsn ha detto:

    Forse i la gaveva ciamada Boccaccio perchè dopo averla magnada te se dovevi ritirar per dieci giorni in qualche paesotto isolà a ciacolar de cazade, fin che te tornava un alito decente. O forsi perchè l’aio tegniva lontan la peste…

  38. KK ha detto:

    Ogni tanto vado su bora.la, leggo con piacere gli articoli e seguo le discussioni che ne vengono fuori.
    Devo dire pero’ (sono delicatino, lo so) che la voglia di bora.la mi si raggrinzisce ogni volta che leggo parole come “ex-jughi” e luoghi comuni che ne derivano, buttate dentro da alcuni/e partecipanti alle discussioni… espressioni che mi fanno venire il voltastomaco e mi ricordano persone sgradevoli, piene di odio, oggi mascherato da moderne opinioni vagamente politically correct (criptorazzismo, espressione calzante), che ho conosciuto a Trieste negli ultimi 45 anni… Quelle che, incazzate perché pungolate nel vivo, dicevano: “torna in jugo, dei” e che oggi vedo spesso da Hofer a Sežana (te urta la ž de Sesana, a?).
    Per fortuna negli ultimi anni pare siano sempre di meno (o almeno saggiamente sanno stare zitte).
    Peccato, poteva essere una simpatica discussione sul vino e sulla ristorazione. Ma noto che spesso, quando si lambisce qualcosa di anche vagamente sloveno, viene fuori da parte di alcuni il reptante desiderio di depositare qua e là almeno un po’ di quel veleno, tanto gelosamente tenuto in grembo.

    Non ho intenzione di continuare, solo una toccata e fuga (domenica tra l’altro vado a mangiare da Gordia e vedere quante lampade a LED ha nella stalla, chissà se c’è anche il WiFi?), arrivedooorci a tutti/e.

  39. Fiora ha detto:

    @38
    penso, K.K.che l’urtante “torna in yugo,dei!” sia ormai desueto e qualora praticato da sopravvissuti di mentalità e conseguente lessico d’antan, sia ormai confinato a invettive da automobilisti, per parcheggi soffiati in zona cesarini o contestazioni su precedenze.
    Il “torna in…” è oggi rinverdito con aggiunte di “Marocco, Tunisia, Albania, Romania ecc.”
    Se vigliaccamente e quindi solo mentalmente anch’io aderisco alle nuove invettive? Spesso 🙁

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