Da chi ha messo la faccia per fermare il rigassificatore a Trieste, trovavo interessante scovare un’opinione in merito al ventilato accordo romano tra Pd e M5S sulla diminuzione dei poteri delle Regioni. Mi riferisco al dialogo online tra Serracchiani, altri democratici e il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle per cui questi politici sarebbero «disponibili a ridurre il potere delle Regioni modificando il titolo V della Costituzione e riportando in capo allo Stato funzioni come le grandi infrastrutture, l’energia, la promozione turistica» (vedi il sito di Beppe Grillo). Così ho intervistato Giorgio Jercog, Coordinatore del Comitato salvaguardia del Golfo di Trieste, che ho conosciuto quando assieme a molte altre persone abbiamo fatto parte delle iniziative contro il Rigassificatore a Trieste.
Il Pd e il Movimento 5 Stelle sembrano d’accordo sull’abolire le competenze delle Regioni in materia di infrastruttura e di energia. “Infrastrutture” ed “energia”, sono due temi che ti ricordano qualche fatto di cronaca che ha coinvolto il nostro territorio?
Sicuramente la questione delle grandi opere è un tema locale triestino molto sentito a partire dal progetto del rigassificatore on shore della Gas Natural Fenosa con annesso il suo gasdotto marino…( non dimentichiamo che a fianco volevano costruire pure una centrale elettrica turbogas che ora è in stand by )….
Guardiamo quindi al caso di Gas Natural. Quali erano e da dove venivano le forze e gli interessi che hanno premuto per realizzare il rigassificatore a Trieste?
Diciamo che probabilmente gli interessi erano molteplici ma sicuramente le scelte venivano dettate da Roma che hanno da subito iniziato a trovare sostegno nella componente politica regionale (l’allora giunta Illy con l’assessore del Pd, Sonego) con sostegno di entrambe le forze politiche sia di centro sinistra che di centro destra… non dimentichiamoci che allora erano proposti due impianti.
Qualcuno dice però che l’Italia ha bisogno di energia, di essere autonoma su questo da altre potenze e, non ultimo, che il rigassificatore a Trieste avrebbe creato posti di lavoro tra i triestini. Non sono buone ragioni per costruire un rigassificatore qui?
Per quanto riguarda la questione ad essere autonomi in tema di energia risulta che l’Italia abbia una abbondanza di infrastrutture ed energia, e che questi impianti alla fine sarebbero serviti a creare un hub dell’energia da rivendere ai paesi del nord-est europa. Come ben sappiamo i rigassificatori dato il loro costo e la scarsa domanda sono pressoché fermi e lavorano a regime ridotto, basti pensare all’impianto off shore di Livorno senza contratto… sono delle cattedrali del deserto di cui i costi, grazie ad una delibera dell’Autorità per l’Energia la 178/05, verrebbero riversati nelle bollette dei cittadini. Per quanto riguarda i posti di lavoro sarebbero irrisori, ma i pericoli sulla sicurezza ed all’ambiente molteplici. Conviviamo già con un terminal petrolifero in piena attività (si ricordi anche l’attentato di Settembre Nero del 1972) dove si prospetta in un futuro nella baia di Muggia anche di un terminal Ro-ro.
Se il Governo e il Parlamento avessero avuto tutto il potere per costruire rigassificatori dove vogliono, quali sarebbero le conseguenze per territori con pochi elettori, pochi soldi e marginali come il nostro?
Con il potere da parte del Governo e il parlamento questi impianti usufruendo anche di nuove leggi a livello europeo, si stanno riducendo i termini per gli iter degli impianti strategici… che verrebbero approvati in tempi stretti e sicuramente decisi da chiunque a livello privato li proponesse… con poche ricadute sul territorio, vediamo per esempio poi cosa succede con il terminal petrolifero, quasi tutte le tassazioni poi finiscono nelle casse romane…ed i problemi rimangono sul territorio.
Auspico che la Regione a Statuto Speciale mantenga a sé le competenze in materia delle infrastrutture e si faccia sentire finalmente in sede romana per mettere la parola fine al rigassificatore di Trieste.
Come autore dell’intervista e con Giorgio, ricordiamo anche al Presidente Serracchiani gli impegni elettorali tra cui l’idilliaco slogan del programma elettorale ‘Torniamo ad essere speciali’ e l’impegno per fermare il rigassificatore.
Bravo Giorgio. Il coinvolgimento (non solo formale, con le farse delle agende21) delle popolazioni interessate è imprescindibile su tutte le opere a forte impatto ambientale e sociale. La vicenda del terminal Snam di Monfalcone ha fatto scuola, ma ha anche fatto paura. Le regioni di confine sono ancora più esposte (elettrodotti, gasdotti, tav, ecc.).
sì, sarìa tanto bel e giusto e equo e democratico sentir le popolazioni, ma i governi rispondi ale multinazionali e le multinazionali le popolazioni locali no le ga gnanche pel cul. Semo nela ditatura del libero mercato (libero per modo de dir, perchè in un mercato veramente libero e senza la stampella dei politici le multinazionali no rivassi a monopolizzar prodotti e distribuzion) e in sta ditatura quel che disi i citadini no conta in klinc. Se lo ga visto col rferendum sul acqua, stravinto perchè l’acqua resti un bene publico, che subito dopo Monti e Letta ga vanificà con el nuovo metodo tariffario del dicembre 2012 che di fatto ghe permetti comunque ai privati de far profitti sull’acqua. Vedi: http://www.greenme.it/consumare/acqua/10762-acqua-pubblica-delibera-aeeg