20 Maggio 2013

E se ci impedissero di seminare, coltivare e mangiare quel che ci pare?

Sta rimbalzando nel web come una valanga la notizia della proposta di legge della Commissione europea, in base alla quale , in una prospettiva pessimistica ma non improbabile, noi giardinieri orticoltori della domenica, che mescoliamo le rose alle zucchine e le petunie ai pomodori, non potremo coltivare ortaggi i cui semi non abbiano l’etichetta di approvazione della Plant Reproductive Material Law. Invenzione perversa, visione burocratica orwelliana, dietro la quale non è difficile intravvedere le multinazionali dei semi ( non serve nemmeno citarle, le conosciamo tutti) che non sono evidentemente paghe del dominio che già esercitano in giro per il pianeta.
Il meccanismo per ora riguarderebbe il settore delle coltivazioni commerciali, ma è ovvio – evitando di entrare nel dibattito dei diritti violati – che pratiche quali la conservazione dei semi per il raccolto successivo e lo scambio di semi saranno destinate al bando e al contrabbando, e che tutti i discorsi sulla produzione a km 0 e sull’autoproduzione di cibo sarebbero vanificati, perlomeno da una immane burocrazia e dai costi relativi, ovviamente a carico dei produttori.

https://infosannio.wordpress.com/2013/05/16/lue-piccoli-ortaggi-fuorilegge-vietato-prodursi-il-cibo/

20 commenti a E se ci impedissero di seminare, coltivare e mangiare quel che ci pare?

  1. Luca ha detto:

    Già mi danno fastidio le bufale condivise su facebook, ora ci mettiamo pure a farci gli articoli sopra… la spiegazione della legge la trovate qua:

    http://www.ecoblog.it/post/67805/ue-e-piccoli-ortaggi-fuorilegge-la-notizia-e-una-bufala

  2. cingolano ha detto:

    Martina, che figuraccia!

  3. federica sgorbissa ha detto:

    Quanto mi arrabbio quando si rimbalza senza alcuno spirito critico la mole di scempiagggini che girano in rete
    qui: http://ec.europa.eu/food/plant/plant_propagation_material/review_eu_rules/docs/faq_regulation_proposal_en.pdf

    punto 5

    Private gardeners and farmers who use seeds and plants and produce them for their own
    consumption are not covered by this proposal. The proposal only concerns the marketing
    of plant reproductive material, and production of that material with a view to marketing.

  4. bonalama ha detto:

    sarà una bufala (per ora) ma non scordate che i bovini non possono essere accoppiati come ci pare (ovviamente ho visto di tutto) ma mai fidarsi

  5. Marilisa ha detto:

    Concordo con Bonalama (o Bonalana :)? E, secondo me, mettere le mani avanti, in questi casi non fa mai male. Ricordate che, alcuni anni fa, una multinazionale aveva brevettato il riso più diffuso in India?
    Comunque, colgo l’occasione per postare, a proposito di UE, l’articolo che alcuni anni fa un amico aveva scritto per il Secolo XIX di Genova.
    “Avrà avuto ragione Umberto Bossi quando, arringando le folle, affermò che l’Europa li teme, i cetrioli padani? Il dubbio sorge spontaneo considerando i regolamenti europei in materia di frutta e verdura: come ci invita a fare l’on. Raffaele Costa, già europarlamentare e oggi Presidente della Provincia di Cuneo. Raccogliendo le lamentele degli addetti del settore, Costa ha mandato ai giornali un elenco di trentaquattro prodotti ortofrutticoli minuziosamente regolamentati dall’Unione Europea: e i cetrioli non sono neppure quelli che ne escono peggio.
    In effetti, nei regolamenti europei abbondano le norme che sembrano tratte di peso dalle Istruzioni per rendersi infelici di Paul Watzlawick: lo psichiatra di Palo Alto allegramente defunto la settimana scorsa. Per liberarci subito del vegetale più imbarazzante – i sullodati cetrioli – secondo la UE quelli di categoria Extra dovrebbero essere «ben formati e praticamente diritti (altezza massima dell’arco: 10 millimetri per 10 centimetri di lunghezza)». Ma le regole assurde non riguardano solo i vegetali oblunghi; per par condicio, gli euroburocrati si accaniscono anche contro quelli tondeggianti.
    I cavolfiori di seconda categoria, ad esempio, «possono presentare al massimo 5 foglioline di color verde pallido in escrescenza, e una lieve peluria»: beninteso, purché quest’ultima «non sia umida e grassa al tatto». I cavolini di Bruxelles, nonostante il nome, non se la passano meglio: il diametro minimo è fissato a «10 mm per quelli mondati e a 15 mm per quelli non mondati»; ma, soprattutto, il loro calibro è «determinato dal diametro massimo della sezione normale dell’asse del cavolo». Ora, avevamo già conosciuto l’asse da stiro e persino l’asse del male; ma è giusto che ora ci tocchi pure l’asse del cavolo?
    Costa, si badi, non è un euroscettico; al contrario, è un liberale – uno dei pochi nella Casa delle Libertà – critico degli eccessi di regolamentazione che alimentano l’euroscetticismo. In un’intervista a Repubblica, racconta che quando era eurodeputato aveva inviato una lettera a Prodi, allora Presidente della Commissione UE, lamentando l’inflazione regolamentare. Pare che la lettera non sortisse grandi effetti; forse, qualche funzionario deve aver pensato di rimediare con un regolamento contro la minuziosità dei regolamenti. Di fatto, da allora nulla è cambiato: non si può certo rimproverare agli euroburocrati di dormire sugli allori, e neppure sui prezzemoli.
    Un vecchio funzionario UE¬, pure intervistato da Repubblica, ribatte «che queste regole servono per proteggere la salute e l’identità dei prodotti europei». Se vogliamo che in Europa non entrino il mais transgenico o i pomodori quadrati, in altri termini, l’unica soluzione è proprio regolamentarli: anche a costo di sfornare una normativa che spesso sfiora il ridicolo, e talvolta vi entra a piedi uniti. Ciò che vale per i vegetali, d’altra parte, vale per tutto il resto; se le città europee sono mediamente più presentabili delle città nordamericane, dove le ville dei super-ricchi confinano con le bidonville, questo si deve anche ai nostri regolamenti edilizi.
    Dovrebbero ricordarsene, in effetti, proprio quanti dicono di voler difendere l’identità tradizionale dell’Europa delle regioni: come proteggerla se non tramite leggi, e funzionari che le inventano, e burocrati che le fanno applicare? Oppure, se si vuole il libero mercato globale, ben vengano le banane cubiche e il diritto di costruire sulla battigia: non si può essere liberisti o antiliberisti a seconda dei nostri comodi. Per tornare all’interrogativo iniziale: anche in materia di vegetali oblunghi, a ben vedere, il Senatur aveva torto marcio. Abbasso i cetrioli, e viva l’Europa Unita.”

  6. Martina Luciani ha detto:

    Cingolano, sai a cosa serve il punto di domanda in un titolo? A dire ai lettori di interrogarsi e indagare su quel ce c’è scritto dopo. In questo modo facciamo il cosiddetto giornalismo partecipato e condivisibile anche da te ( seppur sterilmente).

  7. cita demone ha detto:

    a proposito de …bufale … la mozarela de bufala campana qualchedun la fa anca col late che vien dala germania ….se poi la se colora de blu contenti i puffi… la muca de alpegio dela milka la xe viola natural come i verdi prati sintetici dove le caprette ti fanno ciao e noialtri coi orti seminadi ogm un giorno scopriremo sveiandose dai incubi post-bala che gavemo tacada la spina tal colo sul stile saga matrix.
    mi però non la stacherò mai per corer il risccio de no trovar betole e osmize negli inferi dele caverne dove se nasconderà la vostra raza,epoi..,…,la bira ala spina tacada in continua… chi ghe dixe de no….
    non xe tuto come apar.
    hic.

  8. sfsn ha detto:

    se i impedissi a chi che ga un toco de tera de coltivarse quel che vol lui, no me stupirìa per niente: semo in pien fascismo capitalista e chi che fa de testa sua (specie metendose al di fuori del mercato) xe un pericoloso soversivo
    E po no stemo dimenticar che se un vol coltivar – giusto per far un picio esempio – canapa, no pol.

  9. dimaco ha detto:

    la limitazione europea nelle produzioni è stata creata non per impedire l’arrivo di merci da altri luoghi del pianeta8da dove attraverso vari magheggi arrivano) ma per tenere alto il prezzo della frutta. mia moglie era a fare la spesa e si è lamentata che le mele sono andate su di adirittura 60 centesimi al kg.
    In sud italia macerano le arance e i limoni oltre ad altra frutta per evitare che invadano il mercato e calino i prezzi. cosa che trovo assurda oggi che la gente è praticamente alla fame o almeno una vasta categoria di cittadini.

  10. bonalama ha detto:

    bonalama, marilisa, bonalama, ma anche bonalana mi piace (con antitarme naturale, ovvio):-)

  11. Kovacic Massimiliano ha detto:

    Per completare l’informazione.
    ELEMENTI GIURIDICI DELLA PROPOSTA
    L’obiettivo della proposta è sostituire le 12 direttive con un unico regolamento.
    3.1. Parte I – Disposizioni generali
    Il campo di applicazione del regolamento proposto si estende a tutti i tipi di materiale riproduttivo vegetale. Esso riguarda prevalentemente le specie attualmente disciplinate dalle 12 direttive (le cosiddette “specie inserite in elenco”), tuttavia anche le specie vegetali non inserite nell’elenco e quindi non disciplinate delle attuali direttive saranno oggetto di alcune norme fondamentali (cfr. parte III, titolo III) al fine di chiarire e armonizzare l’attuale impostazione adottata dagli Stati membri rispetto a tali specie.
    Il regolamento non si applica al materiale riproduttivo vegetale destinato a scopi sperimentali e scientifici e di selezione e ciò nel rispetto delle esigenze dei produttori e dei requisiti di flessibilità e proporzionalità. Inoltre è opportuno che non si applichi nemmeno al materiale destinato o mantenuto in banche genetiche, in organizzazioni e reti di conservazione di risorse genetiche in situ, ex situ e in azienda secondo le strategie nazionali in questo settore. Dal campo di applicazione del regolamento è escluso altresì il materiale riproduttivo vegetale oggetto di uno scambio in natura tra due persone diverse dagli operatori professionali.
    Per quanto riguarda le definizioni, la modifica principale è data dall’introduzione di un termine che accomuna tutto il materiale riproduttivo vegetale che sia in forma di sementi o di altri tipi di materiale vegetale di moltiplicazione. Per materiale riproduttivo vegetale s’intendono le piante o le parti di piante in grado di produrre o riprodurre piante intere e destinate a tale scopo. Tale termine comprende anche le piante giovani. I tipi di materiale riproduttivo vegetale anzidetti sono tutti soggetti a principi comuni riguardanti, da un lato, la loro produzione ai fini della messa a disposizione sul mercato e, dall’altro, la messa a disposizione sul mercato in sé.

    http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2013:0262:FIN:IT:PDF

  12. capitano ha detto:

    #8 fosse solo la canapa. Prova a piantar Argyreia nervosa 😀

  13. Pippo C. ha detto:

    inoltre:

    “Obbligatoria l’iscrizione ufficiale di una varietà vegetale prima della sua commercializzazione, così come previsto dalle direttive sementiere. E’ quanto sancisce la sentenza della Corte Ue del 12 luglio scorso in merito alla controversia in materia di sementi di ortaggi tra due imprese francesi, un’associazione no-profit, la Kokopelli, e un produttore di sementi, Graines Baumaux sas.

    Entrambi operanti nel settore delle sementi hobbistiche, la Graines Baumaux sas aveva denunciato la Kokopelli per concorrenza sleale in quanto commercializzava sementi non iscritte nei cataloghi ufficiali. Queste sementi sono di varietà arcaiche, con interesse solo storico e hobbistico.”

    http://agronotizie.imagelinenetwork.com/normativa/2012/07/20/sementi-di-ortaggi-sentenza-della-corte-ue/16085

  14. Pippo C. ha detto:

    Cito l’autorevole blog “Petrolio”:

    “Vendete agli amici le sementi del pomodoro giallo salentino, che nessuno coltiva più da due secoli? Ronzate su Internet alla ricerca dell’introvabile seme di pera veneta rinascimentale per abbellire il vostro orto?

    Ebbene, siete da oggi tutti fuorilegge. Come i pirati (foto:flickr) che scaricano film coperti da copyright, come i ragazzini che trafficano con i CD copiati dalla Rete. Una recente sentenza della Corte Europea prevede che non si possano vendere sementi non iscritte a chissà quale cacchio di albo certificato UE.”

    http://petrolio.blogosfere.it/2012/08/sementi-antiche-contadini-tutti-nel-partito-pirata.html

  15. Jasna ha detto:

    @9 dimaco
    In realtà in origine non si trattava di limiti alle produzioni in senso quantitativo, ma di tariffe alte per le merci in entrata e supporto del prezzo per quelle in uscita: *questo* ha creato la sovrapproduzione. Il meccanismo era pensato per migliorare le condizioni di vita dei produttori agricoli, i prezzi alti erano a lor beneficio, non per il gusto del rincaro.

    La regolamentazione su tutte le fasi della coltivazione e commercializzazione è questione di sicurezza e qualità ben spiegata nel commento 5.

  16. dimaco il discolo ha detto:

    jasna io so solo che la sovraproduzione viene macerata sotto le ruspe per evitare che finisca sul mercato. e lo stesso vale per il latte. Tot puoi produrre e l’eccedenza deve essere distrutta. e mi pare che sia un insulto a coloro che non arrivano a fine mese.

  17. sfsn ha detto:

    La question xe anche che la grande distribuzion e le multinazionali alimentari privilegia el prodotto proveniente da paesi dove la produzion costa meno, e dunque la sovraproduzion italiana vien distrutta anche per questo.

  18. Jasna ha detto:

    @dimaco Tu parli di recupero degli sprechi, io parlavo del processo che ha generato gli sprechi

    http://en.wikipedia.org/wiki/Common_Agricultural_Policy#Oversupply_and_its_redistribution

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