7 Dicembre 2012

La maratona del giovedì al Trieste Science+Fiction

Foto di Elisa Bonazza

Eccolo. Giovedì e sabato si opta per la maratona cinematografica al Science+Fiction. Dalle 17.15 fino all’ultimo film. E qua i puristi già faranno notare che è una mezza maratona, visto che il primo film iniziava alle 15. Ok, go cicà un, ammetto. Ciccato anche quello di inaugurazione del mercoledì sera. Però non mi son perso il concerto inaugurale dei The Mothership, gran figata. Sulla qualità della musica del quartetto non c’erano dubbi. Ma la serata è stata un successo anche e soprattutto per quantità e qualità del pubblico. Su tutti i vari cosplayer vestiti da un po’ di tutto. Domina Star Wars. E subito si instaura il dibattito su Star Wars e sul Cosplay. Xe una roba ccgnaf? Giuria spezzata in due tra il sì e il no. Passa Wonder Woman, Sucker Punch e un’altra che non conosco. 3-0 per il partito del no. Ma no le morirà de fredo? Sì, so che volevi le foto. Ma no le gavemo :P.
Darth Fener esce sul palco e affianca i The Mothership esibendosi in un elegante balletto. Culto. La serata scorre via piacevole tra danze e cicoleciacole. E si arriva a giovedì.
Il pubblico è numeroso, la location della sala Tripcovich personalmente mi piace di più rispetto alle Torri, troppo decentrate rispetto la città (però più vicine a casa mia e con le sedie decisamente più comode). Il primo film è “Errors of the human body”. Presente il regista Eron Sheenan, assieme a Mauro Giacca, direttore dell’ICGEB Trieste. Tra i due a fine proiezione ci sarà un interessante scambio di impressioni sullo stretto confine tra scienza e fantascienza. Il film narra la storia di un ricercatore di fama mondiale, invitato presso l’istituto di ricerca genetica di Dresda per collaborare nello studio dei geni della rigenerazione, ma non tutto andrà per il verso giusto.
La presenza dei registi in sala è sicuramene uno dei punti di forza del festival, visto che possono rivelare simpatici aneddoti, come appunto le reazioni, a volte indispettite, dei veri ricercatori di Dresda nel vedere la pellicola.
I tempi però ovviamente si allungano, e la cena diventa una corsa al trancio di pizza o al kebab più vicino. Ed è già tardi per il film delle 20. Rientriamo. Cambiamo postazione. Siamo davanti, stando dietro c’è il problema di non leggere bene i sottotitoli posizionati in basso. Una continua lotta con la testa mobile di chi ti sta davanti. Poco male: posti laterali nelle prime file e via andare.
“Resolution” è il film che più mi è piaciuto della giornata. La storia di due amici, uno dei quali gencon, che devono trascorrere una settimana in una baracca dispersa in una riserva indiana tra tossici, fantasmi, ricercatori francesi, fucili anti-puma e forze maligne non meglio identificate. Due amici anche i registi, Justin Benson e Aaron Scott Moorhead, che potevano tranquillamente stare sul palco anche per due orette costituendo uno spettacolo a parte. Due legere notevoli. Gli unici tra l’altro ad aver ricevuto domande dal pubblico, ed anche da loro stessi, quando uno alla volta si sono accomodati in prima fila per alzare la mano e prendere la parola e porre le proprie curiosità sulla “meravigliosa pellicola dalla geniale sceneggiatura”. Il saluto? “Se ci sono ragazze con altre domande, se bechemo al Naima alla festaza”. Idoli.
Arriva il momento di The Butterfly Room. La schiena ormai ha esaurito tutte le posizioni assumibili. Sarà dura. Il regista Jonathan Zarantonello intavola un lungo discorso sul ruolo dei film horror e sul perchè questi vengano guardati, su quali siano le paure con cui il pubblico vuole confrontarsi. Una su tutte: i cinque passi che separano un uomo dal dichiararsi con la donna dei desideri. Tutto sembra partire da qui. E da qui si arriva alle belle donne, spesso macabramente uccise. La paura di chi fa paura allo spettatore maschio. E la vendetta per le spettatrici femmine. Morta perchè troppo bella, ecco. Insomma se te son un cesso te son a posto 😉
Il film fa in effetti paura. Memorabile la scena del cadavere usato come ariete per sfondare una porta.
E si arriva alla chiusura. Il teatro è ancora pieno, consegniamo i bigliettini con i voti dei film, quattro chiacchiere con gli ultimi amici rimasti a sopportare il grande freddo che ci attende fuori e poi via, in attesa della maratona (ok, mezza maratona) di sabato.

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