8 Luglio 2010

Alla ricerca di Mario Puspan, un triestino alle Azzorre


Mario Puspan nacque a Trieste il 6 gennaio del 1886, morì a Horta, sull’isola di Faial, nell’arcipelago portoghese delle Azzorre, il 30 marzo del 1947. Era il capo macchinista del piroscafo “Andalusia” della compagnia di navigazione Tripcovich.
Erano anni duri. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Mario Puspan si trova a Santa Cruz de Tenerife a bordo del piroscafo “Andalusia”. La sua nave rimane bloccata lì per cinque lunghi anni visto che le Canarie, territorio spagnolo, sono neutrali nel conflitto in atto.
La famiglia è a Trieste, il figlio Luciano in guerra.
Finalmente nel 1945 riesce a sbarcare a Marsiglia e da lì a tornare a Trieste, dove giunge dopo il giugno di quell’anno.
È duramente provato, nel corpo e nello spirito, ma la condizione economica della famiglia non prevede alternative facili. Siamo nel 1947, e dopo lunghe riflessioni, e anche contrasti familiari, arriva la decisione di imbarcarsi nuovamente, di nuovo in mare, di nuovo lontano da tutti. Mario è stanco, ma, già passati i 60 anni, parte, di nuovo mare, ancora il piroscafo “Andalusia”.
Attraversando l’oceano Atlantico si sente male, probabile ictus. La situazione appare subito seria, e la terra più vicina è l’arcipelago delle Azzorre. Il porto principale si trova ad Horta, sull’isola di Faial. Viene ricoverato all’Hospital da Misericordia. Le sue condizioni non migliorano, la famiglia viene avvisata subito. Inizia una fitta corrispondenza, telegrammi e quanto è possibile per l’epoca. I tempi sono dilatati, non è ancora il momento della comunicazione in tempo reale, e così l’equipaggio del piroscafo tiene aggiornata la famiglia come può.
Il 30 marzo del 1947 Mario non ce la fa, muore in mezzo all’Atlantico, a migliaia di chilometri da Trieste.

La famiglia non riesce a far rimpatriare la salma, né ad andare alle Azzorre. Così la compagnia Tripcovich si occupa del funerale e della sepoltura. Mario Puspan viene sepolto qualche giorno dopo presso il cimitero di Horta, sulle colline alle spalle della cittadina.

Mario Puspan era il mio bisnonno materno, il nonno di mia madre. In 63 anni nessuna persona della mia famiglia si era mai recato alle Azzorre, alla ricerca della tomba di Mario Puspan, o di altre tracce.
Per mio nonno è sempre stato un cruccio quello di non esserci mai stato. Altri tempi, altri costi, altri collegamenti, non lo so, ma di fatto so che questo desiderio l’ha conservato per tutta la vita, senza mai riuscire a fare visita ad un padre navigatore e che il destino aveva voluto lasciare in mezzo all’oceano. Ero un ragazzino quando ero in Portogallo coi miei genitori e per un po’ l’idea di andare da là ad Horta ci ha accarezzato, ma abbiamo desistito. Da quel momento nessuno ne ha più parlato;sono passati tanti anni, forse la tomba non c’è più.

Nelle mie sporadiche visite alla tomba di famiglia a Trieste ho sempre letto a fianco del nome Mario Puspan la scritta Horta, una città sconosciuta, ma famigliare, per me. Mi ha sempre accompagnato.
Qualche mese fa al momento di pianificare le ferie estive facciamo varie ipotesi e le Azzorre con Horta tornano famigliari. Partiamo, viaggio di piacere, ma anche ricerca. Le speranze di trovare qualcosa ci sono, ma c’è anche il timore di non trovare niente. Una tomba italiana lasciata lì per 63 anni. Partiamo, in mano le foto del 1947.

Nel nostro percorso di avvicinamento discreto lasciamo l’isola di Faial come ultima tappa del viaggio. La prima tappa è sull’isola Terceira. Ed incredibilmente qua troviamo persone stupende che si interessano della vicenda. Al museo del vino di Biscoitos incontriamo Luis Brum e sua moglie, vignaioli resistenti, che portano avanti la tradizione e la cultura del vino di Terceira. Una piccola e ricca produzione di vino dalle vigne di Verdelho. Loro si interessano molto alla nostra vicenda e con Luis ci scambiamo gli indirizzi di posta elettronica. Nei giorni successivi mi dà dei nomi e dei numeri telefonici a cui chiedere aiuto in caso di necessità. Addirittura dedica due post sul suo blog riguardanti la nostra vicenda, con foto e spiegazioni. Un signore.
La nostra vacanza continua, i giorni passano e ci avviciniamo ad Horta. Il 10 giugno verso l’ora di pranzo attraversiamo il braccio di mare che la separa da Pico e arriviamo. Il colpo d’occhio è molto bello. Ci sistemiamo e rimandiamo la ricerca al giorno successivo.
La mattina dopo chiediamo informazioni, e ci dirigiamo al cimitero. La sua collocazione è sempre la stessa, in collina in quella che una volta doveva essere l’estremità della città ed ora è parte di essa, inglobato dalle case tutto intorno. Il nostro primo riferimento è il numero della tomba, risultante dalle foto d’epoca, il 57.

Giriamo fra le sepolture, dopo un po’ scorgiamo dei numeri che si avvicinano. In questo campo sono rimasti solo i numeri in pietra delle tombe, appoggiati sulla terra. Ci viene il timore che abbiano scavato le tombe vecchie ed abbiano lasciato solo il numero dove una volta erano posizionate. Ci guardiamo attorno e scorgiamo dei loculi, ed anche lì c’è un 57; purtroppo anche questo è senza nome e perfino si apre. Siamo arrivati fin qui, così curiosiamo dentro il loculo alla ricerca di qualche traccia, ma niente. Allora troviamo degli operatori cimiteriali e chiediamo aiuto. Loro non parlano inglese, noi non conosciamo il portoghese, ma in qualche modo spiego loro il nostro problema. Uno di loro si occupa di noi e ci chiede il numero di tomba e la data della morte. Così ci porta al campo dove presumibilmente si trovano le tombe risalenti a quel periodo.

Arrivati al punto fiduciosi, troviamo un’altra tomba 57, ma purtroppo il nome è un altro. Il nostro scoramento deriva dal fatto che quell’angolo di cimitero in qualche modo ci è familiare, e ci sembra di riconoscerlo dalle foto. Si concretizza la paura che la salma sia stata rimossa. Allora chiedo all’operatore se esiste un ufficio con tutti i dati del cimitero a cui rivolgermi. Mi fa capire che è chiuso. Non so cosa fare. Allora penso di ricorrere ai numeri telefonici avuti da Luis Brum. Vado all’ufficio turistico e chiedo alla gentile signora di farmi da interprete, lei è molto disponibile e ora capisce perché un turista le ha chiesto del cimitero. Riesce a parlare con l’ufficio comunale, ma confermano quanto già avevamo intuito, l’unica persona che si occupa di queste cose è malata e non c’è nessuno che la sostituisca. È venerdì pomeriggio, scoraggiati dedichiamo il fine settimana alla scoperta dell’isola. Nel corso dei giorni successivi da Trieste mi arriva una dettagliata analisi delle foto del 1947, con riferimenti precisi alle tombe vicine a quelle di Mario Puspan. Arriva il lunedì e torniamo al cimitero, decisi a non lasciare nulla di intentato. Ci rechiamo all’ultimo settore che avevamo visitato e cominciamo a individuare i pochi riferimenti che abbiamo. Riconosciamo la piccola porta d’ingresso della foto, il numero non ci torna. Ci guardiamo attorno senza focalizzare. Ad un certo punto vengo attratto da una tomba e mi dico che ci somiglia proprio. Silenzioso e in fretta mi muovo, 20 secondi dilatati. Man mano che mi avvicino mi rendo conto che è la tomba che cercavo, il nome è Mario Puspan.

L’emozione è fortissima, ci guardiamo contenti e commossi. Ora riconosco anche l’unica tomba vicina di cui si scorgeva il nome dalle vecchie foto. L’unica cosa cambiata e che ci ha tratto in inganno è il numero, nel corso dei decenni hanno rinumerato le tombe ed ora quella del mio bisnonno ha il 43.
La tomba si è conservata molto bene, considerando che in 63 anni, presumibilmente, nessuno ci ha mai messo mano. Abbiamo pulito la tomba come potevamo. Siamo andati a comprare del sapone e delle spugne abrasive a abbiamo fatto del nostro meglio, con buoni risultati.

Purtroppo abbiamo dovuto anticipare la partenza di un giorno e così abbiamo preso dei fiori al volo. Felici, commossi e finanche sorpresi per come è andata salutiamo Horta. Ora sappiamo qualcosa di più, un altro pezzo della nostra storia che va a posto. Mario Puspan è a Horta, in mezzo all’oceano Atlantico, davanti al bellissimo vulcano di Pico.

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25 commenti a Alla ricerca di Mario Puspan, un triestino alle Azzorre

  1. EdTv ha detto:

    senza fiato, meraviglioso

  2. arlon ha detto:

    Un articolo stupendo. Grazie.

  3. Giulio ha detto:

    tutto molto bello. bravi!

  4. Konte ha detto:

    Non ho mai creduto alla sepoltura e ai cimiteri, ma questo articolo mi ha emozionato molto. Grazie

  5. effebi ha detto:

    bella storia, commovente, sono rimasto colpito dalle tante foto. da chi sono state scattate e come la famiglia ne è venuta in possesso ?

  6. effebi ha detto:

    per gli appassionati, questa era la nave prima di passare alla tripcovich

    AUSTRALPLAIN – 1910-1918, ex. ARDANMHOR
    Code letters: HLTJ Official Number: 124240
    Master: Captain G. Cockell
    Rigging: steel single screw steamer; 1 deck & Spar Deck; fitted with electric light; water ballast
    Tonnage: 4,454 tons gross, 4,185 under deck and 2,829 net
    Dimensions: 385.2 feet long, 50.1 foot beam and holds 17.7 feet deep;
    Poop 45 feet; Bridge 110 feet; Forecastle 40 feet
    Construction: 1907, H. & W. Henderson & Co. Ltd. in Glasgow
    Propulsion: triple expansion engine with 3 cylinders of 25, 41 & 67 inches diameter respectively;
    stroke 48 inches; 311 nominal horsepower; engine by the builders
    Owners: Commonwealth Government Line of Steamers
    Port of registry: Glasgow

    sembra sia stata disarmata a trieste nel ’51

  7. Giacomo Cecotti ha detto:

    @effebi
    le foto sono arrivate alla famiglia di mio nonno tramite la compagnia Tripcovich, nella persona di qualche collega che era sull’Andalusia; erano l’unica testimonianza che lui aveva, assieme ai telegrammi dell’epoca.

  8. alpino ha detto:

    bellissimo racconto! grazie di averlo condiviso con noi

  9. effebi ha detto:

    grazie giacomo, scusa le mie curiosità ma ho un amico appassionato di marineria in generale e si meravigliava che del piroscafo non ci sono in giro immagini dell’andalusia nel periodo della tripcovich (nemmeno nel tuo racconto, infatti).
    vedo che la socetà di navigazione non si risparmiò per funerale e tomba (e poi dicono dei lussignani…)…altri tempi. Sono stati loro a preoccuparsi del mantenimento in tutti questi anni ?

  10. Giacomo Cecotti ha detto:

    Quanto al mantenimento della tomba non sappiamo nulla, tanto che non eravamo sicuri di ritrovarla. La mia ipotesi è che nessuno l’abbia toccata mai, ma che probabilmente la Tripcovich l’abbia comprata al tempo.

  11. laclio ha detto:

    che emozione. sono contenta che l’abbiate trovata, è come aver collegato un pezzo del puzzle della storia tua

  12. Bibliotopa ha detto:

    i Tripcovich non erano lussignani, ma Bocchesi!

  13. DaVeTheWaVe ha detto:

    “Quanto al mantenimento della tomba non sappiamo nulla…”
    no sta domandar in giro, i podessi domandarte el conto… sempre lussignani (o bocchesi) iera i tripcovich… =)
    bella storia comunque, triste ma bella

  14. Lupo ha detto:

    Da marittimo,
    veramente una bella storia!
    Grazie!

  15. Michele ha detto:

    Una bella storia di altri tempi…
    Grazie per averla condivisa.

  16. diego ha detto:

    bellissimo viaggio interioro. Bravo Giacomo, il bisnonno di lassù sicuramente sorride

  17. P.Attanasio ha detto:

    Spulciavo le Azzorre come meta turistica poi ho letto l’articolo. Bello ! Per l’esperienza di aver cercato a lungo la tomba di uno zio in un cimitero italiano, so che è un’avventura.

  18. marghe ha detto:

    @ P.Attanasio
    se hai bisogno di altre info, non solo cimiteriali, volentieri..
    https://bora.la/2010/06/23/bora-la-alle-azzorre-viaggio-enogastronomico-nellarcipelago-atlantico/

  19. walter ha detto:

    Ciao
    anche mio nonno, Biagio Crusi, era sulla Andalusia durante i 4 anni di sosta a Santa cruz di Tenerife, la nave arrivava dall’ Argentina. Se vuoi ho delle foto del tempo.
    Walter

  20. puspan paolo ha detto:

    io sono Paolo puspan primo genito di puspan bruno e mase’ pierina nato a trieste li 31/03/1955 ora vivo in trentino , chissa’ forse mario puspan era un mio parente e non lo sapevo . so che il padre di mio padre cioe’ mio nonno si chiamava carlo e viveva a quisca in slovenia … mi piacerebbe avere qualche notizia …. saluti paolo

  21. Luisa Puspan ha detto:

    ciao Paolo! sono Luisa Puspan e Mario Puspan era mio nonno. Io sono nata nel 1954 a Trieste ed è la prima volta che comunico con un Puspan al di fuori dei membri della mia famiglia di nascita. Mio padre si chiamava Luciano, mia madre, nata Bidoli, Luciana e mia sorella, la mamma di Giacomo Cecotti, Laura. Non sono esperta di genealogia familiare, ma mi pare che, non mio nonno Mario, ma il mio tris o quadrisnonno proveniva, anche lui, da un paese della Slovenia, dove il cognome Puspan è molto frequente. Mi informerò con precisione e ti saprò dire. Per intanto ti saluto, lieta di avere fatto la tua conoscenza!! Luisa

  22. Angelo Crusi ha detto:

    Mi chiamo Angelo Crusi, sono figlio di Biagio Crusi, anche lui era sull’Andalusia. Arrivarono a Santa Cruz de Tenerife il 13 di giugno del 1940 (3 giorno dall’entrata in guerra dell’Italia), era un martedí. Mio padre scrisse la sua biografia, descrivendo bene l’arrivo a Tenerife. Ho letto la storia di tuo nonno Mario, é molto commovente. Anch’io ho cerceto la foto del M/V Andalusia e finalmente l’ho trovata. Come posso fare per mandarti delle foto che ho?

  23. Pier Alberto Possati ha detto:

    Per cortesia non sporchiamo questa meravigliosa storia di ricordi e di attaccamento familiare .
    Lasciamo tutti gli spot a loro .
    Grazie infinite .
    Un abbraccio.

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