20 Maggio 2010

Solo 10 iscritti, “prima” a rischio scomparsa alla Fumagalli

Sono soltanto 10 gli iscritti alla classe prima della scuola elementare Fumagalli. Il numero minimo di alunni per formare la classe è di 15.

“Molto allarme sta destando fra i genitori degli alunni di una prima classe della scuola elementare “Fumagalli” di Gorizia che rischia di non avere un futuro, la prevista non attivazione, per il prossimo anno, della classe in questione. – ha dichiarato il consigliere regionale del partito Pensionati, Luigi Ferone – L’Ufficio scolastico regionale infatti, a causa dell’esiguo numero di iscrizioni, solo 10 su un minimo di 15 alunni iscritti previsti dall’attuale normativa, non consentirebbe l’istituzione della prima classe, appunto, per mancanza del numero minimo di bambini iscritti. Le famiglie, che avevano inoltrato a tempo debito le domande, in questi giorni hanno ricevuto una lettera, da parte del Direttore didattico, in cui vengono invitati a scegliere un’altra scuola primaria, dove iscrivere i propri figli”.

“Giova ricordare  – ribadisce Ferone – che la stessa Ministro dell’Istruzione più volte ha sostenuto che i bambini devono frequentare una scuola vicino casa, per avere la possibilità di fare il percorso casa-scuola a piedi e per poter familiarizzare meglio con gli altri bambini: la scelta di non consentire l’attivazione di una prima classe con 10 alunni anziché con 15 comporta inevitabilmente lo sradicamento di 10 bambini dal proprio quartiere in altre scuole cittadine”.

Tag: , , .

25 commenti a Solo 10 iscritti, “prima” a rischio scomparsa alla Fumagalli

  1. milost ha detto:

    Caro Ferone, che i bambini vadano a scuola a piedi costituisce l’eccezione alla regola: troppo traffico, troppi attraversamenti incustoditi e troppi pericoli, troppo pesanti gli zaini. Non è una novità che esista un numero minimo di iscritti per creare una prima. Verifichi quanti bambini del quartiere in questione sono confluiti in altre scuole, magari permettendo altrove la creazione di più sezioni. Scommetto che ce ne sono parecchi.

  2. giovanni ha detto:

    I bambini che vanno a scuola da soli???
    Alla scuola di mio figlio si pretende che i bimbi vengano accompagnati e presi in consegna all’uscita da noi genitori.
    Giusto o sbagliato, è così…

  3. Tagliare gli sprechi ha detto:

    Giusto cancellare le classi poco numerose. Bisogna tagliare gli sprechi e finalmente si sta andando nella direzione giusta.

  4. AnnA ha detto:

    Sta bene. Ma NO alle classi da 30!
    Di che sprechi si parla? Da tante parti magari anche ce sono, ma scuola proprio non se ne vedono, tutt’altro.
    Magari ad Annalisa potrà interessare questo articolo:
    http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=932&ID_sezione=274&sezione

  5. Tagliare gli sprechi ha detto:

    Il 97% del bilancio della scuola italiana se ne va per gli stipendi del personale ed il livello di istruzione lo vediamo, che comincino col cacciare molti di quelli che scaldano la sedia della cattedra a sbafo dei contribuenti italiani.

  6. AnnA ha detto:

    Discorso da altro pianeta… si nota che non metti piede da secoli in una scuola italiana. Non ha senso parlare.

  7. milost ha detto:

    Bè, AnnA, quando in una scuola cittadina alle cinque del pomeriggio fa così caldo che per partecipare ad una riunione è necessario spalancare le finestre ( parlo di alcuni mesi fa) forse qualcuno non considera, ad esempio, che i costi del riscaldamento inutile ed esagerato sono uno spreco. Questo solo per dire che magari si tira la cinghia su tante cose, nessuno lo nega, e poi si sciala allegramente su altre. Tanto paga Pantalone!

  8. lcoroll ha detto:

    Beh però fare una verifica sulla capacità educativa di taluni insegnanti quando ci sono innumerevoli segnalazioni da parte dei genitori su comportamenti “non consoni” ed insegnamento “discutibile” sarebbe utile no?
    E parlo per esperienza personale (ormai datata > 15 anni fa) ma quell’insegnante oggi è ancora lì a far danni… e dico del caso peggiore capitato (alle elementari) a mio figlio ma anche alle medie e superiori è sempre capitato almeno un insegnante “scarsissimo” come sono capitati almeno uno o due ottimi educatori sotto tutti i punti di vista soprattutto didattico e comportamentale.
    Non è facile ma si potrebbe tentare no?
    Saluti, Gigi.

  9. AnnA ha detto:

    Concordo perfettamente, Milost, ma questo non dipende da operatori scolastici, ma da stato, comune, etc., perché non si può regolare il termostato? Perché l’impianto probabilmente è così vecchio da non consentirlo.
    Io sono grata per ogni giornata di brutto tempo a maggio (e giugno), perché ti assicuro che è impossibile far lezione nell’edificio della mia scuola con 20° esterni (costruito evidentemente per far mangiare qualcuno, magari fosse uno bello vecchio…).

  10. Tagliare gli sprechi ha detto:

    “si nota che non metti piede da secoli in una scuola italiana. Non ha senso parlare.”
    E invece ha senso parlarne. Che rapporto qualità/prezzo c’è nella scuola italiana? Quanto versiamo in tasse e quanto viene restituito come servizio?

  11. marisa ha detto:

    ….senza poi parlare dell’arroganza di non pochi insegnanti, spesso i meno preparati.

    Piaccia o no, la classse docente è una casta che non ha mai accettato di essere valutata. Tra i meno giovani quanti docenti sono diventati di ruolo solo in base ai titoli e in forza di un decreto legge?

    Questo fa si che accanto a docenti appassionati e bravi, siedano docenti scarsamente competenti sia sul piano della didattica che del rapporto con allievi e genitori degli allievi. Il colloquio mensile con i docenti del proprio figlio/figlia è spesso una farsa, una recita da palcoscenico con il docente che ti informa che il tuo ragazzo/a “è immaturo”, “studia poco”, “è intelligente ma non si applica”, e via così con le solite frasi fatte che ti vengono riproposte ad ogni incontro. Quando poi non si ricorda nemmeno chi è tuo/a figlio/a.

    Il problema non è il numero degli allievi per classe, anche se è evidente che è preferibile non avere classe numerose, ma la casta degli insegnanti: questo è il problema numero uno della scuola italiana. Il bravo insegnante saprà fare lezione anche in una classe di 30 allievi; quello incapace resterà un incompentente anche in una classe di 10 allievi.

  12. AnnA ha detto:

    Al solito si inizia con un tema e poi si va a parlare di tutt’altro. Personalmente mi piace parlare solo delle situazioni che conosco direttamente, trovo assurdo che qualcuno parli solo per sentito dire o sue illazioni.

    Gli insegnanti NON sono per nulla una casta (subiscono e basta, le prendono da tutti, genitori, presidi e in certi casi pure scolari, non hanno nessuno potere: si veda l’ultima assurda riforma – non conosco insegnanti che l’abbiano appoggiata – per tacere dello stipendio da cassiere, solo in Grecia in tutta l’Europa prendono di meno). Chiaramente esistono anche insegnanti incompetenti o inadeguati, ma sono una minoranza, non solo, come avevano mostrato degli studi di qualche anno fa (non ricordo gli estremi), fra tutti i lavori statali gli insegnanti hanno le percentuali più basse di fannulloni, incompetenti, astensionisti. Inoltre è una delle professioni a più alto rischio di burn out, esaurimento e simili (basta chiedere ai medici).
    Sarebbe bello se esistessero criteri di valutazioni CORRETTI e affidabili per quanto riguarda l’insegnamento, quello che dicono scolari o genitori certo non può essere considerato. Al momento gli insegnanti di cui si lamentano i genitori sono QUASI sempre quelli che fanno lavorare di più (al genitore attuale interessa solo il bel voto, se poi è regalato mica è un problema!). Mi intristisce proprio vedere come degli insegnanti che trattano male gli alunni, fanno poco e male (=li vedo), non hanno quasi mai problemi, invece quelli più responsabili e impegnati a volte spesso li hanno (per i motivi citati sopra).
    In una classe di 30 alunni nel 2010 NON puoi fare lezione civile, Marisa (vorrei proprio vederti), punto, fossi anche un dio. Non solo perché impiegheresti 1/4 del tempo a mantenere un minimo di disciplina (alle medie di più), ma anche perché il tempo personale che potresti dedicare ai singoli sarebbe praticamente nullo (per non parlare degli orali, etc. etc.). Ci siamo dimenticati poi dei percorsi individualizzati da fare, in teoria?
    Sarebbe bello se l’opinione pubblica in Italia si interessasse della scuola come succede in altri Paesi (dove è uno dei temi principali durante le battaglie elettorali, da noi non viene neppure menzionato). Ma nel senso che ci si informa, non che si va avanti per luoghi comuni ridicoli e vecchi come il cucco.

    Ma cosa parlo a fare? Tanto qui si sa sempre già tutto, si scrive solo per esibirsi. A me personalmente non interessa scrivere qua, volentieri uno può perdere tempo per raccontare qualcosa che qualcuno non sa e desidera informazioni, ma se tutti sanno già tutto, anche se non hanno messo piede in una scuola da decenni o hanno solo una visione parziale, non ha senso. Quindi sbrigatevela pure fra di voi, io non ho tempo da perdere.

  13. milost ha detto:

    “Sarebbe bello se l’opinione pubblica in Italia si interessasse della scuola come succede in altri Paesi (dove è uno dei temi principali durante le battaglie elettorali, da noi non viene neppure menzionato).”
    Più che d’accordo, AnnA, drammaticamente d’accordo. Ma sarebbe necessario anche accettare le critiche strada facendo, non credi, prima che ci siano i criteri univoci per la verifica delle capacità didattica e quant’altro: che significa semplicemente saper fare il proprio mestiere. Quel che voglio dire, è che non si può insegnare bene o male, bisogna farlo in un unico modo, quello giusto. Se lo fai male, se non sai spiegare sia pure a una classe di zucconi, se non sai gestire la disciplina ( che è un affare serissimo, visto che i ragazzini perlopiù sono privi di qualsiasi regola di convivenza e di rispetto dell’autorità: ma come vivono quelle famiglie?), se non sai esprimere quell’autorevolezza su cui si fonda l’autorità: ci sarà pur qualcuno che sappia insegnare all’insegnante come si fa? Ci sarà un direttore didattico che possa suggerire e consigliare? Un consiglio di insegnanti che entri nel merito del metodo e nelle problematiche delle specifiche situazioni?

  14. AnnA ha detto:

    No, milost, non c’è un UNICO modo giusto, non può esserci per forza di cose, perché la metodologia può essere diversa, la personalità DEVE essere diversa, perché le classe sono diverse (ed è questo appunto a complicare le cose, sarebbe facile se esistesse un unico modo giusto!). Ancora una cosa, dopo me ne vado veramente: va bene l’osservazione sull’autorevolezza, ma appunto, come mi sembra tu stesso accenni con l’allusione a “quelle” famiglie, come si ad averla se alla base manca un “patto formativo” fra insegnanti e genitori? Ossia, mi dici come fa un insegnante ad esprimere autorevolezza e ad avere autorità se i genitori non concordano e magari davanti ai figli parlano male dello stesso insegnante (o di tutti, esistono poi diversi genitori per cui gli insegnanti sono solo “da fregare”)? Tu ti ricorderai bene che quando andavamo a scuola noi c’erano degli insegnanti “intoccabili”, erano palesemente ingiusti e cattivi, eppure nessuno dei nostri genitori diceva nulla. Allora, così, non andava bene, ma neanche come è ora. Un esempio forse chiarificatore: mandi a chiamare i genitori di una ragazzetta che si esprime peggio del cosiddetto scaricatore di porto, dopo una certa fatica (riuscire a parlare con certi genitori poi è più difficile che ricevere udienza dal presidente della Repubblica) finalmente ne compare uno dei due che esordisce subito con “Ciò, xxx xxxx, cossa ga fato de novo mia fia??” dove xxx xxx sono ovviamente parolacce irripetibili. Insomma, se non si condividono i principi di educazione…
    Ultimissima cosa, poi davvero sparisco, a proposito di presidi e direttori didattici: è una funzione non solo molto stressante, ma estremamente difficile, necessita, se mi permetti, di enormi attributi, competenze emotive, oltre che didattiche e pedagogiche, sensibilità e tenuta nervosa non da poco, nelle attuali condizioni. Con l’ovvio risultato che quasi nessuno possiede queste caratteristiche (del resto vengono nominati in base a degli esami contenutistici, norme e didattica). Alla finfine, nel migliore dei casi, cercano il buon nome della scuola (il più delle volte per ambizione personale, meno per la scuola di per sé) e di alzare i voti ai ragazzi duranti gli scrutini, ribadisco, come se un buon voto di per sé, a prescindere se sia realistico o regalato, testimoni la buona qualità della scuola. Continuiamo così…
    E ora vi lascio 🙂

  15. AnnA ha detto:

    PS. Noo, non ho il sabato libero (anzi, di solito è la giornata più pesante), sono in malattia.

  16. milost ha detto:

    Forse non leggerei, AnnA, ma il modo giusto è proprio quello che consente di affrontare le situazioni più disparate trovando il punto di equilibrio tra personalità diverse, situazioni diverse, reazioni diverse: direi che serve un incrocio di competenze, didattiche, pedagogiche, psicologiche, sociologiche…aggiungerei una buona dose di carisma, una perenne auto osservazione, un amico psicoanalista, una vocazione quasi religiosa. Sennò si va a lavorare in banca, questo è il succo del discorso, nessuno obbliga ad insegnare,

  17. Luigi (veneziano) ha detto:

    In pratica, basta solamente esser dotati di superpoteri…

    Luigi (veneziano)

    PS Mia moglie insegna italiano e latino nei licei, e non abbiamo amici psicoanalisti. E’ out?

  18. AnnA ha detto:

    Infatti, Milost, sottoscrivo in toto, hai bisogno di un ottimo equilibrio interiore (e diverse fonti di “nutrimento”), è fondamentale; il guaio arriva magari quando sul versante personale hai una serie di problemi (prova ad andare in classe mentre tua sorella è in fin di vita), allora diventa una vera sfida, oltre un certo livello penso sia giusto ammettere i propri limiti e starsene un po’ a casa, anche per evitare di far danni.
    Personalmente lo faccio proprio perché amo profondamente la materia che insegno (non chiedermi cosa), un’altra materia non avrei mai potuto insegnarla, anche se la conoscessi bene, per cui pensavo fosse utile cercare di trasmettere questo mio amore ai ragazzi: Ovviamente non sempre va fatta, ma comunque tutti i miei alunni se ne accorgono e quasi tutti lo/mi rispettano. Ma ti assicuro che ci sono dei momenti di tale scoraggiamento (molteplici motivi, per alcuni vedi sopra) in cui, se mi capita di entrare ad esempio in un tabacchino, mi sorprendo ad invidiare chi ci lavora… (chiaro che se insegnassi ad un liceo mi succederebbe molto meno spesso, poi ultimamente mi pesa che da Pasqua non abbia avuto un unico weekend – sabato pomeriggio e domenica – in cui non abbia dovuto far qualcosa per la scuola).
    Tu parlavi di amici psicanalisti (o anche semplicemente amici tout court), ma anche essere rispettati socialmente aiuterebbe, cosa che, come si vede anche qui, non avviene, il fatto che esista un 15% di insegnanti inadeguati fa in modo (o a qualcuno fa comodo farlo credere) che si possa sparare sull’intero mucchio.

    Cosa vuoi, non voglio certo fare l’eroina o Jeanne d’Arc, per carità, non mi interessa proprio, ma neanche essere messa alla gogna, tanto più da chi non ha la più pallida idea, non sa e non ha provato (per questo non perdo tempo con queste persone). La mia dignità non me la può togliere nessuno. Ciao e auguri.

  19. marisa ha detto:

    La professione dell’insegnante va appresa attraverso appositi corsi di studio. Oggi chi ha più di 40 anni e insegna, di prassi questi corsi non li ha mai frequentati. Gli esami di abilitazione all’inegnamento, quando c’erano i concorsi a cattedra, erano esami nozionistici + una dimostrazione di una lezione. Ossia superarli non significava affatto saper insegnare, al massimo significava conoscere la materia che poi si avrebbe insegnato. La professione dell’insegnante prevede molto di più della conoscenza della materia che si andrà ad insegnare. Conoscere, magari anche perfettamente una materia, non significa affatto “saperne trasmettere la conoscenza”. Un mio amico, all’epoca, ha avuto alle superiori come docente di fisica un premio Nobel. Si, proprio un premio Nobel. Un disastro come docente! Riempiva lavagne di formule di cui nessuno capiva nulla. E le sue spiegazioni erano ancor più indecifrabili delle formule scritte sulla lavagna.

    E i genitori e gli studenti hanno il diritto di esprimere la loro opinione sulla competenza dei docenti. Oggi ( come ieri) un docente, quando entra in aula, chiude la porta dietro di sè e diventa il padrone assoluto della situazione. Se, una volta chiusa la porta dietro di sè, questo docente è un fannullone, o un collerico o del tutto incapace a spiegare la sua materia…..è corretto che gli studenti e i genitori possano denunciare queste situazioni, dal momento che tra docenti c’è l’omertà più totale.

    Ormai anche tra i genitori ci sono molti laureati in grado di valutare il lavoro che il docente svolge in aula. Questi genitori laureati che magari conoscono la materia meglio del docente stesso, perchè non possono esprime una loro valutazione?

  20. milost ha detto:

    Mah Marisa, conta tu in quanti siamo a parlarci di queste cose, a differenza dell’affollamento attorno ad altri argomenti ( magari del tutto accademici): o queste pagine non sono frequentate da genitori con figli in età scolare, e insegnanti, o il tema desta poco interesse ( e tutti quelli collegati alla scuola). Più di un Ferone, e su un argomento che, scusate, non è di quelli fondamentali ( ma a lui piacciono i gruppi piccolissimi, come quello dei suoi elettori), non mi pare che ci siano rappresentanti politici ad interessarsi.

  21. Siberius ha detto:

    Grande AnnA, personalmente affermo che per essere un bravo educatore non servono mille corsi, mille abilitazioni e quant’altro. Gli ingredienti importanti gli hai detti tu: amore per la materia che si insegna e tanta tanta passione per il prorpio lavoro.
    Gli insegnati che ho incontrato nella mia vita da scolaro e di cui porto dentro me un segno indelebile ed un caro ricordo, sono quelli che magari non erano dei luminari, ma mi hanno trasmesso la passione e l’amore per la materia che insegnavano.
    Alla fine anche per l’insegnamento vale l’ingrediente che è fondamentale per tutti i lavori che un essere umano possa fare, la passione, quel germe che ti spinge ad alzarti la mattina, a prodigarti per raggiungere lo scopo anche contro mille e mille difficolta e a coricarti la sera impaziente di risvegliarti la mattina per ripartire.
    Forza AnnA, sei grande.

  22. marisa ha detto:

    MILOST…hai ragione. Sulle foibe o Tito abbiamo Post com commenti immensi. Il tema scuola non pare invece aver uguale fortuna e pari numero di commenti.

    Anch’io ho conosciuto direttamente, o indirettamente tramite i figli, ottimi insegnanti.

    Ma ho anche conosciuto insegnanti pessimi ( e sono molti di più del 15% ipotizzati da AnnA) che sono rimasti al loro posto per decenni nonostante le proteste vivacissime degli studenti e dei loro genitori. Al massimo li trasferivano di scuola o di sezione. E sempre l’omerta dei colleghi è stata totale: la scuola come istituzione andava sempre difesa dall’intrusione dei genitori, anche se era stranoto che il collegha era un collerico o un fannullone o un incapace. Quando questa omertà non ci sarà più e i docenti saranno valutati, allora potremo iniziare a guardare con speranza alla scuola di domani. Non prima.

  23. milost ha detto:

    Aggiungerei una cosa, Marisa: normalmente gli strumenti di rappresentanza da parte dei genitori all’interno della scuola sono sottoutilizzati. Prima della protesta dovrebbe esserci il dibattito, la richiesta di chiarimenti in entrambe le direzioni, la conoscenza reciproca tra genitori e insegnanti. In fondo condividono lo stesso progetto: tirar su persone responsabili e civili, cittadini capaci di esercitare i loro diritti e osservare i propri doveri, donne e uomini che sappiano utilizzare la conoscenza per far meglio e di più nella professione, nella vita di comunità, nelle relazioni con il prossimo e con le rispettive future famiglie. A me pare che stiamo perdendo di vista tutto ciò: genitori e insegnanti. Ovvero i primi chiamati a costruire il futuro.

  24. marisa ha detto:

    MILOST, la scuola purtroppo è una istituzione spaventosamente autoreferenziale dove i genitori sono considerati normalmente dei “rombiballe”.

    La scuola non è della società ma degli insegnanti che non permettono a nessuno di “intromettersi” nella gestione dell’istituzione scuola. I genitori? Zitti…o vi poggiamo i figli!

  25. milost ha detto:

    Marisa, l’autoreferenzialità è tipica di molti settori, residuo di tempi andati, in cui chi deteneva il sapere ( capostipite l’Azzeccagarbugli) deteneva il potere ( quindi, medici, avvocati, notai etc.). Ma quello che mi chiedo è perchè anche quando a tutti noi, sulle barricate quotidiane, viene data occasione di resistere legittimamente e indipendentemente dalle competenze, non lo si faccia. Ad esempio, è stato ripetutamente segnalato l’abuso da parte degli istituti superiori a Gorizia e in Italia) nel richiedere alle famiglie un versamento annuale che viene spacciato come obbligatorio e tale non è. Non c’è stata una levata di scudi ( a parte la mia) di fronte a questa gabella di stampo medioevale ( ogni signorotto chiede il suo dazio al suo ponte) priva di qualsiasi fondamento giuridico. Perchè? Io credo che in quanto cittadini stiamo perdendo qualsiasi “potere contrattuale” proprio perchè non ci poniamo mai quali interlocutori dell’ “altra parte”. Non chiediamo ragione. Il famoso ” scusi, mi spiega perchè…?” – civilissima dimostrazione dell’esistenza in vita – è sepolto sotto l’aggressività della protesta o nella letterattura sconfinata dei mezzucci per farla franca comunque. Quindi, nel rapporto genitori – scuola, forse noi genitori dobbiamo per primi interrogarci sulla coerenza del nostro rapportarci con l’istituzione e le persone. Sinceramente, io conosco molti insegnanti che si sentono al servizio della scuola,e che hanno un enorme senso di responsabilità verso i figli che noi affidiamo loro; o che addirittura hanno ben chiaro il fatto che se ci sono le classi ci sono anche loro in cattedra, sennò no. Qunado incontri queste persone, la gratitudine è immensa. Mi chiedo però perchè non ci possa essere uno standard, una media di virtù, e perchè si debba correre il rischio di non capir nulla di una certa materia, e magari odiarla per sempre, solo perchè chi la insegna non lo sa fare e continuerà così senza alcuna esitazione e senza alcuna verifica sul suo operato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *