Potrebbe riaprire alle visite sin dal mese di maggio la Bolnica Franja, l’ospedale partigiano di Cerkno (Circhina) distrutto dall’alluvione del 18 settembre 2007.
L’ospedale, delle baracche di legno nascoste in una gola, operò dal 1943 alla fine del conflitto: trovarono ricovero numerosi feriti e diversi partigiani.
Il suo fondatore ed il primo costruttore fu il dottor Viktor Voljcak, ma l’ospedale prende il nome dalla dottoressa ed amministratrice Franja Bojc Bidovec.
Durante il trasporto ai feriti venivano bendati gli occhi. Per aumentare la sicurezza della struttura venne studiato anche un elaborato sistema di difesa, che comprendeva un campo minato, vari bunker di difesa e bunker per feriti nelle pareti a strampiombo della gola.
L’alluvione del 2007 ha spazzato via le baracche e gli oggetti (circa 800) originali. Sono rimaste quasi intatte solo la baracca numero 1, che comprende la stanza destinata ai feriti e il bunker, e la baracca numero 9 con un laboratorio da falegname, un magazzino, una stanza per i feriti, una stanza per il commissario e la toilette. I resti delle baracche sono rimasti incastrati nella gola, accatastati uno sull’altro, oppure sono stati trascinati dalla forza dell’acqua e trovati qualche chilometro più a valle. Da quel giorno sono scattate numerose raccolte di fondi per la ricostruzione dell’ospedale. Dopo oltre due anni di lavori, la Bolnica Franja è ormai pronta a riaprire alle visite.
L’ospedale partigiano Franja sarà visitabile da metà maggio fino ad ottobre, tutti i giorni dalle 9 a 18 ore. L’ingresso sarà di 3 euro per gli adulti e di 1,70 per i bambini.
Quel posto ha un fascino spettrale.. l’avevo visitato la prima volta quasi trent’anni fa, e la seconda volta proprio nell’estate del 2007. Nemmeno sapevo fosse stato alluvionato 🙁
Peccato, neanche la natura riesce a fare il suo corso…
con ti xe stada sai cativa, vero?
Franza utente del mese! 😀
anni fa un vecchio operaio mi aveva raccontato che nel ’44, in una fabbrica in via della tesa, lui e altri compagni avevano costruito di nascosto una dinamo, che poi era stata portata di contrabbando a bolnica franja. qualcuno ne ha mai sentito parlare?
sono sincero non conosco questo posto ma l’articolo mi ha incuriosito parecchio e lo visiterei volentieri
x Mauro: no, no me xè ndada mal, la xè stada bona. Forse la xè stada sai più cativa con ti quando te se guardi in specio… ah ah 😉
Un fine umorista. La tua risposta conferma il mio pensiero (te se la conti e te se la ridi).
speremo che noi faci barufa x chi se čapera’ i soldi tra komun e il museo!?
Per Chinaski
Nelle memorie della dr. Franja è riportato che la dimano è stata data da dei contadini della zona. Se hai notizie sicure del contrario bisognerebbe documentarle. Ciao
non ho nessuna notizia sicura, solo un racconto orale di tanti anni fa. ma le due cose non si escludono, puo’ darsi che la dinamo sia passata clandestinamente di mano in mano, e che alla fine siano stati i contadini della zona a farla arrivare ai partigiani. puo’ anche darsi che la storia non sia vera, ma mi era piaciuta lo stesso.
Vicino a Lokve, al fondo di una progonda dolina con molti alberi(a mezzogiorno dovevano tenere le luci accese) funzionò la stamperia della Borba, il giornale partigiano che uscì tutti i giorni. La rotativa venne portata da Milano, a pezzi, dissimulati su carri agricoli portati dai contadini.
E’ un posto affascinante. Carico di emotività e grande testimonianza storica.
…. e poi al ristorante sottostante si mangia bene e a buon prezzo … anche pesce.
consigliato è il piatto tipico locale Zikrofri e la torta Gibanica.
merita andarci.
Si la macchina da stampa è stata portata da Milano. Quando ho letto la “testimonianza” della dinamo ho pensato anch’io fosse plausibile ciò che sostiene chinaski… per questo cercavo conferme. L’ospedale non era certamente raggiungibile da chiunque!
Ora l’ospedale è riaperto ci sono stato sabato ma mi è dispiaciuto:
– cartelli sloveno/inglese;
– nessun riferimento al dr. Ciccarelli Antonio il medico che aderì da subito (sett.1943) alla resistenza e che diede un notevole contributo a Franja;
– numerosi partigiani italiani morti o ricoverati c/o l’ospedale alcuni decorati al V.M.;
La lotta era antifascista e internazionalista ma riaffiorano di nuovo i nazionalismi…
Antonio Ciccarelli, napoletano, classe 1914, ufficiale medico (sarà promosso a Capitano per merito di guerra nel 1949) nell’aeroporto militare di Merna (vicino a Gorizia). Nel settembre del 1943 Ciccarelli, il medico chirurgo “con la barbetta”, riuscirà a sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi e si arruolerà nelle formazioni partigiane portando con sé due autoambulanze, materiale sanitario e viveri sottratti al nemico. Assumerà la direzione del servizio sanitario di una divisione d’assalto, organizzerà il servizio stesso e costituirà posti di medicazione ed ospedali da campo. Durante l’attacco a un ospedaletto assumerà il comando degli uomini di guardia e con intensa azione di fuoco impegnerà il nemico coprendo l’esodo di oltre sessanta feriti gravi. “Bella figura di organizzatore e di combattente valoroso” – come riportato nella promozione al grado di Capitano. “Ho fatto il mio dovere e nient’altro che il mio dovere di uomo e di medico per una causa giusta, per la quale migliaia e migliaia di partigiani hanno fatto olocausto della loro vita”, dichiarerà il dott. Ciccarelli. Come mai decise di unirsi ai partigiani? Lo fece, come ammise egli stesso, perché odiava i tedeschi e perché il suo aiuto era necessario ai partigiani. Diventerà uno dei personaggi più popolari in Slovenia (il “doktor Anton” sarà promosso al grado di Maggiore dell’Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia su proposta del Comando del IX Corpus d’armata). Un viaggio, il suo, da Gorizia al Monte Nero (Crni-vrh), a Villa Montevecchio (Vogersko), ad Aidussina fino a Sella Oblà, Circhina-Montevecchio, al Golako… e persino missioni in Croazia e Bosnia.
In un’era dove la lotta di liberazione subisce oscuramenti vari è importante che questo monumento sia aperto poi potremo fare vari interventi per far capire l’importanza della partecipazione di italiani alla lotta contro il nazi-fascismo non solo in Slovenia.
In croazia succede il contrario dove vengono abbattuti monumenti e cambiati nomi di città come Tito Dvar in Dvar e il Montenegro dove Titograd viene cambiato in Podgorica ….
azzo..post 14 e 15 addirittura celebrazioni degli afferenti al IX° KORPUS e nostalgie per il nome delle città rievocanti il maresciallo..de più no se podeva??
non si tratta di nostalgie ma c’era l’invasore e chi combatteva per difendere la propria terra dall’espansionismo nazi-fascista (per brevità. Ma non era solo espansionismo). Il tentativo di eliminare i riferimenti storici ed omologare eroi ed invasori lo si vede anche in altri Paesi. Il compito dei democratici è ricordare chi ha lottato per la libertà e chi invece ha collaborato con gli invasori anche con i nomi delle vie e delle città. la storia gloriosa va ricordata ed esaltata mentre la storia vergognosa va ricordata ma non esaltata. Almeno io la penso così.
Bravo Danilo
Afferenti? Ma da dove tiri fuori certi vocaboli – dai verbali d’interrogatorio?
“Afferenti” ? Ma dove l’hai letto? Hai forse tu qualche verbale d’interrogatorio nascosto?
uno, cento, mille Danilo, grazie per la chiarezza con cui hai esplicitato un principio base. bravo.
Non è questione di essere bravi ma di rispettare le diversità. Oggi si sta facendo di tutto per omologare le lotte di liberazione e i partigiani con le lotte di invasione dei nazi-fascisti. Si invoca l’obiettività storica dei libri di storia scritti dopo la liberazione ma se andate a leggere qualche libro di storia del periodo fascista vedrete che sorpresa per chi parla di “obiettività dei libri di storia”. Se poi guardiamo le lapidi, il fascismo ha lasciato sulle case solo stemmi ed insegne mentre la lotta di liberazione ha evidenziato NON gli eroi ma i Martiri morti per difendere la libertà del proprio Paese e trucudati dai nazi-fascisti. Se non vediamo queste differenze allora o siamo miopi o siamo in malafede. Se poi qualcuno è in malafede è opportuno stia zitto.
Sono proprio contento. Vedo che la mia donazione è stata usata in maniera appropriata. Sono molto contento, veramente molto. Non vedol’ora che riapra per veder con i miei occhi il lavoro fatto.
Sono un appassionato della storia dei Balcani, ed ho letto con molta curiosità la parte della stamperia della Borba, sai di preciso dove si trovava? Potevano essere quelle copie che in vari modi arrivavano anche ai monfalconesi di Fiume (la storia di Dal Pont ecc ecc ecc ecc)?
sono figlio di slovenos e conociuto BOLNICA FRANJA NEL ANO 1975 grazie a tanti zio e famiglia il mio padre molto jovane in cuela epoca di guerra abiano stato nel movimento partizano di TITO. tanti saluti per tuta la gente di la regione.PIU BELLA
¡buenas tardes compañero!
ho letto i vari commenti. dispiace leggere di chi fa dello spirito su luoghi che testimoniano teagici eventi.all’ospedale avevo fatto visita 2 volte.25 anni fa.c’era una saletta a cavallo del torrente dove c’era un generatore forse un po più grande di un motore elettrico da 7kw.nero.ma non so dire se fosse la dinamo di cui parlate.al tempo chi mi accompagnò sul posto era stato gia anni prima ricordava che anche la macchina dei raggi x non era originale.li è morto pure un parente di un amico di mio papà.ègiustoche questi luoghi continuino a esistere e a essere visitati e curati.è giusto che vengano rispettati e che il loro ricordo insegnamento e monito non venga dimenticato.che porti alle generazioni future esempi di coraggio vero