1 Febbraio 2010

Una zia triestina per Giorgio Gaber

El Quel dela Quela ospita oggi il pensiero di Rodolfo Toè sull’intitolazione della via laterale del Politeama Rossetti a Giorgio Gaber. La cerimonia si svolgerà domani 2 febbraio 2010 alle ore 18.00.

Mi chiamano a mezzogiorno e mi dicono che ne vogliono dare una anche a Giorgio Gaber, l’anarchico. “Ma la giunta di Trieste non era di destra?” chiedo io. Sulle prime penso a un caso di omonimia, poi ci rinuncio. Anche perché, se volete sapere la mia opinione, penso sia davvero giusto intitolare una zia a Giorgio Gaber. E’ per questo che ne scrivo qui, sulla Bora.
Tutti dovrebbero avere diritto a una zia, una di quelle che fa dei biscotti squisiti ed a Natale ti fa sempre il regalo che vuoi (non come i genitori, che non ne imbroccano mai una). Non vedo proprio perché Craxi dovrebbe avere una zia tutta sua, e Gaber no. Le zie sono l’ideale, perché – secondo un’ottica magari un po’ vetero – freudiana – hanno tutti i pregi dei genitori, senza doversene assumere la responsabilità. Non credo che se Edipo si fosse messo con sua zia avrebbero avuto tanto da ridire, lì a Tebe. Oppure pensate anche a Paperopoli e a tutto l’universo creato da Topolino; lì sono tutti zii e zii, parenti alla lontana o cugini (e detto tra noi, nessuno è mai riuscito a capire se tra Nonna Papera e Zio Paperone ci fosse qualcosa). A Paperopoli non ci sono genitori ed il motivo è semplice: perché così non viene messa in discussione la loro autorità. Pensate che se Qui Quo e Qua facessero i dispetti a papà Paperino, invece che a zio Paperino, il Vaticano se ne starebbe lì a guardare? No, chiaro.

Insomma, gli zii e le zie (soprattutto le zie) risolvono un sacco di magagne alla gente. E’ giusto che il Signor G ne abbia una anche lui e sono contento che sia triestina. Dico, non avrebbero potuto scegliere meglio, perché come tutti sanno le ragazze più belle d’Italia sono a Trieste. Da Veneto lo ammetto a malincuore, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare. E le mule, giuro, ti incantano.
I motivi di siffatta bellezza, secondo me, sono principalmente due. Il primo è che Trieste è tutta un saliscendi, e tanto camminare ha un effetto indubbiamente benefico sull’aspetto fisico (soprattutto per chi, come me, è sempre stato un grande estimatore delle gambe femminili). Vi dirò di più, a Trieste si usa poco la bicicletta, mezzo di locomozione che – come Tondelli sosteneva, benché non troppo interessato alle donne – ingrossa eccessivamente il fondoschiena e corrompe quindi le giuste proporzioni che a noi maschietti, ahimè, son così care. Il secondo motivo è che si fa tutto sto gran parlare della mescolanza etnica e della convivenza, e io non dico che questo non crei dei problemi reali (che ognuno poi ingrossa e strumentalizza come meglio crede). Però è chiaro che se si mettono insieme più nazionalità, e queste sono lasciate più o meno libere di fare i loro comodi, l’effetto è che i migliori si piglieranno tra di loro ed il risultato sarà stupefacente. Non so se ci avete fatto caso, ma qui ci si avvicina di molto al governo ideale descritto da Platone nella sua Repubblica (libro V).

Spero che a questo punto il lettore sia concorde con me nel constatare come sia invero giusto e doveroso riconoscere a Giorgio Gaber il diritto ad una zia a Trieste. Triestine, non abbiatene a male, la mia è una dichiarazione d’amore e per nulla volgare, non fraintendetemi, a tutti dovrebbe esser riconosciuta una bella zia a Trieste. Anzi, facciamo una cosa, estendiamo il diritto ai cittadini tutti. Possibilmente da vivi, però.

p.s. la “zia” triestina di Giorgio Gaber si chiamerà Largo Giorgio Gaber. (NDR)

+++ leggi la “notizia”: una via cittadina a Giorgio Gaber

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