Borovnica ’45 racconta le vicissitudini di guerra di un ufficiale dell’esercito, Gianni Barral, italiano inviato al confine orientale d’Italia durante la seconda guerra mondiale. Barral si trova a combattere contro i partigiani sloveni e quelli italiani ma, contemporaneamente, si radica nella comunità slovena di un paesino della val Baccia, che lo accoglie e lo protegge anche al momento della resa, nella primavera del 1945, salvandolo dalle fucilazioni sommarie. Poco dopo però, l’ufficiale viene arrestato e deportato nel campo di concentramento di Borovnica (la “Valle dei mirtilli“). Tra fame e sevizie la mortalità è altissima, ma Barral, che ha imparato lo sloveno, viene assegnato all’amministrazione del campo e ha così salva la vita. Durante i tre mesi trascorsi a Borovnica, Barral fissa nella memoria – e ora anche sulle pagine – le atrocità di cui è stato, suo malgrado, testimone.
Il diario di Gianni Barral, oltre a essere un prezioso tassello di quella storia del confine orientale d’Italia che non e’ stata ancora scritta definitivamente, è un contributo alla comprensione e alla fratellanza tra i popoli, in una terra che sente ancora le ferite delle reciproche persecuzioni. Barral tiene a sottolineare in più punti, forte della sua integrazione nella comunità locale, che la gente slovena subiva e non approvava le brutalità dei “partizan”, armata di cui vengono evidenziate anche le contraddizioni e la disorganizzazione.
Emblematica, a questo proposito, la risposta di un miliziano a una donna che aveva sussurrato “Poveretti!” al passaggio dei soldati deportati. “Poveretti? Pensate cosa avrebbero fatto a noi se avessero vinto loro!”, aveva sibilato il partigiano. “Le donne – annota Barral – continuarono a guardare impietrite, con gli occhi colmi di una pietà che riscaldò il cuore ai prigionieri”.
Barral, torinese di nascita, provenzale di origine, si è laureato in lettere classiche (specialità glottologia) all’università di Torino. Emigrato in Francia, è stato docente titolare di lingua e civiltà italiana all’Ecole Supérieure de Commerce di Lione. Tornato in Italia, ha concluso la sua carriera come professore di lingua e letteratura francese nell’insegnamento secondario superiore. Occitanista, studioso di slavistica (in particolare civiltà slovena), ha pubblicato in traduzione italiana opere degli scrittori sloveni France Bevk, Prežihov Voranc, Boris Pahor, Matej Bor e dello storico Tone Ferenc. Ha collaborato alla rivista culturale Zaliv diretta da Boris Pahor.
Il volume è corredato da un autorevole inquadramento storico di Raoul Pupo, massimo esperto di storia del confine orientale d’Italia, e arricchito da un inserto fotografico in bianco e nero e da cartine che illustrano i luoghi teatro dei fatti narrati.
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