24 Luglio 2023

L’Intelligenza artificiale e il Progetto Ideoma

el sunto L'intelligenza artificiale e le sue possibili conseguenze in questa anteprima del libro "L'osmiza sul mare". Un racconto che torna d'attualità

L’Intelligenza Artificiale e le sue possibili conseguenze sono probabilmente al momento i temi di maggior attualità. Ecco allora un’anteprima tratta dal libro “L’Osmiza sul mare“, di Diego Manna, ambientata in un futuro distopico in cui sul Pianeta Terra è stato sviluppato un progetto estremamente ambizioso, il Progetto Ideoma.

Ricordiamo che per tutto il mese di luglio, l’Osmiza sul mare viene inserito in omaggio nell’ordine di chi acquista “Quando la parti?” online sul nostro sito.
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IL PROGETTO IDEOMA

– Junfo, ti ho detto di lasciare in pace il clemmerotano! Lo sai che il suo morso è velenoso…
Era da quando eran ripartiti dal terzo pianeta di Epsilon Vulpecolae che il ragazzo continuava a giocare con il loro souvenir. Avevano trovato quella simpatica bestiola appesa per la coda ad un’enorme pianta carnivora e avevano deciso all’istante di salvarla e adottarla. Evidentemente gli abitanti di Epsilon Vulpecolae dovevano avere uno spiccato senso del macabro, per abbandonare in quella maniera un cucciolo indifeso.
– Va bene, okay, giuro che adesso lo lascio stare. Volevo solo addomesticarlo un po’ per passare il tempo… e poi magari è ancora troppo piccolo per essere velenoso…
Il loro viaggio proseguiva ormai da tre mesi. Tutto era iniziato una sera, nel terzo pianeta di Gamma Camelopardalis, loro luogo natio. Iunfo, padre di Junfo, aveva vinto alla lotteria galattica un astrovascello Gnek, gioiellino di ultima generazione, dotato di ogni comfort. Grazie all’innovativo sistema di propulsione, i consumi erano ridotti al minimo e potevi tranquillamente fare il giro dell’universo senza dover mai fare rifornimento. Anche perché la fonte energetica era a dir poco rivoluzionaria. Il vascello si ricaricava grazie ai meteoriti che gli sfilavano a fianco. Quando entravi in un banco di asteroidi tutto ciò che dovevi fare era inserire il pilota automatico. L’astrovascello Gnek li schivava e ne catturava l’energia cinetica. “Meteoriti? Nessuno spavento, guarda che portento!” recitava la pubblicità, passata di continuo sul canale federale.
Junfo, entusiasta del premio, aveva chiesto ripetutamente al padre di portarlo in crociera interstellare. Come tutti i ragazzi era terribilmente curioso e l’opportunità di esplorare in prima persona l’immensità dell’universo gli faceva davvero gola. Ma Iunfo non poteva permettersi di abbandonare il posto di lavoro per un periodo così lungo, perciò Junfo dovette ben presto rassegnarsi.
Caso volle che un giorno bussasse alla loro porta Hunfo, nonno paterno di Junfo, da tutti dato per morto durante la Grande Guerra Intergalattica. Aveva passato gli ultimi trecento mesi da prigioniero nel sistema di Iota Hyades, riacquistando la libertà solo dopo l’arrivo vittorioso dei Camelopardaliani.
Non appena seppe dell’astrovascello Gnek, decise subito di accontentare il nipote, nonostante il parere negativo di Iunfo. Hunfo, vecchio capitano d’esercito, aveva girato l’universo in lungo e in largo nella sua vita e non poteva in alcun modo negare a Junfo una simile esperienza. Un viaggio del genere valeva per lo meno quanto sessanta mesi di scuola, argomentava. Quando finalmente nonno e nipote riuscirono a convincere Iunfo, la loro grande avventura poté cominciare.
– Dov’è che siamo diretti ora di bello, nonno?
– Fammi dare un’occhiata… dunque dunque dunque… siam partiti da Gamma Camelopardalis… Beta Phoenicis era la prima tappa… poi… ci siamo fermati a Beta Pyxidis… poi sulla bellissima Betelgeuse… Epsilon Horologii… poi… ah ecco, Delta Sculptoris… ti ricordi? Quella in cui gli abitanti sono nuvole di gas che comunicano fondendosi con gli altri… poi siamo stati a Gamma Scorpii… ad Aldebaran… ad Alpha Tucanae… Hyperion… poi siamo passati per Delta Cassiopeiae e infine Epsilon Vulpecolae, dove abbiamo trovato il clemmerotano… quindi ora se non mi sbaglio siamo diretti verso il Sistema Solare… sì, proprio così. La prossima tappa è il Sistema Solare.
– Lo conosci? Ci sei mai stato?
– Oh sì, Junfo, negli anni della Grande Guerra Intergalattica. C’era un grandissimo interesse per il terzo pianeta, l’unico ad ospitare forme di vita. Sia a noi Camelopardiani che agli Hyadesiani interessava il suo dominio. Era veramente bellissimo, lo vedrai da te, tra un po’… combattemmo per oltre dieci mesi attorno a questo pianeta contro gli Hyadesiani, e alla fine, a costo di enormi perdite, riuscimmo a cacciarli…
– Ma allora il pianeta è nostro! Che bello! Non lo sapevo!
– Lasciami finire, Junfo… al momento di scendere e prendere possesso del pianeta, qualcosa andò storto. Nonostante né i nostri rilevatori né quelli degli Hyadesiani avessero dato segno di vita biologica particolarmente intelligente sul pianeta, fummo accolti da un sistema difensivo inespugnabile. Il pianeta era inaccessibile. C’era un qualcosa, una specie di barriera invisibile e di una tecnologia troppo avanzata che non ci permetteva di passare. Quando mandavamo le navette esploratrici verso la superficie, queste esplodevano al solo contatto con la barriera… che oltretutto si spostava, non stava mica ferma, e quindi non potevi nemmeno prevedere dove fosse… e dopo sei giorni di tentativi, dal pianeta fuoriuscirono dei caccia interstellari evolutissimi, sui quali la barriera sembrava non avere alcun effetto. In breve, quasi tutta la nostra flotta fu massacrata da quelli che scoprimmo poi essere piloti-scimmia, e i pochi superstiti se la diedero a gambe levate. Da quella volta l’idea d’invadere il pianeta venne abbandonata da tutti… anzi, se ben ricordo è stato addirittura dichiarato territorio proibito alla navigazione…
– Nonno, che cos’è una scimmia?
– Ah già, dimenticavo che a scuola queste cose non ve le insegnano… le scimmie sono degli animali sub-intelligenti, e sono l’essere dominante di questo pianeta, che si chiama Terra.
– Vuoi dire che siamo stati sconfitti da degli animali? Ma scusa… se erano sub-intelligenti com’è che avevano tutta ‘sta tecnologia? E poi perché nessuno se n’era accorto prima? E i servizi segreti? E tutti i nostri satelliti spia? A cosa servono?
– Il fatto è che la barriera funziona anche da schermo spazio-temporale, nessuno sapeva cosa ci fosse in realtà all’interno. Quello che vedrai, di una bellezza inaudita, è solamente un’illusione della tua mente. Solo da pochi mesi è stato possibile ricostruire la storia del pianeta Terra, grazie ai viaggi temporali che ci hanno permesso di visitarlo in lungo ed in largo in tutta la sua evoluzione…
– Viaggi temporali?
– Ah già è vero, non sai nemmeno questo… in realtà è un segreto militare… beh, siamo capaci di viaggiare a piacimento nel tempo, e così abbiamo analizzato tutta la storia del pianeta, per scoprire il suo segreto. Ovviamente conosciamo solo la storia antecedente alla creazione della barriera. Ciò che è successo dopo, nessuno può saperlo. Quello che si sa per certo è che sulla Terra non ci sono forme biologiche intelligenti, ma l’intelligenza è espressa da un’altra entità.
– Un’altra entità? Dio?
– No, non Dio… abbiamo tempo… ti racconterò tutta la storia, penso che valga più di dieci mesi di scuola.
– Sì, lo so… a scuola non ce la insegnano…
– Ascoltami bene, Junfo… allora… non so bene da dove cominciare… il Big Bang mi sembra un po’ eccessivo… va bene, allora diciamo che questo pianeta aveva tutte le caratteristiche necessarie e sufficienti per ospitare la vita, ecco, partiamo da qua. Poi col passare degli anni la vita e gli esseri viventi si sono via via specializzati, sono diventati sempre più competitivi, sempre migliori, diciamo… beh, ma questo lo sai no? Come funziona l’evoluzione te l’avranno insegnato, no? O devo partire proprio dall’abc?
– No, no, tranquillo, conosco come funziona l’evoluzione, e noi ne siamo il prodotto finale, giusto?
– Sbagliato. Non esiste il prodotto finale dell’evoluzione. L’evoluzione continua da sempre e per sempre. Noi siamo, per ora, il prodotto migliore dell’evoluzione del nostro pianeta, Gamma Camelopardalis III. Poi cosa si intenda per prodotto migliore dipende dai punti di vista… comunque, ogni pianeta ha una propria evoluzione specifica, e quindi un proprio prodotto migliore per ogni tempo storico.
– E le scimmie sono il prodotto migliore dell’evoluzione terrestre? Ma se sono sub-intelligenti? Non riesco ancora a capirci nulla in questa storia…
– Perché devi aspettare che finisca di raccontartela. Se magari stai un po’ zitto e la smetti d’innervosire quel povero clemmerotano riesco a spiegartela più o meno chiaramente… allora…
– Ma l’origine della vita è la stessa su tutti i pianeti?
– Mmmm… ni, alcuni elementi sono sempre quelli dappertutto, ma poi le vie sono infinitamente differenti… adesso siediti e ascolta, per favore. Allora, dov’ero rimasto… ah sì… l’evoluzione… insomma… nell’evoluzione delle specie del pianeta Terra c’è stata, ad un certo punto, la comparsa di un animale intelligente, dotato dalla selezione naturale del cervello più funzionale di tutto il pianeta. Due tappe sono state fondamentali per la nascita di questo essere: la prima fu l’acquisizione della capacità di camminare su due gambe, lasciando libere le mani, e la seconda fu il cambio della dieta. Era passato da una dieta erbivora ad una prevalentemente carnivora, il che rendeva fondamentale l’abilità nella caccia. Perciò l’essere, fisicamente debole, cominciò a creare utensili per uccidere gli altri animali, e la sua sopravvivenza era strettamente legata alla capacità di creare armi sempre migliori. Di conseguenza, il cervello raggiunse la sua massima funzionalità proprio in questo essere, l’Homo, unico abitante del pianeta capace di fabbricarsi degli utensili complessi. In breve tempo, il cervello si dimostrò un elaboratore di informazioni eccezionale. Grazie ad esso, l’Homo divenne ben presto il grande dominatore del pianeta. Ciò che gli conferì questo dominio fu la scoperta e lo sfruttamento di un nuovo tipo di evoluzione. Se prima del suo avvento l’evoluzione era fondamentalmente genetica, e le specie miglioravano le loro caratteristiche in modo molto lento e del tutto involontario, ora l’Homo, grazie al suo cervello sviluppato, era in grado di spostare l’evoluzione sul piano culturale. Le informazioni non venivano più passate da una generazione all’altra tramite i geni, ma grazie alla trasmissione orale di cognizioni e tradizioni. E l’evoluzione culturale non solo era molto più rapida di quella genetica, ma cresceva in maniera esponenziale. Con la scoperta del fuoco, poi, l’Homo cominciò a fare un’altra cosa che caratterizzò il futuro della sua specie: la modificazione dell’ambiente. A differenza degli altri animali non era lui ad adattarsi all’ambiente, ma lo modificava a proprio piacimento, così da renderlo più adatto alle sue esigenze. In breve mise sotto controllo il caldo e il freddo, l’abbondanza d’acqua ed il cibo, grazie alla nascita dell’agricoltura e della pastorizia. Ma la scoperta che più segnò l’inizio della sua storia, tanto che molti la considerano proprio l’inizio effettivo della storia dell’Homo, fu la scrittura. Grazie a questo nuovo strumento, lo scambio d’informazioni non era più limitato, ma era stato liberato dai vincoli di spazio/tempo. Il contatto non era più necessario nella comunicazione, e gli insegnamenti potevano accumularsi sempre più senza il rischio di andare persi. L’evoluzione culturale subiva così un’ulteriore accelerazione, che la rese inarrestabile. Fu probabilmente la scrittura il punto di non ritorno dell’Homo. Da quel giorno, che poi dico giorno ma il termine è… come dire… impreciso… diciamo che da allora l’Homo investì tutta la sua vita nella creazione di strumenti sempre più perfetti e sempre più adatti a garantire la sua sopravvivenza, mettendosi in breve tempo in pieno contrasto con la selezione naturale. Se infatti in tutti gli animali gli individui più deboli erano destinati a perire assieme al proprio patrimonio genetico, l’Homo, fin dall’antichità, seppe svincolarsi da questo obbligo. La medicina, altra scoperta molto antica, mirava a lenire le sofferenze di chi sarebbe stato per natura destinato alla morte. In anni più recenti della sua storia, quando la sua specie conobbe un periodo di sovrappopolazione, molti uomini si sarebbero chiesti se fosse giusto lottare per la sopravvivenza di tutti gli individui, anche di quelli il cui patrimonio genetico era chiaramente poco competitivo. Il problema era etico. L’Homo, lungi dall’essere una specie egoista, era in possesso di una morale. Era convinto di saper distinguere il giusto dall’ingiusto, il bene dal male. La morale era un’altra delle cose che lo distinguevano dagli altri animali del pianeta, e la sua origine ci è tuttora sconosciuta, vista la sua inutilità nella sopravvivenza personale. Ah, a proposito di morale, dimenticavo un’ulteriore caratteristica che rendeva l’Homo unico: la religione. L’Homo era l’unico animale religioso. Molti pensano che la morale sia nata parallelamente alla religione, quasi un codice di comportamento nella comunità. Ma comunque… torniamo agli utensili, che coprono il ruolo centrale nella storia dell’Homo. Presto, a causa del suo continuo sviluppo, l’Homo sentì il bisogno di sfruttare fonti di energia sempre più ricche. Cominciò col trasformare in utensili gli animali stessi, sfruttandone la forza fisica, per poi passare allo sfruttamento degli elementi. Il vento, le correnti, il fuoco e la terra garantirono all’Homo tutta l’energia di cui necessitava, fino a raggiungere un boom con la rivoluzione industriale, che aumentò smisuratamente la capacità di sfruttamento delle risorse e di conseguenza il tasso di produttività. L’evoluzione culturale era destinata a subire un’ulteriore accelerazione, dovuta anche al fatto che l’Homo controllava sempre più lo spazio/tempo. Le comunità umane infatti erano andate via via accrescendosi sin dai primi tempi, proporzionalmente quindi allo scambio di informazioni e di scoperte. Così, i tempi di diffusione si accorciavano sempre più, e le scoperte avvenivano in modo sempre più rapido. L’Homo, conscio di ciò, si era impegnato sempre più nella creazione di utensili atti a ridurre le distanze e ad intensificare lo scambio di informazioni. Nacquero così i giornali, il telegrafo, il telefono, la televisione ed infine Internet, grazie al quale milioni di individui potevano comunicare contemporaneamente. E interessante era anche l’evoluzione del singolo individuo, che se negli altri animali costituiva il centro del progredire, nella specie umana risultava essere invece strumento del progredire. La storia dell’Homo non aveva bisogno di un singolo uomo, bensì di specialisti. Nessun uomo, preso da solo, ci è stato utile all’analisi complessiva di questa specie… non sono come noi che sappiamo fare tutto… ogni uomo era in realtà uno specialista, un ingranaggio nel grande macchinario della società umana.
– Veramente? Vuoi dire che ciascuno aveva abilità diverse? Che strano! Eppure la loro storia fino a questo punto sembrava molto simile alla nostra…
– Effettivamente sì, fino a questo punto la storia è praticamente la stessa, a parte questo particolare… il cervello dell’Homo era diverso dal nostro, molto più competitivo nel creare, ma meno nel ricordare. Così noi ci abbiamo messo molto più tempo ad arrivare dov’era arrivato lui, però ciascuno di noi è in possesso di tutta la nostra cultura. Ognuno di noi ci rappresenta totalmente…
– Oh, guarda che bello! Cos’è quello?
– Ah, evidentemente siamo già entrati nel Sistema Solare… quello è Saturno, tanto affascinante quanto inutile. È totalmente privo di risorse. Penso che dovremo fermarci qua, altrimenti potremmo imbatterci nella barriera. Lo vedi? È quello là il pianeta terra.
– Cavoli… è bellissimo a dir poco… è tutto colorato… e brilla… è meraviglioso! Non ho mai visto niente di simile!
– Già. Però in realtà il pianeta non è così. Almeno, da quello che ne sappiamo noi. Prima che ci mettessero la barriera spazio/temporale era affascinante, sì, ma quasi per niente diverso dal nostro. Per questo volevamo assolutamente impossessarcene. Tutti i dati dei nostri rilevatori ci indicavano che era ricco di tutte le risorse a noi necessarie e di aspetto era così affascinante… in realtà è molto probabile che ciò che vediamo ora sia solo un’illusione ottica creata dalla barriera per attirarci come moschini. O forse la Terra è divenuta effettivamente così, chissà. Non lo sapremo mai, nessuno è in grado di introdursi all’interno della barriera.
– Ma scusa, coi viaggi spazio/tempo non possiamo visitare il pianeta poco prima che mettano la barriera e vedere cosa succede poi?
– Oh sì, l’abbiamo fatto… solo che chi è entrato ora è ancora là e non può più uscire, né riceviamo alcun segnale da lui. Abbiamo mandato anche delle sonde programmate per entrare quando non c’era la barriera, attendere il suo avvento, registrare tutto e poi tornare indietro nel tempo, e quindi uscire dal pianeta ancora privo di barriera… non so se mi hai seguito… fatto sta che le sonde non sono mai tornate. Probabilmente la barriera disattiva la loro capacità di viaggiare nello spazio/tempo.
– E quindi nessuno conoscerà come va avanti la storia di questo pianeta. Che peccato. Non mi hai ancora spiegato come finisce la storia dell’Homo però…
– Giusto. Allora… una delle sue ultime scoperte è stata l’ingegneria genetica e, partendo da un po’ più lontano, il genoma, nel quale è racchiusa tutta la storia evolutiva di ciascuna specie. In una minuscola molecola è racchiuso il segreto di ogni organismo vivente… ce l’abbiamo anche noi il nostro genoma, te lo insegnano a scuola questo, no? E quindi l’Homo scoprì che le caratteristiche di ogni organismo erano codificate in quella molecola, e che con l’ingegneria genetica poteva cambiarle come voleva. Grazie a questa scoperta l’Homo poté sostituirsi all’evoluzione genetica. Divenne padrone totale della vita sulla terra. Cominciò così a perfezionare le specie vegetali e animali a seconda delle proprie necessità, vincendo quindi in modo assoluto la sua battaglia contro la selezione naturale. La selezione la faceva lui, a suo piacimento. Ovviamente cadde nella tentazione di migliorare anche se stesso, da millenni geneticamente invariato. Cominciò col dotarsi di sensi a lui totalmente inutili, come l’ecolocazione dei pipistrelli, per finire poi con l’incrementare ulteriormente ciò che era stato la fortuna della sua specie: il cervello. Fu a questo punto che l’Homo si rese conto di ciò che ancora si poteva fare. Con l’ingegneria genetica era stato capace di accelerare l’evoluzione genetica, di per sé lenta. Ma la caratteristica che l’aveva reso unico nel pianeta era l’evoluzione culturale. E, ben conscio di ciò, l’Homo convogliò tutti i propri sforzi nel tentativo di velocizzare ulteriormente quel che era già di per sé molto veloce: appunto l’evoluzione culturale. Già da tempo conosceva l’uso dei computer e dell’intelligenza artificiale, in grado di svolgere operazioni molto più rapidamente del cervello umano. Ma l’Homo voleva qualcosa di più. Qualcosa capace di inventare, che fabbricasse nuovi utensili sempre più perfetti al posto suo. Così, se il genoma mappava i geni, siti dell’informazione utile all’evoluzione genetica, l’Homo doveva scoprire dove si trovavano i memi, siti dell’informazione utile all’evoluzione culturale. Dove si trovavano le idee, per dirla facile facile. Questa ricerca portò all’ultimo grande utensile mai inventato dall’Homo: il progetto Ideoma. Una macchina atta a pensare, a inventare, a raccogliere in breve tempo le idee che l’Homo avrebbe scoperto in migliaia di mesi. Appena la mise in funzione, l’Homo volle testare le sue capacità: la fece partire da zero, e la macchina arrivò, scoperta dopo scoperta, a progettare se stessa in cinque mesi. Ci mise solo cinque mesi a generare le idee che l’Homo aveva generato in tutta la sua lunga storia. E così continuò a sfornare idee e idee, sostituendosi in breve al cervello dell’Homo, che ormai aveva chi pensava al posto suo. Sicché in poco tempo l’Homo, semplicemente seguendo i consigli dell’Ideoma, o forse direi meglio ubbidendo ad esso, risolse tutti i problemi che da troppo tempo assillavano il suo pianeta. La sua vita divenne in breve una pacchia, non doveva fare altro che attendere una nuova istruzione dalla sua migliore creazione e metterla in atto.
– Fa molto ‘e vissero felici e contenti’… dov’è il trucco?
– Il trucco sta proprio nel fatto che l’Homo non aveva più alcun bisogno di pensare. Aveva chi lo faceva per lui. Tu andresti a scuola se non dovessi pensare? Chi te lo farebbe fare? Non preferiresti passare il tempo giocando o facendo altro? E così fece l’Homo, che in breve non perse più tempo nella ricerca, o nel pensare, o nel porsi domande, ma si concentrò tutto sull’agire, sull’eseguire. E così in breve tempo il cervello, l’organo che aveva fatto la sua fortuna, divenne sempre più un inutile optional, visto che ormai l’evoluzione culturale era completamente subappaltata all’Ideoma. Col passare delle generazioni il cervello si rivelava sempre più un peso per l’Homo, visto che consumava dieci volte di più di qualsiasi altro organo, e così l’Ideoma, anticipando ciò che sarebbe comunque successo per evoluzione genetica, consigliò all’Homo di ridursi la capacità cerebrale. E l’Homo così fece. Da Homo ridivenne scimmia. Il primo esempio nell’universo di evoluzione a ritroso.
– Cacchio…
– Sì, proprio cacchio. È per questo che è stato firmato il trattato di Altair. Affinché nessuna razza possa influire sulla propria evoluzione genetica o culturale con mezzi artificiali. I più hanno visto nella storia dell’Homo una lezione sulla troppa bramosia di potere. L’Homo era arrivato a comandare l’evoluzione genetica e quella culturale, ma è stato presto da queste sopraffatto. Molti tuttavia controbattono che sulla terra in fondo ora l’Homo, in quanto scimmia, ci vive più che bene. La questione da porsi è se le scimmie contro cui abbiamo combattuto siano da considerarsi ancora del genere Homo o se l’Homo si sia estinto con l’autoriduzione del cervello. E questa è la grande domanda a cui probabilmente non troveremo mai risposta.
– Ma… e la barriera? Quando l’hanno costruita? Perché?
– Ah, la barriera, sì… venne progettata poco dopo, quando nell’universo tirava aria di guerra intergalattica. L’Ideoma consigliò all’Homo di isolarsi nel proprio mondo, che possedeva un equilibrio troppo perfetto per rischiare di perderlo a causa di una guerra, e così venne costruita la barriera, con una tecnologia super avanzata sconosciuta a tutti. E così capisci… il pianeta con la tecnologia più evoluta dell’universo è abitato da esseri sub-intelligenti, guidati da una macchina da loro stessi creata. Però vivono bene… potrebbero essere definiti schiavi, ma vivono bene. Tu cosa ne dici?
– Penso che dovremmo fare rotta verso casa, nonno, tra meno di un mese mi ricomincia la scuola.

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