Quest’anno, a trecento anni della nascita del Porto Franco, tante sono le celebrazioni di questo importante anniversario che già gode di una corposa bibliografia internazionale, tanto che una nuova rilettura potrebbe sembrare superflua e irrilevante. Ma non è così: Edda Vidiz, partendo dalla sua capacità di scrivere con leggerezza, tanta ironia e il dono di saper semplificare senza banalizzare, ha gestito un’imponente mole di dati trasformandola poi in una vera e propria narrazione.
Uno stile semplice che trasforma un secolo di storia – quella del Settecento triestino – in una narrazione mai banale, che non vuole competere con i testi degli accademici e il loro duro lavoro per documentare il passato, ma che in qualche modo riesce a dare qualcosa di nuovo al lettore, portandolo, come dice la stessa autrice, “in particolare nelle pieghe della storia che, seppur irrilevanti nel contesto dei grandi eventi, sono quelle che più approfondiscono i fatti e coloro che ne sono, più o meno, responsabili. Perché la storia senza le sue pieghe è come una ‘femme agée’ che sotto i ferri di un chirurgo plastico sembra giovane e bella e perde la sua vera essenza e, se il chirurgo è politicamente scorretto esula, ahinoi, nel falso storico”.
Edda Vidiz apre questo singolare percorso dell’intero diciottesimo secolo con una premessa che – dal privilegio di Tergeste ottenuto dal duca d’Austria Leopoldo il Lodevole alla scoperta del mare di Trieste fatta dall’imperatore del Sacro Romano Impero Leopoldo I – scorre veloce in un ritorno al passato, dove fa parlare gli stessi triestini, che si esprimono nell’epocale lingua italiana, a volte apparentemente confusa e arzigogolata, ma affascinante e divertente nella sua espressività.
E da qui il lettore prosegue con i protagonisti, le battaglie, gli aneddoti e le curiosità lungo le tappe di un viaggio, dentro e fuori le mura, che portò Trieste a ottenere la patente del Porto Franco e a trasformarsi così, anche se attraverso enormi difficoltà, nel porto e nella città emporiale più importante dell’Impero Austroungarico.
Una lettura piacevole – corredata da circa cento immagini che ritraggono sia i personaggi che i fatti e misfatti dell’epoca – che rende tangibile la magia del passato.
Una fonte di conoscenza storica preziosa, alla quale il commento sempre misurato, ma anche divertito, di Edda Vidiz, fa da sobria cornice, collega le parti, chiarisce i particolari e li completa, attingendo notizie da altri documenti tanto rari che, come ironizza l’autrice: “se non sono ben chiusi in cassaforte, è perché lì non c’era più posto”.
Una scrittrice che ama giocare con i suoi personaggi, a volte li prende quasi in giro, così come fa con gli stessi triestini e con gli innumerevoli episodi raccontati nel libro portandoli tutti alla stregua di esseri “semplicemente” umani.
Alla presentazione saranno presenti l’autrice Edda Vidiz, l’editore Diego Manna e Angela Del Prete. Ingresso libero con piccolo rinfresco finale.
Il libro si trova già in libreria oppure online a questo link.
Mi incuriosisce…..mi piacerebbe leggerlo…..
Apprezzo le persone educate e pulite
grazie per aver condiviso questo contenuto, è stato davvero completo.
Un racconto davvero travolgente che riporta nel passato
Grande libro, L’ho visto una volta
Grande notizia, sembra proprio interessante
Roba da matti. Bellissimo articolo, ormai è così la storia.