Apro la mail.
Dice: “La nostra osmizza apre sabato 20.6 – osmizza = otto giorni. Vi aspettiamo. Vesna Guštin”
Poche parole. Tutto chiaro. L’osmizza ritorna alle origini al significato primo della parola.
Questo succede a Col, proprio sotto la rocca di Repentabor. Succede all’osmica Stršin’ve, gestita da due famiglie.
L’intento è chiaro. Semplice. Fare un’osmiza come si deve. Vino, salumi, pane, tutto di casa. Stop. Niente fronzoli, solo concretezza.
Una vecchia casa carsica nel cuore del paese viene adibita ad osimza per soli otto giorni all’anno, come da tradizione. Attenzione. Se salumi e vino finiscono prima, anche la festa finisce prima. Non sono previsti “aiutini” esterni.
L’offerta è famigliare, nel senso che i salumi e il vino vengono esclusivamente dagli animali allevati in casa. Salame, salsiccia, pancetta, ossocollo, ombolo e prosciutto. Il vino è teran, bianco uvaggio e una vitovska Grganja imbottigliata e sorprendente.
Poi bisogna dire che l’offerta dell’osmiza Stršin’ve mantiene standard elevati, cosa non scontata. La genuinità del cibo si sente, così come quella del vino.
E poi a garantire tradizione e qualità c’è Vesna Guštin, storica delle tradizioni del Carso e autrice dell’esauritissimo libro “Xè più giorni che luganighe”. Lei e suo marito, assieme alla famiglia della signora Nives portano avanti questa esperienza con semplicità ed efficacia.
Ricapitolando. L’osmica Stršin’ve ha aperto i battenti il 20 giugno 2015. Rimarrà aperta per otto giorni.
Perchè andarci?
Per l’essenzialità delle emozioni. Roccia carsica, prosciutti e vino. Semplicità e cordialità.
Di questi tempi trovare delle osmize così è cosa preziosa.
L’osmica è qui.
Ultimi commenti
Railing: il giro della Slovenia in treno
Railing: giorno due. Sulle tracce di nonno Franc
Railing: giorno sei. Si rientra verso casa
San Nicolò de Bari xe la festa dei scolari…
Schianto in galleria sulla A23 a Dogna, morto il triestino Roberto Gomisel