8 Gennaio 2013

Di Blas: “Da 12 anni l’Austria non conosce recessione e continua a crescere”

Il dato è di qualche settimana fa. L’economia italiana è al 72.posto, assieme alla Grecia e Bulgaria e tutti gli altri paesi europei ci precedono. “Tre volte peggio dell’Austria.” scrive Marco Di Blas nel suo blog Austria Vicina, illustrandone l’attuale situazione economica.

ll 3 marzo la Carinzia sarà chiamata alle urne per il rinnovo del Landtag. È una pura casualità, ma nello stesso periodo anche il Friuli Venezia Giulia dovrà rieleggere il proprio consiglio regionale. Una simile fortuita analogia la troviamo anche a livello nazionale: il nuovo anno ci porterà quasi subito al voto per il Parlamento e in autunno faranno lo stesso anche gli austriaci.

Con il 2012 da tre giorni alle spalle è il momento di tirare le somme di un anno di lavoro e di programmare gli impegni per il futuro. La quasi coincidenza degli appuntamenti elettorali sono probabilmente le due uniche cose che Italia e Austria hanno in comune. Su tutto il resto sembrano distanziarle anni luce, soprattutto in campo economico. Per rendercene conto può essere sufficiente fare un bilancio su alcuni settori come quelli della produzione, del lavoro, del sistema pensionistico e di quello fiscale. Un confronto amaro, per noi, ma necessario, per conoscere meglio un Paese che non solo ci è vicino e ci è amico, ma è anche un importante partner commerciale (così come l’Italia è per l’Austria il principale importatore di merci, dopo la Germania).

Il primo dato che balza all’evidenza è la crescita stabile. Da 12 anni va avanti così. Da 12 anni l’Austria non conosce recessione e continua a crescere, anche se con ritmi meno veloci che in passato, dopo la crisi finanziaria ed economica esplosa nel 2008. Mentre l’Italia è in recessione e gli istituti di ricerca forniscono ogni giorno che passa pronostici sempre peggiori sul nostro futuro, l’economia austriaca è cresciuta nel 2011 dello 0,8%. Quest’anno dovrebbe scendere allo 0,4%, per poi risalire fino all’1,7 nel 2014.

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41 commenti a Di Blas: “Da 12 anni l’Austria non conosce recessione e continua a crescere”

  1. capitano ha detto:

    Di Blas arruolato tra gli antitaliani filocrucchi. E mò se la veda lui colle truppe della laguna.

  2. nick ha detto:

    bè ma mettere sullo stesso piano l’economia austriaca e quella italiana non ha alcun senso. Parliamo di tessuti produttivi davvero troppo diversi. La sola Lombardia produce praticamente come l’intera Austria…

  3. Maximilian ha detto:

    Paragoniamo quella Austriaca a quella Slovena allora.

  4. capitano ha detto:

    #2 a scuola mi dicevano che non si confrontano mele con pere.

  5. Io vorrei... ha detto:

    E invece dico che Di Bias ha gran ragione da vendere. Seguo sempre il suo blog. Sapete chi l’attacca frontalmente come “antiasutriaco”? Il vecchio Sandi Stark. Non ci credete? Andate sul blog e leggete i commenti.

    Un unico appunto: non è vero che l’Austria da dodici anni non conosce recessione. Ha avuto anche lei un paio d’anni nei quali il suo PIL è diminuito.

    La cosa incredibile – se uno ci fa mente locale – è che l’Italia negli anni ’50 era con le pezze al culo mentre l’Austria era il paese germanofono messo meglio (la Germania era ancora semidistrutta), tanto che i dati di PIL pro capite vedevano il nostro paese di gran lunga indietro. C’è poi stato un lungo periodo di “rincorsa” italiana, che fra gli anni ’80 e gli anni ’90 ha addirittura superato l’Austria rispetto a questo indice. Il che significa in soldoni che il PIL medio pro capite delle regioni del nord Italia (notoriamente più ricche) era molto superiore al PIL medio austriaco. Poi c’è stata la lunga stagnazione italiana, che per quasi vent’anni ha avuto un andamento del PIL regolarmente peggiore dell’Austria.

  6. nick ha detto:

    dico solo che la complessità del tessuto produttivo italiano, così come quella di altri grandi paesi industrializzati (tipo la Francia, o la stessa Germania), che non si possono fare correlazioni con paesi di fatto quasi privi di un vero assetto industriale, e che quindi sono più dinamici. Inoltre, l’Austria, a differenza dell’Italia, è un paese dove un quinto della popolazione risiede nella capitale, nei cui confronti si concentrano grandi investimenti, a tutti i livelli (in questo senso l’Austria assomiglia di più alla Francia o al Regno Unito, che all’Italia). Insomma, per gli austriaci gestire le cose è oggettivamente più semplice rispetto a quanto avviene da noi.
    Questo chiaramente non significa che da noi va tutto bene: il nostro fisco è vergognoso, la burocrazia pure e il tasso di corruzione e consociativismo inaccettabile. Ciò non toglie comunque che mettere sullo stesso piano mele e pere non ha molto senso.

  7. Antonio ha detto:

    Se l’Ungheria collassa (anche a causa del governo semifascista che si ritrova) mi sa che anche l’Italia dovrà correre in soccorso delle banche austriache, pesantemente esposte in Europa centro-orientale.

  8. nick ha detto:

    colgo l’occasione, dal momento che si parla di crisi, per invitare tutti a dare un’occhiata sul progetto Fermare il Declino, la lista collegata al movimento che si candiderà alle prossime elezioni e al programma sul sito fermareildeclino.it!

  9. capitano ha detto:

    Sarebbero da fermare le boiate.
    Ho sentito quel curioso signore succitato dire che bisogna svendere il patrimonio per ripagare il debito. O per comprare altri giocattoli per stellette frustrate?

    http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/01/09/sommergibili-di-monti-a-presa-di-posizione-lanalisi-di-antonello-caporale/216244/

  10. nick ha detto:

    a parte che fermare il declino con monti non c’entra nulla. In secondo luogo, dismettere il patrimonio è l’unico modo per tagliare il debito senza alzare le tasse e\o tagliare i servizi pubblici.
    Quanto ai sottomarini (non sommergibili), alla nostra marina serviva un sistema d’arma moderno (gli altri nostri sottomarini sono vecchiotti); inoltre, non è esatto dire che li abbiamo comprati dalla Germania, perchè nel progetto è coinvolta anche la nostra Fincantieri. Quindi andrebbero anche tenute in considerazione le ricadute industriali e di sviluppo tecnologico di cui hanno beneficiato le aziende italiane coinvolte nel progetto.
    E idem vale per l’F35!

  11. capitano ha detto:

    Dismettere il patrimonio è come vendere l’argenteria per comprarsi l’eroina sperando che lo spacciatore domani ti faccia un prezzo di favore.

  12. nick ha detto:

    e quindi? Come si fa? Altre tasse (la pressione fiscale è ormai al 45%? Tagliamo ancora i servizi?
    Sì, è vero: bisogna incrementare la lotta all’evasione. Ma abbiamo 2000 miliardi di debito e paghiamo interessi, ogni anno, per una settantina di miliardi. La lotta all’evasione non basta.
    Se fatta con intelligenza una dismissione non è una svendita.

  13. hobo ha detto:

    @capitano

    pero’ a pensarci bene vendere l’argenteria per comprarsi eroina non e’ una cattiva idea 😉

  14. dimaco il discolo ha detto:

    luigi la differenza tra un pil in calo e un pil in completa recessione mi pare non serve spiegarla. sarebbe da chiedersi perche moltissime aziende si,spostsno in austria dove il costo del lavoro é piú alto. forse ha a che fare con una burocrazia snella veloce ed essenziale, forse alla mancanza di corruzione e clientelismo, forse al fatto che per le tasse che versano hanno servizi.

  15. hobo ha detto:

    demoghe de eroina

    (ok ok, costa, mentre oscar giannino xe gratis. pero’ te vol meter. se nissun ga mai scrito una canzon su oscar giannino ghe sara’ un motivo)

    http://www.youtube.com/watch?v=5HNWbXimEbE

  16. sfsn ha detto:

    secondo mi la radice de tuto va zercada nel diverso raporto dei austriaci (e de tanti altri cittadini de paesi virtuosi) con lo Stato: mentre in Austria, Germania, Olanda, paesi scandinavi, ecc. ghe xe un rapporto de fiducia e corretto tra Stato e cittadin (se paga le tasse in cambio de servizi funzionanti), in italia la sfiducia xe completa da entrambe le parti e el citadin zerca de fregar lo Stato (evadendo le tasse, per esempio) e lo Stato zerca de fregar el citadin (fornendo servizi carenti o dando servizi che sarìa un diritto come se fussi un favor).
    Sto raporto malà purtropo parti da sai lontan, da quando, con l’unità d’italia, la borghesia piemontese ga stretto un acordo con i latifondisti del sud per evitar qualsiasi miglioramento sociale delle classi povere (mancata riforma agraria, tassazion pesantissima) o adiritura pegiorando la situazion (leva obligatoria), mantenendo altresì i privilegi delle classi privilegiate che iera stai za al epoca dei borboni. Questo ga creà in partenza sfiducia verso el novo paese da parte delle masse meno abbienti. Per quanto riguarda altre zone del paese (Toscana, Lombardo-Veneto, parte dello Stato Pontificio), l’italia unità ga rappresentà un peggioramento sociale e economico rispetto alle strutture statali preesistenti.
    I tanti cancri de sto paese xe nati con sto paese.

  17. capitano ha detto:

    hobo e se i soldi dell’argenteria se li magnassimo? 😉

    http://youtu.be/UyF4E_1L8pQ

  18. nick ha detto:

    @18, sì però bisognerebbe anche provare a rimettere le cose a posto (almeno parzialmente)….non credi?

  19. capitano ha detto:

    In Canada gli F35 non li vogliono più: hanno detto che sarebbe più conveniente recuperare il progetto di un vecchio aereo fatto in casa.

    http://youtu.be/S74zf0YZX20

  20. nick ha detto:

    il canada non ha quelle compensazioni industriali, come del resto la danimarca, che ha mosso delle riserve, che ha l’italia (vedi la faco di cameri, in Piemonte, l’impianto dove saranno assemblati i nostri velivoli e quelli di altre nazioni acquirenti).
    L’f35 è il più importante e rilevante progetto aeronautico degli ultimi 30 anni; farne parte fa la differenza in termini di competenze che la partecipazione ad un progetto di questo genere comporta.

  21. sfsn ha detto:

    @ Nick 20:

    “Produrre un’alterazione nelle strutture di una vita è fatale. Un codice genetico non può essere corretto una volta stabilito.” (Blade Runner)

  22. nick ha detto:

    quanto all’arrow canadese – a parte che è un progetto anni ’50, ottimo ma pur sempre degli anni ’50 – sarà anche più economico dell’f35, anzi sicuramente lo è, ma i contenuti tecnologici non potranno mai essere pari a quelli dell’f35, figlio di un progetto pazzesco in termini di innovazione, ricerca e sviluppo.

  23. nick ha detto:

    @23
    vabbè, dai, su, a parte queste citazioni che lasciano il tempo che trovano, bisogna essere propositivi, ragionare su progetti concreti e fattibili e provare a cambiare le cose.
    Per questo, fermare il declino può apportare un contributo davvero qualificato al nostro dibattito politico!

    fermareildeclino.it

  24. sfsn ha detto:

    la mia xe una citazion semiseria.
    Quando Gorbacev ga provà a riformar l’Urss, el paese se ga dissolto;
    quando Karl I ga provà a riformar l’Austria-Ungheria, la se ga dissolto;
    me sa che l’evasion fiscale, la mafia, el privilegio a alcune strutture e classi sociali (chiesa cattolica, banche, Fiat, manager e dirigenti pubblici, classe politica, palazzinari e cementificatori, ecc.) xe così indissolubilmente connaturai alle radici de sto paese che se qualchedun ghe meti man el paese crolla.

  25. hobo ha detto:

    dai, faccio anch’io un o’ di pubblicita’ a oscar giannino:

    http://www.100matrimoni.it/index.php?/archives/562-Il-matrimonio-di-Oscar-Giannino.html

  26. hobo ha detto:

    nessuno ha scritto una canzone su oscar giannino, ma in compenso oscar giannino e’ uscito da una canzone dei jefferson airplane

    http://www.youtube.com/watch?v=WANNqr-vcx0

  27. Io vorrei... ha detto:

    Se uno legge la storia del Veneto, scoprirà che il suo periodo di massimo impoverimento è stato quello della dominazione franco-austriaca. Di momenti di alto o altissimo arricchimento Venezia (come città) ne ha conosciuti diversi (in alcuni periodi è stata una delle città più ricche del mondo intero), ma il Veneto ha conosciuto soprattutto un periodo di arricchimento, che ha coinciso con gli anni ’60/’90 del nostro secolo.

    In piena era italiota, quindi.

    Il tessuto produttivo veneto presenta un numero di imprese (unità economiche dell’industria e dei servizi) all’incirca pari a 400.000 unità. La Lombardia ne presenta oltre 800.000. L’intera Austria presenta all’incirca 500000 imprese: 100000 in più del Veneto, col doppio della popolazione.

    Il che significa una cosa che tutti sanno, e cioè che il tessuto delle medie e piccole imprese è tipico del Veneto (e pure della Lombardia) piuttosto che dell’Austria. Roba sorta in periodo italiota.

    Il che significa anche un’altra cosa, e cioè che sostanzialmente non è vero che l’Italia ha rappresentato per Veneto a Lombardia una fregatura (come argomentato da sfsn). E’ vero che il regno Lombardo-Veneto nel 1845 era – miei cari signori – la regione più produttiva e ricca dell’intero impero austriaco (la cosa è rilevata da alcune analisi della struttura delle entrate del bilancio dello stato austriaco dell’epoca). Ma questo soprattutto grazie alla Lombardia. Quando l’Austria perse la Lombardia a seguito della seconda guerra d’indipendenza, le casse austriache subirono un tracollo, visto che un settimo delle entrate statali derivava da Milano & co.

    La vera frenata brusca in Lombardia e in Veneto s’è avuta in questi ultimi vent’anni. Fermo restando che la più grossa acquisizione incrociata italo/austriaca della storia è capitata proprio in questi anni e non è stata “austriaci che comprano società italiana”, bensì “italiani che comprano società austriaca”: sto parlando dell’acquisto indiretto della Bank Austria Creditanstalt (la prima banca del paese) operato dall’Unicredit nel 2005, quando quest’ultima s’è comprata la HypoVereinsbank.

    Ma – per rispondere a dimaco – dirò che è vero che alcune aziende italiane si stanno spostando in Austria. Ma non esageriamo: nell’intero 2011 (l’ultimo anno di cui ho i dati) si è trattato di circa 300 aziende, per un totale d’investimenti pari a 250 milioni di Euro. Il che significa che stiamo parlando di aziende che hanno investito in Austria nel primo annno d’insediamento meno di un milione di Euro pro capite. Cioè di aziende che hanno soprattutto spostato *parte* della produzione in Austria, non tutta la baracca e i burattini. E’ vero che queste imprese italiane hanno creato nel 2011 oltre 1500 posti di lavoro in Austria.

    Che adesso il fenomeno possa aumentare, anche questo può essere.

    La vedremo.

  28. Io vorrei... ha detto:

    Dimenticavo di far notare che gli austriaci non hanno detto agli italiani investitori: “Pussate via scimmie canterine, mandolino, baffi, mafia e corruzione”.

    Li hanno ovviamente accolti col tappeto rosso.

  29. Fiora ha detto:

    ieri sera da Lilli Gruber si dibatteva a tre sullo shopping istituzionale…
    L'”alleato” Salvini può aver fatto secessionistici conti della serva,ma gli do straragione in tema di incauti acquisti di obsoleti ammennicoli per giocare alla guerra… saltando i pasti, scopo ennesimo contentino alla “GROSSE 😉 FRAU”
    ah, soporifero nel complesso il manierato blabla, al confronto della scoppiettante “serata (ahahah) elegante” precedente con Silvio-una-ne-pensa… chissà l’audience che impennata

  30. Fiora ha detto:

    se è vero come è vero che oltre ad essere “bel” ,il mio è un Paese di vecchi, beh il quasi ottantenne neo nonno ,aldilà del fumo e dell’arrosto che vende, è un inno alla vita per tanti coetanei che in balìa anche affettiva di prezzolate straniere, vegetano in solitaria attesa di visite di figli e nipoti…
    Ci ha più soldi? CEEERTO! ma la voglia di vivere non si compra, tant’è vero che c’è un fracco di suicidi abbienti…

  31. capitano ha detto:

    #29 dovresti illuminarci con qualche cifra sull’emigrazione in Veneto tra otto e novecento e il quadro forse risulterebbe un pelino diverso.

  32. El baziloto ha detto:

    Non ho capito bene l’osservazione. Che cosa non risulta chiaro di quel che ho scritto?

    PS Inauguro il mio nuovo nome, a seguito di gentile richiesta della dama del blog

  33. capitano ha detto:

    Che da come l’hai scritta sembra che l’arrivo dei Savoia in Veneto ha portato una ventata di benessere.

  34. capitano ha detto:

    #32 inno alla vita un con un topo afgan pogiado in testa? E un punkabbestia cola cresta viola cossa sarìa?

  35. El baziloto ha detto:

    L’arrivo dei Savoia e’ stata la comtinuaziome del disastro precedente, fino piu’ o meno agli anni ’10. Pero’ per quarant’anni il Veneto e’ cresciuto quasi al doppio della velocita’ austriaca. Anni italioti

    A proposito: secomdo un sondaggio pubblicato oggi, oltre il 55% dei vemeti e’ a favore dell’ indipendenza. I triestini tielleisti dovrebbero fare um giretto im Veneto per imparare.

  36. capitano ha detto:

    Anche il Brasile cresce al doppio della velocità italiota attuale. Col merito dei veneti mandati laggiù dalla pellagra.
    Quindi è inutile dipingerla come se fosse tutto rose e fiori, anche nel tuo amato Veneto come in Friuli e a Trieste si scampava per fame fino all’altro ieri (e anche oggi).

  37. Janko Pindul ha detto:

    C’è stata molta emigrazione anche dal Friuli austriaco

  38. Io vorrei... ha detto:

    Mai dipinta come se fosse tutto rose e fiori.

    Ripeto la domanda: quale parte di ciò che ho scritto non ti è chiara?

    PS Dubito altissimamente che ci sia qualcuno che OGGI scampa per fame dal Veneto, dal Friuli e da Trieste. A meno che tu non abbia un concetto di fame un poco astruso. La fame che conosco io è quella di cui mi parlavano i miei nonni (niente mangiare per due-tre giorni di seguito) o i miei genitori (razionamenti durante la guerra et similia).

  39. capitano ha detto:

    Non fare lo gnorri. Lo sai benissimo che le mense della caritas sono piene di gente, che la disoccupazione è a livelli record. Io non credo alle favole e tantomeno mi permetto di raccontarle. Ci sono giovani che emigrano da zone depresse anche oggi perchè hanno un minimo di dignità da non farsi pesare sulle spalle dei genitori che tirano avanti con la minima.
    Quella è fame astrusa?

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