20 Luglio 2012

La cognata di Istanbul – la clanfa da Punta Promontore

Finalmente xe rivada la terza puntata dela cognata di Istanbul! 🙂 🙂 🙂 🙂
Grazie al mulon che se cela soto el pseudonimo de Paolo Ruvidiz!
Qua le puntate precedenti

-Breve nota-
Chiedo scusa a tutti coloro che si erano appassionati alle vicende della “cognata di Istanbul” per questo silenzio durato quasi sette mesi. Una serie di viaggi mi ha impedito di spedire regolarmente gli aggiornamenti al buon Diego Manna. Nei mesi invernali sono rimasto intrappolato sui ghiacciai formatisi sulle montagne dell’ Abruzzo, dove ho allacciato una sincera amicizia con una famiglia di orsi marsicani. Giunto il disgelo sono partito alla volta delle montagne di Tora Bora, alla ricerca delle origini del nobile vento che soffia sulla nostra cara Trieste. Ma questa è un’altra storia e non riguarda le mie vicissitudini alla ricerca della cognata di Istanbul, il cui racconto qui riprendo.

LA COGNATA DI ISTANBUL
Paolo Ruvidiz

Tuffavo i miei occhi nell’infinito cristallino del mare che si stendeva davanti a me. Punta Promontore. Solo a pronunciarne il nome si evocano miti millenari che ancora oggi aleggiano su queste terre. Basti ricordare la leggenda di Glasko, il terribile orco padrone incontrastato di queste contrade, che si innamorò della dolce contadina Ivanka, ma non potendola avvicinare nel timore di terrorizzarla, si accontentava di spiarla nelle notti di luna piena e rinnovando ogni volta il suo dolore emanava sospiri così profondi da spingere al largo le vele dei pescherecci, che così non potevano più fare ritorno. Ancora oggi si crede che i refoli di bora più potenti nelle giornate di luna piena siano causati dai tormenti di Glasko che si strugge per l’amore che non fu. Si può spiegare anche così la diffidenza che le genti che popolano questo estremo lembo della penisola istriana provano per gli elementi naturali. Si racconta che i temibili pirati uscocchi, avessero proprio qui la loro base e scegliessero le giornate di calma piatta per partire nelle loro lunghe incursioni verso la Serenissima Repubblica di Venezia o nei confronti delle dorate bocche del Bosforo. Mentre osservavo il placido sciabordio delle onde pensavo a come sarebbe stato bello se una galea dei pirati mi avesse accompagnato nel mio viaggio fino a Istanbul. Improvvisamente qualcosa mi fece sussultare, mi girai e vidi il mio compagno di viaggio che giocava con un pezzo di legno. Mi ero completamente dimenticato di lui. Alzò gli occhi e sorridendo mi disse:
– Finalmente te son tornà dei nostri, o te preferissi cincinarte con pirati e mostri? – Ero allibito. Quell’ uomo riusciva a leggermi nel pensiero. – Come fai? – gli chiesi.
– Per mi te son come un libro verto, no ghe vol un genio, solo un ocio esperto. Co te vedi qualcossa che te piasi, te diventi serio e tutint’un te tasi. Con pirati, fate e mostri te piasi pindolarte, meio che bater a Barcola le carte.
Scrollai le spalle, quell’ uomo era davvero una continua sorpresa. Pensai che dopotutto l’arte di leggere nel pensiero delle persone non era così arcana e inarrivabile. Negli anni ero riuscito ad affinarla anch’io nei miei numerosi viaggi. Di sicuro il mio compagno di ventura era uno che aveva percorso molti chilometri sotto la suola delle sue scarpe. Ancora una volta, mi tornò in mente il sospetto che si trattasse di un ruteno. Scacciai di nuovo quel pensiero e tornai al presente.
– Insomma, cosa dobbiamo fare adesso? Siamo arrivati a punta Promontore, ma siamo ben lontani da Istanbul. Come ci muoviamo?
– Come se movemo? Non te ga ancora capì? Ah, ben messi semo! Ghe xe solo un modo per annullar el tempo e la distanza, distirite un poco e tien indrio la panza. Fa una rincorsa e butite de soto, cussì che forte se senti el boto. Alto el schizo, xe questo el witz, te devi far una clanfa alla Ruvidiz! –
Ormai ne avevo vissute troppe per sorprendermi ulteriormente. Quell’uomo venuto da un paese lontano voleva che mi prodigassi in una clanfa. Mi sembrò una pazzia, e proprio per questo mi parve una buona idea. Guardai di sotto. Mi trovavo sulla cima di uno scoglio alto tre metri. Il caldo si stava facendo insopportabile. Il sudore mi colava sugli occhiali, e mi imperlava la barba. Non ci sarebbe stato niente di meglio di un tuffo, anzi, di una clanfa in quell’acqua dall’aspetto ristoratore. Il giusto premio, e il meritato refrigerio dopo un lungo cammino. Quanto tempo era passato dal mio ultimo tuffo. Era il 1976 e mi ero lanciato dallo Stari Most di Mostar nella gelida Neretva. Le guardie della Milicija, assiepate sui gradoni, osservarono lo schizzo che arrivò in alto fino a superare la volta del ponte, fino a superare il cielo. Guardai ancora una volta il mio Virgilio che annuiva sorridente, sorrisi anch’io di rimando e sciolte tutte le remore, saltai. Come diceva quel noto supereroe: fletto i muscoli, e sono nel vuoto.
Paolo Ruvidiz

Hai scritto qualcosa (o fatto foto, o video, o pupoli…) di divertente/ironico/satirico su Trieste, Gorizia e dintorni? Mandacelo al Quel dela Quela! Scrivi a manna@bora.la

Quel dela Quela on Facebook

9 commenti a La cognata di Istanbul – la clanfa da Punta Promontore

  1. michela ha detto:

    le clanfe da punta Promontore sono una cosa impressionante. le ho viste qualche anno fa, è un miracolo che non si ammazzi nessuno… e il bar Safari? il più straordinario bar che io abbia visto nella mia lunga esperienza di barlfy…….

  2. dimaco il discolo ha detto:

    xe 30 ani che andemo in ferie a promontore. sxe un ei più bei posti al mondo. anca se no fazo tufi ma imersioni in apnea. tal senso che me manca el fià o vedo zerte turiste in spiagia.

  3. Mc Fly ha detto:

    Paolo Ruvidiz, te son el mio mito.

  4. sfsn ha detto:

    Ruvidiz mito assoluto: mi me par de veder soto la manaza de Diegucio nostro!
    Però per no far restar mal Custerlina che se lo trascuremo per Rumiz el va in depression, se podessi anche riscriver “Sac de cul”, un novo “Furbo noir”…

  5. michela ha detto:

    potrei cimentarmi a scrivere CARPAZ CRACK, sulla falsariga di BALKAN BANG……..

  6. aldo ha detto:

    mi inveze scriverò RUMIZ’S CRIK – Cento modi di farsi giustizia da sè

  7. aldo ha detto:

    e anche APOLID’S HUNTING – Come ripilire il centro dalla feccia notturna

  8. Diego Manna ha detto:

    @4
    grazie del complimento, ma no go scrito mi.
    però so chi xe l’autore 😉

  9. denis furlan ha detto:

    Il finale sullo stari most e’ genio puro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *