22 Giugno 2012

Cgil: sciopero e corteo a Trieste con esodati e precari

Esodati, precari e giovani in piazza, oggi a Trieste per la manifestazione organizzata dalla Cgil contro le politiche del lavoro del governo Monti.

“Siamo molto soddisfatti della partecipazione di Trieste a questo sciopero, che abbiamo voluto per chiedere alle istituzioni locali e regionali, come anche alle forze imprenditoriali, un impegno straordinario a sostegno della ripresa e dell’occupazione”. Il segretario generale della Cgil triestina Adriano Sincovich commenta così l’esito dello sciopero e della manifestazione proclamati per oggi dal sindacato: secondo le stime degli organizzatori, il corteo partito da piazza Goldoni ha toccato punte di oltre 4mila partecipanti, con in testa a tutti le delegazioni delle tante aziende in crisi o in difficoltà, dalla Stock alla Ferriera, dalla Diaco all’Alcatel.

Quanto alla partecipazione nelle aziende, i primi dati parlano di adesioni alte alla Wartsila. Forti adesioni anche nel settore bancario, con diversi sportelli cittadini costretti a restare chiusi.E’ stata messa in luce anche la situazione critica vissuta dai tanti giornalisti precari e freelance.

Il corteo si e’ snodato tra le vie del centro mandando in tilt il traffico, con comizio conclusivo in piazza Verdi.

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4 commenti a Cgil: sciopero e corteo a Trieste con esodati e precari

  1. Paolo Geri ha detto:

    Giorgio Cremaschi: “La Cgil revoca formalmente lo sciopero generale mentre il governo accelera la controriforma del lavoro, è un atto di resa e di inutilità di un gruppo dirigente totalmente invischiato con Pd e governo”.
    Questa volta ha del tutto ragione !

  2. Poldo ha detto:

    Cremaschi è uno di quel gruppo di ‘strateghi’ che ha portato la Fiom a star fuori dalle fabbriche Fiat e non ce la fa a distinguere i ruoli tra partito e sindacato. E non ha mai messo la sua firma su nessun accordo sindacale, nemmeno quelli (pochi) fatti da lui.

  3. Mauricets ha detto:

    ormai è chiaro che i deboli (che comprendo i miti) sono destinati a soccombere ai forti.

    una società così è destinata al fallimento. come molte volte è avvenuto in europa.

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