11 Aprile 2012

La Stock chiude la fabbrica di Trieste e trasferisce la produzione in Repubblica Ceca

La Stock, storica azienda triestina, chiude la propria fabbrica e trasferisce armi e bagagli in Repubblica Ceca. E’ questa la triste notizia  annunciata dalla “Stock Spirits Group”. Il Comunicato ufficiale parla di una decisione “dettata ‘da un contesto commerciale che risente della contrazione dei consumi e dalla necessita’ di restare competitivi, consolidando la produzione per ridurre i costi e aumentare l’efficienza”.

Ovvero: il costo del lavoro in Italia è troppo alto, andare in Repubblica Ceca è molto più conveniente.

Manifestazioni di protesta, tra cui l’immediato blocco della produzione, saranno decise nelle prossime ore dai sindacati. Lo indica il segretario provinciale della Cgil di Trieste, Adriano Sincovich. ”L’azienda – ha sottolineato Sincovich – non ha presentato margini di manovra, c’è un atteggiamento molto rigido dei manager. Diremo chiaramente alla città cosa pensiamo di questa azienda”.

Nello stabilimento di Trieste, secondo i dati dell’azienda, lavorano oggi 28 persone, su una linea di produzione. Si tratta dell’ultimo di una serie di tagli al personale e alla produzione, concordato tra la Stock e i sindacati nel maggio 2009. Nel sito di Zaule vengono prodotte complessivamente 20 milioni di bottiglie all’anno. In seguito all’accordo, la proprietà aveva investito un milione e 700 mila euro per il rinnovamento della linea di produzione e per la formazione del personale rimanente.

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60 commenti a La Stock chiude la fabbrica di Trieste e trasferisce la produzione in Repubblica Ceca

  1. Marco ha detto:

    Sarebbe da boicottare la stock d’ora in poi…

  2. stefano ha detto:

    i social network servono a qualcosa?Se si allora bisogna iniziare con campagne che inducano a boicottare le aziende che delocalizzano ed incentivare quelle che producono lavoro sul nostro territorio,Io con la stock ho chiuso

  3. sfsn ha detto:

    concordo con Marco e Stefano.
    Anzi, come gesto de solidarietà ogi me beco una piomba de Pelinkovec Abuja 😉

  4. mutante ha detto:

    itAAAAAglia itaaaaaaGLIAAAAHhhh… bel paese di gente disoccupata.

  5. nick ha detto:

    Da boicottare sarebbero i politici che non sono in grado di creare le condizioni giuste per poter fare impresa in Italia.

  6. stefano ha detto:

    i politici basta non votarli così come i prodotti di quei padroni che preferiscono delocalizzare

  7. nick ha detto:

    Boicottaggio? Ma siamo seri, dai.
    La proprietà per me non ha nessuna colpa. Oggi il mercato ti obbliga ad essere competitivo. Se non lo sei, sparisci. Evidentemente, se la produzione fosse rimasta in Italia, per l’azienda non c’erano grandi speranze all’orizzonte.
    Si devono creare le condizioni per fare in modo che le imprese possano essere competitive da noi. Non si può chidere all’impresa di fare beneficienza.

  8. Alessandro ha detto:

    La dura, durissima realtà è che per quanto flessibile renderemo il mercato, per quanti straordinari faremo, per quanto tardi andremo in pensione… nel mondo globalizzato ci sarà sempre qualcuno più competitivo…

    Ciò non toglie che secondo me Nick ha ragione; io vivo in Irlanda (certo non sono un’industria) e mi rendo conto di quanto sia elefantico il sistema italiano…

  9. sfsn ha detto:

    nick,
    le imprese potrebbero essere competitive restando in italia se gli imprenditori invece di delocalizzare per tagliarsi su misura degli stipendi milionari decidessero di restare in italia con meno margine di guadagno personale.

  10. capitano ha detto:

    Confermo, me sa tanto de FDC

  11. Francesco ha detto:

    Non sara’certo l’unica ragione ma l’elefantiasi della burocrazia italiana e’ un forte disincentivo per le imprese. Quelle piccole la soffrono ancor più che le grandi.
    Per non parlare della ipertassazione che in buona parte serve ad alimentare sprechi. E non occorre andare lontano per trovare degli esempi concreti.
    Su questi due punti possiamo chiedere alla politica di impegnarsi. Pensare che la politica possa influire sulle “aspettative” di guadagno degli imprenditori ahimè temo sia puramente utopico(se non in certi ambiti specifici di mercato soggetti a particolari regimi tariffari-tipo i servizi pubblici acqua, luce, gas ecc).

  12. nick ha detto:

    a vabbè, se siamo ancora inchiodati allo stereotipo del padrone brutto e cattivo…stiamo freschi! Le imprese non vanno all’estero perchè i padroni devono guadagnare di più. O almeno questa non è la ragione principale. E non è il motivo che spinge la proprietà della Stock a fare la scelta che ha fatto. Il motivo è che per certe attività l’Italia è troppo poco competitiva: costo del lavoro, fiscalità, energia, burocrazia. Da noi produrre costa troppo e le imprese non stanno in piedi. E non si può dire porprio niente agli imprenditori che se ne vanno

  13. sfsn ha detto:

    ah no?
    pecà che i imprenditori italiani che se vedi in Romania, in Georgia o in Serbia i te lo disi ciaro e tondo: “tutti questi soldi in italia non li avrei potuti fare” no i disi mai “in italia avrei dovuto chiudere”
    Tra l’altro mai visto un imprenditor andar in giro con l’utilitaria: volerà dir qualcossa?

  14. Dexter ha detto:

    Vogliamo che il costo del lavoro in Italia sia pari a quello che un imprenditore ha in Repubblica Ceca?

    Stipendio medio annuo in Italia: 21.374$
    Stipendio medio annuo in Repubblica Ceca: 14.540$

    Chi è pronto a diminuirsi lo stipendio di un terzo, alzi pure la mano… questi sono gli effetti della globalizzazione, perché fare impresa in un paese dove la manodopera mi costa tanto quando posso farlo dove mi costa di meno? Aggiungiamoci l’italica burocrazia, e la minestra è pronta… ma non pensiamo solo a quest’ultima, perché è solo un ingrediente dell’indigesta minestra…

  15. aldo ha detto:

    Non conosco il caso specifico della Stock, ma in generale non credo che il primo problema in Italia sia il costo del lavoro anche perchè lo dice lo stesso Squinzi della Confindustria e molti imprenditori delocalizzano in Svizzera e in Austria dove il costo del lavoro è più alto e la Germania è il paese più manufatturiero d’Europa con un costo del lavoro molto più alto del nostro, ma con una produttività più alta, perchè lì le imprese investono e da noi no.

    Dalle analisi sui motivi dei mancati investimenti (interni e dall’estero) nel nostro paese risulta che il problema dell’Italia si chiama STATO:

    – burocrazia sfibrante, complicata, lentocratica che diventa un costo in termini di tempo/denaro

    – giustizia civile che ti fa passare 10 anni prima di recuperare i crediti (a confronto degli N mesi degli altri) con devastanti effetti sul flusso di cassa

    – tasse altissime (per chi non vuole o non può evadere) mentre le amministrazioni pagano in ritardissimo i propri creditori

    Ma la burocrazia e la magistratura sono potentissime: chi le tocca, muore…

    …e allora si aggredisce il costo meno rilevante, ma più debole in termini di potere, l’unico aggredibile: il lavoratore!

    Fino a che non si riuscirà a cambiare il funzionamento dello stato, come hanno fatto nei paesi scandinavi e germanici, a pagare il conto della competizione globale saranno sempre i lavoratori.

  16. aldo ha detto:

    …e i piccoli imprenditori che non ce la fanno a reggere la competizione in queste condizioni

  17. Fiora ha detto:

    @15 e PARTICOLARMENTE @16, in quanto vissuto e sto vivendo, professionalmente parlando sulla mia “piccola” pelle, QUOTOOOO!

  18. stefano ha detto:

    sono serio io ho già iniziato con il boicottare la benzina 30 euro di tessera autobus e passa la paura.La rete è grande sai quanto si può essere influenti,e poi prima di tutto Trieste Friuli Venezia Giulia e Italia come dire lavoro ai triestini e italiani

  19. Paolo Nanut ha detto:

    Come sempre i padroni pensano solo ad aumentare i profitti.

  20. Dragan ha detto:

    è la durissima realtà dell’attuale sistema.
    oltra a boicottare la stock sarebbe il caso che lo stato piegasse le aziende che delocalizzano all’estero i propri comparti produttivi con “dazi doganali” devastanti, in modo da “consigliare” il mantenimento produttivo in italia.

  21. capitano ha detto:

    E io che compro birre belghe, francesi o tedesche e vado anche a guardare l’etichetta per essere sicuro che le producano in quei paesi.

  22. Maximilian ha detto:

    Chi parla di boicottaggio….quanti prodotti Stock ha acquistato nell’ultimo anno?
    Forse non sarà un boicottaggio così pesante, che ne dite?
    Ls Stock ha un mercato oramai esclusivamente in Est europa e di conseguenza deve tenere i prezzi bassi. Lo stock 84 che andava di moda in Italia negli anni 80 oramai qua non vende più.

  23. Tergestin ha detto:

    Con tuto quel che sta cita’ ga consumado de quel che la Stock produci, el boicotagio i se lo merita.

  24. sfsn ha detto:

    se veramente el governo volessi far qualcossa de utile, i podessi vietarghe el marchio “made in Italy” ai imprenditori italiani che produci all’estero. Però el risultato sarìa grottesco: per esempio tuto sto gran mondo dela moda che tanto parla de “prodotti italiani” mostrassi che de italian iera solo el marchio

  25. Bibliotopa ha detto:

    Non posso boicottarla, mai comprato niente finora..

  26. nick ha detto:

    ma cosa volete boicottare?! Figurarsi se può servire a qualcosa.
    Serve che la politica faccia la sua parte! Favorendo gli investimenti delle imprese, rendendo conveniente investire in Italia.

  27. capitano ha detto:

    La corsa alla convenienza dell’investimento è la corsa allo schiavismo dei lavoratori.

  28. stefano ha detto:

    se ognuno non mette la propia faccia non s’arriva da nessuna parte,tutti sempre pronti a parlare ma mai disposti a lottare,vuoi vedere una settimana senza l’uso dell’automobile privata cosa crea…e si che dall’alto vedrebbero che esiste anche il popolo,idem così con le aziende che delocalizzano lasciando a casa i lavoratori,e quando non c’è lavoro tutti ci rimettiamo,dallo stato che deve provvedere agli aiuti sociali al privato che non vende.E’tempo di mettere la faccia

  29. nick ha detto:

    ma anche no! Come dimostra il caso della Germania.

  30. capitano ha detto:

    Quale caso della Germania? Quello che prima ha comprato Lamborghini e adesso si compra Ducati?
    Te lo vedi un italiano che compra la Opel? Ah si ce n’era uno…

  31. nick ha detto:

    mi riferivo al atto che in Germania le imprese assumono – disoccupazione a livelli bassissimi -, alzano gli stipendi, investono. Che poi vogliano comprare aziende all’estero, non vedo cosa c’entri. A proposito, quanto al caso Lamborghini i sindacati si sono sempre trovati in linea con la gestione tedesca. a quanto mi risulta.

  32. capitano ha detto:

    Si che strano. Nessun proclama tipo quelli del noto istroabruzzese.

  33. gianluca donato ha detto:

    ok, la stock chiude. è abbastanza normale che per mantenere un utile, una grande azienda delocalizzi, alla fine viviamo in un sistema capitalistico. è triste che un’azienza centenaria chiuda lo stabilimento, fin qui siamo tutti d’accordo, ma son politiche aziendali.

    solo ora a trieste ci sono impiegati disoccupati che hanno una buona formazione professionale, e uno stabilimento che ha un valore (magazzini, capannoni, uffici, macchinari etc.); seguendo l’esempio di varie imprese in italia, tra cui la motorola a milano e l’electolux a scandicci (toscana),e non ultima la diaco a trieste, sarebbe il caso che qualche imprenditore o piu di uno, rilevasse l’azienda con i lavoratori compresi, e dato che a trieste non mancano liquorifici, potrebbero partecipare pure loro….. non sarebbe male creare una nuova azienda, magari potrebbe anche assumere nuovo personale, e fare concorrenza ai proprietari della stock!

    certo che per far questo servissi gente sai danarosa!

  34. sfsn ha detto:

    basta e vanza le idee liberistico-confindustriali de nick

  35. nick ha detto:

    quoto il post 33. Nei problemi esistono anche le opportunità. Di certo oggi non si può prescindere dal fatto che bisogna stare sul mercato. Un mercato che sicuramente avrà mille distorsioni e che è così competitivo da risultare quasi violento nelle sue dinamiche. Ma alternative non ce ne sono. Che piaccia o no.

  36. Maximilian ha detto:

    Poi me raccomando tutti in piazza a protestar contro le fabbriche che inquina

  37. sfsn ha detto:

    alternative ghe ne xe, ma sicuramente no le vie reclamizzade dai gioverni, né tantomeno le xe conossude da chi xe così felice del liberismo come ti. Xe alternative piccole (ritorno alla coltivazione diretta, microiniziative economiche, progetti solidali, modelli Latouche), ma se sa che per quei come ti no le ga alcun peso.

  38. nick ha detto:

    E invece sbagli! Non ho affatto detto che sono felice di questo modello economico. Dico semplicemente che alternative non ce ne sono. Quelle che indichi tu sono certamente strade interessanti (magari non la coltivazione diretta, ma la decrescita di sicuro sì). Ma nessuna è in grado di ripagare l’enorme debito che in questi decenni tutti (Stati, imprese, famiglie, singole persone) hanno contratto. E qualcuno questi debiti li dovrà pur pagare, no? Sarebbe bellissimo poter vivere nel mondo dei sogni, dove tutti abbracciano il modello di Latouche. Ma i debiti chi li ripaga?

  39. capitano ha detto:

    La paga di Marchionne.

  40. Maximilian ha detto:

    Ma non siete contenti che una fabbrica inquinante lascia la città?
    Le distillerie inquinano
    http://www.fabx.it/distil.htm
    Tutti contro le nuove iniziative industriali e poi quando finalmente se ne va una fabbrica inquinante parlate addirittura di boicottaggio, modello industriale ecc.ecc.

  41. italiano ha detto:

    Per tutti quelli che stanno dicendo cazzate SENZA SAPERE sulla delocalizzaione:

    qui non si tratta di delocalizzazione affatto

    La proprietà della Stock è sempre stata da più di tre lustri almeno straniera (non italiana), dal 1995 era tedesca prima e ora è americana, quindi addirittura proprietà extra-europea.

    Quindi uno straniero che porta da un paese straniero ad altro paese straniero.

    Parlare di sistema Italia, di leggi, di governo sono tutte cazzate di chi – qui tanti – parla per slogan.

  42. capitano ha detto:

    Per fortuna che ci sei tu.

  43. Alessandro ha detto:

    @41 va beh, fammi capire… il sistema Italia non ha nessuna incidenza sul trasferimento?
    sugli slogan sono abbastanza d’accordo con te nel senso che il mondo si muove almeno cinque volte più veloce di quello in cui la dinamica operaio-padrone si svolgeva in maniera abbastanza lineare e facilmente comprensibile.

  44. nick ha detto:

    anche per me affermare che interrogarsi sul sistema non serve a niente è un errore. Comunque tecnicamente di delocalizzazione si tratta, almeno guardando la vicenda dal nostro punto di vista. Visto che lo stabilimento va dall’Italia ad un altro paese. Sul fatto che la proprietà sia straniera, non c’entra un bel niente.

  45. italiano ha detto:

    @ Alessandro

    Proprietà della Stock 84 è americana
    Se qui un dipendente ti costa (uso un parametro) 10 e in un altro posto ti costa 7, tu cosa faresti?
    La proprietà non ha alcun vincolo morale con l’Italia, esattamente come Colaninno (uno caro al PD..) le Vespe invece che a Pontedera (Pisa) – stabilimento Piaggio – è andato a farsele in India.

    Capisco la levata di scudi per imprenditori italiani che delocalizzano (Romania..etc etc) ma che vivono qui.

    Ma a un americano, l’Italia, l’India, la Cambogia o il Turkmenistan da laggiù sono uguali: uno straniero cerca dove costa meno e ottiene profitto. Ognuno farebbe cosi.

    La vedo molto meno aggredibile la cosa rispetto, casomai, agli imprenditori italiani che fanno cosi. Pertanto la Stock84 è una battaglia persa e di retroguardia, di chi guarda al mondo come che finisse a Barcola.

  46. Sandi Stark ha detto:

    El totale delle tasse comprese quelle sul lavoro che paga le imprese in Repubblica Ceka xe del 49%. In Italia xe del 68,8% prima della cura Monti, vederemo la statistica per el 2012.

    La differenza xe del 19%, che secondo tanti ‘taliani, le imprese dovessi lasarghe al loro fisco.

    Più nel dettaglio, in Cekia le tasse sul lavoro xe del 38,4%, i Italia le xe del 43,4%; el resto xe IRPEG che se paga solo in caso de utili. Ma se un’impresa no fa utili per no pagar tasse, convien meter i soldi in Bot.

    Meio de tutto saria la Slovenia o la Croazia con una tassazion totale del 34% e del 35%; la Romania no xe più competitiva, tasse del 44% come la Polonia. Se la nova Stock preferissi la Rep. Cecka piutosto che Slovenia e Croazia sarà per motivi de mercati, o per la manodopera specializzada.

    Xe question de tempo, e tutte le imprese che pol, no “delocalizzerà”…. ma le scamperà letteralmente da l’Italia.

    A proposito, la Cekia no xe competitiva come burocrazia, i ga mediamente solo 8 versamenti fiscali all’anno contro i 15 dell’Italia, ma i perdi 570 ore de lavoro per starghe drio, contro 285 de l’Italia e 260 de la Slovenia.

    I salari medi de la Cekia xe poco più bassi che in Italia, e no per tutte le categorie. I insegnanti ad esempio i xe quasi pari con un poca de anzianità.

    Ma ai Ceki ghe sta ben cussi, val più 10 tassai al 25% oppur 15 tassai al 45% e con la vita più cara?

    I unici prodotti che valessi la pena de boicottar xe quei italiani. Forsi accelerando la crisi i se renderia conto che no i pol competer con le tasse più alte d’Europa, e i cominceria a spender meio i soldi per sbassar le tasse.

    Forsi, no xe sicuro… più facile che i ghe tai ancora le pensioni ai vecieti e che li fazi morir de suicidio o de miseria, intanto che milioni de raccomandai incassa el stipendio che ghe garantissi el partito, intanto che altri zoga a far la grande potenza in Afganisthan e i giornalisti scrivi monade pagai dai soldi dei finanziamenti pubblici.

    Per i detrattori, qua xe i dati:

    http://www.doingbusiness.org/data/exploretopics/paying-taxes

    Per i salari xe più bazilar, bisogna andar nel sito de l’OCSE e sbisigar tra varie tabelle.

    http://www.oecd.org/home/0,3675,en_2649_201185_1_1_1_1_1,00.html

  47. Alessandro ha detto:

    @45 chiaro…ma non capisco come tu possa escludere che il “sistema italia” (forse ho frainteso l’uso che fai del termine) visto che diciamo le stesse cose in pratica. è evidente che oggi, con il libero mercato (di cui non sono un fan), uno va dove lo porta il portafogli, la convenienza, il minor peso fiscale e i minori vincoli contrattuali.

  48. Alessandro ha detto:

    *sia determinante (ho scordato un pezzo :-))

  49. italiano ha detto:

    Esatto Alessandro

    Piaccia o no, chi mette i soldi deve essere libero di farli rendere dove crede.

    E chi critica legittimamente il sistema ha un sistema validissimo per combattere “il sistemma” e rendere un servizio alla comunità: ipotecare la casa, creare un’azienda, e assumere a contratto blindato e tempo indeterminato i lavoratori.

    Ma nessuno l’ha mai fatto tra quanti anelano a un sistema anti-capitalista. Ci sarà un perchè, o no?

    Come diceva Ricucci: “A far i froci col culo degli altri son boni tutti..”

  50. aldo ha detto:

    @ 19 Paolo Nanut

    “come sempre i padroni pensano solo ad aumentare i profitti”

    davvero? e anche l’acqua bolle a 100 gradi?

    con questi discorsi moralisti, tipici del socialismo utopista, come Marx non ci fosse stato, la sconfitta del lavoro nei paesi sviluppati è assicurata perchè in questa fase è evidente che il capitale è più forte per la presenza di una riserva mondiale di lavoro a basso costo

    l’unica risposta possibile sta nel colpire la rendita di posizione che oggi non deriva dalla terra, come ai tempi di Marx, ma dallo stato e dalle pubbliche amministrazioni in generale che detengono poteri d’interdizione e spartiscono privilegi a gruppi economici e clientele politiche

    i lavoratori dei paesi germanici e scandinavi hanno difeso il loro potere d’acquisto e i servizi sociali facendo consumare al profitto il “grasso” dello stato detenuto dalle rendite di posizione

    ma qua in Italia questo tema è tabù e da questo orecchio anche la sinistra politico-sindacale non ci sente proprio, il che mi fa sospettare che sia parte integrante di quel “grasso” che bisognerebbe prosciugare per difendere il lavoro sia in termini di potere d’acquisto che di servizi sociali

  51. nick ha detto:

    @49 condivido su tutta la linea

  52. aldo ha detto:

    grazie nick, ma io non sono liberista e quando dico queste cose penso alla Danimarca e a uno stato sociale all inclusive che redistribuisce fortemente le risorse create da un mercato di effettiva libera concorrenza senza monopoli

  53. omo vespa ha detto:

    “i lavoratori dei paesi germanici e scandinavi hanno difeso il loro potere d’acquisto e i servizi sociali facendo consumare al profitto il “grasso” dello stato detenuto dalle rendite di posizione”

    ah si, e come?

  54. sfsn ha detto:

    @ italiano 48:
    pecà che el tuo ragionamento val solo per i imprenditori. Se son un risparmiator e voio comprarme una casa al estero o anche solo meter i miei soldi in una banca straniera perchè me rendi de più, la finanza me massacra

  55. sfsn ha detto:

    @ aldo:
    no capisso cossa che te intendi con “grasso”

  56. aldo ha detto:

    @52

    come? hai presente lo stato italiano? basta fare al contrario…

    …tempi rapidissimi della burocrazia, della giustizia civile e dei pagamenti della pubblica amministrazione, libertà di licenziare (in Germania d’accordo con il sindacato che lì è anche azionista perchè c’è la cogestione) ma con tutela di tutti i lavoratori da parte dello stato sia in termini di assegno di disoccupazione che di formazione professionale per il reinserimento, trasferimento dei contributi discrezionali alle imprese alla diminuzione della tassazione a tutte le imprese, messa a dieta dello stato per tutte le spese che non servono ai servizi sociali e alla ricerca

    chissà come mai quei paesi godono di forti investimenti esteri anche se i lavoratori sono pagati fino al doppio che da noi e sono coperti dallo stato che…

    …invece da noi spartisce soldi a destra e a manca agli amici degli amici della politica e delle imprese intortate, mentre ai giovani e alla ricerca arriva pochissimo e la cassa integrazione se la pagano da soli lavoratori e imprese, nonostante abbiamo una delle spese pubbliche sul pil più alte del mondo

  57. aldo ha detto:

    @ 54 sfsn

    grasso? alcuni esempi:

    30 miliardi di euro annui di contributi alle imprese che distorce la concorrenza e se li becca chi ha tempo, soldi e contatti per infilarsi nei meandri della burocrazia ministeriale

    le pensioni d’oro, spesso più d’una, che si portano a casa in molti con il vecchio sistema previdenziale e che, quindi, in buona parte sono di fatto a carico della fiscalità generale perchè non corrispondono ai contributi effettivamente versati (ovviamente diverso è il caso delle pensioni basse che è giusto siano sostenute dalla fiscalità generale)

    la Promotur in Friuli-Venezia Giulia, in perdita strutturale con costante copertura delle perdite da parte della Regione e con sconti per gli over 65 sugli impianti, anche quelli che hanno una ottima pensione, mentre un giovane precario deve pagare il prezzo intero

    potrei continuare ma devo uscire…

  58. nick ha detto:

    quoto su tutta la linea. Aggiungo che di fronte alla situazione italiana, al di là di quelle che possono essere le proprie convinzioni, occorre concentrarsi su una serie di misure concrete e immediatamente realizzabili. Una di queste è proprio la trasformazione dei contributi alle (solite) imprese erogati dallo stato in un taglio delle tasse a favore di tutte le imprese. Anche quelle che non hanno le entrature giuste per ottenere i fondi pubblici.

  59. sfsn ha detto:

    ok, aldo, capì. grazie.

  60. arnaldo reverberi ha detto:

    la stok chiude, la repubblica ceca è in europa dovrebbe essere la stessa cosa come se fosse in italia , allora questa europa funziona così!, complimenti ai politici e i sindacati, tanto loro non perdono il lavoro, anzi + fanno cazzate e + fanno carriera con stipendi da ufo e pensioni d’ oro,
    ci vuole una rivoluzione e impariamo dall’argentinaora là lavorano tutti senza storie.

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