Quando gli australiani pensano all’Italia, probabilmente hanno in mente le mete turistiche di Roma, Venezia e Milano. Il nome Trieste significa poco niente per loro, tuttavia sappiamo che questa bellissima città portuale, con la sua maestosa architettura imperiale e la sua travolgente Piazza Unita, che si affaccia sul Mare Adriatico, ha una storia che è indissolubilmente legata all’ Australia. Questo l’incipit dell’articolo apparso qualche giorno fa sul Sidney Morning Herald (ringrazio Sandi Stark per la segnalazione), che presenta ai lettori Trieste goes to Australia, una nuova monografia, dedicata all’emigrazione triestina in Australia. Il volume è a cura dello storico australiano-triestino, Gianfranco Cresciani.
Dal 1954 al 1961, circa 20.000 triestini – il 10% della popolazione – lasciarono la loro città e la maggior parte (oltre il 90 per cento) si diresse verso l’Australia, soprattutto a Melbourne e Sydney. Cosa c’è dietro questa migrazione di massa “atipica”?
Secondo Cresciani le ragioni non furono soltanto di natura economica. Molti lasciarono Trieste per fuggire da una situazione politica instabile. Cresciani ricorda vividamente l’arrivo delle truppe liberatrici neozelandesi nella sua città natale nel 1945. “Avevo solo cinque anni, ma ricordo ancora andando verso le Rive, le enormi file di carri armati neozelandesi”.
Nel periodo dopo la seconda guerra mondiale, i triestini che avevano lavorato per l’amministrazione anglo-americana, o che erano di origine slovena o croata, o che erano tiepidi nel sostenere l’italianità di Trieste, o che avevano sostenuto la causa dell’indipendenza, furono “invitati” a lasciare la città, sotto la minaccia di perdere il lavoro o di essere trasferiti in Italia meridionale. “Naturalmente molti triestini preferirono lasciare questo ambiente pieno di conflittualità ed incertezza, preferendo fuggire Australia,” ha precisato Cresciani.
In Australia i triestini si ricostruirono una nuova vita, contribuendo al tessuto economico, sociale e culturale della loro patria adottiva. Alcuni sono diventati editori (Lou Klepac), altri mecenati (Fiorella de Boos-Smith).
Ma che senso ha oggi riaprire questo capitolo della storia italiana? Molti tiestini-australiani di seconda e terza generazione si chiedono quali sono stati i motivi che spinsero i loro genitori o nonni ad andarsene, nonostante in alcuni casi avessero un lavoro ed un appartamento. Questo volume tenta di rispondere a questa e ad altre domande, per mezzo di interviste a più di settanta persone, documenti privati e d’archivio, quotidiani, rivelandoci i dolori e le gioie della diaspora triestina.
Gianfranco Cresciani parlerà del suo libro venerdì 30 marzo alle 19:00, al Museo Italiano, 199 Faraday Street, Carlton.
Se vi interessa l’argomento, vi segnalo questo articolo di Cresciani.
Se pol reperir el volume in qualche modo?
ghe go scritto all’autor, speto la risposta. 🙂
E’ difficile quantificare esattamente il numero dei triestini che – con il ritorno dell’ Italia – decisero di emigrare in Australia. Ma a me risulta una stima – non ricordo da che testo tratta – decisamente maggiore dei 20.000 citati e cioè 27.000-29.000.
Le stime xe dificili anca perche’ tanti no se ga iscrito ai registri. In ogni caso saria bel che ‘sto libro rivi anca qua da noi tradoto (mi che son figo no go problemi a leger in inglese ma altri si’). xe nientemeno che un altro importante tassel dela nostra storia che vien fora. E che xe stado sconto apositamente per tanto.
“Dal 1954 in poi, i triestini che avevano lavorato per l’amministrazione anglo-americana, o che erano di origine slovena o croata, o che erano tiepidi nel sostenere l’italianità di Trieste, o che avevano sostenuto la causa dell’indipendenza, furono “invitati” a lasciare la città, sotto la minaccia di perdere il lavoro o di essere trasferiti in Italia meridionale”
Questo lo scrive-sostiene Cresciani documentandolo o è la solita “tiritera” di chi ben sappiamo ?
partirono per l’australia…america…canada anche molti esuli istriani fimani e dalmati che per un periodo trovarono sistemazione a Trieste.
Li ritroviamo nel conteggio dei 20.000 “triestini” ? sono in un altra lista ?
1 Katja… in che condizioni disperade semo ? o te son ti ?
5 xe stado sconto ? da chi ? e come ?
ma savemo che esisti associazioni de giuliani all’estero ? australia come america e altri loghi ?
ma smettela de veder sempre comploti italici.. alo !
l’emigrazione tenuta…nascosta….
http://www.giulianinelmondo.it/
(…ma feme sto piazer !!!)
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Go tolto “dopo il 1954” e lo go sostituido con “Nel periodo dopo la seconda guerra mondiale”, letteralmente tradotto dall’articolo originale. Anche mi go sai domande e curiosità a riguardo. 🙂
AUSTRALIA
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La sorella de mia nonna xe istriana e la vivi a Geelong, Australia. Su marì iera Triestin e ga lavorà per l’Amm. Anglo-americana: visto che el iera bravo ghe ga proposto de andar in Australia. Sarà un caso particolare ma almeno no’l xe staà minaccià de ritorsioni o licenziado perchè ostile all’Italia
con che schei se ga sostenudo sti club ? con quei del tlt ? del austria ? del castel de boranera ?
I esuli istriani iera consideradi profughi e rientrava in un’ altra categoria. Peraltro de recente xe venu’ fora un libro (Intervista a Tullio Mayer) dove ala fine se pol leger alcuni verbai dela questura de Trieste che con l’ immediato arrivo dell’ Italia dopo el TLT i nega o autoriza la citadinanza a seconda dele idee politiche e in alcuni casi anca a seconda de quele dei genitori. Nero su bianco. E questo xe un picio esempio, ma podaria citarne altri.
Cresciani: “La terza, e piu’ consistente ondata di italiani si verifico’ dopo la Seconda Guerra Mondiale, allorche’ l’Australia, in mancanza di manodopera Nord Europea, apri’finalmente le porte agli emigranti dal Sud Europa per accelerare il processo di industrializzazione del paese. Tra il 1951, anno in cui venne firmato l’Accordo di Emigrazione Italo-Australiano, e il 1976, anno in cui il Miracolo Economico italiano pose fine all’emigrazione di massa da quel paese, ben 360.000 italiani si trasferirono in Australia.”
in australia iera lavor, qua no, gavevimo appena perso una guera, ma me par che i scampava (per trovar lavor…) anche dai paesi che la guera i la gaveva vinta…
quindi no stemo romper i boboli co le solite menade
mi me risulta che quei che xe partidi iera più vizin ai 30.000 che ai 20.000. Spetic diseva che contando anche quei che xe andai verso altre destinazioni (Canada, Sudafrica, Venezuela) se riva a 50.000 tra el 1945 e el 1956.
Mi son sta al club san giusto-alabarda de Melbourne nel 1994, co iera ancora vivi i emigrai veci: la magior parte me diseva che lori iera partidi perchè no i voleva star soto l’italia, ghe fazeva paura anche perchè dopo el ’54 neofascisti e polizia ghe fazeva longhi bruti a chi che iera sta cerin e a chi che iera indipendentista dichiarato. A conferma de sta roba in quel club iera esposta la bandiera triestina e australiana, ma no quela italiana e co i cominciava le cerimonie i meteva su el nastro del ino a san giusto e quel inglese, ma no frateli d’italia.
Perche’ commenti rimossi?
@ effebi:
i club iera autofinanziai. I gaveva un contributo del governo australian. I soldi dal italia ga comincià a rivar solo co xe sta istituì el ministero degli italiani al estero (se no sbaglio dal governo Berlusconi 2)
Il libro, scritto in inglese (342 pagine, 119 foto) e’ disponibile dall’Australia. Il costo del volume e’ di 20 euro, piu’ il costo di spedizione via aerea, che e’ di 40 euro.
Chiunque sia interessato all’acquisto, mandi via email il suo indirizzo al seguente sito email:
triestegoestoaustralia@hotmail.com
Zio defunto ga lassà el Cantier e el cuor a Trieste e el xè ‘ndà con moglie e fijo a Sidney scopo miglioramento. Là ghe xè nata una picia.
Ma el cuor iera restà qua, cussì ‘ndadi in tre dopo quindici ani i xè tornai in quatro con quel tanto de soldini sparagnai per ciorse un bar, quartier e sistemar i fioi…
In quei quindici ani so che i ga frequentà i club dei imigrai Italiani vivendo el tempo libero come in un’enclave, come i Serbi qua de noi col club “Vuk Karagic” e no so quanto che gabi efetivamente contribui “alla formazione del tessuto sociale e culturale della patria adottiva” a quel economico, sicuramente sì, con onestà e laboriosità contradisendo col loro operato quotidiano tuti i loghi comuni a base de spaghetti chitarra e mandolino e soprattutto quei più sinistri, che identifica l’Italian esclusivamente come “mafioso”.
Son fiera de lori. La terza generazion che vivi e opera in città, sviluppando in cultura e benessere queste premesse, se ga dimostrà degna de queste radici.
Ma scuseme, come se fa a no saver quanti che xe andai via? no esisteva i anagrafi in quei anni?
go rimosso el commento de Katja a seguito de una richiesta de Katja stessa.
20 mila furono quelli registrati dagli archivi del Comune, che se ne andarono con l’emigrazione assistita. Non tutti usarono quel “passaggio”, le stesse fonti che hanno trovato il numero di 20 mila stimano il numero totale a 30 mila. Probabilmente Cresciani da storico, non si vuole avventurare su cifre contestabili, conoscendo la passione per la matematica teorica degli inevitabili contestatori politici che si inventeranno altre teorie per spiegare l’esodo. L’unico esodo riconosciuto del quale si può parlare è quello inverso. L’esodo ufficiale sostituì i triestini che se ne andavano, si trattava di inversione etnica ma questo non si può dire, ovviamente. C’è la giornata del ricordo di un esodo, il nostro esodo deve essere cancellato dalla memoria.
Per fortuna che esistono paesi democratici come l’Australia, dove le opere come quella di Cresciani non subiscono ostacoli.
L’emigrazione in Australia continuò anche dopo il 1961, l’ultimo dei miei cugini partì nel ’65 chiamato dai fratelli, e mia zia raggiunse i figli nel 1969, in aereo con visto turistico, senza uffici emigrazione. Mantenne la residenza a Trieste per molti anni.
Oltre alla comunità dei triestini in Australia, generalmente denominata “dei Giuliani e Dalmati”, ci sono altre due comunità. Quella dei triestini non patriottici che dice Cresciani, che in genere non si immischia con la comunità ufficiale.
L’altra è la comunità slovena, i quali figli non conoscono più il triestino e l’italiano ma solo lo sloveno. Anche questi, non vogliono avere nulla a che fare con la comunità dei “Giuliani e Dalmati”.
L’emigrazione assistita fu attivata nell’immediato dopoguerra da accordi tra Australia e TLT, un piccolo numero di triestini la usava per emigrare anche prima del 1954.
Poi ci sono le emigrazioni post 1961, dovute prevalentemente alla mancanza di lavoro, continuano e sono in forte ripresa tra i ragazzi.
I conti della serva sono presto fatti: c’erano 234 mila abitanti nel 1914, oggi sono 205 mila, gli esuli istriani dicono di essere 90 mila in città. Mancano all’appello 119 mila triestini, dei quali una parte si è estinta per motivi demografici, ma l’altra parte è causata da emigrazione: il Primo Esodo post 1918, il Secondo Esodo post 1954 e nello stillicidio emigratorio successivo che ora è in forte ripresa tra i giovani. Nella mia stretta cerchia di conoscenze ci sono una decina di ragazzi emigrati negli ultimi 1-2 anni in G.B., Austria, Australia, Isole del Pacifico, Canada, Slovenia.
Mancano basi per stimare il Primo Esodo, la comunità triestina germanofona si ridusse da 14.600 a poche centinaia in pochi mesi. Molti triestini di lingua madre slovena e croata dovettero emigrare in Yugoslavia, chi dice 10 mila, chi dice 20 mila. Altri cittadini spinti dalla fame andarono in Argentina. L
e espulsioni politiche del 1918-1919 sono note: Pittoni ed i socialisti indipendentisti, de Banfield, ufficiali e decorati KuK. Idem nel resto del Litorale, sindaci come Ponton, deputati come Bugatto e Faidutti, preso a pistolettate alla stazione di Gorizia.
Eppure durante il Primo Esodo arrivavano frotte di italiani, la prima testimonianza di navi che sbarcavano immigrati è del marzo 1919, tramite giornalisti del New York Times.
Idem nel 1954, quando arrivarono gli istriani ed i meridionali dell’amministrazione italiana. Ma gli istriani arrivavano anche prima del 1954, ed ebbero pure il voto che forse stravolse l’esito delle amministrative del 1952.
Come si può definire, il processo di espulsione di abitanti di un territorio, sostituendoli con abitanti alieni?
Inversione etnica? Colonialismo?
@ bibliotopa
l’anagrafe de quei ani xe una roba complessa: iera gente che tornava dela guera e partiva subito per l’estero, dunque pol risultar dispersi; iera anche gente che se ga ri-iscrito al anagrafe triestina ani dopo che i xe tronai. Inoltre no xe un’evidenza dele persone partide per l’estero (no esisteva i computer), ma bisognassi andar scheda per scheda anagrafica a spulciarse che fin che i ga fato. Le stime xe fate sule liste de imbarco, però iera tanti che xe partidi da Genova e adiritura qualchedun che iera andà in aereo (fazendo un mucio de scali). Esisti dele statistiche comunali (statistiche, no rilevazioni, comunque bastanza aprosimative), dela camera de comercio e del GMA ma i numeri de ste tre fonti no bati.
@25 disevo che xe ufficiali solo quei de l’emigrazion assistita, che comprendeva aiuti finanziari, sconto de 1/2 prezzo sul biglietto dei vapori de la
Cosulich, corsi de inglese, garanzia de alloggio e lavoro a destinazion.
Tanti andava per i fatti propri, diversi risulterà residenti a Trieste per anni ancora. La contabilità dei esodati xe impossibile se no a livel “macro”, con differenza tra prima e dopo, tentando de districarse tra quei che rivava e quei che partiva. Se parla quindi de stime.
Ma Cresciani cocolissimo el xe qua che el scrivi, forsi qualcossa el ne pol contar, altrimenti faremo una colletta per comprar el libro e se lo impresteremo (sior Cresciani, qua semo de novo povereti, la saveva? Che possibilità xe adesso, de mandar zo i nostri fioi?)
si chiama pulizia etnica.
pulizia etnica!? BOOOOOOOM! No se pol legger! Ciao a tutti
@27 “pulizia etnica” xe un termine che ultimamenta ga un senso de espulsion de una etnia facilmente definibile (lingua o religion) e con atti e violenza.
No xe questo el termine giusto. El più corretto xe forsi semplicemente “colonialismo”, i istriani e i meridionali che i mandava qua gaveveva el compito de colonizzar la città in funzion patriottica e politica.
@26 sandi, zio me sburta radici, zia xè un poco in oca, ai cugini me vergogno de dimandar se “noi lasciavamo il cantiere…” muniti de biglieto, lavor zà trovà, corsi de inglese e tuto pulito in masimo ordine…pol darse però.mi no polemizo. Ne ciogo ato, vardo ai risultati, come dito germogliai nele tre generazioni sucessive e concludo. se xè sta cussì, ne xè valsa la pena.
‘Ndai e tornai, fazendose onor e de riflesso fazendoNE onor…a noialtri Triestini de etnia Italiana, se no a altri che no se rispecia!
19 sfns se no te sa informite – xe sul sito:
dai anni 70
ke balonazzi…
pulizia etnica,
xe andai via de tute le etnie, e italiani da tuta italia xe emigradi… ma a Trieste (ovio) el disegno kriminale e fascista (anche ovio) dopo la guerra xe quel dela PULIZIA ETNICA
MA OVVIO, MA CHE MONADE… ANCORA OGGI XE LA CACCIA PER LE STRADE A CHI CHE NO XE ITALIAN E PRESTO ANCHE STO SITO SARà RIPULIDO…
che pò a legger qua i commenti me par che sto lavor de pulizia etnica (che dura da secoli ?) no gabi fato tropo efeto…
a marburg i xe stadi più efficaci…. in un per de anni…
no i ga cambià solo i cognomi..
no ho detto fascista. lo dici tu, e di solito chi la chiama…
d’altronde, negli anni 60 un amico di mio padre lavorava all’acegat. lui e un altro erano gli unici triestini, il resto istriani o di varie parti d’italia.
di grazia, signor effebi, che sito?
ah, giulianinelmondo?
bah, quel sito conta poco, xe tuto un autoincensamento e per quel che ghe ne so mi no xe corretto. Presumo che i ghe dava soldi a due tre club in cambio de riconoscimento de italianità: el club san giusto alabarda no ga ciapà soldi da lori fin ai anni ’90
@ Effebi
Ti te ga el dirito de involtizarte col bandieron dell’Istria e zigar ai quatro venti come fa i tui amici dele varie asociazioni e partiti “giustizia” per el tuo de esodo?
I altri no ga inveze el dirito de dir niente?
Ma proprio ti te se permeti de dir “che balle” quando sul Piccolo da sessanta anni xe ogni giorno su segnalazioni gente che fa bufere sui beni abandonadi e quanto altro?
El stesso Furio Gon del Piccolo tempo fa se ga stufado de ‘sta roba e ga dito papale papale come la pensava.
Spero che un giorno te entrera’ el conceto che se se vol rispeto bisogna anca darlo.
Tra l’altro bela quela che xe emigradi da tuta Italia. Certo che se saveva, ma no xe quel el punto: durante el periodo del TLT de emigrazioni ne iera pochine.
Anzi, la gente emigrava a TS perche’ iera lavor, tanto xe vero che in pochi anni la Cavana se ga impinido de gente che rivava dal Sud Italia.
I Triestini le valigie ga iniziado a farle in massa DOPO el 1954. Questo xe noto a tuti e no lo nega gnanca el resto dei ‘taliani.
In Australia tuti iera stupidi del fato che per la prima volta i vedeva rivar emigranti istruidi, lavoratori specializzadi e gente che a TS lassava in molti casi el lavor e l’apartamento. Gente che veniva da un contesto urban, no dale campagne e dai monti. Xe stado un fenomeno atipico in tuti i sensi, che con quel dell’emigrazion italiana c’entra in modo relativo.
@20 GIANFRANCO CRESCIANI . Qual’e’ il titolo in Inglese ?? e anche se disponibile ISBN,
forse che con AMAYON costa meno !
Grayie
@ 40 – cancello richiesta non avevo letto completamente il titolo …
capita!
@ 40 el titolo xe
Trieste goes to Australia
dubito che el sia su amazon o e-bay se i lo presenta venerdì prossimo.
Questo xe el link all’articolo originale:
http://www.smh.com.au/national/a-tragic-history-that-brought-thousands-of-triestini-to-australia-20120325-1vsib.html
Bisognassi far una nova materia de studio: “Contestazione di libri sgraditi senza averli letti” e senza aver alba.
La reazion dei italianissimi iera scontada, podevo scriver mi quei post senza sbagliar che qualche parola.
scuseme, ma femo una colletta e compremo uno o due libri, tipo: uno per Go e uno per TS e dopo co lo gavemo letto, lo demo a qualche biblioteca? dei dei.. 🙂
Capissili Sandi.
‘desso che la verita’ vien fora e grazie a Internet i monopoli mediatici xe andai per le sue, dura la xe…
33 EFFEBI – non credo che te sia depositario della verita !
Se tutti quei Triestini xe andai via , i varà lassà qualche parente , che sa i motivi o no!
o i parenti xe tuti bugiardi! Quando i torna a Trieste in vacanza qualcossa i conta!
Mi go parenti sia in Australia che in Canada
tra le varie cause che i conta xe anche la paura !!!
Cio’ a prescinder dele idee politiche che uno pol ver, ‘sto casin lo gà scatenà i fassisti
e ga durà el bieco ventenio, la 2a Guerra, etc etc.
chi e’ causa del suo mal pianga si stesso!!!!
@30 Fiora, te me sembri in genere assai conciliante, e xe un complimento.
Qua no se tratta de “polemizzar”, noi stemo portando testimonianze e fatti, quei che polemizza senza conosser, me sembra che xe altri.
Te posso assicurar che nissun dei miei cugini xe andà in Australia per “farghe onor” a qualcossa o a qualchidun, i iera andai per viver.
L’unico che go conossù de persona, el diseva che no el saria mai più tornà a Trieste nianche per tutto l’oro del mondo, ma no el voleva contar niente, de cossa iera successo tra el 1954 e quando el iera andà via.
So solo che el lavorava per el GMA, come tutti i suoi fradei e suo papà, che el gaveva continuà a far el meccanico de l’Autoparco anche soto i ‘taliani, ma per i suoi fioi no iera più posto.
Altri de la famiglia de mia moglie, i conta robe simili, e che no i ga mai volù aver a che far coi “Giuliani e Dalmati” in Australia, i preferissi lavorar, far vin e star tranquilli.
Altri me conta che certi preti ghe diseva de andar via. Altri me conta del questor Palamara, dei quartieri per istriani costruidi nei posti strategici, in Carso o nei quartieri popolari.
Ancora oggi, se te va a vardar i risultati elettorali de quele circoscrizioni, te poderà farte un’idea de quai podeva esser i motivi.
Un’altro libro interressante su l’argomento xe questo:
Anna Millo “La difficile intesa”. Roma e Trieste nella questione giuliana 1945-1954, (Svevo 2011).
La toca de sbriss l’Esodo Triestin, ma iuta a capir quale iera el clima.
@47 apunto “sempre conciliante” mi! perchè viver cussì costa compagno che scornarse e per umiltà che pitosto de portar ‘vanti preconceti me sforzo de imparar… Conciliante ma no arendevole, che saria sinonimo de senza caratere… 😉
El ” far onor” pol eser coincidente al lavorar per magnar…sopratuto al estero fra foresti. Qualcossa de involontario, de no zercà asolutamente, ma che traspari dai tui comportamenti dal tuo stile de vita. Drito ,perseverante, modesto.
Bon se questo xè stà per tanti emigrai, come i mii zii, anche se no per tuti…COSSA GHE XE’ DE MEN CHE BEN?!
@46 “sto casin lo gà scatenà i fassisti”
capitàn, iera fassisti nel 1918 e nel 1919? Iera fassisti quei che governava in Italia e a Trieste nei anni ’50 e ’60?
@49 SANDI STARK – No xe una question de ani de calendario, quei del’imediato post Grande Guera jera nati in parte dai “arditi” e in parte dai legionari de D’annunzio.
Senza farla tanto longa dopo el ’20 se ga consolida’ con Mussolini .
Trieste ’50se sa, jera pien de infiltradi pagadi da Roma! Una parte de quei che xe andai in Australia e che jera ex impiegati GMA,TRUST,BETFOR se i pensava de esser a risc’io , i gaveva l’opzion de lavor nele struture statali ed imediata citadinanza nel posto dove i sceljeva de ‘ndar.Tuto el resto jera gente che se sentiva senza speranza gà ciolto la strada de l’emigrazion.
Andai via i Militari che jera 30000 più famiglie gaveva creado un indoto insostituibile.
Beh per i ani 60 saveno no come che la xe andada.
Ciauuuu
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@49 SANDI STARK – Inoltre tra le varie ragioni del’esodo in Aussie , xe sta anche un colpo de cxx per l’Italia perkè xe dimuì el risc’io che se crei quinte colone , magari dopo dieze ani qualchidun se sognava la restaurazion.
Un pericolo latente jera i” ex cerini” perkè
podeva eser riorganizai e rapresentava un miniesercito za pronto vista la loro preparazione fata dai Inglesi. A parte quei andai in AUS tanti xe stadi invitadi dall’ONU
de Ginevra a partecipar al concorso per Servizio de Sicurezza al Palazzo di vetro di NY ,in virtù del British Training.
Per anni el Comandante del Palazzo a NY jera uno nato a Piran.
Leger el libro de Subani ” La Polizia Triestina”
A la fine el vuoto xe sta impinì de burocrati ad alto livello de Roma,per ani i ‘Taliani gaveva paura de ‘ser alontanadi, Trieste no gà avù immigrazion interna operaia come tuto el nord ma solo Iperburocrati,dogana,finanza,presidi militari,scole de polizia, una colonizazion oculta.
Se non ricordo male fu “Il Lavoratore” – allora quotidiano del P.C.-T.L.T. del gennaio 1955 a titolare apiena pagina “Arriva la madre i figli partono”
http://books.google.it/books/about/Arriva_la_madre_i_figli_partono.html?id=KslNOwAACAAJ&redir_esc=y
“arriva la madre, i figli partono” iera un striscion che xe apparso sul Toscana durante una dele partenze. Iera una tacada polemica al sindaco Giani Bartoli, che co xe rivada l’italia el 26.10.1954 gaveva dito “E’ la madre che ritorna per farci vivere liberi”.
Tacada polemica riuscida, visto che dopo 60 ani sto striscion se se lo ricorda ancora.
E quela che i muli ghe tirava monede alla polizia dalla nave che partiva, la xe documentada de qualche parte?
I gaveva mille e un motivi, per far andar via chi gaveva lavorà nella polizia del GMA. No solo cerini, anche impiegati. Uno dei motivi podeva esser che i tasessi. Appena l’altro mese con l’apertura dei archivi dell’ufficio zone di confine, se ga savù che alcuni de quei che gaveva sparà dal Palazzo della Luogotenenza in Piazza Grande, gaveva cognomi cabibi e che no iera sloveni che fazeva per sprezzo dei ‘taliani, come scritto nero su bianco su un libro assai diffuso e pubblicizzà… senza fa nomi per decenza.
Un’altro motivo ancora, podeva esser strettamente elettorale. Nel 1952, mancava poco che tutte le formazioni indipendentiste messe insieme e con l’aiuto dell’US fazessi pari col blocco nazionale. Per questo iera stai i incidenti del 1953 con i servizi italiani coinvolti, come scritto anche dal Piccolo in seguito ai ultimi documenti ritrovai.
La logica podeva esser che dopo 4-5 anni de malgoverno, l’indipendentismo gavessi podù risorger (o ancora pezo per lori, che gavessi prevalso i comunisti), se la colonizzaziòn dei istriani e italiani no fussi stada sufficiente per mantignir la maggioranza elettorale nazionalista.
… e sopratuto per questo nele elezioni del ’56 ai indipendentisti ghe xe sta impedì de presentarse (con un pretesto del Commissario di governo Palamara)!
Anche questa la disi lunga de come che iera el clima politico qua dopo el ritorno dell’italia e del fatto che la gente andava via anche per ragioni che no iera solo ocupazionali
Povero Palamara.
A un ‘taliàn che i ghe insegna dal 1848 che i “slavi” xe cattivi, che i xe barbari, discenenti de quei che ga fatto finir l’Impero Romano, per via che lui saria erede de Giulio Cesare… che no el sa se el ponte Trento-Trieste xe a pagamento, che i ghe mostra le foto de i infoibadi, che i ghe conta che Trieste iera italiana za durante la preistoria, che l’Austria cativa ga fatto calàr i slavi per farghe dispetto ai poveri ‘taliàni, che oltre che barbari e incivili i iera comunisti, ma che sopratutto i parla in quel modo che no se capissi nientee che i xe boni de pronunciar 3,4 consonanti de fila, e che sicuro i fa per dispetto o per no farse capir eccetera…. coss’te volevi che fazessi Palamara?
El gaveva fato el ‘taliàn, e anche ben. I ‘taliani dovessi farghe un monumento.
http://www.ammer-fvg.org/_Data/Contenuti/Allegati/ita/francescofait.pdf
@tergestin: “I Triestini le valigie ga iniziado a farle in massa DOPO el 1954. Questo xe noto a tuti e no lo nega gnanca el resto dei ‘taliani.
In Australia tuti iera stupidi del fato che per la prima volta i vedeva rivar emigranti istruidi, lavoratori specializzadi e gente che a TS lassava in molti casi el lavor e l’apartamento. Gente che veniva da un contesto urban, no dale campagne e dai monti. Xe stado un fenomeno atipico in tuti i sensi, che con quel dell’emigrazion italiana c’entra in modo relativo”.
Infatti quei cisti li scartava prima: secondo l’AMMER dal dicembre 1954 a tutto il 1955 fu scartato quasi il 50% dei richiedenti il visto per l’Australia. Ah, visto che l’Italia iera un covo de fascisti anche nel 54 fazo presente che se te risultavi comunista ai colloqui per ragioni de sicurezza no i te accoglieva in australia
difatti:
la maggior parte dei emigrai non iera de orientamento comunista, bensì indipendentista. Inoltre i richiedenti visto NON veniva scartai dalle autorità italiane (che viceversa dava dei forti incentivi alla partenza per tutto el personale ex GMA) bensì da quele australiane.
E comunque de quel che so mi a Roma i segnalava molto de rado alle autorità australiane l’eventuale orientamento comunista dei aspiranti emigranti: più gente scomoda che andava via meio iera. La maggior parte delle domande respinte iera per via dela salute. Per esempio chi che gaveva avù la tbc iera automaticamente scartà.
@Alessandro. ti sono grata per aver equilibrato il punto di vista su motivazioni e qualità di quel flusso migratorio verso l’Australia negli anni ’50, completandone il ritratto di connotazioni che mi sono familiari…proprio nell’accezione “di famiglia”!
..mi risulta che zio lo zio “bello onesto emigrato Australia…” fosse operaio specializzato e zia impiegata e che prima della grande avventura si fossero conosciuti e innamorati a Trieste, proprio frequentando un corso serale …d’Inglese!
Toh, Palamara.
Quel iera un de studiarselo, vede’.
Dato che noi semo tuti un covo de complotisti, alora parlemo de casualita’.
Palamara iera in ‘sto campo un ganzo.
Casualmente, el se ocupava de emanar i decreti lege per far sgombrar i dipendenti del GMA invoiandoli con agevolazioni (za’ nel 1952 a Roma i ga anunciado e decretado in Parlamento che i dpendenti del GMA saria stadi riassunti nello stato italiano eccetto quei ideologicamente contrari all’Italia). Sempre casualmente, Palamara fazeva el possibile per impiantar piu’ alloggi per i esuli. E chi se ocupava dela costruzion dei alogi per i esuli in zone del Carso e popolari, dove no se votava quel che se doveva votar? L’Ente Tre Venezie. El stesso Ente Tre Venezie, pense’ voi anca qua che caso, che durante el fassismo se ocupava minuziosamente de ciavarghe le proprieta’ ai contadini sloveni, con cavili legai e altro.
Sempre casualmente, Palamara durante le elezioni del ’57 ga vietado de votar a tuti quei che gaveva avudo precedenti penali dal 1899 al 1918, che iera perlopiu’ veci pregiudicadi che gaveva piccoli reati e viveva nei rioni popolari.
Tra l’altro una vera e propria mostruosita’ giuridica, dato che in quel periodo ierimo soto l’A/U e l’Italia poco c’entrava. Ma sempre casualmente, come xe sta’ dito qua sora, Palamara col pretesto de un eror de compilazion dele liste ga blocado l’Unione Triestina, partito indipendentista, impedindoghe de andar a elezioni.
Un’altra curiosa casualita’ xe quela ad esempio che el ga fato vietar con l’arrivo dell’Italia, i comizi bilingui in Piaza Grande perche’ quela Piazza iera simbolo de italianita’, el diseva.
Varde’ i casi dela vita.
Mi no parlassi comunque de complottismo: i ne la ga cazada sul muso platealmente, solo che tanti de noi se ga acorto dopo. Semo un poco meloni per qualcossa, no?
@64 xe tuto inutile che te pretendi de convinzerli, i italianissimi xe cressui col biberon tricolore e cussì i morirà. Te pensi che sia facile rivar alla conclusion: “Son nato e cressù nell’inganno, i me ga sempre contà monade?” No xe robe facili de gestir, se pol anche scapotàr.
come xe sandi ? quanti proseliti te ga rivado a far ? la fe sta rivoluzion indipendentista ?
No ghe xe bisogno de far nissuna rivoluzion. La gente ghe rivera’ per logica e da sola. Speremo solo no tropo tardi, questo xe el punto.
come ameto sempre e senza dificoltà, mi son “curta” ( anca de inteleto… 😉 ) ma francamente no capisso ‘ndove che vol ‘ndar a parar Sandi, Tergestin e altri …
Cossa affermeria Cresciani nel suo lavor? che i motivi della massiccia migrazion verso l’Australia, oltre a quei economici sarìa stai ANCHE altri… badè ben ANCHE! presuponendo quindi ch’el motivo primario fossi quel de rivar a conquistarse un minimo de benessere, là o in prospetiva qua. E xè el caso del zio che go cità.
Partì con quel progeto andar, “farse qualcossa” e tornar, realizà punto per punto.
mi de cior el libro no son interesada ma lo go segnalà ai mii cugini che ga dito vederemo…probabilmente ghe basta la tradizion orale paterna e i lori stessi ricordi,visto ch’el grande, nato qua ga visù a Sydney dai due ai diciasete ani…
PERCHE’ VOI? ghe go domandà. Per fame o per politica?
Risposta. Ne per quel né per quel. Papà diseva che in Cantier nol stava mal, ma che nol ‘ndava né ‘vanti e ch’el iera a ris’cio de ‘ndar anca indrio, in caso de licenziamenti. Cusì el ga volù ‘ndar per apunto per “farse e darne qualcossa”.
Xè amessa anca sta motivazion ammessa pareria in primis da Cresciani stesso, o per voi no la xè politacally correct?! in favor dei soliti retroscena? 😉
@68 FIORA – Le motivazioni esisti per tute
le ragioni: una oportunita’ de qualità de vita migliore,persone compromese politicamente,paura de coss’
che podeva nasser in Europa vista la guera freda.
Ricordemose che jera de fresca data el discorso de Churchill in America che cominciava : ” Da Stettino sul Baltico a Trieste e scesa una cortina di ferro”
Cossa nè gavessi masinà in testa a noi quela volta ????
Ah e ricolegandome al post 60 de Alessandro che fa riferimento a un migrazion “de qualità”, gnente in contrario se in coda al Grande Motivo Ecumenico che esponi Sandi e quant’altri, me permeto de zontar anca quel “afetivo”?
El fradel de zio Nino cantierin emigrà el iera sarto de omo a Genova. Moglie e gnente fioi . Guadagnava ben.Dopo un per de ani ga ragiunto el fradel a Sydney, per meri motivi afetivi. siché in quatro e quatroto el sarto talianuz xè diventà “Il Grande Stilista Italiano”(in sto senso i Australiani iera de bona boca! ) con sfilate e tuto pulito in masimo ordine.
Pò i xè tornai insieme e anche el “stilista” Ligur-Australian se ga stabilì a Trieste per continuar a star vizin a fradel e famiglia, come lazò! E chissà quanti come lori…e come che ga fato i serbi qua… come co’ pol, fa i migranti in general, i esseri umani, pò!
…Tanto per testimoniar che la verità no xè mai univoca e “la sentenza ai posteri” xè davvero! “ardua”!
@Giampi, ognidun a meno che no sia propiamente mona, scrivi e contraddisi con una una finalità.
La mia xè che essendo per natura e per maturazion possibilista sempre e in ogni campo, trovo che portar ‘vanti una sola motivazion (come volessi un per 😉 ), de un fenomeno cussì cospicuo e variegà e no vissù in prima persona, sia comunque poco rispettoso della verità, che me appari in sto caso sfacetada e che no va mai imposta.
ANNI NOSTRI:
Per i giovani dei paesi europei più colpiti dalla crisi economica, l’altro emisfero è una terra promessa piena delle opportunità che mancano in patria. E Melbourne si trova a rivivere il boom migratorio del dopoguerra.
Helena Smith
Nel cuore di Melbourne, al portone di un grande edificio ubicato in Lonsdale Street, da parecchi mesi bussa un flusso ininterrotto di giovani, uomini e donne, appena sbarcati da aerei decollati dalla Grecia. L’isolato, risalente agli anni quaranta, ospita il quartier generale della più grande comunità greca in Australia.
Uomini e donne viaggiano e si spostano da una parte all’altra del pianeta alla ricerca di una vita migliore, come avvenne nella corsa all’oro a cavallo del XX secolo. A differenza dei greci di un tempo, tuttavia, i migranti odierni hanno un livello di istruzione considerevole e diplomi di laurea nelle discipline più impegnative.
“Sono tutti laureati, in ingegneria, in architettura o in meccanica. Ci sono insegnanti, bancari e persone disposte a fare qualsiasi lavoro”, dice Bill Papastergiades, presidente e rappresentante legale della comunità. “La disperazione tra di loro è tangibile. Siamo tutti sgomenti. Spesso arrivano con un solo bagaglio a mano. Le loro vicende personali sono sconvolgenti e a ogni nuovo aereo che atterra ne veniamo a conoscere di nuove”.
L’esodo è solo uno dei tanti drammi umani in corso in Grecia. Da giugno i responsabili della comunità di Melbourne affermano di essere stati sommersi da migliaia di lettere, email e telefonate da greci desiderosi di partire quanto prima alla volta di un paese che – al riparo dalle turbolenze dei mercati globali – è considerato ormai una terra promessa.
Soltanto quest’anno 2.500 i greci si sono trasferiti in Australia, e le autorità di Atene fanno sapere che altri quarantamila avrebbero “manifestato interesse” a fare lo stesso. Nella capitale greca nell’ottobre scorso si è tenuta una “fiera dei talenti” organizzata dal governo australiano per 800 posti di lavoro: vi hanno preso parte tredicimila candidati.
Con la prospettiva di un quinto anno di recessione, la disoccupazione che ha toccato la cifra record del 18 per cento e circa il 42,5 per cento dei giovani greci senza lavoro, si prevede che la fuga di cervelli continuerà ad aumentare. L’economia australiana, per contro, nel 2012 dovrebbe crescere del 4 per cento. “C’è chi dice che non vuole che i suoi figli crescano in un posto simile”, dice Papastergiades. “L’altro giorno ho ricevuto una telefonata da un idraulico greco disoccupato da otto mesi: ha tre figli da mantenere ma è così disperato che ha pensato di suicidarsi”.
Tessie Spilioti è tra quelli che si sono già trasferiti in Australia: “Non c’è nessun posto al mondo come la Grecia: mi manca ogni giorno, come mi mancano i miei amici”, dice Spilioti, cresciuta in Australia prima di stabilirsi ad Atene 27 anni fa. “Ma l’Australia è un paese dove si vive bene. È la terra dell’abbondanza e c’è la sensazione che l’occasione giusta sia dietro l’angolo. Questo manca del tutto in Grecia: lì la gente è impaurita, l’atmosfera è cupa, l’umore è nero e la sensazione è quella di essere sotto assedio. Non avevo mai pensato di andarmene, ma lo stress della sopravvivenza aumentava ogni giorno”.
Secondo le previsioni con la crisi economica in Grecia andranno perdute due generazioni. La nuova diaspora coinvolgerà i greci più giovani e meglio istruiti, quelli che parlano più lingue ma non sono più in grado di sopravvivere in un paese la cui economia è in caduta libera, in parte per le rigide misure di austerity che il governo greco è stato costretto a varare in cambio degli aiuti.
Dimenticati da Atene
Un recente studio dell’università di Salonicco ha dimostrato che la grande maggioranza dei greci che vogliono emigrare appartiene alle generazioni più giovani, e si dirige in paesi come Russia, Cina e Iran. Gran parte degli intervistati non aveva neanche provato a cercare lavoro nel proprio paese, perché non vede prospettive in un’economia che dovrebbe stringere la cinghia per i prossimi dieci anni almeno.
In Australia l’afflusso di migranti ha sconcertato altri greci costretti in un recente passato – negli anni cinquanta e sessanta – a intraprendere la stessa strada a causa della povertà e della guerra. Per anni la diaspora è stata ignorata dai governi succedutisi ad Atene, che si sono rifiutati perfino di concedere il diritto di voto ai greci all’estero – anche a quelli che vivono a Melbourne, che può vantare una florida comunità greca di oltre trecentomila persone.
Veder arrivare in massa dalla madre patria una simile ondata di giovani di talento – per altro disposti ad accettare anche umili mestieri manuali – è stato un brusco impatto con la realtà. “La nostra comunità è sconvolta da questa marea di sogni infranti”, dice Litsa Georgiou, 48 anni, trasferitasi a Sydney l’anno scorso con una bimba piccola e il marito. “Molti speravano di rientrare in Grecia, ma da quello che si sente raccontare da chi ha intrapreso un viaggio di 22 ore di aereo per arrivare fino a qui, è terribile anche solo immaginare che alla Grecia occorreranno oltre dieci anni per iniziare a risollevarsi”.
@71 FIORA – de tute queste decisioni “multi-partisan” in efeti ne manca statistiche o
interviste che podessi dar una indicazion de quala che xe stada la magioritaria.
@73 personalmente no me interessa, Giampi.
Mi son per la libera iniziativa no alineada e pel vivi (mejo posibile) e lassa viver (parimenti) !
😀 😀 😀
” per mezzo d’interviste a PIU’ DI SETTANTA PERSONE” Ullalà che campion esauriente de un fenomeno de portata ( senza ironia !) biblica!
solo mi tra parenti e amici de parenti podessi assemblarghene una ventina…
Me par come certe statistiche…. 🙁
Come i struzi co’ la testa ne la sabia, ammetter che i triestini de un certo tipo xe stai scazài dalla loro città, xe pretender troppo. Eppur lo disi Cresciani ciaro e netto nell’intervista, e no xe l’unico. Nell’intervista no el disi che contemporaneamente, i istriani vigniva privilegiài con punteggi de favòr per le case popolari e per l’assunzion nei posti de lavoro. Ma lo digo mi, perchè a Trieste lo sa tutti meno quei che fa finta de no saver.
Basta cior i risultati elettorali delle circoscrizioni, vardar cossa ga votà i quartieri dei esuli nel dopo guerra e pol impizarse qualche lampadina. Ma ghe vol anche la corrente e che la lampadina sia invidada, no basta strucar el boton.
Fiora, ne le tue statistiche ghe xe i triestini de cui parla Cresciani e parlo mi, o xe un’altro tipo de triestini? Dove iera nati, quei che te disi ti?
@67 Tergestin, mi no scrivo qua con scopi politici, ma solo perchè i triestini possi conosser la loro storia e no le fiabe che i ghe ga contà dalla nascita. Dopo che i saverà, che i fazi quel che i vol, le soluzioni politiche xe tante e forsi domani ghe ne sarà anche altre.
Sandi me sa che te me ga confuso con Effebi. Te me devi un spritz a ‘sto punto.
Anca mi no go intenti politici. Ma no voio piu’ sentir balle ne veder la mia gente insempiada drio monade, dela serie deme una sagreta e do’ canzonete e no rompo piu’ anca se i mii fioi emigra come i mii zii. Penso che su questo semo in sintonia.
@ me rivolgevo proprio a ti perchè te disevi che la gente ghe riverà per logica, presumo alla rivoluzion indipendentita che te domandava quel’altro. E mi go puntualizzà che me ciamo fòra, non avendo mai parlà de indipendentismo su Bora.la e nianche fora de qua.
Comunque va ben per el spritz, e xe due.
In teoria no gavessimo nianche dovù dar spiegazioni, perchè ‘sti italianissimi o almeno la magior parte de lori, xe talmente malada da esser convinti che tutto succedi per politica e che tutto ga un secondo fine. Ognidun misura el mondo col proprio brazo, come ben savemo.
Strano che no i ga ancora dito che Cresciani xe comunista.
1. Vorrei segnalare che sull’argomento degli esodi da Trieste esiste un bel testo di Piero Purini,”Metamorfosi etniche – I cambiamenti di popolazione a Trieste, Gorizia, Fiume e in Istria”, Kappa Vu edizioni 2010, € 22.
2. Faccio presente che, contestualmente all’esodo verso l’Australia, si mise in moto un’emigrazione di diplomati e laureati verso altre zone d’Italia, al tempo in espansione economica. È il motivo che ha messo in moto il processo di invecchiamento demografico di Trieste, i cui effetti sono tuttora visibili. Ed è stato determinato dal processo per cui quando arriva l’Italia l’economia di Trieste va in sofferenza, per usare un eufemismo.
Non mi sembra difficile capire che se l’economia triestina va in difficoltà il fatto è dovuto non solo all’arrivo dell’Italia ma alle mutate condizioni internazionali, alla fine del monopolio del porto triestino e via andare. Ma evidentemente visto che la costante dev’essere che l’Italia è la causa di tutti i mali devo sbagliare io…
@ i iera nati A BITONTO, Sandi.
Sandi, El mio 85iera un witz, ma con precise radici etniche, perché per parte de mama, come iera apunto zio, la fameia iera de quei dela mai bastanza deprecada “maledeta barca”…pronti come dito a ciaparghene un’altra e no paghi de “rubarghe el pan” ai autoctoni de quà ‘corer a “rubarghe el pan” anca ai Australiani, far fioi che magari doveva restar Australiani per incentivar el tesuto conetivo di quela Grande e Ospitale Nazione e inveze sti “lazaroni”, cossa ga fato?! No i gaciolto fioi e bori evidentemente “malguadagnai” e ripercorso a ritroso el esodo marino su un’altra” maledeta barca” per tornar nela cara al cuore a “ri-rubar” el pan ai Unici Veri Patochi …Contento cussì, Sandi?! 😉
No Fiora, mi no go mai dito che i immigrati vigniva a TS per rubar el pan. Digo che i triestini discendenti de quei prima del 1918 xe una roba, i altri triestini vignudi dopo, xe un’altra.
Questi ultimi no ga mai perso niente co’ l’Italia a Trieste. Quando se tratta de istriani, i ga solo che perso le loro case, per colpa de l’Italia, ma i devi ringraziar l’Italia che ghe ga permesso de vignir a Trieste dove la cultura e la lingua iera praticamente uguali. E i dovessi anche ringraziar quei 30 mila e i altri che xe andai via per farghe posto a lori, giusto almeno un ricordin.
I altri italiani non istriani i devi solo ringraziar l’Italia che ghe ga permesso de vignir a Trieste, che xe una bela città e uno dei più bei posti dove viver.
I veci triestini inveze, i ga solo che perso.
Me sembra semplice, e visto che de veci triestini xe restai forsi nianche la metà, ecco che se spiega tutto.
Tutti quei che in ‘sto forum fa commenti patriottici o che i nega che i triestini dell’Esodo sia stai cazzai via de la loro città, i xe del secondo tipo de triestini. Sarà miga un caso?
..quante coverte matrimoniali,regali de noze orendi coi canguri anca sule tazine, quante presentazioni uficiali co’ rivava a Sydney le “bianche” del Lloyd Triestino….Ghe tocava a ogni viagio faticosi inevitabili peripli, tipo icone nei club de Italiani a Sydney ” Ve presento un mulo triestino, Diretore di machina del LLOYD…” i diseva con orgoglio e coi oci lustri sti poveri zii emigrai, prensentandoghe ai compatrioti un dei maritimi de casa mia…
e lora Sandi cossa me raprenta tuta sta apertura tuto sto senso de l’acoglienza verso i novi triestini che ne riva a capei de tuto el mondo?!
Do’ pesi dò misure? mi ghe ne go solo una. divido el mondo in boni e cativi. Al neto dei secondi,e gnanca su quei son mai sicura de esprimerme categoricamente,per mi xè solo arichimento….
A mi quel che me lassa alibido xe veder gente che fa cine ogni secondo sul proprio esodo ma co’ se parla de quel dei altri i sbuffa e i disi “Che balle! Finila de romper, dei!”. Anca questo sara’ un caso?
A mi quel che me lassa alibido xe veder gente che fa cine ogni secondo sul proprio esodo ma co’ se parla de quel dei altri i sbuffa e i disi “Che balle! Finila de romper, dei! Antitaliani!”. Anca questo sara’ un caso?
..e in pole position tra i cativi attuali in sti giorni sa quai che meto mi? quei che no dichiara quei che i beca e me toca pagar a mi anca per lori.
Ognidun ga i sui bersagli. ti i tui, ogi per mi, i mii xè questi.( Ma son elastica. Diman forsi li cambio, MI! ;-))
Xè giorni duri in sto senso per tanti che vivi più l’ogi, che coltivar livori dietrologici E Per l’OT “pulsante” gabi, GABIATE* pasiensa….*de rider ma vien cusì la coniugazion ..
Ognidun misura el mondo col proprio brazo Fiora. El bilancio de quei che xe rivai dopo xe in attivo, comunque che te la giri. Se i varda i loro nonni e bisnonni, i sta mejo. El bilancio dei altri xe in passivo, perchè se mi vardo i miei nonni e bisnonni, stago pezo.
Questa xe la differenza, che no significa voler scazàr i ultimi immigrati, roba che no go mai scritto ne pensà.
Te ga ragion che el mondo se dividi in boni e cattivi, ma anche in colti e ignoranti, stupidi e intelligenti, lungimiranti e limitai, mas’ci e femmine, alti e bassi, grassi e magri, eccetera.
No me par che un che gaveva 10 ettari de terren in campagna a Buie d’Istria e ‘desso sta a trieste in un appartamento stile ATER (anche se favorido in graduatoria e quel che te vol)stà meio adesso. I fioi de mia zia e mio zio (e lori stessi, istriana e triestin) sta meio de mi e mia sorella che rispettivamente vivemo all’estero e zercando lavor a TS. Quindi no me par che te pol dir robe categoriche
No xe niente de categorico, ma no xe tutto relativo.
@93 per mi le altre distinzioni che te fa le xè personali e arbitrarie…pertanto le xè soggettive.
l’unica che con una certa approssimazion fazo mi, quela tra boni e cattivi xè oggettivamente determinada dalla legge naturale che gavemo dentro ognidun de noi.
@91 no xè certo el mio caso Tergestin!
Per mi resta che “partire è un po’ morire” quindi massima empatia pei esodi de TUTI…e de conseguenza tanta malinconia al pensier che i nostri muli e no solo i nostri, devi meterse nell’ordine de idee che “partire per non morire” devi diventar prassi…
No xe el tuo caso, Fiora. Lo so. Xe el caso de altri utenti che te pol leger a inizio post.
E quante volte bisogna esser boni, Fiora? Una, due? O anche la terza? I disi che el più bon de tuti, un giorno ciapà dal futter, el gaveva ciolto la scuria e scazà un ciapo de lugheri che se aprofitava per far traffici illeciti a casa de suo pare 🙂
“Quante volte bisogna eser boni” , Sandi?!
“Settanta volte sette”…ma forsi i disi cussì per insempiar la gente!
ocio che vardando sempre indrio pol vegnir la cervicalgia
indrio no se pol vardar, el futuro no te lo pol sognar, fora de l’italia no pol esister niente. a parte subir e morir, cossa resta?
infatti resta un paese de straccioni in zarca de fortuna, ieri con la aligia de carton, ogi co la laurea.
e la zentona a Aldooooo! 😉
Hansel, Gretel e Rdecia Kapica andava per un sentiero. Rdecia Kapica ghe disi:
“Ciò muli, vardè che sta strada porta a casa de la strega”
Quei altri ghe rispondi: “No se pol tornar indrio!
I xe finidi in pignata.
Beh no la ga magnà tanto… i iera poveri, magri e batui de fame…
@103 e dopo el messianico “settanta volte sette” in risposta all’evangelico quesito del suo post 98, Sandi oramai se esprimi per parabole… 😉
@99
i dixi:
setanta volte sete bon, setanta volte sete mona. 😀
filosofia patoca
qua se pol trovar le basi per farse la macchina:
http://it.wikipedia.org/wiki/Viaggio_nel_tempo#La_macchina_del_tempo
dopo ognidun torni nel periodo che vol:
tlt, jugo, nazisti, fascismo, italia pre-fascista, austria, trieste pre-austriaca, impero romano
però una volta rivai ste atenti che dir che se stava meio prima in certi periodi iera un tantin pericoloso
quando me son fatto la macchina mi no torno indrio ai bei tempi de una volta ma…
…speto el momento giusto e vado nel futuro de un per de giorni…
…me tiro zo i numeri del superenalotto e torno subito indrio a zogarli…
…per investir una parte dela vincita in un parco a tema dove se pol viver l’esperienza simulata dei vari periodi storici de trieste: chi che ghe interesa pol prenotarse za adeso el momento magico nel suo periodo preferito…
…e garantiso a tuti el masimo dela qualità perchè ogni periodo storico vegnerà simulado sula base dele descrizioni dei fan atuali de quel periodo e alora…
…no ste tornar indrio nel tempo che andè incontro a delusioni e pericoli, vegnì nel mio parco tematico che ve troverè ben!
Chi ha avuto ha avuto ha avuto
chi ha dato ha dato ha dato
scordiamoci il passato
che te frego un’altra volta
@109 “così parlò Zara…” Zara chi? Indiferente!
de Trieste fin a Zara go impegnà la mia chitara, e pò bon!
@108 uhm interesante, Aldo! dipendi cos’che la costa sta tua machineta del tempo..se ghe la fazo a comprarmela prima de l’IMU e vado in pari cola spesa inizial, me meto a viver co’ iera LU’ (el secondo, dei!) che el ne la gaveva scapolada.
Cussì col prosimo anno son acqua e rido de più col Nano, bufoni e balerine… e con MilioFede ‘ncora saldo che ciangota telegiornai adomesticai Mediaset !
due parole sula machina del tempo. co’ fazevo el servizio civile in tela biblioteca de stara gorica, ghe iera un mato che vigniva tuti i giorni a leger el giornal e a cucar le mulete. bon, sto mato un giorno me beca in un canton e el me conta che lu el gaveva costruido la machina del tempo. che no’l podeva spiegarme come che se fa, per via che ghe volessi almeno quatro lavagne per scriver tute le formule. che la roba importante xe che la machina del tempo la ga de esser costruida in vetroresina, per via che el fero interferissi col campo magnetico. e altre robe che no me ricordo. ghe go domanda’ se la gaveva mai usada, e el me ga dito de gaverla usada solo una volta, per impedir la guera atomica. pero’ de quela volta el gaveva i agenti dela cia ale calcagna, e la sua vita la iera diventada un inferno.
onde per cui, mi digo che la machina del tempo la va usada con giudizio.
strappa el continuum spazio temporale causando danni alla tela del tempo
@112 ma cossa Hobo, iera quel longo, scureto,no so se de raza o se per igiene approsimativa, vestì de straze ch’el se cusiva solo e con un per de trombini estate e inverno, probabilmente anglofono ma che parlava discreto per Talian che viveva al aperto in zona Borgo Grota e ‘ndava magnar ala mensa de l’Università? Lo vedevo spesso. No lo vedo più de ani…sparì!
Un giorno ghe go da un pasagio, per gentileza e anche per curiosità,perchè mi i strambi me atiza un casin e el me ga intratenù amabilmente su una sua invenzion spaziotemporale contestualmente inspuzolentindome l’auto, ma virtute e conoscenza val ben una pasada al autolavagio!
no. sto qua iera de gorizia. pero’ el iera longo e scureto anca lu’. e el girava sempre col trench verde.
@115 mi penso che sarà stà el stesso…trope coincidenze…probabile che co’l iera in trasferta el se cambiassi de mise… iera a metà dei ani Novanta. Te combacia? Ah, me par che i lo ciamassi Gimi …’ssai educato. Ciapà de ombrele multifunzionali coffe,come dir, ma con un sestin de principe.
Cos’che me manca i coffe de una volta! anche quel mite ometo spelà tuto vestì de bianco.
Dimesso ma sempre imacolà, che becava el treno se per Go. se per Ud. mai savesto…’ndava e tornava a Ts in giornada, pel resto del tempo girava per strade e cese senza posa…