22 Settembre 2010

Monumento dell’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia, domenica l’inaugurazio

Si terrà domenica 26, alle 17, l’inaugurazione del Monumento dell’Esodo degli italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia presso la rotatoria di innesto della nuova S.P. n. 15 “Delle Noghere” sulla S.S. n. 15 “Flavia”.
Il monumento è stato realizzato con la collaborazione dell’Associazione delle Comunità istriane, dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato provinciale di Trieste, dell’Istituto regionale per la Cultura Istriano-Fiumano-Dalmata e dell’Unione degli Istriani, in sinergia con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Pesaggistici del Friuli Venezia Giulia, della Regione Friuli Venezia Giulia (Direzione Centrale Pianificazione Territoriale, Autonomie Locali e Sicurezza – Servizio Tutela Beni paesaggistici) del Comune di Muggia e dell’Università di Trieste.

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18 commenti a Monumento dell’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia, domenica l’inaugurazio

  1. dimaco ha detto:

    per parcondicio proporrei un monumento per ricordare le vittime del fascismo, che ne so magari a forma di manganello e bottiglia di olio di ricino.

  2. Carramba ha detto:

    Erano presenti autorità slovene e croate?

  3. dimaco ha detto:

    non presenziano alle inaugurazioni di monumenti che celebrano i fascisti

  4. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ dimaco

    Mio suocero era un esule, così come circa una ventina di parenti di mia moglie. Tanto per sapere, devo considerarli tutti fascisti a scatola chiusa?

    Allora per par condicio tutti gli sloveni sono slavo-comunisti?

    In pratica, vuoi dirmi che il tuo calendario è fermo al 1945-1946?

    Mamma mia!

    L.

  5. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ piero

    Una domanda tecnica: ho visto i tuoi album fotografici e ho notato che fotografi con una Canon PowerShot SX200 IS. Ma le foto sono poi ritoccate con PhotoShop (o programmi simili)?

    L.

  6. Tergestin ha detto:

    El signor Luigi fa finta (e mal) de cascar dal pero.

    Xe ovvio che equiparar i esuli ai fassisti xe sbaliado, anzi, sbaiadissimo. Ma podemo dir che attorno diverse, potenti e ricche associazioni de esuli ghe xe un pienon de neofassisti e personaggi dubbi che mai e poi mai ga rinnegado el loro estremismo e ga sempre aizzado polemiche e tensioni etniche e i lo fa tutt’ora? Se pol dirlo, visto che xe evidente a tutti o dovemo continuar a sorbirse le comedie varie de gente che ga fato cariera fomentando i bassi istinti dela gente e zercando solo che clientele eletorali?

  7. dimaco ha detto:

    il mio calendario inizia molto molto prima. trovo di pessimo gusto e una provocazione un monumento simile. già il momntegrisa è un’insulto per quello che significa quell’obbrobrio architettonico. se non lo sai te lo spiego. Il motegrisa fu fatto costruire da un irredentista(= fascista) vescovo. La particolare forma dalla punta mancante sta a significare la nazione italiana privata dell’istria.

    >Io mi chiedo come mai la redazione pomne tanta enfasi su questi avvenimenti di prua propaganda antislava.

  8. piero vis'ciada ha detto:

    alla manifestazione è stata vista una certa debora serracchiani… fascista ?

  9. Carramba ha detto:

    Visto che si cita sempre il fascismo riporto fatti avvenuti 20 anni prima del fascismo nel tanto amato impero della gallina bicefala.

    Il Cubrilovic ed il TIGR non sono comparsi dal nulla in Dalmazia e Venezia Giulia. Infatti gli Slavi attualmente citano sempre la violenza fascista contro di loro, MA SEMPRE DIMENTICANO LA VIOLENZA CHE HANNO SUBITO GLI ITALIANI PRIMA DELLA GUERRA MONDIALE. Ecco un brano che mostra quanti soprusi fecero i croati ai Dalmati italiani solamente tra il 1909 ed il 1912, e che risulta indicativo di cosa fecero gli sloveni agli italiani per farli scomparire dalle valli dell’ alto Isonzo giuliano:

    (Tratto dal libro sulla Dalmazia di Raimondo Delianez, scritto nel 1919)
    —————————–

    Il 17 ottobre 1909 un soldato di Sebenico, croato, certo Baranovic, dopo una ‘discussione’ politica, uccìde con una baio nettata nella schiena il popolano non an cora ventenne Riccardo Zanella. Il fatto destò enorme impressione in città; la vitti ma fu generalmente compianta e gli animi fremevano.
    Nei giorni 6 aprile, 15 aprile, 30 otto bre 1909 le scuole della «Lega Nazionale» a Spalato sono fatte bersaglio a frombolieri croati che ne infrangono i vetri. Ver so la fine di aprile gli studenti croati delle scuole medie di Spalato fanno una cla morosa dimostrazione contro gli italiani, alla presenza dei professori. Merighi, cittadino italiano, un uomo già vecchio se ne sta tranquillo il 9 di giugno 1909 mentre arriva a Spalato il borgomastro di Vienna , dott. Lueger, e viene arrestato dalle guardie della polizia municipale; e poiché non può camminare presto essendo ammalato alle gambe, vien mandato avanti a spinte e insultato. In carcere lo maltrattano e infine lo bandiscono dall’Austria. Il «Veloce Club zaratino» progetta, di fare una gita a Spalato; si dirama a Spalato un feroce proclama contro gli italiani stam pato alla macchia, e la gita viene vietata dall’autorità nel giorno 27 giugno. I membri del «Sokol» (ginnasti croati) devasta no un giorno un piroscafo della «Dalmatia» ; il 15 di agosto tentano un assalto al gabinetto di lettura (italiano) e feriscono parecchi cittadini italiani di Spalato. Alla presenza delle guardie comunali alcuni croati il 5 di settembre percuotono un italiano e ne feriscono un altro di coltello. Il 10 set tembre insultano il giovane Grossmann, il 20 di ottobre Giulio Conu ed Ester Montegigli, artiste drammatiche della compa gnia di Gemma Caimmi. Sulla tomba di Antonio Bajamonti viene deposta una corona di metallo con la scritta «al martire santo; la gioventù italiana» e il giorno dopo, il 2 novembre, la si trova deturpata; la teppa croata di Spalato danneggia un caffè e percuote sotto gli occhi delle guardie alcuni ita liani il 14 novembre.

    Il23 novembre 1909 è toccata a un regnicolo un’avventura che merita di esser narrata con qualche det­taglio. Un monello qualunque rubava delle mele dalla barca «Sofia» di proprietà del sig. Angelo Ricapito da Giovinazzo. Da un’altra barca il monello fu visto rubare e venne dato l’allarme. Domenico Rica pito, figlio del padrone, saltò fuori, ritolse al monello le mele rubate e gli diede uno schiaffo. Questi si allontanò e raccontò alla guardia comunale N. 27 di essere sta to schiaffeggiato da un pugliese. Il N. 27 corse alla barca e intimò al Ricapito di scendere a terra. Questi non obbedì. La guardia tentò di entrare nella barca, ma il Ricapito non glielo permise. Passava per di là per caso il vice console d’Italia, avv. Ugo Tedeschi, e vedendo della gente agglomerata presso le barche italiane, s’avvicinò per sapere che cosa fosse suc­cesso. Il Ricapito incominciò a raccontar gli da bordo l’accaduto; ma il viceconsole, per udire meglio, gli disse di scendere a terra. Appena il Ricapito aveva posto il piede alla riva, la guardia gli fu addosso con tanta violenza che egli sarebbe ca duto in mare, se non si fosse aggrappato alla divisa della guardia. Allora il signor Tedeschi si legittimò quale viceconsole, garantendo per il Ricapito. Ma che garanzie, ma che vice console! La guardia diede due spinte al console, sguainò la sciabola e arrestò il Ricapito. In aiuto della prima accorse un’altra guardia e il Ricapito ven ne condotto alle carceri comunali. Lo per quisirono e poi lo introdussero in una stanzaccia, e quivi nove guardie lo tempe starono di pugni, calci e colpi di «boxe», e mentre il disgraziato invocava pietà per i suoi figli, le guardie inferocivano di più gridandogli: crepa!

    Due medici, croati, chiamati più tardi come periti, constatarono sul Ricapito 48 lesioni di varia natura e gravità. Il po destà per intervento del console, ordinava il rilascio del Ricapito mentre appunto le guardie lo maltrattavano, altrimenti l’a vrebbero accoppato….. In un giornale dell’e poca si trova la seguente dichiarazione:

    « Io sottosegnato confermo pienamente la verità d’esser stato percosso la sera di martedì 23 corr. nelle carceri comunali di Spalato, da ben nove guardie di polizia co munali. Confermo che sono stato visitato dai signori medici Karaman e Orambasìn, medici periti dell’i.r. Tribu nale. Detti periti trovarono moltissime contusioni inferte con pugni, «box» e cal ci sul mio corpo. In fede di che, Domenico Ricapito di Angelo, m. p. da Giovinazzo prov, di Bari (Italia). Spalato, 25 novem bre 1909 ».

    Passiamo a Cittavecchia, patria del de putato Bianchini e d’un podestà Rossini, ambidue croati (la nazionalità non è que stione di lingua, ma di volontà). A Cittavecchia i croati erano particolarmente pu gnaci. Il 6 gennaio del 1909 questi sedi centi croati, che l’apostasia ha imbarbariti, assaliscono la sede della società ita liana «Unione» scagliando pietre, pezzi di ferro, bottiglie, mentre le guardie comu nali arrestano quegli italiani che osano protestare. Era la seconda edizione del l’assalto, perché la prima era uscita alla luce del giorno di San Silvestro del 1908.

    Per questi fatti, 32 «sokolisti» vengono condannati dalla autorità politica: si trat tava di un «pogrom» non riuscito a per fezione! Le violenze continuano anche do po, ma meno gravi; finché agli 11 giugno Bortolo Boglich viene aggredito e ferito all’orecchio. Non guarito ancora bene di quella ferita, il 27 di luglio, venne percos so un’altra volta da un influente membro del «Sokol». Le guardie comunali sono presenti e guardano, ma non vedono, così che in quella stessa sera due signorine vengono sconciamente insultate e il giovane Serafino Pavich viene percosso e fe rito. Il giorno dopo, 28 luglio il giovane italiano Tanascovich riceve alcune sassate; il 6 di settembre altre pietre vengono scagliate da ignoti contro il giovane G. G. Botteri.

    Gli insulti e le provocazioni si ripetono regolarmente ogni sera e si fanno più clamorosi il 25 novem bre, mentre la musica croata percor re le vie della citta detta, per festeggia re S. Cecilia, seguita da un codazzo di croati che insultano gli italiani e fischiano passando sotto le loro abitazioni.

    A Metcovich, il 29- settembre 1909, alcuni marinai italiani di ritorno dal caffè ven gono aggrediti da dieci croati e colpiti con pugni e bastonate: 5 feriti, fra i quali Ernesto Cunegotto, gravemente, con frat tura del crano. A Salona, il 18 luglio 1909, alcuni operai croati minacciano sei ope rai del Regno che si danno alla fuga. Ri tiratisi gli operai nella fabbrica, i croati l’assaltano lanciando sassi. Interviene la gendarmeria che opera 44 arresti, subito rilasciati. A Curzola, il 6 settembre 1909, venti studenti croati percuotono due artigiani italiani. A Signa, il 24 luglio 1909 le tabelle dei negozi italiani sono insudiciate dagli stu denti croati venuti da Spalato in vacanza. A Bibigne, il 30 giugno 1909, i villici, radu nati ed eccitati da un sacerdote croato, scagliano pietre contro 28 cittadini di Zara, andati là con un piccolo piroscafo in gita di piacere. A Sebenico, il 28 agosto 1909, Pietro Addobbati e Giovanni Graovaz-Brunelli vengono aggrediti e percossi da suonatori in divisa della banda muni cipale. A Traù il podestà Madirazza (bel nome croato!) tiene un discorso eccitan do la gente alla caccia contro l’italiano do po di che si fa una dimostrazione antitaliana col grido (notatelo!) di «abbasso la cavra di Dante!» e gettano sassi contro il gabinetto di lettura (31 dicembre 1908). Il 10 gennaio I909 due operai aggrediscono e feriscono alla testa un marinaio di una barca anconitana; l’ 8 febbraio le ta belle italiane dei negozi e del gabinetto di lettura vengono insudiciate con materie fecali e alla Società italiana si rompono con sassate i vetri delle finestre. I soci della società croata «Berislavic» fanno il 22 febbraio una dimostrazione antitaliana, e il giudice poi li assolve perché — dice nella sentenza — « tali scenate sono d’uso paesano ». Ma se per giudizio di un giudi ce nell’esercìzio delle sue funzioni, in no me dell’imperatore d’Austria, tali scenate vengono dichiarate impunibili perché d’uso paesano, non c’è sugo a continuare….. Ed è stato così — anzi assai peggio di così — per cinquant’anni in Dalmazia!.

    Teppa? Si, ma non sempre. E quando c’è la teppa, agisce sempre secondo le in tenzioni, il metodo, la tradizione del par tito croato; e funziona esclusivamente contro gli italiani. Del resto, non è difficile provare la connivenza del partito croato anche nelle violenze più gravi, negli assas sini politici; e chi è connivente è respon sabile. Ecco la prova della connivenza del partito croato in un assassinio che meriterebbe proprio d’essere chiamato all’in glese «atrocità».

    Il fatto avvenne il 5 gennaio 1912 a Milnà, isola della Brazza. A Milnà gli italiani si riorganizzavano intorno ad un uomo illibato, di provata fede italiana. Il podestà croato della borgata volle opporsi a questa resurrezione di italianità e scelse — naturalmente — la violenza.

    La mattina del 5 gennaio 1912 il pode stà, accompagnato dal segretario e dal servo del Municipio, attese il riorganiz zatore per aggredirlo e colpirlo

    Dato alla mattina dal podestà l’esem pio della violenza, alla sera si ebbe un as sassinio. S’usa a Milnà, alla vigilia della Epifania, di visitare le famiglie amiche. Alle 21,10 un gruppo di «sokolisti» si raccolse nella sede di un sodalizio croato a bere del vino. Ne uscirono verso le 22 e si recarono a casa di certo Zurich dove ripresero a bere: ragazzi, in gran parte dai 14 ai 16 anni. Poi verso le 22,30 usciti da quella casa marciarono compatti dalla parte della piazza verso l’unico caffè del paese, capitanati dalla guardia di po­lizia, cantando canzoni offensive per gli italiani.

    Giunti nelle vicinanze del caffè, incon trarono una comitiva d’italiani che tor navano da una visita a una famiglia ita liana. I «sokolisti» li provocarono con parole e spinte; gli italiani reagirono e si accese una zuffa, nella quale i «sokoli sti» ebbero la peggio.

    Le busse erano sode; ma tutto doveva finire con un paio di lividure. La trage dia accadde invece proprio allora, inattesa e ingiustificata. Girolamo Trebotich, la vittima, un robusto giovane ventenne, si era allontanato dalla comitiva durante la rissa; quando, a circa venti metri dal caf fè venne assalito da più persone e sgozza to in un attimo. Quanti fossero i croati assalitori, la gente intorno non seppe di re con precisione. Ma sul cadavere i me dici constatarono le seguenti lesioni: una ferita alla testa causata probabilmente da un bastone, una ferita di coltello sopra l’o recchio ed un’altra ferita di coltello che, avendo recisa la carotide, aveva prodotto la morte quasi istantanea della vittima.

    Il giudice istruttore ordinò l’arresto di quattro individui, uno dei quali, confessan do di aver dato all’ucciso una coltellata, esclamò: «Ho salvato la patria!».

    La stampa croata non rilevò il fatto atroce. Ma la convivenza croata risultò pa lese quando i giurati di Spalato assolsero l’omicida (certo Babarovic) e il pubblico ac colse il verdetto con grida di «zivio» (ev viva).
    ——————————————-

    COME SI PUO’ EVINCERE DAL BRANO, IL CUBRILOVIC ed IL TIGR ERANO SOLO LA PUNTA DELL’ “ICEBERG” VISIBILE DELLA PULIZIA ETNICA SLAVA CONTRO GLI ITALIANI IN DALMAZIA E VENEZIA GIULIA. UN ICEBERG CHE SOFFOCO’ LA COMUNITA’ DALMATA (ED ISTRIANOGIULIANA) ITALIANA PER 50 ANNI PRIMA DEL FASCISMO.

    CHISSA’ QUANTI DI QUESTI SOPRUSI -DEI QUALI NON RESTA MOLTA TRACCIA SCRITTA- SUBIRONO GLI ITALIANI DELLA VENEZIA GIULIA A NORD DI GORIZIA PER ‘SPARIRE’ COMPLETAMENTE!

  10. piero vis'ciada ha detto:

    6 luigi
    no, solo ritaglio e un fia de contrasto col banale manager de microsoft office

  11. piero vis'ciada ha detto:

    http://www.flickr.com/photos/pierovis-ciada/5026453085/in/photostream/
    pecà che el posto xe un fià cul…
    ops… poco adatto…

  12. dimaco ha detto:

    magari invece delle ruote potevano fare delle frecce con la scritta: per di qua e non voltatevi.

  13. Carramba ha detto:

    Io lanciai l’idea del monumento di una donna rappresentante la madre Italia alta qualche metro con ai piedi la Lupa Capitolina a destra ed il Leone di San Marco a sinistra con il dito puntato verso l’Istria. Ma non riuscii a fare un progetto da presentare.

  14. dimaco ha detto:

    ho scordato il “non tornate mai più”

  15. piero vis'ciada ha detto:

    http://www.flickr.com/photos/pierovis-ciada/5026572417/

    dall’agenda di debora serracchiani
    http://www.serracchiani.eu/agenda/:

    Domenica, 26 Settembre
    17:00 Trieste – inaugurazione monumento Esodo (realizzato dalla Provincia)Quando dom, 26 Settembre, 17:00 – 19:00
    Descrizione Presenziano: Presidente Poropat, Menia, associazioni degli esuli

  16. piero vis'ciada ha detto:

    ma, me gavè cnacelado la testimonianza dela partecipazion della serracchiani ?

    meto un grupo de patrioti variegati visti al inaugurazion del monumento:
    http://www.flickr.com/photos/pierovis-ciada/5027242710/

    ma de bora.la no iera nisun ?

  17. maja ha detto:

    @ piero 17

    ma quela signora coi ociai chi xe?

    soto scrivi solo serracchiani e rovis.

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