30 Aprile 2010

I prezzi dei kebab: il boom di Trieste

Negli ultimi anni ha conosciuto una straordinaria diffusione in tutta Europa, proponendosi come alternativa ai fast food americani. La sua fortuna è stata quella di essere buono, economico, e dotato di fascino etnico. Il suo difetto? Sicuramente non è consigliato dai dietologi.

Stiamo parlando del kebab, la pietanza a base di carne (vitello, agnello, manzo o pollo), che viene generalmente servita nel tipico panino. Soprattutto a Trieste si è potuto assistere a un vero e proprio boom di locali specializzati nella vendita di kebab, probabilmente anche a causa del grande numero di turchi presente in città.

Bora.La è andata a cercare i prezzi dei kebab (panino) tra le province di Trieste e Gorizia e ha scoperto che…

i prezzi più bassi sono a Trieste. C’è poco da dire. Probabilmente a causa della presenza massiccia di questo tipo di ristoranti, quasi tutti si sono allineati sul prezzo popolare di 3,50 euro a panino. Tra quelli esaminati solo un paio viaggiano sulla fascia dei 4 euro, che invece è il prezzo più comune per i locali che si trovano nella provincia di Gorizia.

(I locali presi in esame rappresentano un campione. Se conoscete altri locale e desiderate portare a conoscenza i loro prezzi, condividete pure)

GORIZIA

Ma che bontà – via Diaz – 4 euro

Istanbul kebab – corso Italia – 3,50 euro

GRADO

Calypso- via Galilei – 4 euro

MONFALCONE

Istanbul Kebab – via Sant’ Ambrogio – 4 euro

CERVIGNANO

Kebab – via Garibaldi – 4 euro

TRIESTE

Porto Kebab – via Campo Marzio – 3,50 euro

Unità Kebab – via Cadorna – 3,50 euro

Superkebab – via Udine – 4 euro

Anatolia 12 – Via Giulia – 3,50 euro

Anatolia Kebab 2 – piazza Goldoni – 3,50 euro

Oz Anatolia Kebab – via Valdirivo – 3,50 euro

Baran Kebap – passo Goldoni – 3,50 euro (agnello 4 euro)

Gusto – viale XX settembre – 4 euro (menù panino + patatine fritte + bibita in lattina 7 euro)

(hanno collaborato Fabio Turco e Annalisa Turel)

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29 commenti a I prezzi dei kebab: il boom di Trieste

  1. Bibliotopa ha detto:

    Forse sarebbe il caso di spiegare cosa siano questi kebab: perchè il nome kebeb è ancora generico, ci sono gli shish kebab, polpettine, che più o meno sono la medesima ricetta dei cevapcici ( che in effetti prendono il nome proprio dal turco kebab) e c’è il doner kebab, quello rotante, detto pure gyros alla greca, ottenuto da un miscuglio di carni su uno spiedo verticale e tagliato a fettine.
    li vendono sia in panini , pane arabo farcito con carne, verdura e a piacere salsine, oppure in piatti completi, ovviamente più cari.
    Per l’opinione dei dietologi, direi che dipende dalla quantità consumata, il doner dovrebbe lasciar cadere il grasso trattandosi di una forma di griglia, e per le polpette, siamo alla pari coi cevapcici, base di tante sagre paesane locali.

  2. arlon ha detto:

    Sì, quel che noi conosemo come kebab se ciama Döner.

    Comunque, i ga el pregio de eser verti tuta la notte. Se fosi verto ale 3 de matina anche Pepi andassi là 😀 sicome no xe, viva el kababaro che se ga ritaiado la sua feta del mercato.

  3. arlon ha detto:

    De negativo, ghe vol cmq star atenti che no i soppianti locai storici, etc – con soldi de provenienza speso sospetta – come xe capitado in altri posti..

    .. e la qualità de la carne in sè, che a Trieste xe sai pezo de quela che se trova per esempio in Germania.

  4. massimiliano ha detto:

    a Lignano Pineta, nell’ultimo vagone del “trenino” che compone il centro della località verso il mare, si trova un super kebab. il locale è gestito da ragazzi egiziani veloci e gentilissimi. prezzo nella media della località: nel panino 5 euro, nel piatto 8 euro. ma molto, molto buono ed abbondante!!

  5. ciccio beppe ha detto:

    Ronchi yasmin 4 euro

  6. DiegoT ha detto:

    Proprio ieri son andado a pranzo in un Kebab de Trieste (Unità Kebab), go ciolto 1 panin con tutto e diria che iera ‘ssai + bon che quel de Marina Kebab, che ga la carne ‘ssai + dura.
    Anche quel de Via Milano no xè mal, anzi.
    Tutti i panini a 3,5 euro.

  7. alpino ha detto:

    A dir il vero gli shish kebab sono spiedini di carne ovina (pecora) e spesso ovina questa è la loro origine, poi ci sono le falafel e il kebab come lo intendiamo noi.
    Qui a Padova accade ciò che Arlon ha detto i kebab hanno soppiantato un sacco di locali storici anche nel centro e li trovi in posti impensabili.
    Il panino kebab è un’ottima pietanza, c’è solo un problema, il Kebab congelato che poi viene messo sulla girarrosto molto spesso è imposto dalla mafia, c’è una mafia simile a quella italiana che impone poco gentilmente l’acquisto di questi kebab, una volta sono stato spettatore di una “vendita forzata” come per le attività cinesi, anche sui kebab gravitano molte ombre..nonostante siano a migliaia non vedi mai un camion trasporto kebab rifornire il locale, le rare volte in cui ho visto i rappresentanti scaricare dei kebab questi venivano scaricati da dei furgoni mercedes bianchi dove all’interno c’era di tutto, bibite tappeti, patate cipolle.

  8. ciccio beppe ha detto:

    Io a monfalcone ho visto un camion frigo che scaricava una supposta di carne congelata.
    Qui non c’è la mafia e tutto quello che pensate è una forzatura.

  9. alpino ha detto:

    ciò spiega anche perchè nel triveneto il prezzo dei kebab sia quasi uguale 3.5/4.0 euro e come bene o male il sapore sia lo stesso sia che lo prendi ad Udine o a Verona, poi non so se avete notato tutti hanno l’insegna a tre piedi con il tipo che taglia un mega kebab, una sorte di foto all’ingresso. Altra stranezza questi kebattari sono tantissimi e molti non vedono neppure un cliente al giorno eppure rimangono aperti sempre e non chiudono mai per fallimento

  10. Gianluigi Rupel ha detto:

    quá a Monaco costa € 3,00

  11. Victor Bergman ha detto:

    Hai ragione alpino!

    La stessa cosa di tanti ristoranti e/o negozi cinesi, sempre aperti, sempre vuoti… ma non falliscono…
    e le analogie non finiscono qui.

    Io adoro la cucina “esotica” tanto quella italiana e quella domacia,
    ma la qualità di questi neodiffusi kebab non mi convincono (non sono buoni come quelli in Germania) come non mi convinceva la qualità dei ristoranti cinesi del boom di 20 anni fà (erano molto al di sotto di quelli della ChinaTown di Londra o negli USA).

  12. Bibliotopa ha detto:

    buona parte della fornitura e delle ctene mi sembra sia collegata alla Germania, vedere quello di Passo Goldoni.
    Per il kebab ( gyros) surgelato , lo trovate in vendita in due varianti a prezzi stracciato al Lidl.
    pensare che negli anni 70 li vidi come gran novità in Turchia, zone interne del paese, fu in quell’occasione che imparai le differenze far i diversi tipi di kebab.
    Non diteglielo ai Greci, ma il Gyros, i souvlaki e le Koftè, sono pure varianti del kebab.. la discussione su chi li ha inventati per primi porta a discussioni fra Greci e Turchi che valgono le solite Tito-foibe-autoctoni-irredentisti si/no

  13. alpino ha detto:

    ovviamente non parlo della Mafia, ma di una mafia, quando chiesi al kebattaro chi fossero mi ha detto “fornitori” albanesi..
    è entrato un tipo anche ben vestito ha iniziato in maniera gentile cheidendo di provare il suo prodotto poi al rifiuto del kebattaro il tipo ha fatto entrare un altro signore con sulle spalle il kebab congelato lo hanno sbattuto sul bancone dicendogli ora tu lo provi e poi torniamo per valutare quanti ne dovrai comperare..il tutto con tono per nulla amichevole..sarà ma secondo me qualcosa sotto c’è come son sicuro che molti kebattari almeno a PD servono da lavatrice per i soldi dello spaccio magrebino infatti i marocchini hanno numerosissimi negozi kebab e sono gli unici kebattari non frequentati dagli italiani..un’altra cosa nelle grandi città li trovi appiccicati l’uno all’altro senza regolamentazione e con norme igieniche discutibili…
    Tutt’altro discorso per i kebattari egiziani secondo me i più puliti e cordiali edovviamente vengono frequentati solo da italiani..

  14. arlon ha detto:

    ma cossa c’entra?

    Come me fa piazer magnarme un kebab se go voia, me fa DISpiazer se una mafia se meti in testa de stravolzer el tesuto de la ristorazion de una cità con fondi de dubia provenienza, tuto qua.

  15. milost ha detto:

    Domanda ai consumatori: com’è il vostro alito nelle 6 ore successive l’assunzione? L’odore che esce dai negozi davanti cui passo è nauseabondo…

  16. alpino ha detto:

    Non vedo l’attinenza di quell’articolo, comunque mica dico che solo il kebab nasconda in certi posti strane situazioni? certo c’è la galbani, ci sono le mozzarelle di bufala e e cento altre frodi/mafie..ma qui stiamo parlando di Kebab, un fenomeno se vogliamo nuovo..d’atro canto i ristoranti italiani a new york non venivano usati come basi per incontri dalla mafia? ciò che intendo dire è che nelle città dove il fenomeno kebab è più antico e radicato rispetto trieste (Padova, Vicenza, Milano, Torino, Roma…)questi negozietti hanno cominciato a finire nel mirino delle forze dell’ordine per giri strani di clientela al loro interno ed altre questioni…insomma in soldoni non si spiega il numero elevatissimo di queste strutture rispetto alla domanda (lo stesso dicasi per i hone center) ancor più dubbio cme sottolineavo prima viene dalla totale o quasi parità di prezzo/gusto di questi prodotti in centinaia di km..così facendo il numero elevato non viene neppure gestito tramite l’effetto “concorrenza”, a Trieste vedrete quanti ne apriranno nell’arco di altri 10 anni proprio come i negozi cinesi, chissà come mai vendono straze tossiche, sono vuoti ma i proprietari girano con gli x5….

  17. ciccio beppe ha detto:

    Redazione, quella nella foto sembra una lubianska con ripieno alla frutta? 🙂

  18. dimaco ha detto:

    Anche a nova gorica fanno un buon kebab. Ci sono due locali vicini e per non fare torto a nessuno li alterno.una volta di qua una voolta di la, ionframezzndo poure una pleskavica al burek gorica.

    I prezzi sono tra i 2 euro e 70 e i 3 e 50

  19. Victor Bergman ha detto:

    @Chinaski,

    uh me lo ricordo lo scandalo della Galbani,
    che vuoi farci, il rischio di mangiare schifezze è la contropartita che paghiamo all’avere cibo in abbondanza grazie alla produzione industriale.

    Chi può, torna a rifornirsi dai produttori diretti: costa più o meno uguale che al supermarket, ma siccome sul prezzo non pesano i costi della distribuzione, ci guadagna di più il produttore mentre il consumatore guadagna in qualità.
    Io mi rifornisco di latticini da Vidali di Basovizza, provare per credere.

    Tornando ai Kebab, si tratta senz’altro di produzione di tipo industriale, alla McDonald’s per intendersi (avete visto Fast Food Nation?), non si tratta certo di cibo di qualità in senso gastronomico, né “eco-friendly”, né “solidale” o altre balle in voga, e il loro “buono” consiste solo nel fisiologico senso di benessere che otteniamo quando assumiamo grassi, più qualche sensazione extra data da qualche salsina piccante od agrodolce.
    Niente di male, ci mancherebbe… non mi tiro certo indietro ad un panino di kebab con “tutto”, ma in giro si trova roba da mangiare con rapporto prezzo-qualità migliore!

  20. matteo ha detto:

    a ajba ce un ristorante bosniaco

  21. chinaski ha detto:

    @ arlon 15

    c’entra, perche’ il problema della cattiva qualita’ dei prodotti alimentari sollevato da alpino e altri riguarda tutte le attivita’ di ristorazione. se non sbaglio, l’ anno scorso erano saltate fuori storie non proprio edificanti sul pesce servito in alcuni rinomati ristoranti cittadini.

    idea per una inchiesta di bora.la: che fine fanno gli alimenti scaduti nei supermercati cittadini?

  22. brio ha detto:

    Non c’entra niente, ma me piaseria che un giorno un me spieghi perchè el sushi costa cussì tanto, paragonado ad un kebab.
    Un bocconcino de riso con una fettina de salmone sora costa 1.50€, ben che vadi.

  23. ciccio beppe ha detto:

    Ecco il Gras: Gruppo resistenza anti sushi

    di Gianni Mura
    Una provocazione non contro il sushi in sé, né tanto meno contro i giapponesi. Ma una presa di posizione verso le mode imposte spesso senza considerare le ragioni (di tradizione e salute) che da sempre prevedono nel nostro paese la cottura dei cibi

    Modestamente, già da qualche anno ho fondato il Gras (Gruppo resistenza anti sushi). È una battaglia persa, ormai quei tristi ikebana fioriscono in tutti i supermercati e non c’è pizzeria che non proponga la tartare di tonno, ma in certi casi è giusto schierarsi. Non contro il sushi in sé, né contro i giapponesi, che hanno un sacco di spiegazioni filosofico-religiose sul perché e percome del gradimento, ma che c’entriamo noi?

    In Italia i fiori del mare si sono mangiati da sempre cotti, o almeno marinati, tranne che in una fascia adriatica, molto robusta tra Bari e Lecce. Lì è una tradizione, bene. In tutto il resto del Paese è una moda, partita non a caso da Milano, la capitale della moda e dei modaioli (stilisti, modelle o fruitori non ha importanza) che vedono un piatto di maccheroni o un ossobuco come il Male assoluto.

    Dovreste sentirli quando pigolano davanti a un trancio di tonno come tonna l’ha fatto (giusto l’aggiunta di un giaciglio di rucola, sparita dalla finestra dei gamberetti per rientrare dalla porta): «Come si sente il mare». Lo dicono anche per le ostriche.

    La prima della mia vita, e anche l’ultima, è stata a St. Malo nel ’67. Il mare che sentivo era alga marcia e olio di macchina, cose non piacevoli e complicate dal fatto di ingoiare viva quella bestiola molle. Non l’ho sputata per educazione, avevo la sensazione che mi camminasse su e giù per lo stomaco e che si sarebbe vendicata. Una volta in albergo, finalmente, due dita in gola e la natura fa il suo corso. Dettagli sgradevoli, ma è per chiarire.

    Non mangio né carne né pesce crudo, continuo a pensare che l’anonimo scopritore del fuoco sia un benefattore dell’u manità. Cuoco e fuoco suonano quasi uguali e cucinare ha la radice di cuocere. Poco, tanto, così così, un po’ meno, si può discutere. Ma è ben buffo che una tribù all’avanguardia (coi cellulari, le auto, gli orologi) preferisca l’acucina alla cucina. Acucina, neologismo che regalo ai crudisti, sta per non cucina. Si sfiletta il pesce e si depone nel piatto. Vorrei stare nel campo del gusto, senza fare del terrorismo.

    Però informatevi sull’anisakis, parassita pericoloso (mortale, in certi casi) per l’uomo che infesta molte varietà di pesce (tonno compreso) e riflettete sul fatto che i nostri mari non sono quelli degli atolli polinesiani (dove peraltro gli indigeni il pesce non lo mangiano crudo) ma hanno un tasso altissimo d’inquinamento.
    La cottura, con le temperature che comporta, è un salvagente. E il gusto del mare si sente benissimo anche con un merluzzetto bollito. Basta che il pesce non sia sovrastato da aglio, salse pesanti, queste cose le diceva già Archestrato di Gela nel IV secolo a.C. e restano valide. Ma ai tempi suoi non c’e rano i problemi di oggi: l’inquinamento dell’aria, delle acque, del suolo. Paradossalmente, non ci si fida più dell’acqua del rubinetto, sì invece delle doti taumaturgiche di un tonno crudo di ignota provenienza. Cose di un altro mondo, che definisco Crudistan. Dove si chiude il pasto con un carpaccio d’ananas (un nonsenso più che una porcata). Alla mia tavola, per convinzione, gusto e legittima difesa, è obbligatorio il mandato di cottura. Motto rivisitato: si vis piscem para focum.

    (dal Venerdì di Repubblica) (10 agosto 2009)

  24. gio ha detto:

    Ho letto adesso di quanto viene scritto sui negozi di kebab. per chiarire alcuni punti, copio vari pezzi presi da diversi siti. comunque credo che a trieste vi siano dei buoni kebab, locali puliti, personale cortese; e poi ci sono abbastanza controlli.

    IL KEBAB – LE ORIGINI
    E’ un piatto a base di carne arrostita, originario dei Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, tipico della gastronomia turca, persiana ed araba, che si è diffuso anche in tutta l’Europa attraverso l’immigrazione turca ed araba. Secondo alcuni il grande successo è dovuto al gusto ed all’economicità della pietanza.
    Gli animali vengono macellati secondo la tradizione islamica (halal) ed ebrea e le carni lavorate come da usanze locali, nel rispetto delle leggi sanitarie e dell’igiene.
    La carne arrostita è conosciuta con vari nomi: in Turchia con quello di Kebab da passeggio (si usa mangiarlo mentre si cammina per strada), in Grecia con quello di Gyros (γύρος carne che gira cucinandosi), nei Paesi Arabi come Kebap o Kabab (shāwarmā شاورما, arabo كباب). In Palestina essa si è affermata anche in ambiente ebraico con altri nomi (המראווש, shawarma, shwarma, shawerma o shoarma).
    Negli Stati Uniti il termine più corrente è shish kebāb, anche se tale nome dovrebbe essere più propriamente assegnato agli spiedini iraniani fatti con carne macinata e per lo più accompagnati da riso. In Germania, per la forte presenza turca, il suo nome invece è semplicemente döner.
    In origine il nome turco deriva dal metodo della cottura, che avviene su uno spiedo verticale che gira; da qui il nome Döner (che gira) e kebab (carne arrostita). Vengono usate le carni di agnello, manzo, vitello, pollo, tacchino, da sole ed in combinazione tra loro. Prima di comporre le carni a fette nello spiedo, vengono marinate con spezie tipiche Mediterranee, quali menta, origano, peperoncino, cannella, cumino, coriandolo, ecc.
    Questo metodo di preparazione e macerazione risulta straordinariamente saporito, da una parte proprio per la cottura lentissima (la parte più interna arriva ad essere cotta dopo diverse ore…) dall’altra perché i grassi che si sciolgono e, in generale, i condimenti, tendono a scivolare lungo il cilindro donando sapore e gusto alla carne. Una volta che è stata tagliata, viene consumata in due modi: come panino o come vero e proprio piatto.
    Tradizionalmente, il “Döner kebab” turco viene servito nel panino (pane bianco tipo arabo), condito con verdure (cipolla, pomodoro, insalata) e salse: “rossa piccante” (con peperoncino, aglio ed olio di oliva) o “bianca allo yogurt” (con maionese, prezzemolo e/o salsa di sesamo).
    Invece il panino “Dürüm Kebap” o “Kebab arrotolato” si differenzia dal Döner per l’utilizzo di un altro tipo di pane bianco, più simile ad una piadina.
    Il motto dei lavoratori del kebab è
    IL SAPORE DELLA TURCHIA = IL PASTO COMPLETO
    + VELOCE + GUSTOSO + ECONOMICO
    BUON APPETITO! AFIYET OLSUN

  25. Alex ha detto:

    Ciao, guardate qui http://www.triesteasporto.it/asporto/kebab/san_giacomo ci sono un paio di kebab di Trieste con i relativi prezzi…

  26. Alessandro ha detto:

    Ciao, ho trovato un’altro interessante sito che parla di kebab a trieste, http://www.ordinaemangia.it/regioni/friuli-venezia-giulia/trieste/kebab.html che ve ne pare?

  27. lorenzo ha detto:

    Gio,te sa che te me ga fato vinir fame???
    Comunque ottimo post,ben scritto.

  28. Paolo Geri ha detto:

    Per la qualità del kebab a Trieste bisogna assolutamente distinguere i locali gestiti da curdi (siano essi di cittadinanza turca o irachena) e quelli gestiti da turchi. Ottimi i primi (ad esempio via Giulia, via Fabio Severo, ….) che si riforniscono esclusivamente in Germania, non altrettanto o pessimi addirittura i secondi (decente piazza Goldoni, cattivi largo Barriera, via Battisti ….). Va aggiunto un discorso sulla pulizia. Pulitissimi i locali gestiti da curdi (ho visitato l’ area cucina), spesso lerci quelli gestiti da turchi. In generale in un locale che ha come insegna “Anatolia Kebab” non ci metto piede. Sui prezzi: panini €. 3,50; piatto – consegnato a domicilio – €. 5,00. E un piatto di kebab vale un pranzo completo.

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