23 Aprile 2010

A Barcola “un danno irreversibile all’ambiente”

Foto di silvia_c77 su Flickr. Riceviamo e pubblichiamo dall’associazione ambientalista Greenaction:

Martedì 27 aprile a Bruxelles la Commissione per le petizioni del Parlamento Europeo continua l’esame della petizione di Greenaction Transnational sulla discarica costiera di rifiuti tossico nocivi di Barcola. Greenaction ha presentato, proprio in vista della prossima discussione a Bruxelles, una prima integrazione alla petizione iniziale.
Integrazione resa possibile dal recente esame del fascicolo processuale dell’inchesta svolta sul terrapieno/discarica di Barcola dalla Procura della Repubblica di Trieste e dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri del Friuli Venezia Giulia. Centinaia di
documenti di grande rilevanza hanno consentito di completare il quadro di una situazione drammatica nascosta per decenni all’opinione pubblica. Documenti che comprovano le pesantissime responsabilità delle amministrazioni pubbliche nella gestione del saccheggio del territorio. Il terrapieno di Barcola, realizzato in piena zona balneare, è infatti una delle tante discariche costiere della provincia di Trieste che proseguono quasi ininterrottamente fino al confine con la Slovenia.
Circa 20 Km di disastro ambientale transfrontaliero. Milioni di metri cubi di fanghi industriali mescolati alle pericolosissime ceneri degli inceneritori scaricati direttamente a mare a devastare il delicato ecosistema del piccolo Golfo di Trieste. Un disastro ambientale rimasto (per ora) senza “responsabili”.
Dalla relazione dei periti della Procura della Repubblica di Trieste sulla discarica di Barcola:

“Tale discarica … è da qualificarsi come discarica di rifiuti pericolosi … … i rifiuti sono stati discaricati nell’area di Barcola … determinando un danno irreversibile all’ambiente.
… non era stata realizzata la barriera fissa delimitante lo specchio acqueo marino da imbonire nè era stata realizzata la selezione accurata del materiale ammesso alla discarica, con conseguente inquinamento delle acque marine.
La discarica di tali materiali pericolosi ha quindi determinato che un ambiente salubre ed incontaminato, destinato ad attività che richiedevano elevati standard di qualità, quali la balneazione e la mitilicoltura, e la ricreazione è stato di fatto non solo contaminato ma soppresso. Poichè tale materiale contaminato è stato discaricato senza che sia stata adottata alcuna opera di impermeabilizzazione nè alcuna barriera che impedisse il suo contatto con l’ambiente ed in particolare con le acque marine antistanti e sottostante, esso nel tempo è stato e sarà lisciviato dalle acque meteoriche, dalle altre acque di percolazione e dal moto ondoso e trasferito in mare.

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2 commenti a A Barcola “un danno irreversibile all’ambiente”

  1. Luciana ha detto:

    Ci sono analisi delle acque e dei terreni? Son cose da sapere.

  2. Bibliotopa ha detto:

    sia ben chiaro che la foto dell’articolo non ha nulla a che fare con la zona della discarica, che è quella prima dell’ex Excelsior, e invece mostra il terrapieno della pineta , costruito ancora dal GMA negli anni 50.

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