1 Febbraio 2010

Per 10mila licenziati la crisi ‘vera’ inizia tra il 2010 e il 2011

di Luigi Vianelli

La settimana scorsa ho visitato un imprenditore di un’importante zona industriale del basso Friuli. Passando fra i capannoni, segnava a dito: “Questo ha venduto, questo ha chiuso, questo ha tutti in cassa integrazione, questo continua” e così via.

La crisi attuale sta letteralmente cambiando la geografia economica del Nord-Est Italia, ma il quadro complessivo non è ancora chiaro: alcuni settori fino a pochi anni fa trainanti potrebbero sparire del tutto o ridursi ad un pallido ricordo del passato. Uno dei principali indiziati è il cosiddetto “triangolo della sedia” (con i comuni di Manzano, San Giovanni al Natisone e Corno di Rosazzo), che una volta produceva il 30% delle sedie di tutto il mondo ed oggi attraversa un periodo che perfino gli analisti della regione non esitano a definire “drammatico”.

Alcune imprese addirittura hanno prodotto a dicembre pur non avendo ordinativi, perché gli accordi col fornitore d’energia prevedevano un forte sconto sulle fatture annuali a patto che il consumo non fosse inferiore ad un certo tot al mese, e quindi – fatti due conti – s’è preferito riempire i magazzini e portare a casa lo sconto, sperando che in questo breve lasso di tempo il clima si rasserenasse.

La ripresa

Eppure le trombe della nuova alba hanno già squillato su quotidiani, riviste specializzate, TG e quant’altro: “Ripresa nel 2010”, è stato detto e scritto. Con la parola magica “ripresa” s’intende che il PIL italiano è previsto in aumento per il secondo semestre del 2010, e la stessa cosa è indicata per quasi tutti i paesi dell’UE, compresa la Slovenia. La situazione della Croazia è invece più fluida: l’aumento del PIL è previsto solo nell’ultimo trimestre e ancora non si sa se basterà a far tornare il segno più sull’intero anno.

Ma questa invocata ripresa che impatto avrà sul territorio? Chi ne beneficerà?

E’ passato quasi sotto silenzio un intervento di Arrigo Sadun, il cui nome non dirà niente a nessuno ma che è il direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale in Italia: la disoccupazione è in aumento anche nel 2010. Non solo: l’aumento è previsto in modo permanente. Il che significa che le aziende non ricominceranno ad assumere lungo tutta la prima parte della ripresa (un anno? due anni?): se riusciranno ad aumentare gli ordinativi e la produzione, ricorreranno ad un miglioramento della produttività o agli straordinari.

In Friuli-Venezia Giulia

I licenziati – che nel linguaggio vagamente asettico degli studi sull’argomento si chiamano alle volte “inserimenti in lista di mobilità” – nel 2009 sono stati 8.344. Ma questo non è l’unico indicatore di crisi.

C’è anche – e soprattutto – la cassa integrazione: quanto più si utilizza questo ammortizzatore tanto più il sistema economico sta soffrendo.

Ebbene: nel solo dicembre 2009 si è fatto ricorso alla cassa integrazione in Friuli-Venezia Giulia per 1,76 milioni di ore lavorative. Il picco massimo è stato a luglio, con 2,66 milioni, e da gennaio a dicembre il conteggio complessivo è terrificante: 17,75 milioni di ore, rispetto a 4,24 milioni nel 2008. Si tratta di circa 10.700 lavoratori rimasti a casa, ipotizzando che tutti siano a tempo pieno: qualche migliaio di più se contiamo invece tutte le varie forme di assunzione.

Le province maggiormente colpite dal fenomeno sono le più industrializzate della regione: il 56% delle ore di cassa integrazione è stato registrato a Udine, il 24% a Pordenone, il 15% a Gorizia e “solo” il 5% a Trieste.

Il settore nettamente più colpito è quello dell’industria meccanica (oltre 8 milioni di ore di cassa integrazione), seguito a distanza dal legno (2,8 milioni).

Il fatto è che la cassa integrazione ordinaria e straordinaria sono degli strumenti a tempo: garantiscono al lavoratore l’80% del proprio stipendio, per un periodo che al massimo può arrivare a 12/18 mesi.

Quindi in Friuli-Venezia Giulia – oltre ai già licenziati – ci sono circa diecimila lavoratori che fra un anno o giù di lì non riceveranno più questa somma e si ripresenteranno ai cancelli delle aziende, con la forte possibilità di rimanere a casa.

Per loro quindi la vera crisi inizierà fra il 2010 e il 2011.

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7 commenti a Per 10mila licenziati la crisi ‘vera’ inizia tra il 2010 e il 2011

  1. deluso ha detto:

    Diciamolo che certe imprese hanno usufruito per anni di benefici e contributi vari ingrandendosi ed espandendosi senza ritegno alle spalle di tanti altri …
    Adesso le stesse hanno delocalizzato probabilmente grazie a questi contributi esterni e continuativi, non certo per e con le proprie risorse lasciando dietro di se debiti, desolazione, briciole ed una marea di lavoratori senza futuro.
    Complimenti !!!

  2. Stefano ha detto:

    E’ solo l’inizio. Tutto cominciò con l’Euro, proseguì con le frontiere aperte e finì con i fallimenti e la devastazione sociale, ma in nome dell’unità di tutti i popoli europei e mondiali si deve accettare questo e molto altro che ancora non abbiamo visto e che nemmeno immaginiamo.

  3. deluso ha detto:

    Amen
    e così sia.
    Scusami ma mi viene spontaneo.

  4. jacum ha detto:

    mi parlo per quel 5% de Trieste.

    xe ciaro a tuti che la Nostra Trieste no la industrializada, e xe ciaro a tuti che solo el Nostro Porto xe el CUOR dell’economia Triestina.
    xe colpa dela autoritá portuale che no riva a far impiegar i Triestini nel Porto, ma le robe sta cambiando 🙂

  5. Cristiano ha detto:

    L’euro (che e’ stato un bene mal-utilizzato per l’Italia) e’ stato negli ultimi anni il problema piu’ grosso per chi esporta in Italia perche’ forte, ma poteva anche non essere un problema.

    La Germania (piu’ grande esportatore al mondo) non ha neanche sentito il primo periodo della crisi con tutto che l’Euro era a 1.50 col dollaro e tutti svalutavano (poi e’ arrivata la botta anche per loro, e che botta),

    li, come dice un mio amico nel settore dei macchinari agricoli, non si tratta di euro forte o euro debole, semplicemente fai il prodotto unico e bene come nessun altro, fine, te lo pagano qualunque cifra con qualunque cambio.

    La sedia del trianfolo e’ fatta stra-benissimo, ma unica non e’, e’ troppo facilmente riproducibile.

    Un’altra ditta, la Danieli, mi sembra che abbia resistito meglio. Ma forse sbaglio e magari di grosso.

  6. enrico maria milic ha detto:

    @ Luigi

    la domanda da farti, a questo punto, è quale sarà l’impatto sulla nostra economia di quest’aumento e di questo vistoso permanere della disoccupazione… che ne pensi?

  7. deluso ha detto:

    se posso …
    la risposta potrebbe essere questa:

    http://www.youtube.com/watch?v=A6lbIIQjIsU&feature=fvste1

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