28 Dicembre 2009

La Letteratura, l’Italia, la Slovenia e la politica – colloquio con lo scrittore Gianfranco Franchi

Gianfranco Franchi (Trieste, 1978) è letterato, critico letterario e musicale, narratore, poeta e traduttore dall’inglese – tra gli ultimi suoi libri ricordiamo ”Monteverde” (narrativa, Castelvecchi, Roma 2009), ”Radiohead. A Kid” (saggistica, Arcana, Roma 2009), ”Pagàno” (narrativa, Edizioni Il Foglio, Piombino 2007) e ”L’inadempienza” (raccolta poetica, ivi 2008). Gestisce inoltre il sito letterario collettivo ”Lankelot”. Attualmente vive a Roma.

Sei un uccello, Gianfranco. Cosí prima di tutto ti prego di osservare dall’alto l’Italia del 2009, poi di allargare lo sguardo alla Slovenia e infine di sorvolare l’Europa comunitaria. Ecco, l’hai fatto. Grazie. Dunque ora il nostro colloquio può iniziare. Il passato pagàno delle nostre terre è argomento che ti interessa, so per certo; ebbene, come e perché? Cosa di pagàno vedono – o vorrebbero vedere – i tuoi occhi nella realtà che ci circonda?

Un antico sogno, quello di una confederazione di popoli liberi unificati da una bandiera e da una legge comune e condivisa; un antico sogno di tolleranza e di dialogo, di storia finalmente condivisa, di una patria sentita come fondamento della propria essenza. Un antico sogno, quello di Roma che torna a essere maestra di civiltà e di letteratura. Un antico sogno, quello di etnie nemiche che tornano a riconoscersi come sorelle; e smettono di cancellare la storia, l’una dell’altra. Quel sogno è la mia casa.

Volando, ho guardato la Slovenia e mi sono accorto che comprende un piccolo frammento dell’Istria costiera; quel litorale ben lo conosco, appartiene al mio sangue, da quel sangue derivo e discendo. Volando, ho guardato la Slovenia e mi sono accorto che la vera Caporetto è scoprire che Caporetto non è italiana dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Curiosamente, questo a scuola non si studia affatto. Volando, ho guardato la Slovenia e ho pensato che tra i miei antenati qualcuno aveva il cognome sloveno: Gelicich e Perich potrebbero essere miei lontani cugini, come il meno sloveno Prodan, e via dicendo.

SOZI: bel sogno, che condivido. Vorrei ora che tu commentassi questa citazione, che estraggo da un colloquio che ho avuto personalmente poco fa col filosofo Umberto Galimberti: ”poiché le radici dell’Occidente sono Grecità e Cristianesimo, noi sappiamo che i Greci avevano una visione tragica dell’esistenza – perché l’uomo è mortale, quindi espande la vita quando può e quando arriva il dolore tale visione dice ‘reggilo, ma non dimenticare il tuo limite che è la morte’ – mentre invece il Cristianesimo ha avuto quello che Nietzsche chiama ‘il colpo di genio’ di garantire all’uomo: ‘tu non morirai mai’. Ne deriva che, se, però, è vero che ‘Dio è morto’ – perché il mondo non accade piú come se ‘Dio fosse’ – allora anche questa dimensione ottimistica viene meno. Se io faccio riferimento al Medioevo, quando la Letteratura era Inferno Purgatorio e Paradiso, l’arte era Arte Sacra e persino le donne erano ‘donne angelo’, posso dire che Dio in quell’epoca c’era e faceva mondo: la dimensione ottimistica funzionava. Se io oggi tolgo la parola ‘Dio’ dal mondo contemporaneo, questo mondo lo capisco benissimo lo stesso, mentre togliendo la parola Dio dal Medioevo non ne capirei niente. Allora, se ‘Dio è morto’, tutta la carica ottimistica nata da questa categoria della Salvezza e dell’immortalità viene meno e resta il nulla a cui attaccarsi.”

FRANCHI: Non posso concepire l’esistenza spoglia del sogno di una divinità. Non appartengo a nessuna chiesa, ma ho fede in Dio e nella vita dell’anima. Sono convinto che la reincarnazione esista. Questo è il mio spirito. È molto difficile – da questa mia prospettiva – giudicare la necessità d’una sola Chiesa per una sola grande confederazione di nazioni e di popoli, in accezione europea; la questione è troppo complessa e contingente per poter essere risolta in poche battute, per il momento mi limito ad accennarla. Credo che non possa esistere uomo senza Dio, e credo che non esista vita senza Dio. Credo che le nostre esistenze siano parte di un disegno indecifrabile, misterioso e immenso. Negare questa possibilità precipita nella disperazione dell’insensatezza di (quasi) tutto, e della necessità del piacere e della prepotenza; nella consolazione delle arti, e dell’evoluzione della specie. Mi sembra troppo poco.

SOZI: Il filosofo ottocentesco Max Stirner conclude la sua opera principale, ”L’unico e la sua proprietà”, con la seguente frase: ”Io ho riposto la mia causa nel nulla”…

FRANCHI: Soltanto chi ha intuito l’eterno può vedere il nulla. Sono categorie compatibili. Stirner, in questo senso, va interpretato e completato. Amo Stirner per il suo coraggioso antisocialismo, in quanto considerava il socialismo negazione dell’io e dell’uomo. Aveva ragione. Mi serve perché fu avversato da Marx ed Engels già nel 1844, e perché denunciò le aberrazioni del comunismo futuro nel momento in cui venivano coniate. Unico, unico al mondo, padre vero della libertà, e del coraggio.

SOZI: però il comunismo e il socialismo hanno avuto (ed hanno tutt’ora) delle differenti configurazioni a seconda delle Nazioni in cui sono stati introdotti. Per esempio mi sembra innegabile che in Italia queste teorie sono state le principali protagoniste dell’emancipazione sindacale e delle lotte per i diritti delle classi deboli in generale. Di conseguenza, andrebbero fatti discorsi diversi a seconda delle Nazioni: ciò che crea un totalitarismo in una Nazione non lo crea per forza in un’altra (il caso Italia lo dimostra).

Per rimanere in argomento spostandoci su altre ideologie totalitarie: sappiamo che il nazismo ha degli adepti (pochi per fortuna) anche negli Stati Uniti. Se tanto mi dà tanto, lo Stato lí dovrebbe vietare l’adesione a tale movimento – cosa che non fa, mentre in passato ha vietato l’adesione agli ideali comunisti, perseguitando intellettuali ed artisti fra i quali anche gente come Charlie Chaplin.

Dunque come dovrebbe, secondo te, comportarsi uno Stato democratico, nei confronti delle ideologie totalitarie? Vietarle? Censurarle? Scoraggiarle? Permetterle liberamente accettandone le conseguenze?

FRANCHI: In Italia, per ragioni temo comprensibili, per decenni hanno nascosto quanti massacri sono stati commessi nel nome del comunismo o dai comunisti: non parlo soltanto dei 15mila o 20mila cittadini uccisi impunemente post 25 aprile 1945, impunemente per via dell’amnistia di Togliatti; e non parlo soltanto dei partigiani liberali e patrioti massacrati a Porzus. Parlo anche dei cittadini gambizzati, torturati, sequestrati o uccisi dal terrorismo rosso, negli anni Settanta. Erano comunisti anche loro, purtroppo, e non bisogna dimenticarsene mai. Pensare – come è stato fatto – che fossero meno o più comunisti degli altri è un atto un po’ singolare. L’equivoco, in generale, è che, post fatti del 1956, comunista non doveva essere più nessuno, in Europa. Poteva restarlo, ma cambiando nome. Non è accaduto. Peccato. Oggi, tutti consapevoli del genocidio degli ucraini, dei polacchi di Katyn, dei bulgari; del massacro dei kulaki; della censura; dei gulag; della repressione dei liberi popoli ungherese, ceco, estone, lettone, lituano, ucraino, georgiano, cubano, cinese; non possiamo che dirci anticomunisti. È una questione di umanità e di rispetto.

Se invece parliamo della condotta del partito comunista e dei suoi derivati nella vita parlamentare italiana, allora dobbiamo dare atto a quei deputati di essersi comportati con correttezza e rispetto delle istituzioni, e della normale dialettica partitica. Per carità. Ma meno corretto fu l’ex partigiano Pertini, da Presidente della Repubblica, a graziare e pensionare Toffanin, il boia di Porzus, che aveva agito su precisa indicazione del PCI di Udine, secondo Del Boca (e non solo). Un partigiano che grazia un partigiano, negli anni Settanta-Ottanta, ha qualcosa di sinistro. Fastidiosamente.

Quanto al comportamento di una Repubblica o di una Democrazia nei confronti delle ideologie totalitarie, sospetto che i divieti danneggino la libertà e incoraggino i più deboli (emotivamente, psicologicamente) ad abbracciare ideologie violente e omicide, come quella nazista o quella comunista. È tragicomico e paradossale, ma una volta cancellata la patina di proibito ecco che perdono qualsiasi appeal per i cittadini più stupidi e depressi, in cerca del loro nuovo Dio. Prima o poi chi comanda se ne accorgerà, e ci sarà da ridere scoprendo che certi locali – chiamiamoli così – si svuoteranno.

SOZI: Be’, nel Dopoguerra venne decisa a livello governativo una linea politica morbida nei confronti dei crimini sia fascisti che partigiani, dunque pagarono poco tutti i criminali presenti (abbondantemente) in ambedue i fronti, mi pare proprio. Tale politica statale moralmente fievole si è perpetuata fino ad oggi, in tal maniera lasciando che nascessero e proliferassero, negli anni Sessanta-Settanta, i movimenti terroristici neofascisti (Ordine Nuovo) e d’ispirazione rivoluzionario-comunista (Brigate Rosse) che tanto sangue sparsero nella Nazione anche con delle vere e proprie vendette e rappresaglie che avvelenarono il clima di ben vent’anni di vita repubblicana.

La cosa ”buffa” è che invece ad alcuni letterati dalle mani pulite non venne fatto alcuno sconto: alludo a Massimo Bontempelli, il quale nel 1948 venne eletto Senatore nelle file del Fronte Popolare (Sinistra) solo per vedersi invalidare la nomina perché ”era stato autore di manuali fascisti” (sic, ”Letteratura italiana”, a cura di A. Asor Rosa, Einaudi 1990). Il povero Bontempelli, dunque, autore durante il Ventennio di romanzi importanti come ”Gente nel tempo” e di testi di teoria letteraria come ”L’avventura novecentista”, nonché fondatore e direttore di riviste internazionali quali ”900” (con Curzio Malaparte), dovette prima subire il confino a Venezia da parte del Fascismo (nel ’38: la causa fu il suo rifiuto di occupare la cattedra tolta a Momigliano per via delle leggi razziali) e poi anche sentirsi ripudiato dalla Repubblica. Eccellente lo zelo repubblicano, a volte, eh?

FRANCHI: Già: dittatoriale, questo zelo repubblicano. Non è unico il caso di Bontempelli. Oggi, proprio come quando ero ragazzino, negli anni Novanta, ti domando e mi domando dove sono i libri di Gallian, dove tutti i romanzi di Berto; dove i libri di Bottai, e dove quelli di Malaparte; dove tutti i romanzi di Tobino, e dove gli studi critici consacrati a Boccasile; mi domando dove sono tutti i libri di un eroe della Prima Guerra come Slataper, e dove quelli fiumani di Comisso. Mi domando perché Bontempelli non poteva passare, mentre Bilenchi e Pratolini, pure loro ex fascisti, sì; mi domando perché Pirandello poteva passare, nonostante il Nobel preso da tesserato, mentre Malaparte doveva essere regolarmente fatto a pezzi, nonostante la conversione al PCI negli ultimi mesi di vita. E ancora, mi chiedo perché in Italia non possiamo leggere tutti i libri di Hamsun, Drieu La Rochelle, Cèline, perché ancora oggi stanno traducendo ciò che ci manca di Mishima, perché non possiamo leggere Brasillach. L’elenco è sterminato. Le ragioni andiamo a domandarle a chi era direttore editoriale delle grandi e medie case editrici dagli anni Cinquanta agli anni Novanta. Anni in cui un cittadino libero e indipendente come Morselli, certamente non destro né sinistro, finiva per morire inedito e suicida, perché non apparteneva a nessuno. Niente partito – soprattutto: non quel partito là, che dominava nella cultura – e niente chiesa. Solo arte. Oggi, internazionale e acclamata da tutti. Allora, letta e scartata: da Calvino e da Eco, da Spadolini e da tanti altri. Perché? Io sospetto di aver capito perché.

SOZI: Secondo me (almeno parlando di autori italiani) in buona parte si tratta di questioni che vengono fatte passare per pubbliche e politiche, invece sono meramente personali: screzi e risentimenti; ripicche per favori non fatti o fatti ad altri; vendette personali per episodi risalenti al Ventennio o al periodo bellico.

Poi c’è la questione del ”sacro valore commerciale”: un Tobino o un Malaparte, che vengono studiati poco a scuola, non possono esser venduti bene in libreria come un Calvino o un Vittorini. A questo aggiungi, almeno riguardo a Bontempelli, l’oggettiva difficoltà della scrittura stessa, che non è per tutti. Dunque ecco che l’allegoria anticomunista di un ”1984” di Orwell diventa best seller in Italia ma i nostri, meno appetibili dalle masse, non passano. Ed ecco che il tritacarne del commercio, già negli anni Sessanta, si aziona su questi nomi. Ma intuisco che tu a quanto dico io vorresti aggiungere altro. Cosa?

FRANCHI: Per esempio, che i martiri del comunismo in Russia – da Zamjatin a Bulgakov, da Krzizanovksij a Erofeev, da Solzenicyn in avanti, non hanno mai avuto adeguata e degna visibilità: parlo dell’opera omnia, parlo di alcuni romanzi in particolare (straordinario il caso di ”Noi” di Zamjatin, apparso per Feltrinelli nel 1984, imboscato e poi riapparso post scadenza di diritti: ma per Lupetti), dipende dagli autori. E so già che i prossimi, veri casi letterari verranno da quelle nazioni – come la Polonia, la Georgia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca (Ourednik), la Lituania – che hanno dovuto imbavagliare le loro voci libere, e i loro grandi artisti, perché vivevano sotto regime e sotto influenza straniera, russa e sovietica. Curioso che in Italia non siano mai esistiti artisti comunisti o socialisti eretici, e per questo condannati alla damnatio memoriae. Possiamo riscoprire soltanto liberali, monarchici, democratici, nostalgici, ex fascisti: mai che ci sia da riscoprire un comunista. Le ragioni sono chiare anche ai pali della luce, temo… ma prendiamola a ridere, a questo punto. Meglio. Una risata li seppellirà. Quanto al sacro valore commerciale, io dico che se Adelphi ripubblica tutto Malaparte e Bompiani tutto Tobino, in edizione critica, completa di ricchi apparati paratestuali, le cose cambiano. Stesso vale per Berto, o per Gallian. Ci vorranno cinquant’anni, ormai, considerando la gravità dei danni e delle lacune, ma nel 2060 giustizia sarà – con ogni probabilità – stata ormai fatta. Sarò morto e non potrò godermela. Da lassù, nel mio cantuccio in paradiso, candido e finalmente tranquillo, riderò. Studiandomi chissà quali inediti che l’umanità non ha mai potuto leggere, per ragioni politiche, non esclusivamente editoriali, mai letterarie.

SOZI: Comunque di dissenso interno al PCI ce n’è sempre stato molto – Pasolini e Calvino stesso polemizzarono con la linea politica del loro Partito di riferimento e sappiamo che Calvino se ne tirò fuori dopo i fatti del 1956. Lo Stato invece, per ovvie ragioni storiche, ha sempre avuto una pregiudiziale per l’area politica dei nostalgici del Fascismo. Certo, Calvino e Pasolini anche dopo la rottura col PCI pubblicavano ugualmente, ma non piú sotto l’egida delle forze di Sinistra.

Tuttavia mi sembra che in Italia a soffrire siano e siano sempre stati gli intellettuali senza padrone, le voci libere e di impossibile o difficile collocazione politica. La partitocrazia un posticino l’ha offerto a tutti, purché si schierassero esplicitamente. Chi restava fuori moriva.

Ma veniamo alla situazione letteraria italiana odierna.

Una volta separatisi (nel corso degli anni Novanta, direi) nettamente il mondo accademico e il mondo degli scrittori, sembra che la qualità delle opere di narrativa e poesia sia peggiorata. Lo penso io, questo. Cosa ne dici?

FRANCHI: Dipende sempre quale prospettiva stiamo scegliendo. Il giudizio sulla contemporaneità è sempre più complesso, perché il tempo (la critica, e l’editoria) deve ancora decidere cosa è stato buono o fondamentale dagli anni Novanta in avanti, e cosa no. Io parto da un presupposto diverso. In un Paese sostanzialmente estraneo all’alfabetizzazione, almeno nel primo cinquantennio post fondazione, non è più una èlite a leggere e scrivere: tutti possono leggere, tanti possono scrivere. In altre parole, il mercato è decisamente migliorato, e potrebbe ancora migliorare. In un Paese povero di lettori e di lettori forti, c’è paradossalmente una grande offerta editoriale, nata dal miracolo tutto italiano dell’esistenza di piccoli e medi marchi di qualità e di progetto, caratterizzati da un forte spirito artigianale e da una forte specializzazione. Escono così tanti libri che nemmeno io, che per lavoro devo leggere o registrare mentalmente un numero anomalo di uscite ogni giorno, riesco a poterne leggere più di 400-500 l’anno, perdendone molte molte migliaia, con rammarico. Posso farti un elenco di nomi di autori o di opere che ho amato, almeno dal 1995 in avanti, o di collane che ho apprezzato; serve? Servirà tra vent’anni per confermare se e quanto capivo di editoria o di letteratura?

Posso dirti intanto che non credo affatto che la qualità della narrativa italiana sia peggiorata: è proprio l’opposto. Quanto alla poesia, allargo le braccia, ho smesso di interessarmene qualche anno fa, non mi piace parlarne, non sono la persona più adatta, mi mancano troppe letture.

SOZI: Tuttavia mi dici che la nostra narrativa è migliorata. E questo è già un bilancio. A me invece sembra che, a fronte di una colossale offerta, vi sia una reale scarsità di qualità. Questo emerge meglio quando si va a tradurre un romanzo in una lingua straniera: mentre traduci si manifesta l’incapacità tecnica, retorica, sintattica, perfino grammaticale di molti autori; emerge la povertà lessicale di troppi scrittori; emerge la monotonia tematica e soprattutto l’insignificanza stilistica, la mancanza di personalità nello scrivere.

Cinquant’anni fa un traduttore letterario non avrebbe dovuto notare simili problemi traducendo un Buzzati, un Bassani, un Vassalli, un Flaiano o un Bufalino. Perché uno scrittore italiano, fino a vent’anni fa, era uno che studiava e leggeva tanto, con metodo e partendo da una qualche formazione scolastica – buona, altrimenti faceva altri mestieri. Fino a vent’anni fa, la Letteratura era una cosa importante: in libreria ci andavano opere che si meritavano di esser lette ed approfondite, che avevano una profondità ed una riconoscibilità.

Oggi, nella marea di libri malscritti, ci si perde e sovente si prendono delle solenni fregature. Andiamo cosí a tirare in ballo la funzione e l’attività della critica – che sarebbe per statuto, insieme alla scuola, il filtro responsabile di una selezione, ma…

FRANCHI: Allora, con ordine. Se l’offerta è colossale, allora è colossale l’impresa di conoscerla tutta: quindi, è impossibile conoscerla tutta; ne deriva che è impossibile dare un giudizio condivisibile, e che ci si può limitare, sulla base delle proprie competenze e delle proprie conoscenze, a dare un giudizio. Sulla base dei miei studi, è andata come ti dico: credo che ”La vita personale” di Paris sia degno dei futuri libri di scuola, credo che ”Actarus” di Morici sia l’opera d’un genio della satira, credo che ”Poliuretano” di Mascheri sia destinato all’eternità nella tradizione dei racconti italiani. Spendo solo tre nomi, ma è per capirci. Buzzati non c’è più, ma c’è Pazzi, che va ancora ampiamente studiato e scoperto; Bassani non c’è più, ma c’è un grande narratore borghese e gentile come D’Amicis; Vassalli è ancora tra noi, come il suo simile Sgorlon; Flaiano ha scritto solo un romanzo, il resto è cinema o esercizi di stile, e per me non merita l’eternità se non per ”Tempo di uccidere”, che peraltro forse ha scritto Longanesi – o almeno l’ha ideato. Bufalino non c’è più, ma c’è Permunian; ci sono Magris e Tabucchi, c’è Ottonieri – che sembra, in narrativa, Bufalino che incontra Manganelli, e vanno tutti allegramente in acido. C’è Paris, che ha scritto romanzi fondamentali ma viene sempre dimenticato. Tutti belli vivi e vegeti. Siamo in buona compagnia… Purtroppo ci sono anche i narratori di genere, più o meno ideologizzati. Basta non leggerli, e alè.

Mi dici che fino a vent’anni fa in libreria andavano cose importanti… ma magari. Bompiani pubblicava l’orrendo Serpieri, Rusconi Campailla, c’era una valanga di spazzatura straniera spacciata come caso letterario – proprio come oggi – e in generale mi sembra che potessero circolare anche cose molto imbarazzanti a grande livello, come quando Feltrinelli pubblicò il libro di Secchia (1969), con intento ”teorico e pratico”, per insegnare le tecniche di guerriglia. Oh, è storia eh? Come la visibilità, per dire, di certi libri degli Editori Riuniti. No, non vedo nessuna età dell’oro alle nostre spalle.

Altro è il discorso sulla critica, ma tocca i quotidiani e i periodici, e le nuove esperienze web. Se vuoi ne parliamo…

SOZI: Sí, certo, parliamone, ma senza escludere dal discorso, almeno come termine di paragone, i periodici cartacei della tradizione come Belfagor, Nuovi Argomenti (ecc.) e le riviste cartacee nate negli anni Ottanta-Novanta. Integrerei l’argomento con qualche valutazione sull’operato della scuola pubblica nel fornire agli italiani di domani gli strumenti critici per valutare seriamente la bontà o meno di una novità letteraria.

FRANCHI: Io sono un figlio della scuola pubblica – almeno dal ginnasio in avanti – e sono molto riconoscente allo Stato per la qualità dell’educazione e dell’istruzione che ho potuto ricevere. Sono, al limite, dispiaciuto con me stesso per non esserne stato cosciente quando ero ragazzino, e tutto mi sembrava scontato. Non era così, e probabilmente non sono stato sensibilizzato a riconoscerlo.

In generale, sulle riviste e sui quotidiani: la sensazione è che molti cittadini si siano sentiti delusi o traditi dai giornalisti culturali e dai critici, per via della non sempre straordinaria – diciamo così – attendibilità delle loro recensioni (corrige: spesso, più spesso, segnalazioni). Una delle riviste che nomini, ad esempio, s’è discretamente perduta, e non ricorda neanche vagamente gli anni d’oro. Il problema è complesso. Spesso quei quotidiani o quei periodici appartengono proprio a quei gruppi editoriali (o gravitano attorno a quei gruppi editoriali…) che pubblicano certi libri: qual è l’attendibilità, faccio per dire, della recensione di un libro Mondadori o RCS-Rizzoli su un periodico del loro gruppo, o su un periodico ”amico” del loro gruppo? Quanti lettori sono consapevoli che quegli articoli sono – diciamo così – ”giocati in casa”? A questo s’aggiunge il difficile mestiere di chi riceve sin troppe uscite da marchi poco noti, e cerca di decifrare l’attendibilità di parte di esse tramite l’ufficio stampa amico. Insomma, visto dall’interno il giocattolo perde molto fascino, e molta credibilità. Questa è una delle ragioni per cui ho fondato un portale indipendente, aperto e rivolto a lettori forti, professionisti o meno che siano dell’editoria o del giornalismo. Volevo assicurare e garantire libertà d’espressione e di circolazione delle idee. So che nella carta stampata non sempre è così. Ma preferisco te ne parli chi lavora, anche occasionalmente, per certi quotidiani o certi periodici. Se trova il coraggio di vuotare il sacco, ti diverti.

SOZI: Qui hai ragione da vendere. Insomma il malcostume della quotidianità non risparmia neanche le recensioni letterarie. Il risultato è la disillusione del pubblico che cerca almeno un po’ di onestà nei letterati – senza trovarla.

Sai, anch’io fondai una rivista letteraria indipendente, nel 1995. Era l’unica in tutta l’Umbria e a distribuzione gratuita in cinquecento copie; durò cinque anni e poi, andandomene io, chiuse: i miei colleghi non se la sentivano di impegnarsi nella fatica – bestiale lo ammetto – di portare avanti da soli un trimestrale senza alcun appoggio politico.

Be’, oggi penso che i letterati – e soprattutto i critici – per lavorare meglio dovrebbero allontanarsi da due nocive passioni: la politica e la (immorale) riconoscenza verso gli amici-colleghi scrittori e/o critici.

Se Sozi scrive un libro brutto, i suoi amici e colleghi dovrebbero dire senza mezzi termini che è un libro brutto, altrimenti Sozi crederebbe d’esser Dante e poi chi lo smonterebbe?

Dunque: non dai nemici, che stroncano con la cattiva coscienza, ma dagli amici veri dovremmo aspettarci dei correttivi alle nostre azioni sbagliate. O no?

FRANCHI: Sempre e comunque sia dagli amici che dai nemici. Noi dobbiamo fare professione di onestà e trasparenza, e dobbiamo pretendere stessa onestà e trasparenza da tutti. Se davvero possiamo contribuire a un cambiamento, incidendo anche in minima parte, allora questo sarà il nostro contributo: la restituzione dell’onestà e della trasparenza e dell’obbiettività alla loro sacrosanta centralità, nel mondo delle arti e della cultura. Sembra un traguardo minimo, in realtà coincide con qualcosa di rivoluzionario, nel 2010.

SOZI: Quello che dici lo metti in pratica, lo garantisco personalmente davanti ai lettori, che spero visitino il sito ”Lankelot” per orientarsi con recensioni e trattazioni vere, serie, oneste e competenti.

Ma veniamo ora alla tua produzione letteraria.

Il tuo ultimo ”Monteverde” (Castelvecchi ed., 2009), nonostante l’invenzione di un personaggio (Guido: dichiaratamente un alter ego, direi), è un’opera forse in bilico fra pamphlet, memoriale (con punte di vera e propria invettiva: vedi le riflessioni contenute ne ”Il secolo della musica”) e romanzo di formazione, con delle svolte molto interessanti di ordine novellistico (i riusciti racconti ”Nebbia”, ”Parentesi”, ”Verve” e ”Micia”).

Nell’insieme, ”Monteverde” è costituito, e costruito, da un disinvolto – e altrettanto fluido – impiego di diversissimi registri, amorevolmente conviventi sotto l’egida di unico stile, cui spetta saldare il tutto e concedere uniformità a questo romanzo ”romanissimo” (Monteverde è il quartiere della capitale nel quale si svolge quasi del tutto la preoccupata vita quotidiana di Guido). Un cambiamento repentino del tipo di registro utilizzato, io l’ho notato a partire appunto dall’episodio di ”Nebbia”, tramite il quale si passa ad una fase piú intimistica e ad una scrittura obliqua, nebbiosa appunto. Ho trovato invece un po’ isolato dal contesto l’episodio di ”Futuro”, seppur ammirandone l’elegante, delicato erotismo. Vorresti completare, integrare o modificare queste mie osservazioni, Gianfranco… magari parlandoci anche della genesi dell’opera?

FRANCHI: Sì. Il titolo di lavorazione era ”New Order”, per due ragioni: la prima, perché concludeva una trilogia di libri di narrativa nata con ”Disorder” e passata attraverso ”Pagàno”; la seconda, perché tanto in ”Disorder” quanto in ”New Order” salutavo e omaggiavo i Joy Division di Ian Curtis. ”Disorder” è il nome della prima canzone del loro primo album, ”New Order” il nome scelto dalla band post mortem di Curtis.

Il primo e il terzo pannello della trilogia erano e sono composti da una raccolta di racconti: 27 in ”Disorder”, 47 in ”New Order”. 27 sta per ”San Paganino”, 47 sta per ”morto che parla”. Mentre in ”Disorder” mancava una precisa architettura, e il passaggio da un pezzo all’altro era fedele a un criterio stilistico o tematico o mio segreto e tutt’altro che divulgabile, in ”New Order” l’architettura era ed è rimasta molto rigida: 5 sezioni, intervallate da interludi, suddivise in 9 pezzi + 2 finali. C’è una precisa corrispondenza matematica anche tra diversi racconti di varie sezioni. Questo – anche – significava ”New Order”. La scelta editoriale – che ho avallato senza particolari problemi, ma non senza dispiacere – di cambiare titolo al libro ha tuttavia nascosto e alterato il senso vero del mio lavoro. È vero che nel quartiere di Monteverde, dove vivo, è ambientata tutta la trilogia, è vero che per me Monteverde è e rimane uno stato mentale, ma adesso mi sono bruciato il titolo di un libro sul quartiere che prima o poi avrei voluto scrivere, e non potrò più fare. Il destino ha voluto così.

Diciamo che mi piacerebbe, un giorno, che i tre libri (”Disorder”, ”Pagàno”, ”New Order”) uscissero in un volume unico, col titolo ”Trilogia dell’Identità”; e vorrei che ”New Order” tornasse a essere ”New Order”, e che ”Monteverde” rimanesse il titolo dell’edizione Castelvecchi, 2009, e stop. Sarebbe giusto. E queste sono, in ogni caso, le mie volontà autoriali. Insomma, vorrei che si capisse che sin qua io ho pubblicato, in realtà, tre libri: la ”Trilogia dell’Identità” in narrativa, ”L’inadempienza” in poesia, ”Radiohead. A Kid” in saggistica. Il resto sono curatele o articoli o interviste o postfazioni o quel che sia, ma insomma il catalogo è questo. Ecco, questo è quanto.

Ora dovrei spiegarti anche quanto erano voluti certi cambi di registro o di stile o di argomento in ”New Order” (”Monteverde”), ma ho paura di entrare in questioni troppo tecniche e poco interessanti, mi fermo qua.

SOZI: A me personalmente queste trattazioni tecniche interesserebbero molto; tuttavia, per imporre – oibò – un termine alla nostra bella chiacchierata, vorrei semplicemente chiederti qualcosa di difficile e ”risolutivo”, per l’esattezza due cose: 1) di spiegare a chi ci stia leggendo quali sono per te i sottoargomenti relativi all’argomento princeps ”identità” – non solo pensando a te stesso ma all’identità dei singoli uomini in genere; 2) di svelarci i tuoi progetti futuri: pubblicherai ancora narrativa?

FRANCHI: Partiamo dai progetti futuri, è più facile. A settembre ho terminato la prima stesura di un nuovo libro di narrativa, che nasce come primo di una serie (una saga! Eh…). Se consideri che ”New Order” (”Monteverde”) è stato scritto due anni e mezzo fa, puoi aspettarti che questo nuovo libro sia in libreria nel 2011, a occhio e croce. Posso dirti che non uscirà per nessuno dei miei vecchi editori. Ho molte altre idee da sviluppare, ma per adesso voglio concentrarmi sulla seconda stesura, nei mesi a venire.

Quanto all’identità… io credo nell’anima, e credo nella reincarnazione. L’identità è un gioco di ruolo che cambia nel tempo, e a ogni nostro ritorno. In questo tempo, più ancora che in passato, è una sintesi limpida della distanza tra l’essenza dell’individuo e i ruoli che gioca nella società. Una questione letteraria.

Grazie, Gianfranco. È stato piacevole.

Sergio Sozi

269 commenti a La Letteratura, l’Italia, la Slovenia e la politica – colloquio con lo scrittore Gianfranco Franchi

  1. DaVeTheWaVe ha detto:

    Dico la mia: per essere un trentunenne, sto Gianfranco se la tira un cicinino troppo…
    magari ha pure ragione, ma…
    poi, non ho capito: crede nell’anima e nella reincarnazione o se la godrà dal paradiso?

  2. toro seduto ha detto:

    DaVe…

    Concordo. Un po’ troppo cervellotico il tutto…

  3. chinaski ha detto:

    per fortuna che ogni tanto riva qualche cugno mocoloso a spiegarne come che funziona el mondo.

    la parte sul terrorismo xe de rodolarse.

    “quel litorale ben lo conosco, appartiene al mio sangue”

    “una patria sentita come fondamento della propria essenza”

    dèi, te prego.

    p.s. tuto sto casin per scoverzer che kobarid xe in slovenia?

  4. franco ha detto:

    caro Chinaski, vai a rotolarti dai parenti delle vittime, gambizzate o uccise. vedrai quanto saranno contenti.

  5. franco ha detto:

    toro seduto & dave: buongiorno, intanto, e molto piacere. La reincarnazione non è un passaggio immediato. Qualora foste interessati all’argomento, provate a scoprire i libri di antroposofia – Steiner in primis. Questi libri servono a sprigionare pensieri nuovi, e a plasmare fantasie letterarie…

  6. lanfur ha detto:

    L’unico libro che può sprigionare pensieri nuovi e plasmare fantasie è il kamasutra. Tutto il resto è stupidità. (Capita la citazione?)

  7. franco ha detto:

    no, mi manca:).
    Però è geniale:)))

  8. chinaski ha detto:

    ragazzino presuntuosetto, se vuoi parlare di terrorismo senza essere ridicolo, leggiti prima qualcosa sul legame tra eversione nera e servizi segreti, sul modo in cui gli apparati dello stato hanno lasciato fare prima ai terroristi neri, e poi, dopo il ’74, alle brigate rosse, per poter giustificare una stretta autoritaria e interrompere le riforme sociali intraprese dopo l’ autunno caldo. le biblioteche sono piene di libri che raccontano questa storia.

  9. franco ha detto:

    va bene, grazie. Non ci avevo mai pensato prima, che sbadato.

  10. franco ha detto:

    non so se è sempre il caro Enrico a prendersi carico della moderazione delle discussioni, da queste parti. In questo caso, credo che potrebbe semplicemente invitarti ad argomentare con rispetto, Chinaski, evitando di offendere gli ospiti, bandendo i personalismi, argomentando e stop. E’ una questione di correttezza.

  11. Luca ha detto:

    A ben guardare, Lui crede nell’anima e – dunque dice – nella reincarnazione, solo perchè è l’unica risposta coerente – e che Lui pensa convincente – del fatto che racconta di avere semplicemente capito il Tutto. Eh.. certo. Sennò come lo spiega? 🙂
    Trovo però che si sia formata una “credenza” alquanto strumentale.. E che, gratta gratta, al fondo stia semplicemente continuando la ricerca della famosa Arca Perduta come altri prima di Lui. Non ho dubbi, che gli venga facile scrivere bene del disagio.
    Eppoi non lo so il perchè.. ma mi viene in mente il famoso capo indiano Esticazzi di 6-1-0.. 🙂

  12. franco ha detto:

    Buongiorno, Luca. Nell’intervista si parla di letteratura, di politica, di editoria… perché questa insistenza sulla questione dell’anima?
    *
    Parla – che so – di pci, di comunismo, di socialismo, di case editrici, di narratori…

  13. franco ha detto:

    Quanto al grande capo indiano, sono uno dei suoi primi fan.

  14. chinaski ha detto:

    se ti presenti in pubblico con un’ intervista in cui proponi un modello interpretativo dell’ universo mondo, devi aspettarti delle critiche, anche feroci.

    quando dici

    “Credo che le nostre esistenze siano parte di un disegno indecifrabile, misterioso e immenso. Negare questa possibilità precipita nella disperazione dell’insensatezza di (quasi) tutto, e della necessità del piacere e della prepotenza; nella consolazione delle arti, e dell’evoluzione della specie.”

    non ti pare di averla sparata un po’ grossa?

    martino “chinaski” prizzi

  15. lanfur ha detto:

    Mi sa tanto di radical-chic di destra sto tipo.
    A proposito come si devono chiamare i radical chic di destra? Nazional-chic? Conservative-snob? Illiberal?

  16. Luca ha detto:

    @Franco

    ..dell’anima, perchè è l’unica cosa di cui parli per ben tre volte nell’intervista. E mi è parso che non fosse a caso.

    ..sulla politica, è evidentemente un tuo modo di intenderla, un punto di vista. Rispettabile, certo, ma nemmeno tanto originale.. anzi. Però non sei un politologo, uno storico, un sociologo, un antropologo. Scrivi romanzi. Forse è l’intervista che è andata fuori dal seminato…

    ..sull’editoria.. beh, come funzioni il mondo, ieri come oggi, non è una novità. Lo sai che Naomi (quella del Papi) ha appena inciso un disco per Natale? 🙂

  17. lanfur ha detto:

    Si chiama Noemi e non è la stessa del disco. Ma ci andate dal parrucchiere ogni tanto? 😀

  18. chinaski ha detto:

    perfino bruno vespa pubblica un libro all’ anno, contribuendo in modo sostanziale alla deforestazione del pianeta.

    ma le canzoni del disco di noemi le ha scritte papi?

  19. chinaski ha detto:

    io vado ogni tre mesi da un barbiere taciturno in via settefontane.

  20. lanfur ha detto:

    A cosa serve tanto intellettualismo su Calvino e Hobbes se poi mi cascate su Naomi/Noemi 😀 😀 😀

  21. chinaski ha detto:

    l’ ultimo post era per lanfur

  22. Luca ha detto:

    Si, mi scuso.. Noemi Letizia 🙂
    Il disco lo ha fatto eccome..

    Link: http://www.youtube.com/watch?v=UWwsJl9zfME

  23. lanfur ha detto:

    Chiedo venia, Luca hai ragione. Qui c’è anche il lancio di agenzia http://www.adnkronos.com/IGN/News/Spettacolo/Noemi-Letizia-canta-Mariah-Carey-o-almeno-ci-prova-VIDEO_4145579656.html

    Cambierò parrucchiere.

  24. chinaski ha detto:

    mariah carey ha le tette piu’ grandi di noemi.

  25. franco ha detto:

    Caro martino “chinaski” prizzi,
    ho risposto a una serie di domande: non mi sono auto-intervistato. Non vedo qual è il problema. A domanda ho risposto. Che c’è di strano?

  26. franco ha detto:

    Caro Lanfur, “Mi sa tanto di radical-chic di destra sto tipo.”

    > Questa è nuova. Wow.

  27. franco ha detto:

    (ma hai letto Wolfe? Sai cosa significa radical chic? C’è una bella edizione Castelvecchi in circolazione…)

  28. franco ha detto:

    Luca: “sulla politica, è evidentemente un tuo modo di intenderla, un punto di vista. Rispettabile, certo, ma nemmeno tanto originale.. anzi. Però non sei un politologo, uno storico, un sociologo, un antropologo. Scrivi romanzi. Forse è l’intervista che è andata fuori dal seminato…”

    > Sono un semplice letterato. Rispondo da letterato non estraneo a studi storici, alle spalle una formazione da sociologo della letteratura, qualche pubblicazione saggistica sul groppone. Tutto qui:)

    Quanto alla questione Naomi-Noemi e del suo papi, posso parafrasare il vecchio Teofilatto dei Leonzi: “Li vedo e li piango”. Ma sospetto che non si possano equiparare boutade del genere con sessant’anni di problemi editoriali. Cazzate ne hanno fatte sempre uscire, nel mondo del disco, del libro, del film. Il nodo, qui, era un altro…

  29. franco ha detto:

    Insomma, equiparare una pubblicazione mondadori, per giunta catodica ed estranea all’intelligenza (d’altra parte, Moccia era autore Feltrinelli), a un problema come quello discusso e segnalato qui mi sembra un tantino delirante. Io non ho troppo tempo per cazzeggiare, sto in vacanza:).
    Dico sul serio, se ci sono cose sensate e costruttive da dire, bene, altrimenti ciao:)

  30. franco ha detto:

    Luca: “..dell’anima, perchè è l’unica cosa di cui parli per ben tre volte nell’intervista. E mi è parso che non fosse a caso.”

    > Stesso discorso di prima. Dipende dalle domande. Non ho problemi a rispondere. Non mi sembra sia una questione centrale dell’articolo. Strano che ti abbia stupito, tutto qua. Dovevano colpirti altre questioni, credo.

  31. franco ha detto:

    Infine, Chinaski:
    mi chiedi se qui sparavo grosso…

    ““Credo che le nostre esistenze siano parte di un disegno indecifrabile, misterioso e immenso. Negare questa possibilità precipita nella disperazione dell’insensatezza di (quasi) tutto, e della necessità del piacere e della prepotenza; nella consolazione delle arti, e dell’evoluzione della specie.”

    Ti rispondo. Hai mai letto Dagerman? Hai mai letto i Taccuini di Weininger? Hai mai letto Cioran? Hai mai letto “racconto segreto” di Drieu la Rochelle?

  32. franco ha detto:

    Oppure, per dire, basta citare Guccini. “E voi materialisti / col vostro chiodo fisso / che dio è morto e l’uomo / è solo in questo abisso / le verità cercate per terra, da maiali / tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali”.

  33. Luca ha detto:

    @Franco

    “Sono un semplice letterato. Rispondo da letterato non estraneo a studi storici, alle spalle una formazione da sociologo della letteratura, qualche pubblicazione saggistica sul groppone. Tutto qui:)”

    Appunto..
    E parli perciò di ciò che tu hai capito. E di ciò che tu pensi. Io, per esempio, la penso diversamente. E, sempre per esempio, ho un giudizio diverso su Pertini, sia come partigiano sia come presidente. E non è che siccome hai detto la tua per primo allora hai ragione.
    Vedi.. c’è un autore che ha già detto tutto ciò che dici tu della politica e, un po’, anche sull’editoria . Si chiamava Baget Bozzo ed ha scritto un catechismo. Sulla storia del novecento come la vedeva lui, sul predominio nella cultura italiana come la vedeva lui. Certo, in pillole, trattandosi di un catechismo. Leggendo la tua intervista mi è venuto in mente. Non ero daccordo nemmeno con lui.

  34. chinaski ha detto:

    ma come ti permetti di dire che chi nega la possibilita’ di un disegno indecifrabile misterioso e immenso precipita nella disperazione e nella necessita’ della prepotenza? ma cosa ne sai? ma che discussione del cavolo, meglio il parrucchiere di lanfur e le tette di mariah carey.

  35. franco ha detto:

    Luca, a me non interessa avere ragione. Mi interessa sollevare questioni, mostrare nodi e guasti, mostrare contraddizioni. Che Pertini abbia graziato e pensionato, località Sesana, il signor Toffanin è una cosa grave, e imperdonabile sia umanamente che politicamente. Che i media non abbiano dato il giusto risalto è sinistro, così come è sinistro che non si sia mai parlato abbastanza di come e quando Pertini andava a omaggiare chi, dalle nostre parti.
    *
    Quanto a Baget Bozzo, parli di un uomo schierato nell’ex PSI, prima ancora nella DC. E’ estraneo alla mia cultura politica, in entrambi i casi – figuriamoci nel terzo, forzaitalia. Mi affascina più un prete spretato come Buonaiuti che uno come Baget.
    Non credo esistano particolari coincidenze tra me e lui – se hai documenti scritti che possono confermarle, esaminiamoli insieme, punto per punto.

  36. franco ha detto:

    34, chinaski, è proprio per le letture che ho alle spalle: è proprio per quel che ha figliato il nichilismo: è proprio per quel che è derivato dal materialismo. Mia posizione, non vedo lo scandalo. Ma posso portarti decine di esempi di letterati distrutti dal nichilismo, e non penso sia stato giusto.

  37. franco ha detto:

    in ogni caso, meglio Hope Sandoval di Mariah Carey.

  38. chinaski ha detto:

    guarda franco che il mondo e’ pieno di persone che non hanno nessun genere di afflato mistico, e vivono serenamente, senza coltivare tendenze nichiliste, e anzi facendosi il culo per migliorare le cose.

    p.s. mariah carey mi fa cagare. a me piace nina simone.

  39. Luca ha detto:

    @Franco

    “..è una cosa grave..”
    “..imperdonabile sia umanamente che politicamente..”
    “..Che i media non abbiano dato il giusto risalto è sinistro, così come è sinistro che non si sia mai parlato..”

    Questi sono giudizi. Tuoi. Spero che da letterato te ne renda conto.
    Non è così che “sollevi questioni, mostri nodi e guasti e contraddizioni”.
    Questa roba si dimostra con fatti, documenti, testimonianze, e nei contesti, non “tanto per dire” e “io la penso così”, “ed altri la pensano come me”. Anche se ne hanno scritto. Chiunque può scrivere una sua opinione.

    “Non credo esistano particolari coincidenze tra me e lui – se hai documenti scritti che possono confermarle..”
    C’è una pubblicazione, un manuale, che Forza Italia ha distribuito per una tornata elettorale ai suoi sostenitori.
    Stava nel sito di formazione politica dei circoli: http://www.ragionpolitica.it

  40. franco ha detto:

    Nina Simone. Grande. Ok, probabilmente partivamo – partiamo – da presupposti diversi sul fronte “materialismo”. Io so, da lettore forte prima ancora che da letterato, che tendenzialmente la perdita della spiritualità è stato un fattore autodistruttivo: mortale. E’ una dinamica che mi fa soffrire, e voglio invertirla.

  41. franco ha detto:

    Una fonte interessante, per la questione Pertini (questione di Basovizza e questione Toffanin) è “L’esodo” di Petacco. Un buon punto di partenza.

  42. chinaski ha detto:

    guarda un po’, io invece quel che vedo e’ che di questi tempi e’ pieno di pazzi furiosi che dicono di parlare e di agire ciascuno per conto del suo dio.

  43. franco ha detto:

    Se il dio è il buon senso, il rispetto del prossimo, la solidarietà, la buona educazione, la dialettica, il rispetto delle leggi, non c’è problema. Se invece è il dio dei texani di cui parla Monbiot in “apocalisse quotidiana”, allora sono guai.

  44. chinaski ha detto:

    E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
    crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
    però per gentilezza lasciate vivere gli altri
    la vita è grosso modo il loro unico lusso

    (Brassens/De Andre’, Morire per delle idee)

  45. franco ha detto:

    “moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, ma di morte lenta”.

    era grande.

  46. lanfur ha detto:

    Io ho trovato pallosi ‘Cento anni di solitudine’, ‘On the road’, ‘Il giovane Holden’ incomprensibili ‘Il maestro e margherita’ (tranne la rilettura della vita di Gesù) bellissimi ‘Il pendolo di Foucault’, ‘Opinioni di un Clown’ e ‘Delitto e Castigo’. Non escludo che Wilbur Smith potrebbe anche piacermi.
    Un libro non è bello o meno solo ‘in sè’: se non hai voglia di leggere o hai le palle girate anche il più osannato libro sarà sempre una palla.

  47. franco ha detto:

    Lanfur, Kerouac è l’autore più sopravvalutato del secondo Novecento americano; Marquez scrive lo stesso libro da quarant’anni. Hai buoni gusti:). Boll era un genio, per esempio. Bulgakov va letto nel momento giusto.
    Eco è tornato ai suoi livelli in “Baudolino”.

  48. lanfur ha detto:

    Ma io non connoto negativamente i radical chic.
    E’ diventato talmente di moda farlo. 😉

  49. franco ha detto:

    ahahahah :)))))

  50. effebi ha detto:

    a me son piaciute le domande

  51. Luca ha detto:

    @Franco

    Di fonti interessanti ne ho conosciute molte.. ed anche qualcuno dell’epoca. E sostengono anche una storia diversa.
    Nessuno ha mai chiesto all’Ambasciata inglese come mai quello è l’unico luogo della resistenza italiana in cui gli inglesi depongono una corona d’alloro ogni anno. Per esempio..
    Petacco.. un giornalista presentato come uno storico, ma bisogna conoscerlo bene. Non mi meraviglia che ce l’abbia con Pertini.
    Pertini era “antipatico” anche a Craxi. Petacco, no.

  52. Luca ha detto:

    @Franco

    Te lo do anch’io un link interessante e forse meno famoso:

    http://www.sanpaolo.org/fc97/3697fc/3697fc102.htm

  53. boh ha detto:

    da cio’ che ho visto nel testo scritto la preparazione storico culturale dell’autore e’ veramente densa di errori e misintepretazioni. Il solito specultore parzilmente letterato che cerca di farsi qualche soldino con una romanzata e che anche lui povero soffre di questo male moderno. La presunzione di conoscenza.

    non lo comprero’ ho visto a sufficienza.

  54. chinaski ha detto:

    la moda del momento e’ quella di ridurre i duecento anni di storia del movimento operaio ad un’ unico blob in cui si mescolano mao, porzus, le brigate rosse, le fosse di katyn… e ci si dimentica pero’ delle conquiste sociali, della resistenza (europea!) al nazifascismo, della decolonizzazione…

    probabilmente a chi e’ nato nel ’78 sembrera’ che l’ assistenza sanitaria gratuita e uguale per tutti ci sia sempre stata. invece in italia e’ stata istituita solo negli anni settanta, grazie della grande mobilitazione dei lavoratori negli anni precedenti. (adesso obama ci sta provando, negli usa, e non e’ scontato che ci riesca.)
    e cosi’ via.

  55. chinaski ha detto:

    “grazie alla”

  56. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Franco

    A scuola si studierebbe eccome che Caporetto non è in Italia. Basterebbe leggerli, i libri scolastici, e basterebbe pure che i “ciovani” si applicassero nello studio.

    Al di là di ciò, non sopporto l’applicazione pervicace dell’ideologia a qualsiasi anfratto dell’universo mondo, con tanto di affermazioni finali per cui tu sì che “sai” (il corollario è forse che gli altri invece morranno nell’ignoranza?).

    A proposito: a me di leggere Brasillach non interessa un fico secco. Fra i miliardi di libri che mi mancano di leggere, non vedo perché concentrarmi su autori come questo, guarda caso un filonazista antisemita.

    Abbiamo una sola vita da leggere, ed ammettendo di poter affrontare due libri alla settimana ad oggi credo che potrò leggere nel resto della mia vita da 1.000 a 1.500 libri. Brasillach – se sarà – lo metto in coda, col tuo permesso.

    Luigi (veneziano)

  57. Luca ha detto:

    @chinaski

    Perchè siamo tornati nel medioevo.
    Perchè ci troviamo di fronte a movimenti di popoli, a nuove sfide globali, a rischi del pianeta, ma anche alla trasformazione dei ruoli sociali e la difficoltà a comprendere una scienza sempre più lontana e complicata.
    Di fronte a tutto ciò, la solitudine del “chi sono e dove vado” si ripropone a tutta forza.
    Ed allora ecco il ritorno alle pseudo-sicurezze delle piccole patrie, al bisogno di sostituire relatività con certezza, alla necessità dell’essere riconosciuti ad ogni costo.
    Ed ecco anche gli errori di sempre: cercare rifugio in una spiritualità indotta dal proprio incompreso disagio, e scambiare il proprio bisogno individuale per assoluta necessità collettiva.

    @Luigi
    Quoto.

  58. franco ha detto:

    Caro Luigi,

    “A proposito: a me di leggere Brasillach non interessa un fico secco. Fra i miliardi di libri che mi mancano di leggere, non vedo perché concentrarmi su autori come questo, guarda caso un filonazista antisemita.”

    > Restando fedele a questa logica, può perdere l’opportunità di studiare intelligenze letterarie, politicamente collaborazioniste, come Céline, Drieu La Rochelle, Knut Hamsun; quanto agli antisemiti, purtroppo sono stati tanti e in tutti i secoli. Non le sembra un peccato? Seneca era un usuraio, ma rimane un filosofo di grande intelligenza.

  59. franco ha detto:

    Chinaski: “probabilmente a chi e’ nato nel ‘78 sembrera’ che l’ assistenza sanitaria gratuita e uguale per tutti ci sia sempre stata. invece in italia e’ stata istituita solo negli anni settanta”,

    > Mi sembra che quella per i poveri pre-esistesse. Sbaglio? Correggimi, nel caso.

  60. franco ha detto:

    Luca: “Nessuno ha mai chiesto all’Ambasciata inglese come mai quello è l’unico luogo della resistenza italiana in cui gli inglesi depongono una corona d’alloro ogni anno”.

    > Raccontaci qualcosa in più, allora. Magari scopriamo qualcosa di nuovo.

  61. lanfur ha detto:

    Se fossimo tornati nel medioevo come dice Galimberti nella seconda domanda sarebbe ritornato anche Dio.
    La Letteratura sarebbe Inferno Purgatorio e Paradiso (e invece è anche Bruno Vespa), l’arte sarebbe Arte Sacra (e invece è marketing) e le donne sarebbero ‘donne angelo’. Cosa che sappiamo tutti non essere vera. A cominciare da Naomi 😉

  62. franco ha detto:

    Da Naomi e da Brenda, Lanfur. Ma che senso ha insistere sulle debolezze di chi ci governa? Sono questi i problemi del Paese? Le donne scelte da chi qualche nostro concittadino ha eletto?

  63. DaVeTheWaVe ha detto:

    @franco, più leggo i tuoi interventi e più mi stai antipatico.

  64. Luca ha detto:

    @lanfur

    Ma infatti è tornato, ma nel trittico Dio, Patria e Famiglia (quest’ultima magari un po’ allargata, ma anche nel medioevo per qualcuno lo era). Non te ne sei accorto? 🙂

  65. franco ha detto:

    Luigi:
    “Al di là di ciò, non sopporto l’applicazione pervicace dell’ideologia a qualsiasi anfratto dell’universo mondo, con tanto di affermazioni finali per cui tu sì che “sai” (il corollario è forse che gli altri invece morranno nell’ignoranza?).”

    > ecco, il problema è che io non appartengo a nessuna ideologia. Questo vorrei fosse ben chiaro. Sono anarchico, al limite, ma questo è ben diverso discorso. Quindi: quale ideologia avrei applicato? Il problema, semmai, è che io vado denunciando che altrove l’ideologia è stata ed è applicata come una mannaia. Soprattutto nell’editoria italiana: nella letteratura, e nella storia. E che questo ha originato impreparazione e ignoranza. Non è così astratto, come discorso.

    Un esempio molto immediato. Fino al 1991 studiavamo la guerra civile su “Storia della resistenza italiana” di Roberto Battaglia (Einaudi, 1953; ampliato nel 1964): Battaglia, azionista, aveva riscritto la storia “come comunista e in modo agiografico”, per dirla con le parole di Guerri. Nel 1991 uscì il più equilibrato “Una guerra civile” di Claudio Pavone (Boringhieri, 1991: cfr. p. 345 della “Antistoria” di Guerri).

    1991. Cosa significa?

  66. franco ha detto:

    66, dave: che posso fare? cosa vuoi che dica, per starti simpatico? Più che confrontarmi – mi sembra “solo contro tutti”, qua dentro – non posso.

  67. Luca ha detto:

    @Franco

    Le debolezze di chi governa vanno capite, che diamine. Il punto diventa grave quando quelle “debolezze” chi ci governa le mette in lista alle elezioni o le fa diventare ministro. Non Brenda.. quella è morta.

  68. franco ha detto:

    70, Luca, d’accordo con te. La vergogna e la tristezza di essere governati da Berlusconi non conoscono fine. Anche per la questione che correttamente spieghi. Non è la più grave, secondo me.

  69. franco ha detto:

    67, luca e lanfur: “Ma infatti è tornato, ma nel trittico Dio, Patria e Famiglia (quest’ultima magari un po’ allargata, ma anche nel medioevo per qualcuno lo era). Non te ne sei accorto?”

    > A Bossi e ai padani gliel’hai spiegato? E agli indipendentisti sardi? O alla vecia liga veneta? Non è così semplice. Proprio no. Non uniformate ciò che è tutt’altro che uniforme. Altrimenti si rischia di distorcere la realtà…
    E sulla famiglia stendiamo – appunto – un velo pietoso. Quanta confusione…

  70. Luca ha detto:

    @Franco

    Posso tentare io di dirti cosa significa 1991.
    Significa che già da un po’ governava Craxi. E già da un po’ la riscrittura della storia, soprattutto quella italiana, era iniziata.
    Niente di male, per carità. Ma era propedeutica allo sdoganamento della destra, perciò toni andavano ammorbiditi.
    La scuola è l’unico ministero che la DC non ha mai mollato fin che ha potuto. Non verrai a dirmi che il precedente testo “comunista ed agiografico” era approvato da quella DC, vero?

  71. lanfur ha detto:

    Non apparterrai ad alcuna ideologia ma dell’ipocrisia del potere non ti curi perchè sei convinto che il potere sia devoluto chiavi in mano e democraticamente dal popolo ai governanti.
    Se hai ascoltato abbastanza De Andrè sai anche che l’accostamento Brenda-Noemi stona.

  72. franco ha detto:

    Lanfur, non sono affatto convinto che il potere sia devoluto chiavi in mano e democraticamente dal popolo ai governanti. Ma proprio per niente. Non c’è niente di democratico nella repubblica partitocratica fondata sul principio di rappresentanza odierno. C’è l’illusione della democrazia. Con le recenti riforme, è sparito anche il meccanismo di preferenza…

    (e ok. Ma scusa: che c’entra con quanto si diceva finora?)

  73. franco ha detto:

    Luca: “la riscrittura della storia, soprattutto quella italiana, era iniziata.
    Niente di male, per carità. Ma era propedeutica allo sdoganamento della destra, perciò toni andavano ammorbiditi.”

    > Aggiungiamo, magari, che due anni prima era caduto il muro di berlino (non quello di Gorizia, però; già, ma fuori dal FVG non se ne parlava…); e che più sdoganare la destra (quale? Il PLI? L’MSI, che due anni dopo cominciava la metamorfosi compiutamente democratica?), si trattava di studiare con rigore, umiltà e rispetto dei caduti la storia del nostro Paese.
    A partire da quella dei nostri esuli, e dei tanti martiri delle violenze titine. Ti assicuro che qui a Roma, al di là di figli e nipoti, nessuno sapeva niente. Ti sembrerà assurdo, ma qui scrivevano “apolide” alla mamma di un mio amico nata a Pola.

  74. franco ha detto:

    … e per arrivare a RAOUL PUPO, e a poter parlare di “negazionismo”, abbiamo aspettato altri 14 anni.
    http://www.lankelot.com/letteratura/pupo-raoul-il-lungo-esodo-istria-le-persecuzioni-le-foibe-l-esilio.html

    nel frattempo i miei nonni esuli sono morti. Senza giustizia.

  75. franco ha detto:

    2005. Cioè 60 anni dopo il 1945. E adesso, con un po’ di fortuna, gli italiani possono studiare un po’ di vera storia. Incluse Arbe e Gonars. Tutto. Non solo ciò che si poteva sapere per non dare fastidio al gran partito…

  76. Luca ha detto:

    @Franco

    Se per “gran partito” ti riferisci alla Democrazia Cristiana che, ripeto, mollato il ministero della Pubblica Istruzione, sono daccordo.
    Il PCI era da sempre all’opposizione, e francamente perciò fatico a capire come un testo “comunista ed agiografico” sia stato usato per tanti anni nelle scuole italiane. Fino, appunto nel 1991. Lo sdoganamento della destra era già iniziato da un po’. Almeno da 5 o 6 anni. E per “sdoganamento” non ci si riferisce a partiti che invece governavano assieme alla DC, come il PLI. (!)
    E’ proprio questo mutato atteggiamento verso l’allora Destra politica che ha permesso il recupero di pezzi di storia come quello dell’esodo. Questo è fuori dubbio. In che modo questo recupero sia stato fatto è ancora oggetto di dibattito, e a parere mio, lo sarà ancora per un pezzo. Di certo se si tratta di studiare con rigore, umiltà e rispetto, la storia dei caduti del nostro Paese, non si può che partire dalle responsabilità di chi ha trascinato il Paese in quella situazione. Cosa che si tende a sottostimare quando si parla di quei fatti. Il termine “apolide” non veniva usato per “sfizio”. Derivava da ciò che era contenuto nei meccanismi di “opzione” introdotti nei trattati. Ma quì il discorso si farebbe lungo.

  77. franco ha detto:

    E’ lungo, ma è necessario.
    E secondo me si deve partire un po’ prima di quanto suggerisci – sempre se accetti l’idea – e cioè dai giorni della Prima Guerra Mondiale. Si deve partire dal sacrificio di Scipio Slataper e di Carlo Stuparich, e di centinaia di migliaia di ragazzi italiani: si deve partire dal sangue versato perché io e te parlassimo questa lingua senza paura, e senza sottostare a un regime straniero. Si deve partire dalla lezione dei fratelli di Slataper. Mi sta bene.
    *
    Quanto al PCI… prima di parlare di cose interessanti come chi dirigeva cosa, e chi prendeva certi finanziamenti nel cinema (per dirne una eh?) o nella stampa…

    sentiamo Pupo sulla questione dell’esodo: frammento di un mio vecio pezzo. “L’argomento scotta perché, come Pupo ricorda, per decenni è rimasto tabù: chiariamo meglio… “vale a dire l’esistenza di robusti interessi politici che per alcuni anni hanno sconsigliato di attribuire alle tragedie giuliane una portata nazionale. Sotto questo profilo, il caso più evidente, ma anche più semplice da intendere, è quello della cultura di sinistra d’ascendenza marxista, animata da un duplice ordine di preoccupazioni. La prima e più generale era quella di non dar fiato alle forze anticomuniste in Italia, cui la politica oppressiva del regime di Tito nei confronti degli italiani offriva abbondanti argomenti polemici. La seconda e più specifica era quella di stendere un velo d’ombra sui comportamenti quantomeno ambigui tenuti dal PCI sulla questione di Trieste nell’ultima fase della Resistenza e nei primi anni di dopoguerra” (p. 18).

    Non c’è dubbio – conclude lo storico – che questo tipo di preoccupazioni abbiano scosso gli studiosi, preoccupati, denunciando eventualmente Esodo e Foibe, di dare spazio alla propaganda nazionalista, anticomunista e antislava: “un pericolo che andava scongiurato non parlandone affatto”, a quanto pare. Assieme, questioni di opportunità strategica – la Jugoslavia manteneva stabilità in Europa, era importante restasse unita e forte, sostenuta com’era da Stati Uniti e Inghilterra, post crisi con la rossa madre URSS – suggerivano agli italiani che non si dovevano aprire ragioni di contrasto con gli ostili e suscettibili vicini slavi. D’altra parte, era rimasta una minoranza di nostri compatrioti, nella nuova nazione: dovevamo tutelare il loro diritto alla sopravvivenza in condizioni dignitose”.

  78. franco ha detto:

    (per la cronaca, il burocrate scriveva “apolide” perché non aveva capito dove fosse “pola”. Città con 98% di esuli, consegnata come città fantasma post fatti che ben sappiamo).

  79. chinaski ha detto:

    franco

    “> Mi sembra che quella [l’ assistenza sanitaria] per i poveri pre-esistesse. Sbaglio? Correggimi, nel caso.”

    in questa frase c’e’ tutto un mondo. fino al ’78 c’era l’assistenza per i poveri separata da quella per i ricchi. c’erano le casse malati per le varie categorie di lavoratori (edili, chimici, meccanici…), eredita’ del sistema corporativo fascista. il servizio sanitario nazionale e’ una conquista delle lotte dei lavoratori nei ’60 e ’70, e anche di una classe politica che, pur con tutte le sue magagne, forse riusciva a declinare la parola “riformismo” in modo meno ipocrita di quella odierna.

  80. franco ha detto:

    diamogliene atto, allora, Chinaski: ma senza dimenticare che non nasceva dal niente, questa riforma.

  81. franco ha detto:

    per la cronaca:
    “Assistenza ospedaliera per i poveri – (R.D. 2841/1923)” – mi riferivo a questa nomenclatura.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Corporativismo

  82. franco ha detto:

    (correggi wiki, se trovi errori. Può succedere. E’ aperta ai contributi di tutti, e come ovvio può contenere imprecisioni.)

  83. chinaski ha detto:

    “E secondo me si deve partire un po’ prima di quanto suggerisci – sempre se accetti l’idea – e cioè dai giorni della Prima Guerra Mondiale. Si deve partire dal sacrificio di Scipio Slataper e di Carlo Stuparich, e di centinaia di migliaia di ragazzi italiani: si deve partire dal sangue versato perché io e te parlassimo questa lingua senza paura, e senza sottostare a un regime straniero. Si deve partire dalla lezione dei fratelli di Slataper.”

    a causa di quella sporca guerra, mia nonna, goriziana di rozna dolina, si e’ fatta un anno in campo profughi a wagna. ha dovuto rinunciare definitivamente agli studi dopo la terza elementare (a proposito: quando era cittadina austriaca a scuola imparava italiano e tedesco). al ritorno da wagna, ha trovato un cumulo di macerie al posto della sua citta’. ha vissuto per anni in una baracca di legno (in cinque in 20 metri quadrati). nessuno aveva sminato la campagna. per anni le buche delle bombe si riempivano di acqua e la gente moriva di malaria.

    per favore, lasciamo perdere quella sporca guerra. la decenza vorrebbe che qualcuno chiedesse scusa alle centinaia di migliaia di poveri contadini e operai mandati a morire per le smanie di politici e generali megalomani.

  84. franco ha detto:

    Dovremmo chiedere scusa a tua nonna, che ha sofferto ingiustamente queste tragedie: è terribile quello che mi dici. Ma dovremmo al contempo ringraziare i poveri contadini e operai, e gli intellettuali e gli artisti caduti, morti perché Trieste fosse quel che è; perché Pola fosse quel che sempre era stata; perché Zara fosse quel che sempre era stata; perché noi parlassimo questa lingua.

    La mia famiglia ha oltre 200 anni di storia giuliana alle spalle, triestina e austriaca; dall’altra parte, istriana e slovena e croata. Tutti orgogliosi d’essere di cultura italiana, quale che fosse il loro sangue. Sapevamo di averne tanto diverso, ma predominava uno, questo. Non ce ne dimentichiamo e non abbiamo abiurato. E sempre siamo riconoscenti a chi è caduto perché noi fossimo noi.

  85. Luca ha detto:

    @Franco

    Dove non mi raccapezzo, è proprio sul fatto che si imputi a quella che era l’opposizione, a quella che non governava, a quella che per decenni è stata estromessa dalle decisioni pur rappresentando fino al 30% degli italiani, la responsabilità piena e sola di ciò che è accaduto nel recupero storico! Quando incece era la Democrazia Cristiana che governava, assieme a tutta l’area che oggi fa la verginella.

    Quando Pupo scrive:
    “Non c’è dubbio che questo tipo di preoccupazioni abbiano scosso gli studiosi, preoccupati, denunciando eventualmente Esodo e Foibe, di dare spazio alla propaganda nazionalista, anticomunista e antislava..” e ancora “…questioni di opportunità strategica – la Jugoslavia manteneva stabilità in Europa, era importante restasse unita e forte, sostenuta com’era da Stati Uniti e Inghilterra, post crisi con la rossa madre URSS – suggerivano agli italiani (quali ?!) che non si dovevano aprire ragioni di contrasto con gli ostili e suscettibili vicini slavi…” secondo te parla del PCI?? O di chi governava?
    Per inciso Il PCI inizialmente diceva “fuori dalla Nato”, altro che preoccupazioni ed opportunità stategica…

    Che diamine! Chi ha governato per 50 anni – non mollando nemmeno per un minuto la Pubblica Istruzione – è stato il PCI?
    Ha ragione Pupo. Potevano parlarne come e quando volevano fin dall’inizio. Sarebbe davvero da indagare il perchè non l’abbiano fatto, ed anche la chiesa dovrebbe rispondere..

  86. franco ha detto:

    La sensazione, Luca – e poi ti saluto, devo andare, e intanto ti ringrazio per il confronto, ovviamente, come ringrazio gli altri – è che ci sia stata una suddivisione dei poteri. La cultura era andata allegramente al PCI. Senza fare drammi. Valeva per il cinema come per l’editoria. Poche le eccezioni liberali o democratiche: a volte, eroiche. Io non le dimentico, e come ho detto a Sergio smanio per ritrovare gli autori insabbiati, mal pubblicati, mai emersi e via dicendo proprio per questo. E’ pieno. Batti il piede per terra e spunta uno di loro. Non esiste un romanziere “eretico” comunista italiano da riscoprire. Non ce n’è uno. Non ci sarà mai. Eretico era non pubblicarlo.

    Saluti, grazie ancora.

  87. Luca ha detto:

    Eppoi no.
    Se penso che il fatto di parlare questa lingua, il fatto di essere italiano, si basa sulla pelle di tutti quei morti da ambo le parti, non mi rende affatto orgoglioso. Mi rende triste.

  88. Luca ha detto:

    Figurati!
    Con la chiesa ed il Vaticano in Italia, la Democrazia Cristiana al Governo, la cultura era andata al PCI.. Sensazione.. proprio solo sensazione.
    Ciao.

  89. franco ha detto:

    (anche a me. Ma orgoglioso, insieme. Sono morti per noi. Non dimentichiamocene mai. Molti di loro, post 1945, post 1947, post 1954, sono morti invano. Che l’Europa possa rendere meno vano il loro sacrificio è il mio sogno. 2010).

  90. Luca ha detto:

    Sono stati “costretti” a morire. Molti di loro non lo sapevano proprio per cosa morivano, e nessuno ha chiesto loro se ne conoscevano il motivo vero. Un anarchico questo lo dovrebbe sapere benissimo!

  91. franco ha detto:

    (eroici ancor più, allora. Perchè martiri).

  92. Alabardato. ha detto:

    Le terre giuliane ed istriane sono Italiane a prescindere dai cognomi o sangue. La cultura qua è italiana anche perchè di altre che abbiano un minimo di fondamento non ne esistono e non ne esisteranno mai.

  93. Luca ha detto:

    @Franco

    Allora tu ringrazi solo quei “martiri” che ti hanno permesso di parlare ed essere italiano.
    Capisco allora il tuo orgoglio.
    Io invece mi intistisco per tutti quelli che sono stati costretti a morire senza sapere il perchè. E spero nell’europa proprio perchè questo non accada più. Almeno qui da noi.

  94. chinaski ha detto:

    quando mia nonna e’ tornata a casa da wagna, il gioco preferito dei bambini era quello di cercare in mezzo alle rovine i brandelli dei corpi dei soldati. e i brandelli degli austriaci non erano diversi da quelli degli italiani. non parliamo di martirio, per favore.

  95. milost ha detto:

    Mi ha annoiato l’intervistatore ( cui sfuggono le levità dei congiuntivi nella foga di dirsi più che di chiedere), mi è riuscito simpatico l’intervistato, mi è piaciuto il dibattito con gli amici interlocutori…poi arriva Alabardato. Se avevo qualcosa da dire, mo’ ci rinuncio. Ciao caro Alabardato, sei veramente una pizza!

  96. chinaski ha detto:

    alabardato

    mettiti il cuore in pace, nelle “terre giuliane” si parlano gia’ decine di lingue, e ogni comunita’ di migranti portera’ qui un pezzetto della sua cultura. parlare di italianita’ non e’ mai stato cosi’ futile come oggi.

  97. Alabardato. ha detto:

    Me par che duti i migrati rivadi PARLANO L’ITALIANO e no el sloven.

  98. enrico maria milic ha detto:

    a gianfranco dovevo un’intervista per cui tenterò di essere conciliante con alcuni suoi punti di vista che sono proprio lontani dai miei.

    quello che gianfranco mi pare sostenga è che esistano opere letterarie che sono in assoluto migliori delle altre. alcune di queste grandi opere letterarie in italiano sarebbero state dimenticate per ragioni di parte (cioè a causa dei comunisti che dominavano l’industria culturale fino all’avvento della tv berlusconiana e/o della caduta del muro, eccetera).

    questo è un modo di vedere il mondo che si sposa bene (anche se non necessariamente) con visioni assolutistiche del tipo quella del nostro utente ‘alabardato’, già noto come ‘italo’, che dice nei commenti a questa intervista, qua sopra:

    Le terre giuliane ed istriane sono Italiane a prescindere dai cognomi o sangue. La cultura qua è italiana anche perchè di altre che abbiano un minimo di fondamento non ne esistono e non ne esisteranno mai.

    sono contrario alle classifiche assolute di libri come alle classificazioni assolute che ci inquadrano, ad ogni essere vivente, come appartenenti a degli specifici gruppi nazionali. le supposte verità del “libro più bello” come della “nazione a cui appartiene chi vive in un certo posto” possono essere solo che delle verità individuali o di un gruppo.
    in altre parole: al massimo, il libro potrà essere il più bello per me o per un gruppo di persone.
    e tu o un gruppo di persone (ben definito) potreste dire che esista la vostra nazione e che chi vive in un certo posto appartenga a una certa ben definita patria, nazione o nazionalità.

    il litorale ci insegna che le categorizzazioni assolute sono solo buone per un periodo storico e per comunità che si credono assolute ma sono solo transitorie e non racchiudono mai la totalità degli individui.
    nel 2009 dicono che è esistita una cultura italiana degli italiani in italia che mortificava gli scrittori non appiattiti sul pci negli anni ’60 del 900.
    duecento anni fa e tra duecento anni queste distinzioni potranno essere state considerate come prive di senso. perchè apparirà logico che ogni gruppo e ogni nicchia, come lobby di potere, hanno sostenuto i loro libri e le loro idee di ideologia, di etnia o di nazionalità.

    in questo senso mi trovo veramente distante da quanto scrive gianfranco, quando dice:

    Un antico sogno, quello di Roma che torna a essere maestra di civiltà e di letteratura. Un antico sogno, quello di etnie nemiche che tornano a riconoscersi come sorelle; e smettono di cancellare la storia, l’una dell’altra. Quel sogno è la mia casa.

    Volando, ho guardato la Slovenia e mi sono accorto che comprende un piccolo frammento dell’Istria costiera; quel litorale ben lo conosco, appartiene al mio sangue, da quel sangue derivo e discendo. Volando, ho guardato la Slovenia e mi sono accorto che la vera Caporetto è scoprire che Caporetto non è italiana dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

    mi sento lontano da questo punto di vista perchè:

    – non vedo cosa debba insegnare roma, cioè i romani, al resto del mondo. nel caso, sarebbe più giusto dire che saranno gli italiani (cioè gli italofoni) che forse potranno insegnare qualcosa a qualcuno. sottendere che tutti gli italiani/italofoni si sentano rappresentati da roma mi sembra sottenda una visione gerarchica della cultura che dia per scontato dove debba risiedere il potere centrale (mitico o reale) di quella cultura. e mi sembra anche molto poco “anarchica”, come visione…

    – l’idea di etnia è sconfessata dalle storie familiari di chi è originario del litorale. come potrei mai dirmi italiano o sloveno con onestà intellettuale se non facendo entrare in conflitto mio nonno che faceva milič ed era di madrelingua slovena con mio padre (suo figlio) che mai imparò lo sloveno, si sentiva italiano ma del resto aveva come madrelingua il veneto-triestino che si parla qua?

    – se l’idea di appartenenza o radici mi può essere comprensibile perchè molto vaga, quella di appartenenza di sangue a un territorio mi pare francamente oscena. sottintende che un territorio sia di diritto esclusivo di una persona o della sua discendenza. oltre che essere una visione molto poco anarchica, è anche poco solida storicamente e culturalmente: possiamo davvero dire di sapere da dove vengono tutti i nostri avi, a ritroso, nei secoli?

    io non mi sento nè italiano, nè sloveno. mi sento di qui, dove vivo e dove sono nato. sono triestino e del litorale.

  99. enrico maria milic ha detto:

    @alabardato, quando scrivi

    Me par che duti i migrati rivadi PARLANO L’ITALIANO e no el sloven.

    sei male informato.

    una discreta parte dell’immigrazione a trieste, dai paesi dell’est, mette i propri figli nelle scuole della comunità slovena in italia.

  100. Richi ha detto:

    La penso come Enrico: i triestini, più o meno inconsciamente, hanno di solito una forte appartenenza al litorale e alla loro città.
    Aggiungo a mio parere pure che i Triestini
    sono molto più vicini, non solo geograficamente ma pure storicamente e culturalmente agli abitanti di Koper e Graz piuttosto che a quelli di Roma o Napoli.
    Penso non ci voglia una laurea per capirlo, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…..

  101. Alabardato. ha detto:

    Enrico

    talvolta ho parlato con degli islamici nord-africani uno giordano una volta. E nelle loro radici romane comuni alle nostre ho trovato un grande interesse. Mentre gliene parlavo si sentivano inorgogliti e alla conclusione che siamo tutti romani noi cristianizzati e loro musulmanizzati per poco non eleggevano come Imam. A parte gli scherzi loro si possono integrare a noi come discendenti di Roma. Come islamici sappiamo che la cosa è pressochè impossibile. Il discorso è molto complesso. A voi posso sembrare matto, ma io porto avanti dei discorsi che gasano l’interlocutore e senza accendere i cuori nessuna integrazione è possibile.

  102. Alabardato. ha detto:

    @Richi

    quando scrivi qualcosa, mi dispiace dirtelo, ma cerchi di provocare reazioni negli interlocutori. Mi sta bene Graz, ma Koper???? Gli abitanti di Capodistria quelli veri sono i fratelli gemelli dei Triestini, ma non abitano più a “Koper” per i noti motivi. Cerca di essere più sincero di cuore perchè non lo sei.

  103. DaVeTheWaVe ha detto:

    @alabardato 103: gasare e accendere. due verbi che non vanno bene insieme. pensaci

  104. chinaski ha detto:

    tra i miei progenitori, quello che mi piace di piu’ e’ quel bisnonno mezzo zingaro (mezzo, eh, mica tutto intero), che portava un orecchino fatto con un chiodo ripiegato, e che ogni tanto partiva a cavallo coi suoi amici e spariva per un paio di settimane. nelle notti d’ estate faceva il giro delle osterie fra gorizia e aidussina, e il cavallo che ormai conosceva la strada, lo riportava a casa che gia’ dormiva ubriaco.

  105. chinaski ha detto:

    alabardato 21:58

    gli immigrati parlano ANCHE l’ italiano. ed e’ bene che imparino a parlarlo bene, per non essere discriminati sul lavoro e in tutto il resto. questo non gli impedisce di continuare parlare ANCHE la propria lingua e di coltivare ANCHE la propria cultura. che ti piaccia o no, la loro presenza ci ha GIA’ cambiati.

  106. Luca ha detto:

    Ed allora, dopo Enrico, mi scuserete per altre due cosine.
    La prima è che che quasi tutti gli immigrati imparano l’italiano, ma gli viene insegnato con la mediazione dell’inglese o del francese, il che vuol dire che oltre la loro lingua di origine ne parlano già almeno un’altra.. magari fosse così da noi..

    La seconda, più nel merito dell’intervista e delle questioni che si sono sviluppate, è che quesa faccenda dell’egemonia culturale che viene accollata al PCI è una sciocchezza.
    Perché c’è stato il ’68.
    Ed il ’68 inizialmente ha travolto anche il PCI.
    Dai Beatles al Vietnam all’emancipazione femminile. E il ’68 non “nasce” in Italia. Ha un bel dire @Franco che “Kerouac è l’autore più sopravvalutato del secondo Novecento americano”.. E’ evidente che se lo togli dal contesto dice poco o niente, ma il contesto c’è, eccome se c’è, e per quell’America era dirompente.
    E’ straordinario come un letterato non lo comprenda…
    Come non comprenda perciò la differenza tra quello che oggi la destra sostiene a proposito dell’editoria e del presunto monopolio della sinistra (non perciò del PCI solamente) e l’egemonia culturale di più ampia portata che una rivoluzione del costume, della cultura, e non solo, come quella del ’68, ha comportato almeno per l’intero occidente.
    E’ lapalissiano come e cosa le case editrici, tutte, sfornavano per vendere. E facevano lo stesso le case discografiche.
    Altro che “suddivisione dei poteri”. Questa è la visione attualmente “propagandata” e lui si adegua volentieri. Integrato molto bene.
    Altro che anarchia, studi storici e formazione da sociologo.

  107. chinaski ha detto:

    @luca

    gia’, perche’ forse il ’68 in realta’ e’ cominciato a new york nel ’60/’61.
    e a proposito di kerouac, se non sbaglio “on the road” e’ del 1947. al momento della sua uscita non ebbe un grande successo. il successo arrivo’ dopo, negli anni ’60, quando fu riproposto in chiave pop. ma chi cercava la vera epopea della strada, doveva per forza tornare agli anni ’30, a woody guthrie, al primo steinbeck.
    ah, a proposito della cosiddetta egemonia culturale della sinistra, bisogna pur ricordarsi che la letteratura americana fu portata in italia proprio da alcuni intellettuali vicini alla sinistra, pavese, calvino, vittorini, pivano…
    la rappresentazione della cultura italiana ostaggio di un manipolo di burocrati filosovietici mi sembra totalmente fuorviante.

  108. chinaski ha detto:

    1957, non 1947

  109. Luca ha detto:

    @chinaski

    Sai.. un mio vecchio insegnante, oramai parecchio tempo fa, mi disse:
    “Guarda.. una cosa è leggere tanti libri.
    Un’altra, è capire davvero cosa c’è scritto in quei libri.”
    Alle volte mi torna in mente 🙂

  110. franco ha detto:

    Pardon per il passaggio volante: è che il gran Milic s’è appena ricordato che per un anno e mezzo ho cercato di intervistarlo:). Sono un sentimentale e apprezzo tanto queste cose. Grazie Enrico, e grazie anche per l’ospitalità. A voi tutti, grazie ancora per il confronto.

  111. franco ha detto:

    Alabardato: scrivi, “La cultura qua è italiana anche perchè di altre che abbiano un minimo di fondamento non ne esistono e non ne esisteranno mai.”

    > “Hohò Trieste / Del sì del da del ja / Tre spade de tormenti / Tre strade tutte incontri / O Trieste / Piazze contrade androne / Piere del Carso / Acqua de marina / Tutte t’ingrazia / Mettile in vetrina / E mi insempià / Col naso contro vetro / Vardo e me godo / Le bellezze tue (…) O Trieste / Caro viso / Adorabile volto / Inferno e paradiso / Mio albero cressù / Dentro de mi” (“Trieste”, tratto da “Latitudine Nord”, Mondadori, Milano, 1980, p. 147).

    Scriveva Pahor: ” “Se gli studenti italiani della nostra città potessero conoscere Preseren, Gradnik e Kosovel, allora la vita da noi diverrebbe un vero paradiso. Sì, Kosovel per esempio, se Seghers l’ha pubblicato nella collana dei Poètes d’aujourd’hui, perché non potrebbe varcare la soglia dei licei italiani?”

    > Ecco, Kosovel almeno l’ho letto, merita tanto. Pahor spesso l’ho criticato, almeno quando mi sono accorto che nascondeva pagine revansciste; ma non qui, per esempio:

    http://www.lankelot.com/letteratura/pahor-boris-il-rogo-nel-porto.html

    Hai provato a leggere “Trieste o del nessun luogo” della Morris? E’ un libro che può insegnare molto…

  112. franco ha detto:

    Enrico:
    “quello che gianfranco mi pare sostenga è che esistano opere letterarie che sono in assoluto migliori delle altre. alcune di queste grandi opere letterarie in italiano sarebbero state dimenticate per ragioni di parte”

    > No: non “in assoluto migliori”, magari:). “In assoluto degne di pubblicazione” o di “pari circolazione” o di “pari visibilità”: questo è il nodo, questo è il guasto. Tra cent’anni discuteremo di cosa fosse migliore e perchè, prima cerchiamo di recuperare la pari dignità delle opere.

    Enrico: “il litorale ci insegna che le categorizzazioni assolute sono solo buone per un periodo storico e per comunità che si credono assolute ma sono solo transitorie e non racchiudono mai la totalità degli individui.”

    > sacrosanto. Ma noi viviamo, per nostro destino, 100 anni dopo la fine di un equilibrio durato molti secoli; e questi 100 anni hanno conosciuto troppe bandiere. E’ plausibile accettare che ci siano rivendicazioni, confusione, sentimentalismo.

    Enrico: “non vedo cosa debba insegnare roma, cioè i romani, al resto del mondo.”

    > Ti rispondo con la famosa battuta dei Monty Python in Brian di Nazareth.

    Reg: All right, but apart from the sanitation, medicine, education, wine, public order, irrigation, roads, the fresh water system and public health, what have the Romans ever done for us?
    Attendee: Brought peace?
    Reg: Oh, peace – shut up!

  113. franco ha detto:

    Enrico:
    “possiamo davvero dire di sapere da dove vengono tutti i nostri avi, a ritroso, nei secoli?”

    > Riesco ad arrivare sino ai giorni di Massimiliano, quando il primo antenato austroungarico entrò in città e incontrò sua moglie, giuliana. Sogno di poter andare più indietro. Prima o poi ci riesco:).

    “l’idea di etnia è sconfessata dalle storie familiari di chi è originario del litorale. come potrei mai dirmi italiano o sloveno con onestà intellettuale”

    > Questo nodo l’ha risolto per te e per me Scipio Slataper. “Il mio Carso” è e rimane fondamentale, in questo senso. Il suono stesso del suo cognome (“penna d’oro”, significa, sbaglio?) è una risposta.

  114. franco ha detto:

    Richi:

    “Aggiungo a mio parere pure che i Triestini
    sono molto più vicini, non solo geograficamente ma pure storicamente e culturalmente agli abitanti di Koper e Graz piuttosto che a quelli di Roma o Napoli.”

    > Capodistria sicuro, forse più Vienna che Graz. Ma non dimenticare che Renzo Rosso, Bobi Bazlen, Giani Stuparich e tanti altri si sono ritrovati a vivere qui, dove mi trovo io da quasi 32 anni. C’è qualcosa che unisce i triestini e i romani nello stile di vita – non nell’educazione, che qui manca, nella borghesia anche.

  115. franco ha detto:

    Chinaski:

    “chi cercava la vera epopea della strada, doveva per forza tornare agli anni ‘30, a woody guthrie, al primo steinbeck.”

    > No, non è vero. Prima. Molto prima. Parti almeno dal sedicente “Jack Black”, autore di “you can’t win” (IT: “Non c’è scampo”, Alet):
    http://www.lankelot.com/letteratura/black-jack-non-c-e-scampo-you-can-t-win-2.html
    (1926)

    e prima ancora… da “The Road” di Jack London. Tra un mesetto torna in libreria, curatela di Davide Sapienza, edizioni Castelvecchi. E qui passiamo al 1910, diciamo una cinquantina d’anni prima del divertimento lisergico del canadese francofono americanizzato…

  116. franco ha detto:

    Chinaski: “la rappresentazione della cultura italiana ostaggio di un manipolo di burocrati filosovietici mi sembra totalmente fuorviante.”

    > “Noi” di Zamjatin. Feltrinelli, 1984. Prima e dopo? Niente, fino a 3 anni fa.

    http://www.lankelot.com/letteratura/zamjatin-evgenij-noi.html

    ma è solo un esempio scolastico.

    Adesso ne porto uno molto italiano. Devi avere pazienza che scendiamo nel 1956.
    http://www.lankelot.com/letteratura/bilenchi-i-fatti-di-poznan-a-cinquantanni-dalla-fine-del-nuovo-corriere.html Bilenchi.

    Poi se vuoi ti porto altre storie. Forse così funziona meglio…

    grazie ancora a tutti per il confronto

  117. franco ha detto:

    Enrico, sai cosa: se riuscissimo tutti a riappropriarci del vero significato di quella Roma, allora credo che sapremmo assimilarlo a quello della nuova Europa. Quella Roma non è quella reinventata nel Novecento, dal regime: è quella dei libri di storia, è quella pianta dagli umanisti nel Trecento. E’ quella che ha ispirato gli Asburgo. E’ quella che può ispirare Bruxelles. Ho fiducia.

    Quanto alle compagnie più o meno rassicuranti, ti rispondo con le parole di Guido Morselli. Etsi omnes, non ego. Vorrei un giorno fosse il mio epitaffio, se non fosse già il suo.

    saluti, gran milic.

  118. lanfur ha detto:

    Vabbè fatto sta che tu vivi a Roma da 32 anni e pretendi di sapere cos’è un triestino meglio di chi triestino lo è da molto più di te. Scusami la franchezza ma probabilmente tu saprai cos’è un romano. I triestini lasciamoli descrivere ai triestini. O no?

  119. DaVeTheWaVe ha detto:

    @franco: divertimento lisergico
    no dai, anfetaminico, alcoolico, cocainico… il lisergico è roba di timothy leary…

  120. franco ha detto:

    Lanfur: sono nato al Burlo Garofalo. Mia madre è ancora lì, a Barcola. Torno ogni anno. Ho la bandiera di Trieste austriaca e di Trieste italiana del 1954 appese in stanza, vicino alla mappa dell’impero austriaco. Io sono ancora e sempre orfano di Trieste. Mi ha cresciuto una Giani-von Schmidt, mia nonna paterna, esule da Lesina, figlia di triestini giuliano-austriaci. Ti basta?
    Ogni tanto mi incontri al Knulp.
    Perfino Il Piccolo è riuscito, dopo anni, a scrivere che sono triestino. Ne dubiti tu?

  121. franco ha detto:

    dave. leary. wow:).
    Kerouac scriveva sotto benzedrina… ma si direbbe che abbia sperimentato tutto. Nel Meridiano Mondadori, ci sono notizie su ogni “fonte” di ispirazione (ehm.)

  122. lanfur ha detto:

    Non so se basta perchè i miei avi facevano i braccianti.
    Ho conosciuto triestini che si portavano dietro storie delle loro famiglie incredibili passate per mezzo Mediterraneo e mezza Europa ma non fecevano sfoggio come se fosse una tacca sulle mostrine della loro reputazione.
    Non è il sangue che fa le persone perchè di quello ce ne sono solo 8 tipi.

  123. franco ha detto:

    confondi lo sfoggio con la memoria. Io non voglio perderla. In Italia volevano che la perdessimo. Invece va tenuta ben viva, perché racconta la storia di nuclei famigliari interi, e quindi di terre intere…

  124. lanfur ha detto:

    “There are three side effects of acid: enhanced long-term memory, decreased short-term memory, and I forget the third.”
    Timothy Leary

    “Every man’s memory is his private literature.”
    Aldous Huxley

  125. franco ha detto:

    ““Che cos’è la memoria, dunque? Un’immanenza. Uno spazio mentale che potrebbe anche essere indotto artificialmente, dilatato o modificato con farmaci, droghe, o con l’ipnosi. A chi non succede di ricordare con chiarezza dei fatti la cui esistenza altri sono pronti a smentire? Quanta parte della nostra vita si perde nei sogni, non solo in quelli notturni, ma anche in quelli fatti a occhi aperti e che a loro volta si dissolvono senza lasciare traccia nella memoria. Chi può essere sicuro che del suo passato ogni cosa sia accaduta realmente?”

    (Maurensig, “L’uomo scarlatto”)

  126. chinaski ha detto:

    franco 8:33

    allora gia’ che ci siamo torniamo indietro fino a mark twain.

    “la strada” di jack london l’ho letto a dodici anni, in un’ edizione del ’32 trovata nella soffitta di mio nonno. jack london era forse l’ unico americano tradotto in italia durante il fascismo, per motivi abbastanza semplici da capire. pero’ molti antifascisti di estrazione operaia impararono i primi rudimenti di marxismo su “il tallone di ferro”. la vita e’ strana, alle volte.

  127. franco ha detto:

    Chinaski:

    ““Sono nato proletario. Ho scoperto presto l’entusiasmo, l’ambizione e gli ideali e nel tentativo di soddisfarli, ho finito per renderli il problema di tutta la mia infanzia. Vengo da un ambiente rude, volgare, duro. Non avevo un orizzonte davanti a me: direi piuttosto un confine. Il mio posto in questa società era negli abissi, dove la vita offriva solo squallore e sventura: lì, sul fondo, carne e spirito erano ugualmente affamati e tormentati. Sopra di me troneggiava il colossale edificio della società (…)” (London, “Cos’è la vita per me”, tratto da “Rivoluzione”, p. 177).”

    http://www.lankelot.com/letteratura/london-jack-rivoluzione.html

  128. lanfur ha detto:

    Io condivido quella di Huxley (autore tra i più boicottati, al contrario di Orwell, forse vittima del clima culturale filo-comunista anche lui?). La memoria è un fatto intimo (private) ed ha a che fare più con la letteratura (l’arte ?) che con la strumentalizzazione politica.
    Sfogliati qualunque post di bora.la e tra i commenti troverai spesso tutto il contrario, le memorie diventano pubbliche e politiche.
    Ecco perchè odio certi monumenti alla Vittoria o alcuni sacrari. Meglio, molto meglio Auschwitz di Redipuglia. Auschwitz è privato, è letteratura. Redipuglia è un cimitero fatto palcoscenico. Pornografico quasi.

  129. chinaski ha detto:

    in italia ci sono decine di case editrici, e non tutte sono orientate a sinistra (anzi), oggi come sessanta anni fa. vedere un complotto della sinistra dietro a ogni cosa mi sembra veramente infantile. anche “se questo e’ un uomo” fu rifiutato dai grandi editori nel 1947, e ristampato da einaudi solo nel 1958. e non certo per motivi politici. l’ industria editoriale segue anche logiche di mercato. e gli editori, ogni tanto, prendono anche delle cantonate.

  130. franco ha detto:

    Chinaski, ho la vaga sensazione che posso portarti altre decine di storie (a proposito: che lavoro fai? Posso domandartelo?) ma tu rimarrai del tuo parere. Non volermene, ma mi sembra che il discorso sia diventato sterile.

  131. chinaski ha detto:

    sono ricercatore universitario. mi occupo di equazioni alle derivate parziali. in particolare seguo due filoni di ricerca: teoria qualitativa dei sistemi dinamici in dimensione infinita, e problemi di esistenza e unicita’ per equazioni a coefficienti non regolari. oltre a fare ricerca, insegno all’ universita’ e all’ ictp.

  132. Luca ha detto:

    @chinaski.. ma noo..!

    Peccato.. era divertente vedere @Franco citare sempre il sito Lankelot, cioè se stesso 😉
    ..eppoi avevo una curiosità: Lankelot-Edizioni Fiamma.. Lankelot… Lancellotti?

  133. franco ha detto:

    Lancellotti? Chi è?
    (Lankelot è un nome nato proprio grazie a un amico di Trieste, tanti anni fa. “Fiamma” è il nome di mia sorella).
    *
    Quanto alle citazioni, servivano per argomentare. Malignuccio, Luca, eh? Mamma mia…

  134. boh ha detto:

    Nessuno studia l’effetto border-line di quarta generazione e la carneficina della senilita’.

    boh

  135. franco ha detto:

    un sito che tollera i troll è un sito veramente democratico, boh.

  136. Luca ha detto:

    Ah.. Capito.
    Allora forse.. Tieni conto che Edizioni Fiamma era la casa editrice dell’MSI negli anni ’60. Non per essere “malignuccio”, ma perchè potrebbe generare confusione.

    Lancellotti era uno che ha pubblicato negli anni ’30 anche con Edizioni Fiamma dell’epoca.

  137. stefano ha detto:

    @franco
    ho letto la tua intervista e un po’ di commenti. mi piace la forza con cui ti tieni in piedi. mi piacciono meno alcune tue considerazioni sul PCI su Pertini e sulla letteratura di genere. Se la letteratura popolare riesce a fare da affresco sociale, secondo me è più utile di altra grande letteratura. Io per es sono un grande fan di Dumas e di Follett, colgo i limiti di molti dei loro romanzi ma ne apprezzo soprattutto la vitalità dei loro capolavori. Molto più espliciti sui sentimenti e sui costumi della loro realtà più di qualsiasi analisi sociologica. Mi sembra che Eco sia di quest’idea. Hanno inoltre il vantaggio di poter essere letti, anzi divorati, oggi che come dici di lettori forti in Italia ce n’è sempre meno. E’ in quest’ottica che dobbiamo tenere in biblioteca anche le Tamaro e i Moccia (temo), ma soprattutto dobbiamo riconoscere che il “romanzo popolare” nacque con Eugene Sue proprio per esigenze di stampo “socialista”.
    La latteratura italiana del 900 è forse con l’intenzione di riscoprire il popolo (penso a Pasolini, ma anche alle teorie di Gramsci) che si è spinta così a sinistra. Le lottizzazioni se esistevano nel dopoguerra non hanno impedito a uno come Pasolini di esprimersi – anche nel cinema – con opere oggi assolutamente improponibili (e lui nel PCI era una specie di dissidente). Su questa questione della letteratura italiana “comunista” mi ricordi un po’ Pansa, i cui testi di revisionismo hanno fatto la sua fortuna editoriale. E’ una nuova corrente di cui bisogna prender atto. Come quella adolescenziale di Moccia. Da infilare in libreria, quindi.
    Io che ho avuto meno talento e fortuna di te (ma a Roma ci sono finito lo stesso, da 13 anni!) naturalmente leggo e scrivo (sempre meno) romanzi popolari e penso che sarebbe una buona cosa se i lettori avvicinandosi a un libro per cui provassero un piacere quasi sensuale tornassero in libreria per cercarne uno simile. Spesso ciò accade solo per gli americani (e di recente per gli svedesi) a noi italiani ci tocca Fabio Volo.

  138. franco ha detto:

    @Luca: grazie per le notizie. A questo punto dovrò studiarmi a dovere questo Lancellotti. Chissà che non sia un laterale di lusso:))).
    *
    @Stefano: grazie per il tuo bellissimo commento, onesto e umano. Sue l’ho incrociato, nei miei studi, anche recentemente (curatele di Reim per Avagliano, mi pare, antologie sui “misteri d’Italia) e capisco pienamente cosa vuoi dire. Aggiungo soltanto che quell’onesto intento è andato al di là delle attese, e del previsto: ha figliato scrittura seriale e agevolato l’industria del libro, non l’intelligenza dei cittadini. Adesso, per esempio, mi tornano in mente gli scritti del suo epigono principe IT d’antan, Mastriani. Devo ancora studiarmeli, qualcosa ho letto in antologia…
    *
    Scrivi: “sarebbe una buona cosa se i lettori avvicinandosi a un libro per cui provassero un piacere quasi sensuale tornassero in libreria per cercarne uno simile.”

    > naturalmente. E’ sempre bene quando si avvicinano a un libro, quale che sia la ragione, quale che sia l’innesco. La speranza è che non si limitino alla proposta seriale commerciale – non credo fosse questo l’intento di Sue, né quello di chi vuole avvicinare, come è sacrosanto, i cittadini alla cultura: ovvio – e che abbiano la pazienza e l’entusiasmo di scoprire i cataloghi dei piccoli e medi editori di qualità e di progetto come fossero cantine artigianali. Perché questo sono i piccoli editori, quelli veri e onesti. Quelli che rischiano di fallire ogni anno per tenere in piedi un’azienda che tutto è fuorché un’industria.
    *
    Hai pubblicato romanzi? Posso chiederti quali e per quale editore? Se vuoi riservatezza, gianfranco.franchi at fastwebnet.it
    *
    E grazie ancora.

  139. franco ha detto:

    (io di mestiere faccio lo scout e il consulente editoriale:))) )

  140. Sergio Sozi ha detto:

    Salve a tutti. Vedo che il dibattito si e’ sviluppato con grande abbondanza di commenti – anche se non tutti beneducati, purtroppo, comunque son cose che capitano: basta che l’atmosfera non si surriscaldi fino al livello di divenire insopportabilmente afosa.
    Io risponderei solo a questo commento che mi riguarda personalmente. E’ del sig. Milost:
    ”Mi ha annoiato l’intervistatore ( cui sfuggono le levità dei congiuntivi nella foga di dirsi più che di chiedere)(…)”

    Ecco la mia risposta: per favore chiarisca meglio: non si puo’ criticare un’intervistatore usando due battute fatte cosi’… alla leggera. Resto in attesa e La ringrazio anticipatamente se vorra’ applicare un po’ di profondita’ ed esattezza nelle Sue critiche.

    Ed e’ tutto
    A presto
    Sozi

  141. Sergio Sozi ha detto:

    P.S.
    Scusatemi per l’italiano un tantino scorretto, qui sopra: vado di fretta!

  142. Luca ha detto:

    @Franco.

    No, laterale non direi. Ha pubblicato e firmato parecchio, con molti intellettuali dell’epoca.

  143. DaVeTheWaVe ha detto:

    @Sergio Sozi: forse è proprio lo stesso motivo che ti imputava Milost…
    @Franco: cosa ne pensi di Sartre? anche lui fuoriuscito dal pcf dopo il 56…

  144. franco ha detto:

    Luca: http://www.ibs.it/libri/Lancellotti+Giancarlo/libri.html

    questo è il quadro dell’edito in circolazione attualmente. Definirlo “locale” è dir poco. Altro che laterale. E’ un puntino, a livello mainstream, se si parla dello stesso Lancellotti (Giancarlo: è lui? Oppure ce ne è un altro?).

    Puoi guidarmi nelle sue pubblicazioni? In cosa era specializzato? Data di nascita, data di morte?

  145. franco ha detto:

    Dave: ho sempre pensato che il genio fosse Camus, non Sartre. E mi ha sempre divertito che lavorasse, Camus, nella stanza a fianco di Roger Nimier. Gallimard sapeva far coesistere gli estremi: in nome dell’intelligenza.

  146. stefano ha detto:

    Grazie Franco x la risposta… e naturalmente approfitto dell’invito! 😉

    No problem di privacy, se uno scrive è anche per farsi conoscere…

    I miei romanzi sono parcheggiati qui:
    http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=299606

    Ho pubblicato con un piccolo editore di Rovereto, poi fallito (ma non a causa mia eheh), ho scritto una sceneggiatura per un film che non si farà mai, e altre cosette in giro…

    Una recensione a cui tengo è questa:
    http://www.tgcom.mediaset.it/libri/articoli/articolo278549.shtml

    NB. l’autore dell’articolo mi era al tempo sconosciuto.

    preso un po’ dallo sconforto di leggere strombazzati best seller che non mi piacciono, sono diventato un lettore di classici e ho capito che forse è meglio desistere dai miei intenti letterari e piuttosto fare l’intellettuale sul web.

    Però, non si sa mai….

  147. stefano ha detto:

    quoto Camus, L’Etranger è uno dei miei romanzi preferiti (e l’unico che ho letto 2 volte)

  148. franco ha detto:

    tra un paio di mesi – se ti va – mandami qualcosa da leggere, assieme alla tua biobibliografia sintetica e a una sinossi dell’opera. Non prima di fine febbraio, però. Ho lasciato poche settimane fa il gruppo per cui lavoravo, tra un paio di mesi conto di ripartire altrove. Fine dell’OT;). E grazie.

    Male che vada ti segnalo qualche destinazione plausibile, nel circuito dei piccoli-medi. Sentiamoci via mail;)

  149. Sergio Sozi ha detto:

    Attendo risposte ESCLUSIVAMENTE dal sig. Milost. Grazie.

  150. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Franco

    Sembrerà ripetitivo, ma trovo sempre “ideologia” applicata nella tua intervista. Vogliamo definire il tutto in altro modo? Pre-giudizio, ovverosia “certezze sparse a piene mani”. A me che ho rivisto quest’anno per l’ennesima volta l’Amleto.

    E tu ovviamente non citi il bardo fra le letture preferite, e pensa che conosco gente che ha passato la vita a rimuginare su Dante o sul Nuovo Testamento: quanto tempo perso, tu diresti!

    Riguardo al Brasillach che continui a propormi abbinato a Hamsun, Céline e quant’altro, mi tocca ripetermi: una vita è quella che abbiamo, e quindi ad un certo punto scattano le scelte: chi sceglie Brasillach perde la possibilità di leggere un altro libro, che magari non sia un concentrato di delirio antisemita.

    Ad ogni modo: padronissimo chiunque di scegliere il brago in cui titillarsi. Poi magari arriverà un bi-Franco a dirmi che forseforse il “Mein Kampf” meriterebbe una sbirciatina…

    Luigi (veneziano)

  151. asem ha detto:

    franchi, ho letto l’articolo (non intero) appena messo sul forum e pensavo di dirti che se cmq corraggioso. poi quando ho letto questa tua frase. “L’equivoco, in generale, è che, post fatti del 1956, comunista non doveva essere più nessuno, in Europa.”, bè ho pensato, ci sarà da ridere, come la prenderanno i soliti?
    Cmq non ho letto le risposte ed i post e non le leggero , comunque insisto corraggioso.

  152. chinaski ha detto:

    coraggioso? ma scherziamo? coraggioso oggi, in italia, e’ chi si espone contro la xenofobia, chi denuncia lo sfruttamento dei migranti, chi si ostina a rivendicare dignita’ per il lavoro. che coraggio ci vuole oggi, in italia, a parlare male della sinistra? della sinistra parlano male tutti, compresa la sinistra stessa.

  153. chinaski ha detto:

    e in questi giorni, se penso a cosa sia veramente il coraggio, mi vengono in mente i ragazzi e soprattutto le ragazze di teheran.

  154. chinaski ha detto:

    quindi per favore cerchiamo di non abusare delle parole.

  155. chinaski ha detto:

    a luigi

    anni fa a domjo un tipo mi ha attaccato bottone in un bar. diceva che gli era apparso in sogno celestino, e che gli aveva svelato tutta la sapienza dei secoli, e che questa sapienza riassumeva in se’ la bibbia, il corano e il mein kampf. gli dico: scusa ma non ho capito. e lui: perche’ te son mona. gli ho offerto una birretta, ma non e’ stato l’ inizio di una meravigliosa amicizia.

  156. franco ha detto:

    Asem, grande:). I soliti la prendono come hai visto, ci sono diversi esempi divertenti. Era nelle cose, diciamo così. “nema problema”, no? :))

  157. franco ha detto:

    Luigi: Brasillach potresti cominciare a studiarlo lateralmente, partendo da quel grande libro di Alice Kaplan che pubblicò Il Mulino:
    http://www.lankelot.com/letteratura/kaplan-alice-processo-e-morte-di-un-fascista-il-caso-di-robert-brasillach.html

    «Se Brasillach fosse ancora tra noi, avremmo potuto giudicarlo. Invece ora è lui a giudicarci» (Albert Camus).

    Quel che scrivi sul delirio del pazzo austriaco, invece, non merita altro che uno sbuffo. Non ci siamo, perdonami, proprio non ci siamo.

  158. boh ha detto:

    no comment …. ma la cosa allucinante e’ che nelle tue memorie romanzate ci sono un sacco di falsificazioni…e questa e’ democrazia? raccontar fiabe per manipolare le labili menti…boh

    ad ogni modo non perdo tempo con coloro che cercano di fare i furbi con la penna…..spesso poco onesti

    un sito che tollera i troll è un sito veramente democratico, boh.

  159. franco ha detto:

    scusa, “boh”, quali sono le falsificazioni? Quali sono le fiabe, a parte il tuo account farlocco?

  160. chinaski ha detto:

    guardate come le cose acquistano subito spessore quando a raccontarle e’ uno come monicelli

    http://archiviostorico.corriere.it/2005/marzo/04/Monicelli_Grande_guerra_quando_Andreotti_co_9_050304125.shtml

  161. Luca ha detto:

    Si… e invece della prosa, su Brasillach questa è wikipedia. Solo fatti, non opinioni. Poi, se uno vuole, in fondo ci sono anche le biografie in italiano.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Brasillach

  162. Luca ha detto:

    Quella è Radio Radicale, ma chi racconta è Rossetto di Forza Italia. E poi devo ancora capire perchè Radio Radicale con Berlusconi è diventata la portavoce ufficiale e pagata dello stato.. magari l’ex segretario Capezzone potrebbe spiegarlo.

  163. franco ha detto:

    Certo. Questa, invece, è la bio dell’autrice del saggio: http://fds.duke.edu/db/aas/Romance/faculty/alice.kaplan

    Per la cronaca, “the daughter of a U.S. prosecutor at the Nuremberg trails”.

  164. franco ha detto:

    Luca, se hai 1 amico nel mondo del cinema – costumista, montatore, sceneggiatore, regista: stessa cosa – fatti raccontare la storia dei finanziamenti pubblici ai film. Fai così. Raccogli un centinaio di testimonianze e fanne un libro. Vai in classifica, cento per cento.

  165. Luca ha detto:

    Se leggi, allora leggi l’intervista postata da @chinaski. La c’è scritta a chiare lettere la rispoata che vai cercando. Ma come sempre tra leggere e capire c’è differenza..

  166. franco ha detto:

    Va bene. Ma tu non dimenticarti questa grande possibilità. Il libro potrebbe chiamarsi, giocando sui soliti problemi romani, “Famo un firm. Mezzo secolo di cinema pagato dallo Stato”. In appendice, interviste ai protagonisti della nostra involontaria beneficenza.

  167. Luca ha detto:

    Se vuoi dei titoli di film, documentari etc.. non di sinistra – come dici tu – allora ti do un link che è una vera miniera. Tutta roba finanziata per più di un ventennio, quasi un’Era. Vedrai quanti laterali e dispersi ci trovi..

    http://www.luce.it/

  168. franco ha detto:

    ah. Pensavo volessi ricordarmi che il Centro Sperimentale l’ha fondato Ciano.

  169. Luigi (veneziano) ha detto:

    Mi scuserai, o guru-in-sedicesimo-di-certezze-pieno, ma non sono così trendy né tampoco coraggioso per un carpiato ad occhi chiusi nella subletteratura del secolo andato.

    Trovo più interessante sbracarmi con Balestrini, rileggermi Nabokov oppure – se ho tempo e grande forza di volontà – approfondire Joyce e Dante. Ma non disdegno nemmeno uno “Zio Paperone e le sette città d’oro”.

    Diciamo però che non dispenso tali mie letture come fossero chissà quali incommensurabili perle di verità, anche perché ritengo la schinca (hai letto Meneghello, sì?) molto più adeguata a descrivere la nostra natura di comodatari assai temporanei di questa terra.

    Diffido dai Sai Baba che parlano il nostro idioma.

    Luigi (veneziano)

  170. Luca ha detto:

    No, solo ricordare che la memoria esiste, eccome. E pieno di archivi per chi vuole informazioni di prima mano. Solo che non tutti sanno dove trovarle.

  171. franco ha detto:

    Meneghello era grande. “Libera nos a malo”, “Pomo pero”, “La materia di Reading” sono orgoglioso di averli tra i miei libri. Assieme a quelli di Berto, e di Troisio. C’è una grande tradizione di narratori veneti. Piovene, Parise…

  172. franco ha detto:

    “il nostro idioma”. Diceva Lino Toffolo, “un solo grido / un solo idioma / scapoma!”

  173. chinaski ha detto:

    io consiglio sempre “paperino e la carica dei dinosauri”, in “paperino superstar”, curatela di mario gentilini, ed. Mondadori (1976)

  174. lanfur ha detto:

    Certo, anche quel missino di Jacovitti.

  175. chinaski ha detto:

    avevo sempre sognato di scrivere la parola “curatela”

  176. chinaski ha detto:

    anche “alambicco” mi piace da morire

  177. franco ha detto:

    180. Grande scelta, lanfur. Jacovitti era un genio. Meno male che adesso Stampa Alternativa lo ristampa. Ma io segnalavo la cosa a Luigi, che sosteneva di non poter leggere Brasillach per le stesse ragioni. Ora forse non vedrà più Paperino con gli occhi di prima. Non so.

  178. Luca ha detto:

    A me piaceva Paperoga.

  179. DaVeTheWaVe ha detto:

    @chinaski/martino 180: posizionami anche l’accento, però: è cùratela, curàtela, curatèla o curatelà? ah, i dubbi…
    comunque Walt Disney è male. anche Kroc (Mac Donalds) è male.
    leggete Fast Food Nation di E. Schloss per capire i collegamenti fra i due.
    e non mangerete più hamburger nè guarderete sirenette varie.
    (soprattutto hamburger).

  180. chinaski ha detto:

    @DW

    curatèla. mi ricorda la calandràca.

  181. chinaski ha detto:

    si’, ho sentito dire che gli hamburger di mcdonalds contengono merda. questo spiegherebbe il sapore.

  182. chinaski ha detto:

    meglio civa e lasko pivo, l’ ho sempre detto

  183. Luca ha detto:

    Oppure calandraca..? 🙂

    Español – Inglés
    – calandraca
    [calandraco] adj. annoying, bothersome; scatterbrained, unable to think in a clear and orderly manner (Andes, Southern Cone)

  184. DaVeTheWaVe ha detto:

    OFF-TOPIC
    @186: da Fast Food Nation – Capitolo “Cosa c’è nella carne” – pag. 223
    “Dietro c’è una semplice spiegazione del perchè mangiare un hamburger oggi può mandarvi in ospedale: nella carne c’è merda”.
    — nota: non si parla solo degli hamburger di macdonalds ma di _tutta_ la carne macellata/trattata in america, che principalmente finisce tritata per farne hamburger.
    la carne, lavata anche con ammoniaca, è insipida. il sapore è aggiunto a posteriori chimicamente.
    buon appetito…

  185. Luca ha detto:

    @DaVe

    Ma dici che l’hamburger in vendita in Italia proviene dagli US? hmmm…

  186. DaVeTheWaVe ha detto:

    @luca 190: per fortuna no. la catena industriale di creazione degli alimenti, in america è ancora diversa da quella italiana o europea. per fortuna.

  187. lanfur ha detto:

    Pollan Michael – Il dilemma dell’onnivoro – Adelphi
    Qualcuno l’ha letto? Il NS. esimio critico lo ha recensito?

  188. franco ha detto:

    Lanfur, no, mi manca, mi spiace. Merita? Raccontami…

    (intanto – buon anno a tutti)

  189. DaVeTheWaVe ha detto:

    @Luca 190 & Franco:
    la letteratura e la lettura sono importanti, ma “Noi siamo ciò che mangiamo” (Feuerbach). FINE OFF-TOPIC

  190. franco ha detto:

    dave, ot sacrosanto:).
    Anzi, se ci sono segnalazioni approfittiamone, facciamole circolare…

  191. lanfur ha detto:

    Manca anche a me è per questo che chiedevo.
    Meno tavole rotonde e più tavole calde!

  192. chinaski ha detto:

    “i vostri etilometri non fermeranno la nostra sete”

    vista su un muro a ravte

  193. chinaski ha detto:

    “nessun cazzo e’ duro come la vita”

    vista nei bagni del politecnico di torino

  194. Luca ha detto:

    “Il sangue dei padroni sa di malvasia, anche dracula è dell’autonomia”
    metà anni 80, davanti all’osteria Pintar a Gorizia.

  195. chinaski ha detto:

    “schiantatevi qui”

    a gorizia, sul muro dell’ autorimessa della questura in via cipriani

  196. chinaski ha detto:

    ma la piu’ bella era:

    “e te dixevi che no te ieri una putana”

    su una panchina ai giardinetti di san giusto a trieste

  197. DaVeTheWaVe ha detto:

    @199: la frase “Nessun cazzo è duro come la vita” è di John Giorno
    http://it.wikipedia.org/wiki/John_Giorno

  198. Luca ha detto:

    Questa mi è arrivata a Natale. sms

    Caro Gesù Bambino,
    quest’anno ti sei portato via il mio cantante preferito, Michael Jackson, il mio attore preferito, Patrik Swayze, la mia attrice preferita, Farrah Fawsett, il mio presentatore preferito, Mike Bongiorno, la mia poetessa preferita, Alda Merini !
    Volevo dirti che il mio politico preferito è Silvio Berlusconi.. e che l’anno non è ancora finito..

  199. chinaski ha detto:

    buon veglione di capodanno a tutti quanti

    http://www.youtube.com/watch?v=p8X_RjblHg8

  200. Luca ha detto:

    Auguroni a tutti.. e altrettanto, per tutto ciò che direte 🙂

  201. Sergio Sozi ha detto:

    Salve a tutti, Buon, appena giunto, Duemiladieci.

    Adesso, se lo permettete, vorrei esprimere qualche opinioncina. Ho fin qui taciuto ma ora, con rispetto parlando per tutti Loro, ne sentirei la stretta necessita’. Normale, credo.
    Premetto subito che, alle risposte che verrano qui a questa mia, non rispondero’ se leggero’ frasette ambigue, arroganti, radicali o colloquiali, ne’ scritte in qualsiasi dialetto (sono italofono e vorrei parlare nella mia lingua, l’italiano, poiche’ credo che a Trieste cio’ sia permesso: se a qualcuno questo non piacesse o costui non parlasse l’italiano, lo pregherei di scrivere in inglese o francese, anche in sloveno, in gaddiano, in sermo dantesco o petrarchesco, oppure al limite lo prego di astenersi dal parlarmi, per favore: vivo ugualmente anche privo degli interventi incomprensibili, cioe’ dialettali, suvvia), ne’ tanto meno mi mettero’ a colloquiare con modi grezzi o volgari – non l’ho mai fatto neanche nella mia Regione acquisita, l’Umbria, tanto meno a Roma, la mia citta’ natia – che d’altronde amo come tutta la mia Patria, l’Italia: Patria somma ed intoccabile, per Sergio Francesco Maria Quirino de Sozi.
    Ma sacra puo’ pure non esserlo per altri, per carita’: cio’ non mi tange, figuriamoci.

    Allora. Sono uno dei due colloquianti dell’articolo, qui, e dunque devo tenere un rigore morale ineccepibile: pertanto ora elenchero’ qualcosa di cio’ che penso, in generale, sulla Letteratura, l’Italia, la Slovenia. E l’Europa.

    Prima cosa: sull’Italia.

    A) Il fondamento della Nazione fondata, alfine, nel 1861, grazie a sacrifici di sangue e poesia e arte eccetera, sta in Mazzini. Non accetto che qualcuno non sia mazziniano. Chi rifiuta Giuseppe Mazzini, secondo me e’ un estraneo. Estraneo completo. Meglio direi: lo tollero, da estraneo.

    B) Comunismo e fascismo – in Italia, ripeto perche’ tanto leggete alla leggera, in fretta, siete ”moderni”. In ITALIA.

    Il comunismo in Italia ha avuto il merito di aiutarci ad ottenere dei diritti fondamentali che altrimenti NESSUNO ci avrebbe dato. Questo e’ lapalissiano, nella Storia patria, non cerchiamo di dimenticarcene, suvvia, sarebbe idiota o di parte o, boh, semplicemente falso. MA il comunismo e’ stato anche l’ideale delle Brigate Rosse, dei teppisti di strada, dei ragazzotti alla moda che prendevano diciotto all’esame, dell’editoria che andava per la maggiore, del cretinotto qualunqu, eccetera (tanto di piu’) per circa quarant’anni di vita repubblicana. E io questo non posso legittimarlo, vero? Un sistema di potere marxista che replica, durante la Repubblica, le aberranti abitudini fascistiche del deficiente, credendosi vangelo senza Dio, io proprio non posso accettarlo. Mai. Non sono scemo, anche se vengo da Sinistra, chiaro, amici miei? Non sono cieco. I mafiosi populisti li vedo dappertutto, anche dalla parte ”mia”, e mi fanno imbestialire come pochi, capite? Imbestialire! Elio Vittorini o Pavese che diventano degli ”dei” per la mia parte e’ cosa semplicemente da analfabeti legittimati, da partigiani idealizzati senza merito, o meglio al di sopra del merito – che in gran parte pero’ EBBERO, sia chiaro: parlo di quelle stesse esaltazioni rozze e analfabete degli unici ”eroi” che per l’Italia reclamavano i miei compagni (ero comunista) alle Feste dell’Unita’ perugine di quando avevo otto anni (1973). Con vino e salsicce per i bambini. Brutta storia.

    Fascismo.
    Fuori dai piedi. Inaccettabile episodio della nostra debole personalita’ nazionale. Fuori dai piedi, dico. Bisognerebbe, pero’, finalmente, ritrovare l’italianita’ per poter eliminare ogni tentazione di fascismo. Perche’ italianita’ e fascismo non c’entrano nulla: l’italiano e’ di natura sua tollerante, cattolico e pagano; il fascismo dunque e’ stato un momento di follia dell’italiano appena descritto, e anche di estrema difesa messa in pratica nel 1922 dai fantasmi della propria debolezza identitaria. Dunque – capite, vero – se la nostra Nazione (Mazzini parlava di Nazioni, eh) ritrovera’ la propria unica personalita’, ogni tentazione di fascismo verra’ allontanata. Ma non ci credo, siete troppo insicuri e globalizzati, persi nell’anima, per farlo (con rispetto parlando), dunque verranno trovati sempre dei palliativi all’identita’ italiana persa: comunismo, fascismo, islam o altri ECCESSI resteranno sempre una forte tentazione di tutti voi (dico VOI perche’ l’ho gia’ detto e lo ripeto: io sono cattolico e repubblicano, pur sapendo che i repubblicani non furono, nel sec. XIX, cattolici, ma io trovo diversi punti in comune fra la mia religione e la mia fede politica, dunque mi reputo un cattolico repubblicano).
    Ma voi, scusatemi, ve lo dico con la mano sul cuore in tutta onesta’ di aristocratico perugino: voi non andrete mai al di la’ delle bambinate ”fascista-comunista” e ”tu fai questo-io rispondo picche”.
    La tradizione e’ persa. Io parlo al vuoto. Ma vuoto non sono. Sono pieno e, pertanto, amici, io ”suono a pieno” quando mi si tocca… come un otre contenente del buon vino. Umbro. Laziale. Vino pugliese. Vino marchigiano.
    Mah.
    Viva l’Italia!
    Viva!

  202. Sergio Sozi ha detto:

    PROSEGUO – dal commento precedente.

    Ed ora – scusatemi per l’interruzione: andavo al bagno – veniamo alla Letteratura. Italiana. Questa e’ la MIA. La mia nonostante il neorealismo, sottolineo.
    Maledetto Neorealismo.
    Eh si’.
    Io non sopporto di vedere delle ”lettere scritte” che pretendano di restituire agli italiani quello che gia’ loro stessi vedono o potrebbero vedere, se fossero un tantino meno sciocchi (magari lo saranno, lo sarete ma non lo sapevo, non l’ho visto io).
    In soldoni: se qualcuno non vedesse la realta’, io non farei mai il ”maestro neorealista” che si autoincaricasse di far capire alla gente la pagnotta quotidiana che mangia o altre cose. Mica mi sento arrogante come i Neorealisti, io. Io sono aristocratico, pardon. Pardon. La democrazia me lo concede, vero, se pago le tasse e non rubo, no? O no.
    Be’.
    Percio’ la Letteratura a mio avviso non e’ – come in fondo credono tutti i fanatici radicali d’ogni ideale o fede – un modo di ammaestrare gli ”idioti comuni”, i cittadini ”schiavi della gleba”. No: la Letteratura e’ per me rivolta a chi un poco letterato gia’ lo sia nell’anima, anche se non avesse gli adeguati studi alle spalle. Chi se ne importa: tutto sia la Letteratura ma MAI ammaestramento, piuttosto proposta, idea lanciata, suggerimento, preghiera a Dio o agli Dei – almeno correggo: la Letteratura mia. La Letteratura che provo a scrivere, da perfetto ometto, cittadinucolo qual sono.

    E stavolta tralascio le citazioni. Chiedendovi oltretutto – con i modi che mi si confanno, ossia aristocratici – di trattare col dovuto rispetto il mio colloquiante, Gianfranco Franchi. Un cittadino, non un bersaglio. Oltretutto un cittadino italiano di cultura che si firma a faccia piena, non con un vigliacco pseudonimo. Ancor meglio, no? Io Gianfranco lo vedo in faccia: lui sa che non reggo Brasillach, Celine eccetera. Io questi autori non li sopporto, gli antisemiti e i filonazisti li aborro, i filofascisti li esamino con piu’ attenzione ma sapendoli appunto filofascisti non li tramuterei mai in programma politico, partitico, per carita’. Tutti costoro, tuttavia, io li pubblicherei perche’ li aborro – lo disse anche Contini una volta, a proposito di non ricordo chi egli non sopportava ma volle far pubblicare da Einaudi.
    E adess continuate pure. Italiani. A spararvi addosso: io non rispondero’ al fuoco, come Cristo mi ha insegnato. Pero’ avrete un serio interlocutore – sulle basi che ho scritto e su altre che potro’ scrivere, se lo vorrete. Se lo vorra’ chi avra’ letto con attenzione quanto ho scrtto fin ora. Una persona, magari, a considerare l’attenzione media, simile allo zero.

    Con rispetto parlando, eh.

  203. Sergio Sozi ha detto:

    TERZO ARGOMENTO. L’EUROPA.

    L’europa cos’e’? E’ semplicemente un insieme di miei quasi-consanguinei (penso di avere anche sangue arabo e sono italico per il resto) che rinunciano – almeno nel 2010 – a sentirsi vivi. Ad ottenere un sistema economico interno che conceda loro – a noi – stabilita’ occupazionale. Un branco allo sbando che io osservo cercando di rafforzarne le motivazioni, perche’ spero che la Comunita’Europea possa un giorno rimettere in riga la pazzia italiana, il classismo e il familismo, la mafiosita’ congenita di tutti noi, triestini compresi, e la violenza, l’abuso di sostanze droganti, il disinteresse dei genitori per gli indifesi figlioli, certo, certo, eh. E la TV, la colpevole TV da rimettere in riga coi libri. I libri insegnano – nonostante Moccia e Follet, King, Brown, Coelho, poveretti ricconi, poveretti.
    Be’: una Comunita’ Europea che mi aiuti ad essere italiano – come aiuti uno sloveno ad essere sloveno, un britannico ad essere britannico, eccetera.
    Come si realizzerebbe, questo sogno, diranno Loro di Bora. La?
    Scrivendo e studiando, noi italiani. Scrivendo e studiando. E tenendo fermi punti come i diritti economici dei letterati contro quelli degli editori; poi tenendo fermi i diritti dell’Accademia della Crusca contro l’ignoranza, di Dante come Sommo Poeta e Maestro delle nostre scritture, della Giustizia, dei diritti degli intellettuali studiosi contro le banalita’ delle case editrici – che pubblicano l’eccentrico di moda rifiutando il letterato.
    Saldi, italiani. Siate saldi. Io ci provo… e ci riesco spesso, anche senon sempre, eh eh eh.

    E stavolta e’ tutto.

    Buonanotte

  204. Oblivion ha detto:

    Ti è andata buca stasera, eh..
    Alle 4 di mattina del primo dell’anno.. da solo e incompreso.
    Tranquillo, il prossimo anno andrà meglio.

  205. milost ha detto:

    Ianfur e Franco: non perdetevelo, Il dilemma dell’onnivoro! Vi sentirete racconsolati dell’essere italiani che mangiano a mense italiane; ma rifletterete comunque sul fatto che l’uomo è ciò che mangia, e che pertanto da questo punto di vista non siamo su un percorso evolutivo della razza umana; vi chiederete perchè siamo così indifferenti verso tutto ciò che è “non io” ( fauna, flora, ambiente); e per un po’, o magari per sempre, ragionerete sulla composizione del vostro menù quotidiano, o almeno su quello dei vostri figli. Qualcuno ha citato Steiner, da qualche parte: dopo Il dilemma dell’onnivoro, dalle teorie antroposofiche applicate all’universo e all’uomo sarà invitante passare a quelle dedicate alla salute, alla nutrizione del corpo e all’agricoltura biodinamica. Buon anno a tutti, che gli dei trionfino e i demoni siano sconfitti!

  206. lanfur ha detto:

    In realtà noi siamo quello che digeriamo. 😉

  207. chinaski ha detto:

    @ sergio sozi

    “Non accetto che qualcuno non sia mazziniano. Chi rifiuta Giuseppe Mazzini, secondo me e’ un estraneo. Estraneo completo. Meglio direi: lo tollero, da estraneo.”

    ——–

    da “freeedom and organization” di bertrand russell, (Taylor and Francis eds., 2001), pag. 398 e seguenti:

    http://books.google.it/books?id=3_XSJ0s1wiMC&pg=PA398&lpg=PA398&dq=bertrand+russel+mazzini&source=bl&ots=7yQLeK7Y5P&sig=Y50VsES6pIuLe1jOUcSneMZgVNw&hl=it&ei=ev09S_7WC4Wj_AbKi8C2DQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=10&ved=0CCMQ6AEwCTgK#v=onepage&q=&f=true

    mi dispiace, considerami pure un estraneo, ma queste idee non sono le mie.

    p.s. se ti interessa sapere chi sono, il mio nome lo trovi in calce al commento 14. con google potrai trovare facilmente alcune informazioni sul mio conto.

  208. Luigi (veneziano) ha detto:

    Rapida traduzione dei tre megamessaggi.

    “Io so’ fico e voi no, e anche se ‘stasera non mi sono cacciato in busta, ho cinque nomi – fra i quali Quirino – che mi danno un plus vita natural durante. Ca##o, lo so che il massimo che posso vantare come sofferenza è che a otto anni mio padre mi trascinava alle feste dell’Unità, ma voi avete mai mangiato QUEL cotechino con i fagioli? Altro che Arcipelago Gulag! Per il resto, io sono Italiano e voi non so. Perché sia chiaro: qui sono io a stabilire chi è che cosa. Scusate se ho mescolato un po’ troppo i vini, ma dopo il primo messaggio mi sono liberato in bagno per mezz’ora, per cui non credo di aver sbracato più di tanto”.

    L. (il traduttore)

  209. DaVeTheWaVe ha detto:

    @Luigi: genio!

    Da Wiki:
    « Il famoso rivoluzionario Giuseppe Mazzini, più conosciuto in Russia come patriota italiano, cospiratore e agitatore che come metafisico deista e fondatore della nuova chiesa in Italia, sì, proprio Mazzini ritenne utile e necessario nel 1871, il giorno dopo la disfatta della comune di Parigi, quando i feroci esecutori di Versailles fucilavano a migliaia i disarmati comunardi, affiancare l’anatema della chiesa cattolica e le persecuzioni poliziesche dello Stato con il suo proprio anatema sedicentemente patriottico e rivoluzionario ma nella sostanza assolutamente borghese e teologico insieme. »
    (Michail Bakunin, Stato e Anarchia)

  210. chinaski ha detto:

    mi sono ricordato di un tale che aveva ben sei nomi:

    tuco benedicto pacifico juan maria ramirez

    http://www.youtube.com/watch?v=dMoWg7eW1bg

  211. milost ha detto:

    Ma non avevate capito fin dalle domande proposte chi fosse il nostro intervistatore? Be’, io vi avevo avvisato…

  212. Sergio Sozi ha detto:

    Colloquiante, prego, Sig. Milost. Questo e’ un colloquio ed io pertanto sono un colloquiante. Che pubblica cultura dal 1989 ed e’, modestamente, abituato a colloquiare con gente come Vassalli, Galimberti, Magris, D. Maraini, Pazzi e Marani. Lo faccio per lavoro, in genere, dunque mi pagano. Qui no, dunque mi sento almeno libero di esprimere, educatamente ma senza mezzi termini, le mie opinioni – che ognuno e’ libero di accettare, rifiutare, buttare a mare o peggio od ignorare. Non sono affari miei, questi, ma di chi mi legge.

    Ed e’ tutto da parte mia.

    Ringrazio tutti i partecipanti al dibattito, e, per l’ospitalita’, il Direttore Milič e la Redazione Cultura di Bora.La.

    Dunque Buon 2010 e Arrivederci

  213. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Sergio

    In tantissimi anni passati a cazzeggiare qui e là nello sterminato mondo web, questa è la prima volta che uno mi dice “Tu non sai chi sono io”.

    Se posso permettermi un consiglio, non prenderti troppo sul serio qui dentro: nei blog si ruzzola alla velocità della luce…

    Luigi (veneziano)

    PS Esiste una “Redazione Cultura” in Bora.la?

  214. Richi ha detto:

    Io dico che gli han messo qualcosa nel bicchiere, alla festa di capodanno.

  215. chinaski ha detto:

    “Etsi omnes, non ego. Vorrei un giorno fosse il mio epitaffio” (franco)

    “La tradizione e’ persa. Io parlo al vuoto. Ma vuoto non sono. Sono pieno e, pertanto, amici, io ‘’suono a pieno” quando mi si tocca…” (sergio)

    “dio come sono bello, dio come sono bello!” (il pavone alfonso, in “la pimpa”, curatèla di pinguino nino)

    “ziti tuti, che il siòr ne conta chi che xe” (controllore dell’ act, rivolto a un tipo azzimato, beccato senza biglietto, che aveva pronunciato la famosa frase “lei non sa chi sono io”)

  216. lanfur ha detto:

    “Che è sta carta”
    “Una mappa”
    “Bah una mappa…”
    “Dì, ti sei sdraiato sopra il tuo Paese”
    “Il mio paese… il mio paese siamo io e i miei figli”

  217. chinaski ha detto:

    “Quando ho cominciato ad usare la dinamite, allora credevo anch’io in tante cose… in tutte, e ho finito per credere solo nella dinamite.”

  218. chinaski ha detto:

    “Rivoluzione? Rivoluzione? Per favore, non parlarmi tu di rivoluzione. Io so benissimo cosa sono e come cominciano: c’e qualcuno che sa leggere i libri che va da quelli che non sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice: “Oh, oh, è venuto il momento di cambiare tutto” […] Io so quello che dico, ci son cresciuto in mezzo, alle rivoluzioni. Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dicono: “Qui ci vuole un cambiamento!” e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo, e parlano, parlano, e mangiano. Parlano e mangiano! E intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione! Per favore, non parlarmi più di rivoluzione… E porca troia, lo sai che succede dopo? Niente… tutto torna come prima!”

  219. chinaski ha detto:

    “Purtroppo avevi ragione tu, averlo nel culo fa male”

  220. chinaski ha detto:

    Giù la testa, coglione

  221. chinaski ha detto:

    “Chi possiede più bottiglie per ubriacare i soldati e mandarli al macello, quello vince. Noi e quelli dall’altra parte del fiume abbiamo solo una cosa in comune: la puzza dell’alcool.”

    e adesso pero’ voglio parlare seriamente. mia nonna, cha a dieci anni si e’ trovata il fronte nel cortile di casa, mi raccontava che oltre all’ odore dell’ alcol c’ era anche l’ odore della merda. si’, perche’ i soldati, ubriacati e mandati al macello, si cagavano letteralmente addosso, quando si trovavano in campo aperto esposti al fuoco nemico. e non perche’ fossero vigliacchi (parola del tutto fuori contesto per descrivere l’ atteggiamento di un uomo in una situazione simile).

    io vorrei che chi si esalta per mazzini, per il risorgimento, per le radiose giornate di maggio, mi spiegasse perche’ il macello di carne umana della prima guerra mondiale debba ancora essere giustificato e addirittura glorificato. si condannano giustamente i massacri compiuti dai bolscevichi e dai loro epigoni in tutto il novecento. ma sul macello della prima guerra mondiale, e sull’ ideologia che lo ha prodotto, si continua a fare solo retorica.

  222. Richi ha detto:

    Ti diro’, Chinaski, penso che un capolavoro come il film “La Grande Guerra” (se non l’hai visto devi farlo assolutamente) abbia abbastanza dimostrato a diverse generazioni l’assurdita’ del 15-18.
    Nonostante i tentativi di censura ormai sanno tutti di che razza di fanatismi e propaganda di bassa lega fu composto il conflitto.

    Penso che gli ideali mazziniani e tutto l’ambaradan retorico di quello stampo facciano sempre piu’ acqua mano a mano che li si approfondisce.

  223. chinaski ha detto:

    l’ho visto, l’ho visto. ma io vorrei che un giorno un’ alta autorita’ dello stato andasse a redipuglia non per fare le solite sbrodolate retoriche, bensi’ per chiedere scusa ai soldati mandati a morire al fronte. ultimamente si sprecano le cerimonie in cui si commemorano insieme i caduti italiani e quelli austriaci. ma nei discorsi ufficiali non si e’ mai sentita una parola di condanna per l’ideologia che ha prodotto il conflitto. almeno: io non l’ho mai sentita.

  224. Alabardato. ha detto:

    Chinaski tu sarai abile a fare gli integrali, ma lascia perdere la storia.
    Se non ci fosse stata La Battaglia di Poitiers del 732,
    Lepanto del 1571 e Vienna del 1683
    non esistevi o se esistevi stavi a cul per aria cinque volte al giorno.
    Evidentemente lo sviluppo degli eventi necessitarono la Prima Guerra Mondiale perchè gli italiani ambivano a riunificarsi dopo 1500 anni dalla caduta dell’impero romano e a non essere più soggiogati e derisi dallo straniero.
    Oggi vediamo che lo straniero sta rientrando subdolamente dalla finestra e sta sconquassando la nostra civiltà perchè nessuno ha più le palle per combattere, non le guerre, ma per i propri princìpi

  225. lanfur ha detto:

    Detto da uno che si firma ‘Alabardato’ termine che deriva dall’arabo ‘El-harbet’ fa ridere due volte.

  226. chinaski ha detto:

    ecco un altro che sa tutto.

  227. chinaski ha detto:

    parlo di alabardato.

  228. chinaski ha detto:

    “Evidentemente lo sviluppo degli eventi necessitarono la Prima Guerra Mondiale perchè gli italiani ambivano a riunificarsi dopo 1500 anni dalla caduta dell’impero romano e a non essere più soggiogati e derisi dallo straniero.”

    per me non e’ affatto evidente. e comunque l’ italia entro’ in guerra quando la guerra era gia’ iniziata da un anno, quindi e’ un po’ difficile sostenere che la guerra scoppio’ per i motivi che dici tu. infatti fu una guerra MONDIALE e i motivi del conflitto vanno cercati su un teatro geopolitico mondiale.

  229. Alabardato. ha detto:

    Ma è chiaro che tutti i popoli ambivano all’autodeterminazione sulle ventate nazionalistiche di inizio ‘900 ed il fascismo fu il logico sviluppo di quella esaltazione, infatti tutta l’Europa si fascistizzò ad esclusione di Francia,Gran Bretagna e Russia.E non dimentichiamo che il fascismo fu fondato da un socialista anarco-rivoluzionario che si convertì all’esaltazione nazionalistica dell’epoca.

  230. chinaski ha detto:

    mah, a me sembra che piu’ che di autodeterminazione dei popoli si sia trattato di espansionismo: in africa, in medio oriente, nei balcani… solo a livello ideologico la guerra fu una continuazione del risorgimento. il fatto e’ che in italia non ci siamo ancora liberati da quella retorica.

  231. boh ha detto:

    Orca loca…. ma no ierimo a parlar de democrazia…sti anarchici (de destra o sinistra) no ghe va ben mai un casso— ad ogni modo bon anné

  232. chinaski ha detto:

    non mi ero accorto che ci fossero degli anarchici

  233. Alabardato. ha detto:

    @chinaski

    La prima guerra mondiale …espansione in Africa? in Medio-oriente? nei Balcani?

    dai torna ai logaritmi che mi furono indigesti quanto la storia per te.

  234. chinaski ha detto:

    cito da wikipedia solo per comodita’, ma basta consultare qualunque libro di storia:

    “Lo scoppio della guerra è convenzionalmente associato all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie per mano dello studente serbo Gavrilo Princip il 28 giugno 1914, ma le origini della guerra risiedono in realtà nel complesso delle relazioni fra le potenze europee tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, e soprattutto nelle politiche di colonizzazione promosse dalle varie nazioni; l’assassinio dell’erede al trono fu probabilmente la scintilla migliore, e la polveriera scoppiò.”

  235. Alabardato. ha detto:

    Ma allora la guerra Italo-turca del 1911-12 che diede una prima spallata all’impero ottomano e aprì la strada alle rivolte in Grecia e nei Balcani la vuoi considerare come una causa della grande guerra?
    E’ una ipotesi un pò azzardata.

  236. Alabardato. ha detto:

    Effettivamente dopo le guerre balcaniche del ’12 e del ’13 l’espansionismo serbo nei balcani preoccupò l’austria e l’omicidio fu solo un pretesto per scatenare la guerra.

  237. chinaski ha detto:

    alabardato, io non sono uno storico, ma qualche libro l’ho letto. le guerre non cominciano da un giorno all’ altro. sono precedute da scazzi, da una corsa agli armamenti, da un’ escalation, ecc. e (di solito) hanno motivazioni di tipo economico.

  238. Alabardato. ha detto:

    ma gli austriaci erano fintamente democratici ed avevano paura dei popoli culturalmente e storicamente saldi. L’esempio ne è il favoreggiamento dell’immigrazione slava a Trieste per arginare l’irredentismo e soprattutto favorì l’antitalianismo in Dalmazia dove la lingua della cultura era italiana e tutta l’arte era italiana.

  239. chinaski ha detto:

    alabardato, non riuscirai a trascinarmi nella solita diatriba tra filoasburgici e filoirredentisti, che non mi interessa e non mi ha mai interessato. la prima guerra mondiale e’ stata appunto mondiale. si e’ giocata su uno scacchiere molto piu’ ampio del litorale, o venezia giulia, o come cazzo lo si voglia chiamare, altra questione di cui francamente non mi importa un cazzo.
    facciamo cosi’: tu mi sei anche abbastanza simpatico, non mi sono offeso per le tue battutine su integrali e logaritmi, finiamola qui perche’ e’ ora di cena e io ho fame.

  240. Alabardato. ha detto:

    Ti voglio ricordare che la guerra Italo-turca del ’11-’12 fu condotta dal grande generale di Capodistria Vittorio Italico Zupelli al quale fu affidato il Ministero della Guerra durante il primo conflitto mondiale in quanto i capodistriani erano considerati i più fervidi sostenitori della causa italiana. Ahimè oggi vediamo Capodistria in mano straniera che non riconosce nulla di quello che furono 2000 gloriosi anni di storia anche funestati da numerose pestilenze che spesso decimarono i capodistriani e che li posero in posizione subalterna a Trieste.

  241. santacruz ha detto:

    Amen

  242. boh ha detto:

    concordo con Alabardato…spesso i nostri testi di storia sono alquanto antiquati-epici e provinciali..pochi conoscono o hanno accesso alla storia vera (non scolastica-mitologica o popolare). da aggiungere ad Alabardato l’invasione di Bassora per controllare la Persian Oil nel 1908, che fu’ il vero inizio destabilizzante della geopolitica del tempo…. il resto poveri eroi che crepano senza conoscerne i veri motivi e poi per quattro generazioni subire gli effetti border-line dei veterani e delle piccole storie di famiglie in disgrazia…. nulla di bello e nulla di storico da recriminare…semplicemente l’irrazionale e talvolata poco lungimirante natura umana…

  243. boh ha detto:

    anche se le citta di mare istriane si considerano istro-venete e la parte epica dell’impero romano non e’ corretta.. vi fu’ una forte influenza romana e poi bizantina e poi le grosse migrazioni-invasioni etc… le pestilenze iniziano poi nel primo medio-evo…

    trieste al tempo dei romani era un semplice porto mercantile, come lo fu prima dei greci quindi sempre un miscuglio sino alla scoperta delle americhe, poi le zone persero importanza sino ai crolli delle monarchie

  244. Aristotele ha detto:

    Scusa “boh”, come fai a dire di essere d’ accordo con “Alabardato”?

    “Alabardato” sostiene:

    “lo sviluppo degli eventi necessitarono la Prima Guerra Mondiale perchè gli italiani ambivano a riunificarsi dopo 1500 anni dalla caduta dell’impero romano e a non essere più soggiogati e derisi dallo straniero”

    e poi:

    “La prima guerra mondiale …espansione in Africa? in Medio-oriente? nei Balcani? dai torna ai logaritmi che mi furono indigesti quanto la storia per te.”

    Tu invece scrivi:

    “poveri eroi che crepano senza conoscerne i veri motivi”

    e

    “l’invasione di Bassora per controllare la Persian Oil nel 1908, che fu’ il vero inizio destabilizzante della geopolitica del tempo”

  245. boh ha detto:

    sono d’accordo con Alabardato su alcuni punti… tipo le fandonie di wikipedie e dei disonesti scrittori… sono d’accordo sul fatto che le citta’ di mare istriane sono istro venete (non romane come si raccontano a trastevere i popolar mitologici) sono d’accordo che era piu’ italiana capodistria e pirano di trieste, che era sempre meticcia o come si soleva dire negli anni del fascio piena di alogeni… sono d’accordo sul fatto che cadorna era una mezza tacca di generale che mandava la gente in battaglia con tecniche di waterloo…. sono d’accordo sul fatto in generele che qui’ si raccontano un sacco di cazzate da persone poco modeste… sono anche d’accordo sul fatto che la minoranza slovena non esiste piu’ in quanto ripudiata dalla maggioranza dei nuovi sloveni repubblichini ovvero dell’udbo-mafia..ex servizi che fanno i manger nelle aziende per riciclare i soldi della guerra con droga e prostituzione e finta economia….e sono pure d’accordo che il mondo e andato a puten

  246. Piccolo Chimico ha detto:

    Gli alogeni (dal greco alos- -genos, generatore di sali) sono gli elementi del gruppo 17 della tavola periodica e sono, in ordine di numero atomico: fluoro (F), cloro (Cl), bromo (Br), iodio (I), astato (At).

  247. lanfur ha detto:

    I testi scolastici saranno anche antiquati-epici e provinciali però se uno li leggesse (e magari li studiasse) saprebbe anche che 1500 anni fa crollò l’Impero Romano d’Occidente.

  248. Bibliotopa ha detto:

    vedete l’importanza dell’ortografia?
    insegna a distinguere fra alogeni ed allogeni
    ( come d’altronde fra avallare ed avvallare, leggete un po’ sia i giornali che tanti post su internet..)
    poi, se scrivete in triestino, si eliminano tutte le doppie ( o quasi..) e rimane all’intelligenza del lettore l’interpretazione.

  249. boh ha detto:

    yes bilbiotopa d’accordo… anche se la forma non cambia la sostanza nella sommatoria finale del concetto espresso

  250. enrico maria milic ha detto:

    se è vero per me che la forma contribuisce al senso,
    la forma dell’ortografia corretta secondo i dettami dell’italiano nazionale standard non è l’unica forma che dà un senso a quello che si dice o scrive.

  251. Julius Franzot ha detto:

    @enrico
    Secondo me, se vogliamo che i nostri scritti passino il Timavo, dobbiamo scrivere in una lingua letteraria standard. Se scriviamo in un dialetto, qualsiasi questo sia, le nostre idee avranno i confini di quel dialetto.

  252. enrico maria milic ha detto:

    @ julius

    questo è parzialmente vero.

    sappiamo che il romanesco è sempre più diffuso e compreso, per esempio,in giro per la penisola.

  253. Julius Franzot ha detto:

    @Enrico, vero, ma e’ colpa della TV e del fatto che Roma sia capitale.

  254. DaVeTheWaVe ha detto:

    @piccolo chimico: comunque gli aLogeni sono quelli del gruppo 7, non 17…

  255. effebi ha detto:

    Uelà !!! All’improvviso ci scopriamo “affratellati” da un comune linguaggio….

    SANTI NUMI !!! …L’ITALIANO !!!!
    (questa becera invenzione fascista…..)

  256. Piccolo Chimico ha detto:

    @DaVeTheWaVe

    Dipende dal sistema di numerazione:

    * Group 1 (IA,IA): the alkali metals or lithium family
    * Group 2 (IIA,IIA): the alkaline earth metals or beryllium family
    * Group 3 (IIIA,IIIB): the scandium family
    * Group 4 (IVA,IVB): the titanium family
    * Group 5 (VA,VB): the vanadium family
    * Group 6 (VIA,VIB): the chromium family
    * Group 7 (VIIA,VIIB): the manganese family
    * Group 8 (VIII, VIIIB): the iron family
    * Group 9 (VIII, VIIIB): the cobalt family
    * Group 10 (VIII, VIIIB): the nickel family
    * Group 11 (IB,IB): the coinage metals (not an IUPAC-recommended name) or copper family
    * Group 12 (IIB,IIB): the zinc family
    * Group 13 (IIIB,IIIA): the boron family
    * Group 14 (IVB,IVA): the carbon family
    * Group 15 (VB,VA): the pnictogens or nitrogen family
    * Group 16 (VIB,VIA): the chalcogens or oxygen family
    * Group 17 (VIIB,VIIA): the halogens or fluorine family
    * Group 18 (Group 0, VIIIA): the helium family/neon family; for the first six periods, these are the noble gases

  257. effebi ha detto:

    e ne sollecitiamo pure il suo uso nella forma più standard e corretta…
    …ai…romani (!)

    mandi !!!

  258. chinaski ha detto:

    per favore finiamola qui, senno’ diventeremo tutti come questi:

    http://www.youtube.com/watch?v=ZfVB1ICIR-4

  259. DaVeTheWaVe ha detto:

    @piccolo chimico: hai ragione, io intendevo VII =)

  260. littorio ha detto:

    noi eredi del glorioso impero romano dovremmo tornare ai gloriosi numeri romani e rifiutarci di usare i numeri arabi, che sono un subdolo sotterfugio dei perfidi islamici per islamizzare la nostra gloriosa europa romana e cristiana. e per dirla tutta e’ ora di finirla con la matematica in genere. hanno fatto bene i nostri gloriosi antenati cristiani ad ammazzare quella puttana di ipazia. che poi le donne sono tutte puttane tranne la mamma e la sorella. e basta coi deodoranti. l’ ommo ha da puzzà.

  261. Alabardato. ha detto:

    http://www.youtube.com/watch?v=0ykwXGIOan8&feature=related

    Io vengo dall’Italia centrale. Pensate se usassi questo ridicolo dialetto che nemmeno conosco. Siate tutti seri. Qui bisogna imparare le lingue straniere perchè dobbiamo competere con il resto del mondo e non con Sgonico piuttosto che Cividale.

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