26 Giugno 2009

Svevo: roba nostra…

Il noto blogger Leonardo si dedica all’analisi di una delle tracce della maturità 2009, cioè dello scrittore Aron Hector Schmitz, aka Italo Svevo, aka un triestìn che si sentiva italiano ma che non rinnegava le sue appartenenze tedesche e ebraiche:

Sacrosanto è Svevo, altro che incomprensibile. Assai più praticabile, già oggi, di Kurt Cobain, Elvis Presley, Jim Morrison. Quelli si allontanano a vista d’occhio, e Svevo rimane lì, col suo italiano incespicante che sentiamo subito nostro: il grande romanziere più sgrammaticato del Novecento (a parte Palazzeschi, certo). Il fumo è quasi scelta obbligata nelle antologie di terza media. Ed è giusto così: una pagina così divertente e micidiale sulle dipendenze non si trova facilmente. Le paginette memoriali degli sfattoni degli anni Ottanta sgualciscono, e Zeno resta lì, nostro contemporaneo.

Svevo è stato il primo scrittore in Italia ad accorgersi della psicanalisi: che era la novità del momento, come oggi facebook. Ma non gli sarebbe bastato trasformare i concetti freudiani in gustosa letteratura (traumi, negazioni, pulsioni, lapsus, sublimazioni: c’è tutto in tempo reale). No, Svevo voleva anche prendersene gioco. Subito, senza neanche dare agli operatori del settore il tempo di prendersi sul serio. Il primo analista della letteratura italiana, il dottor S., fa il suo debutto nelle prime righe e si svela immediatamente come un rancoroso incapace. Un professionista che pubblica le memorie del suo cliente “per vendetta, e spero che gli dispiaccia”!

In parte grazie alle sue frequentazioni, Svevo è l’unico italiano a comparire nell’album di famiglia dei Grandi Autori del Novecento: Joyce, Beckett, Proust, Musil, Kafka… anche se in un’istantanea del genere risulterebbe sfocato in seconda fila, semicoperto dalla spalla di qualche Immortale, mentre si guarda intorno scettico: che ci faccio qui? Io sono del ramo assicurazioni. Eppure con gli anni qualche sospetto viene: e se fosse il più grande? Alla fine è la memoria che decide, con criteri tutti suoi: 2000 pagine di Uomo senza qualità (decadenze, incesti) sbiadiscono nel nulla, e Zeno Cosini resta il nitido seduttore della sorella della sorella della ragazza che gli piaceva. Si spegne lentamente il Doktor Faustus con le sue raffinate dodecafonie, e ti restano in mente le sviolinate di Guido e le canzonette di Carla. Persino a Joyce non pensi più per mesi interi; ma c’è sempre una data sul calendario, un formicolìo al petto, un funerale in ritardo, un affare stranamente riuscito, che ti rimandano a Zeno. Che libro. Sperimentale e borghesissimo, profondo in punta di piedi, comico e apocalittico, tanto che a volte uno si meraviglia: possibile che sia stato scritto proprio in italiano? Roba nostra, siamo sicuri? E com’è che non se ne fa più? [segnalato da Massimo Mantellini]

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17 commenti a Svevo: roba nostra…

  1. arlon ha detto:

    “Svevo è stato il primo scrittore in Italia ad accorgersi della psicanalisi”

    Sarà che no iera in Italia?
    Me chiedo se ste robe la gente le sa..

  2. Bibliotopa ha detto:

    La coscienza di Zeno, Svevo la inizia nel 1919 e la pubblica nel 1923 dall’editore cappelli di Bologna.
    No iera Italia, arlon? 🙂

  3. arlon ha detto:

    ehmm, secondo ti la ga conosuda perchè la xe rivada da Roma, o da Vienna/Parigi?
    E, sopratuto, la gaverà conosuda 2 mesi prima de iniziar a scriver, o un poco prima?

    Suvvìa 🙂

  4. brancovig ha detto:

    Italo Svevo/Aron Ettore Schimtz è una grande, un talento, uno dei piaceri della vita (leggere e rileggere i suoi scritti) uno dei massimi rappresentati della Triestinità (o perlomeno di un certa Triestinità), ma è anche un patrimonio dell’umanità

  5. matia ha detto:

    posso raccontare un anedotto?
    un turista veneto si lamentava che la gente qui da noi in istria ? pocco cordiale.e io li rispondo,mica in italia ? meglio;vedi come sono cordiali in trieste.e lui mi ha risposto.si,ma triestini non sono italiani!
    e pensando meglio vedi ;svevo e sabba sono ebrei,tomizza visto il cogniome e di etnia croata.anche quella generazione piu vechia stankovich e salatoper sono serbi e sloveno.james joyce e irlandese:)
    per non parlare di politici.de vidovich ? eun cognome croato ma non da croazia ma adiritura dalla regione herzegovina in bosnia.oberdan e menia hanno le madri slovene.sara per questo che menia oddia cosi tanto sloveni:)

  6. Bibliotopa ha detto:

    patetici, questi non-italiani a intestardirsi a scivere in italiano. E per le madri slovene, è come con gli ebrei: se hai la madre ebrea, sei ebreo.
    Giusto oggi leggevo sul Corriere un articoletto su Ionesco: la figlia scrive : Ionesco era francese, non romeno: le sue pièces sono scritte in francese e tradotte in romeno.
    Nazionalismi letterari?

  7. Bibliotopa ha detto:

    oops scrivere, non scivere

  8. brancovig ha detto:

    Caro Matia

    non è importante la nazionalità ma il talento. Ed è importante che esistano territori dove il talento possa emergere. I don’t care who is the parent of someone. I care what he/she is doing.
    Trieste nel mitico periodo finale dell’impero asburgico era un territorio di contaminazioni (sebbene nei limti degli opposti nazionalismi) e quando le contaminazioni, sloveni, croati, tedeschi italiani, greci, od ebrei ecc. e quando le contaminazioni non vengono osteggiate dai nazionalismi, allora il territorio cresce sia econimicamente che culturalmente.

    e comunque apprezzo la volontà di scrivere in italiano e sono dispiaciuto di non poter rispondere in croato-sloveno

    E comunque qualcuno più espero di me potrebbe spiegarti che James Joyce non ha scritto gente di Dublino, ma gente di Trieste

  9. effebi ha detto:

    Rimango basito ! intanto complimenti al blogger Leonardo per l’entusiasmo contenuto nella sua analisi. viviamo un periodo dove abbondano la denuncia, la critica…. abbiamo tanto bisogno anche di entusiasmo, grazie.

    e poi, è possibile che anche su un personaggio come questo, Italo Svevo, si riesce ad entrare in contrasto su Italia, italianità, origini…. (Menia ? Oberdan ? odio per gli sloveni ?….)

    ma santoiddio, su uno che decide di prendere come pseudonimo il nome ITALO, dobbiamo dicsutere di che ? (troveremo qualcuno che ci verrà a dire che sarà stato il fascismo ad obbligarlo ?)

  10. arlon ha detto:

    Mi intendevo solo sotolinear come certi detagli vien apositamente tralasadi, quando se parla de la storia dele nostre parti, no sicuro opòr etnie o nazioni.

    Chi che la vol leger cussì, forsi, ga de liberarse proprio dale sue cortine de fero mentali.
    (senza ofesa, un semplice consiglio)

  11. matia ha detto:

    scusate ho letto la sua biografia su wikipedia.e sembra che svevo era un irredentista combativo.hm o era sabba,devo controlare:)
    cmq.probabilmente non sapete quel vecchio e saggio detto montenegrino;”non dovete avere paura dei turchi(turci) ma dei “turchi”(“poturice”=quelli che vogliono esere turchi).perche turchi non devono dimostrare che sono turchi,mentre “turchi”(poturice) lo devono.
    e in quell detto montegrenino e esenza di tutta la tragedia d istria.perche quasi tutti i problemi li hanno cobinato i “poturice” cio ? i croati che volevano essere italiani.
    probabilmente in italia non si sa che 70% dei esuli sono di etnia croata.
    o non si sa in italia che nessuno in istria e stato uciso o buttato nella foiba perche era italino.ma sono parechi che sono stati giustiziati e buttati nella foiba perche non erano italiani.
    purtroppo sapete quella legge non scritta;i tradittori vengono giustiziati per primi.

  12. Julius Franzot ha detto:

    Ottimo l’intervento di Matia! Anche in Germania si temono molto di più i turchi tedeschizzati che quelli che non hanno fatto quel passo. Ricordo un mio ex-capo, indiano, che si era sposato con una tedesca ed era cittadino tedesco. Nei suoi discorsi c’erano innumerevoli frasi tratte da un tedesco elaborato, quasi letterario (per chi sa la lingua: “zu verstehen geben” invece di “sagen”; “meiner Meinung zufolge” invece di “meiner meinung nach”, ed altre perle del genere). Il tizio (maomettano) poi negava di saper leggere la scrittura indiana ed andava ogni domenica a messa (“so wie es in Westfalen üblich ist”). Dove faceva le vacanze? Naturalmente “Im Schwarzwald”, perchè dobbiamo dare soldi agli stranieri, se da noi, in Germania, è tutto così bello?
    Però proteggeva in modo sconcio altri indiani che lavoravano nella stessa ditta…
    Anche nei Lager i peggiori aguzzini erano gli Ebrei nazisti (“kapo”), che poi finirono sù per il camino come tutti gli altri.

  13. miha ha detto:

    hehehe,, bravo matia..hai centrato con una frase l’intera fenomenologia di quel tipo. In Slo e’ identico: il capo del partito sloveno piu’ nazionalista ha origini croate( e’ di seconda generazione)

    Trieste dovrebbe essere la mecca per gli antropologi di tutto il mondo 😉

  14. miha ha detto:

    ah , dimenticavo…parecchi di quel partito hanno storpiato addirittura il proprio cognome in modo che avesse un suono piu’ mainstream…

  15. enrico maria milic ha detto:

    matia:

    per quello che so io, studiando da libri di antropologi americani e da storici italiani, gran parte degli esuli era di madrelingua istroveneta

    per quanto riguarda l’appartenenza nazionale, dopo il 45 la stragrande maggioranza di questi si dichiarò italiano

    prima del 45 e soprattutto prima del 1918, secondo questi libri che ho studiato, molti degli appartenenti a queste comunità non si definivano in senso nazionale

    se hai delle fonti di libri ben precisi, sarò curioso di leggerli

    ciao

  16. effebi ha detto:

    povero italo svevo

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