13 Marzo 2008

Illy: “Il rischio secessione è determinato da una convenienza economica”

Gian Antonio Stella oggi è sul Corriere con un’intervista a Riccardo Illy, il quale Governatòr infila alcune chicche:

“se lo spettro della secessione è rimasto tale, paradossalmente lo dobbiamo proprio al Carroccio, che ha offerto una valvola di sfogo al disagio dei cittadini, costruendo dal nulla una “mitologia” politica che, per quanto rozza e grossolana, è riuscita a incanalare la rabbia del Nord nell’alveo istituzionale”

“la tentazione secessionista rischia di sedurre nuovamente le regioni più ricche del Paese. E stavolta non sulla base d’una sconnessa rivolta emotiva, ma di una concreta (e dunque ben più pericolosa) convenienza economica determinata dai mutamenti europei”

una parte del Paese, il Nord, “vive” in Europa e l’altra, il Sud, la “abita”

Siamo circondati: sono i Paesi europei che corrono più di noi, fanno scelte più nette, hanno più consapevolezza di quanto sta accadendo. La Slovenia dove “il Pil cresce del 7%” e c’è “un costo del lavoro di un terzo inferiore a quello italiano e il reddito d’impresa tassato al 22%”. O ancora l’Estonia che poco più di tre lustri fa era ancora sotto l’Unione Sovietica e oggi, dopo una prodigiosa rimonta grazie alla detassazione degli utili reinvestiti, «è uno dei Paesi più innovativi e all’avanguardia nell’applicazione delle nuove tecnologie: l’impiego dei telefoni cellulari per il parcheggio, per l’acquisto dei biglietti per l’autobus e per le transazioni bancarie è all’ordine del giorno».

piuttosto che tornare alle ingessature è meglio «varare un’indennità di disoccupazione» con «una cifra di gran lunga superiore all’elemosina erogata attualmente » ma «a patto che il beneficiario segua appositi corsi di formazione professionale e accetti il lavoro che alla fine gli viene offerto»

«perché le regioni settentrionali devono finanziare, senza un’adeguata contropartita, i costi (nel settore della sanità, sarebbe più giusto dire “gli sprechi”) delle regioni centro-meridionali? »

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6 commenti a Illy: “Il rischio secessione è determinato da una convenienza economica”

  1. Andrea Buoso ha detto:

    Chicca delle chicche: la foto che correda l’intervista ritrare Andrea Illy

  2. Armando ha detto:

    Vecchia storia.
    E’ la fregola di distruggere il vecchio sistema, quello che dal dopoguerra in poi ha assicurato i più elevati tassi di crescita economica sostenuti nel tempo uniti a una distribuzione della ricchezza relativamente egualitaria.
    Illy non può non sapere che alla fine il posto di lavoro per gli espulsi dal sistema o non ci sarà o sarà a un salario più basso (si parla ovviamente di medie.)
    Perché quello che lui propone funzioni dobbiamo essere un paese tipo Germania, con industrie di punta, o tipo Svezia, Norvegia, Danimarca, dove c’è anche uno Stato che funziona alla perfezione.
    Più Mac Job e più disuguaglianze, questo è il programma di Illy detto in parole semplici.

  3. enrico maria milic ha detto:

    scusami, armando,

    quale sarebbe il collegamento tra mc-jobs e secessione?

  4. Armando ha detto:

    Volevo semplicemente dire che la storia che sia possibile rioccupare i lavoratori espulsi dal circuito produttivo con dei programmi di riqualificazione è come minimo dubbia. Dipende da tante cose, come ho solo cercato di accennare. Solo che l’assioma da cui tutti partono è “indietro non si torna”, che in realtà significa la più totale indifferenza sulla velocità del processo e le implicazioni per la tenuta di un paese. Solo perché gli economisti 7-8 anni fa hanno detto che le delocalizzazioni fanno bene all’economia, che il commercio non ha effetti negativi su certe fasce di lavoratori (vedi Paul Krugman, Un’ossessione pericolosa) non mi sembra intelligente mettere la testa sotto la sabbia e dire che va bene così. Anche perché gli economisti di cui sopra partivano da considerazioni e modelli teorici astratti costruiti proprio perché dessero quei risultati (a volte si parte da assunzioni che si sa che non sono vere o che sono ancora da verificare, ad esempio l’ipotesi di piena occupazione). Quello che dicevano non proveniva da casi reali che questi economisti avevano osservato ma da teoremi, nei casi migliori, perché in molti casi le cose erano così “per definizione”. (Poi Krugman ha abiurato, ma era quasi meglio se non lo faceva, perché non ha indicato alcuna soluzione…)
    Quindi non mettevo in relazione la secessione con i mac-jobs. Trovavo solo deludente riproporre delle ricette di cui si parla da 15 anni, mentre non si parla del contesto macroeconomico generale.
    Se il Pil è stagnante ma si è registrato un aumento della sindrome della 4° settimana la colpa non è dei lavoratori che non sono abbastanza produttivi. Se la mia produttività non cresce, non mi arricchisco ma non divento neppure più povero. E’ evidente che vi sono delle modifiche strutturali per cui ampie fasce di lavoratori hanno visto peggiorare la loro posizione economica verso altre categorie.
    Comunque, il succo che il vecchio sistema che tutti schifano, quello che presupponeva un’economia relativamente chiusa e al massimo l’integrazione economica con paesi simili (su questo si basava l’Unione Europea prima dell’allargamento), lo si sta sfasciando con il risultato che milioni di italiani vedranno peggiorare ancora di più le loro condizioni di vita.
    Poi, se si riesce a far stare assieme il paese o no, non ne ho la minima idea.
    La secessione, comunque, richiede per essere non dico realizzata ma anche solo pensata, una classe dirigente di primo ordine. E non mi pare che nel nord est, senza offesa, ci sia.

  5. enrico maria milic ha detto:

    ti prego di non postare più commenti che non c’entrano niente col tema dell’articolo. i prossimi li cancellerò.

  6. Matteo Apollonio ha detto:

    Che cocolo.

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