21 Settembre 2009

Flavio Giurato: il cantautore slow food a Trieste

Flavio Giurato 2

L’articolo è di Rodolfo Toè

OUVERTURE.
Ah c’è Flavio Giurato all’OPP, Flavio chi? Flavio Giurato, il fratello di quello della tivù, mi dicono venerdì sera, e poi è gratis. Allora Flavio Giurato sia. I quotidiani sfogliati in fretta lo dipingono brevemente come un talentuoso cantautore romano che avrebbe potuto sfondare, ma non l’ha mai fatto. O voluto. Io ve lo dipingo altrettanto brevemente come un artista tanto magro quanto profonda è la sua voce. Un pierrot gambalunga. O un compilatore di enciclopedie.
Se v’interessa questo articolo su Flavio Giurato, con ogni probabilità lo conoscete già. E anche molto meglio di me. Ho le mie scusanti eh: è “un artista di nicchia”. Molto banalmente, ciò significa che nei negozi è introvabile. E nessuno pubblicherà mai un’antologia su di lui in tre cd, in modo da consolare i ritardatari che non l’hanno mai conosciuto.
Affari vostri, è “un artista di nicchia”! Non che ciò sia necessariamente un pregio anzi: nelle condizioni giuste può essere un peccato. E in questo caso lo è per davvero.

IL MANUALE DEL CANTAUTORE
Venerdì sera entro nel teatro e di primo acchito non m’impressiona questa figura esile e nervosa che si aggira sul palco, improvvisando uno spettacolo che è qualcosa a metà tra una pièce teatrale e un concerto. Troppe cose me lo rendono ostico. Innanzitutto, la gran fame che ho perché mi sono fatto un litro e mezzo di birra e non ho ancora cenato. Una specie di monotonia musicale, inevitabile quando un artista si esibisce senza musicisti a fargli da spalla. E soprattutto, i testi: non sono per nulla immediati, si capisce che sono frutto d’un minuzioso ed accorto lavorìo. Flavio Giurato, lo scalpellino! Non ti puoi sedere così al tavolino e consumarli in cinque minuti, come se fossero un panino al McDonald’s. Eh no, il discorso richiede tempo ed impegno, e sarebbe da stupidi pretendere di gustarlo (guastarlo?) così, tanto per fare perché non si spende nulla e si ha una serata libera e la pretesa sfrontata di scrivere di musica.
Flavio Giurato ieri sera ha sgonfiato la mia supponenza di consumatore. E il momento esatto in cui c’è riuscito è stato nella seconda metà del concerto, con una canzone è riuscito ad aprire la prima breccia e in quel momento mi sono reso conto che questo piccolo, filiforme figuro aveva sfoderato un colpo da maestro, una rete in rovesciata, un record mondiale col suo slabrador al guinzaglio davanti alla porta di Grande Spurgo. In pochi sono capaci di sciabolare delle parole immaginifiche così violente e sanguigne, ed ancora meno sono quelli che ci riescono senza rendersi ridicoli. E sapete una cosa? Io sono quasi convinto che stesse improvvisando.

Quel piccolo gioiello durante l’esecuzione, dopo, è rimasto, fuori dal teatro fino in macchina e poi giù giù fino a mangiare un boccone in piazza Goldoni. Continuavo a pensare a Giurato, ma ero perplesso. Certi artisti, se pensi di capirli all’istante, ti sbagli. Sono finito all’Ausonia dove ho ascoltato un altro gruppo di giovinastri non male, gli Hormonas, e facevano un tale casino che a un certo punto ero quasi convinto che avrei scritto di loro. Certo però che la porta di Grande Spurgo …
Sabato mattina ad una notte di distanza l’impatto della voce di Giurato non si è ancora sedato completamente. Se la ascoltate, vi sembra di sentirci dentro tutto, “i fatti della vita / i danni dell’amore”; è una voce profonda, catartica, e ti fa specie che esca da un corpicino così minuto, è come se un mandolino suonasse come un contrabbasso. Cerco qualche surrogato nella musica del mio lettore mp3. E non ci riesco. A casa mi sfogo guardando i suoi video in youtube. Intanto ho deciso di scrivere il pezzo.

APPIATTIRE DOPO L’USO
Adesso potrei cercare di fornire una spiegazione al mio dietrofront. E la spiegazione è che viviamo in un paese in cui il primo idiota uscito da un reality è riuscito a vincere quella che sulla carta è la più importante manifestazione canora nazionale. E dalla prossima edizione un posto tra i partecipanti sarà riservato di diritto al vincitore di x-factor! Ragazzi, voi non avete capito niente, è l’Abruzzo che deve cantare per la ricostruzione del mondo della canzone italiana.
Così Flavio Giurato ieri è riuscito a capovolgere completamente il metro che normalmente usiamo per valutare una canzone: il suo successo. Flavio Giurato non è radiofonico, non è conosciuto, non è nemmeno riuscito a riempire le sedie di un piccolo e modesto teatro. Ma ha una lezione da dare a molti, ed è l’umiltà. L’umiltà di proporsi con delle canzoni difficili, non orecchiabili; l’umiltà di ritagliarsi un piccolo spazio all’interno di un mondo ostile, fatto per pochi intimi che lo conoscono e gli possono dare del tu. Mi è capitato di passare nel pomeriggio durante le prove, e lui stava tranquillamente suonando a porte aperte, come l’ultimo artista di strada. Tutto il contrario di un mito. Un amico.

Se come me non lo conoscete (ed ora sapete che esiste), concedete un’opportunità a Flavio Giurato. Sedetevi con calma. E dategli tempo. Non ha senso tracannare il vino buono fino ad ubriacarsi senza sentirne il sapore. Ascoltate qualcuno dei suoi dischi, ordinateli, cercateli nelle bancarelle e negli scaffali dell’usato nei negozi di dischi o nel cestino delle offerte al supermercato, nel suo sito troverete qualche brano disponibile per un download gratuito (e legale). Lasciate stare la musica usa-e-getta e ricca di grassi idrogenati e musicisti OGM. Quella vi fotte il fegato. Ascoltate Flavio Giurato. Unitevi allo slow food.

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4 commenti a Flavio Giurato: il cantautore slow food a Trieste

  1. DaVeTheWaVe ha detto:

    bell’articolo Rodolfo! peccato averlo mancato allora… considerando le precedenti date, la prossima volta che tornerà a trieste sarà assieme alla cometa di Halley…

  2. Fabio Turco ha detto:

    questo articolo è eccezionalmente bello! ( e io sto ascoltando il tuffatore a ripetizione)

  3. ali e nomi ha detto:

    Caro Rodolfo, cara Bora, io conosco bene Flavio Giurato e la sua musica, i suoi pezzi; io amo Trieste ma abito lontano. Fortunato chi ha avuto modo di ascoltare Flavio a Trieste! Quanto allo slabrador, trattasi di anteprima di un pezzo a quanto pare in incubazione come altri suoi. Non cascateci: certo, l’improvvisazione centra con Giurato, ma l’elaborazione dei testi è lenta e attenta, precisa e meditatissima. Grazie per l’articolo.
    Ascoltare Giurato fa bene al cuore. Che un po’ di Trieste gli voglia bene, non mi sorprende.

  4. rodolfo ha detto:

    grazie mille per i commenti positivi! in realtà avevo immaginato che fosse un pezzo in incubazione, non sono riuscito a trovarlo da nessuna parte. In realtà il mio “quasi improvvisando” era riferito alla sua genuinità, ovvero: il testo è stupendo e mi ha impressionato davvero, ma sembrava talmente naturale e spontaneo che quasi l’avresti detta una canzone inventata lì, su due piedi. Comunque, gigantesca.

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