20 Luglio 2009

Ravidà: si faccia il Parco del Mare ma per i privati non sarebbe un affare

L’assessore al Bilancio Giovanni Battista Ravidà è favorevole alla realizzazione del Parco del Mare e cita delle cifre confortanti. Non un’attrazione fine a se stessa, ma una scintilla per dar fuoco alle polveri del rilancio economico: una “infrastruttura turistica”, così l’ha definita l’assessore. Come una strada, utile solo se allacciata ad altro: ad una città che, si spera, vivificata dal turismo, sarà in grado di attirare investimenti e capitali da fuori, e giovani, studenti e lavoratori, che scelgano di trasferirvisi, per la qualità della vita. Abbiamo letto la relazione approvata dal Consiglio comunale e con lui abbiamo scambiato alcune battute.

Investimenti pubblici
Avevamo denunciato su questo blog l’assenza di investitori privati nel progetto. Ravidà sa che «l’elevata entità dell’investimento, la sostanziale rigidità dei costi gestionali e l’elevata sensibilità dei ricavi in funzione al grado di attrazione della struttura, sono alla base dello scarso interesse dei privati» [così nella relazione]. Interrogato, lui stesso ammette che, se gli avessero chiesto d’investire quale dirigente di banca (la sua professione), molto probabilmente avrebbe rifiutato: non si tratta di un investimento immediatamente redditizio. Il Parco del Mare va tuttavia interpretato diversamente, appunto come una “infrastruttura turistica”: ed è per questo che i soldi (45 milioni) li metterà il pubblico. Il Parco del Mare non è il fine, ma solo il mezzo per creare su Trieste curiosità e renderla interessante agli occhi dei turisti prima e degli imprenditori poi.

Situazione attuale
Bisogna infatti rendersi conto di qual è l’attuale situazione di Trieste, e i numeri sono impietosi. La popolazione non attiva è il 53,6% del totale; gli ultrasessantacinquenni costituiscono il 26,15%, a fronte di una media nazionale – già piuttosto alta – del 19,9%. I residenti di età compresa tra gli 0 e i 29, al contrario, rappresentano il 22,7%: in Italia sono il 30,6%. Il risultato è che l’indice di vecchiaia è addirittura del 244%, contro una media nazionale del 141%; l’indice di dipendenza è all’87,2% contro il 51,6%. Tutti dati in crescita negli ultimi cinque anni. Non per nulla abbiamo la propensione all’impresa più bassa fra tutte le province italiane. Ravidà ritiene che bisogna dare una scossa al quadro e fa questo ragionamento: non possiamo permettere l’emigrazione dei giovani. Una popolazione anziana è una popolazione bisognosa di sostegno pubblico; ma senza sviluppo economico è impensabile migliorare il welfare. Scrive Ravidà: «Nei “grandi numeri” di turisti è da prevedere, infatti, che l’accresciuta attrattività potrà ingenerare, in una aliquota di essi, la determinazione di studiare, di risiedere o di investire nella nostra Città».

Chi verrà
Interessante è l’analisi dei flussi turistici. I residenti italiani sono stati divisi per ore d’auto di distanza da Trieste: quelli che abitano al massimo ad un’ora sono 907.000. Si reputa di poterne attirare il 9%, cioè 83.500.
Quelli tra una e due ore sono 2.848.000, su cui si spera di incidere al 5%, cioè su 142.000 di loro.
Poi quelli che stanno tra le due e tre ore, pari a 2.864.000 persone. Se ne possono coinvolgere 79.000, cioè il 3%.
Infine ci sono gli italiani che abitano a quattro ore da Trieste (Milano, Bologna, Bolzano ecc.), in tutto 10.729.000. È ragionevole pensare ad uno 1,8% di interessati al Parco del Mare. Non pochi comunque: si tratta di 196.000 persone.
Agli italiani si aggiungano i residenti stranieri. Si punta al 3% dei carinziani (17.000), al 2% degli stiriani (24.000), al 2% degli sloveni (42.000), allo 0,6% dei croati (28.000).
C’è poi il turismo scolastico. L’obiettivo è il 4,4% degli studenti e scolari del Nordest (67.000) e l’1,1% di quelli del Nord-Ovest (23.500).
Si sono fatte analisi anche sui turisti presenti nel Triveneto: ogni anno si registrano 22 milioni di arrivi con una permanenza media di 4,8 giorni: si stima di raccogliere lo 0,5% di questi, pari a 110.000 unità. È auspicabile che almeno il 20% dei turisti che pernottano a Trieste (290.000) si fermi al Parco del Mare (58.000).
Ultimo obiettivo sono i 9.000.000 di transiti sulla Grande Viabilità: se almeno lo 0,8% deciderà di fare una capatina all’acquario, si tratterà comunque di 72.000 persone. Sommando tutti questi cluster di potenziali visitatori si dovrebbe raggiungere la cifra di 900.000. Letti così, i numeri sembrano verosimili.
Alcuni cenni agli incassi. Il biglietto intero sarà probabilmente di 15 €, relativo alla metà dei visitatori previsti; per i gruppi di 12 €, i bambini di 9 €, le scuole di 8 €, per un prezzo medio di 11,05 €, da incrementare di 0,50 € dal quarto al quinto anno (altri 50 centesimi dal sesto all’ottavo e 60 dal nono al decimo). Dal merchandising è previsto l’introito di 1,44 € pro capite.
Stanti questi numeri, si sono fatte delle stime sugli utili nei primi dieci anni di attività, tenendo conto anche delle spese. Con 900.000 visitatori, al decimo anno il margine operativo lordo potrà essere di 3.842.000 €; con 700.000 di 2.104.000 €. Solo arrivando alla catastrofica soglia di 500.000 biglietti staccati, si scivolerebbe a –19.000 € al decimo anno.

Verranno? Quanti decideranno di fermarsi? Il Parco del Mare è una scommessa aperta.

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48 commenti a Ravidà: si faccia il Parco del Mare ma per i privati non sarebbe un affare

  1. Marisa ha detto:

    Dunque il finanziamento DOVRA’ essere tutto pubblico. Era del tutto evidente che era già stato scritto che doveva pagare tutto Pantalone.

    Con pari ragionamento (il finanziamento non può che essere TUTTO pubblico perchè è un finanziamento che serve a risolvere i problemi di Trieste,) quanti milioni di euro di finanziamento pubblico, hanno diritto di richiedere la montagna friulana e la Slavia friulana che da decenni sono in stato di abbandono, con uno spopolamento pauroso e dove non c’è nessuna agevolazione nonostante la vita in montagna sia mediamente più costosa e disagiata che non in pianura?

    Ossia, prima del Parco del mare a Trieste, non è il caso che la Regione investa PESANTEMENTE per risolvere la gravissima situazione della montagna friulana? Montagna friulana che non gode nè di benzina agevolata, nè di Fondo per la montagna…..

  2. Marisa ha detto:

    A UDINE VOGLIAMO:
    1) IL MUSEO DI STORIA NATURALE “INTERAMENTE” FINANZIATO DALLA REGIONE

    2) LA RISTRUTTURAZIONE DEL CINEMA TEATRO ODEON “INTERAMENTE” FINANZIATO DALLA REGIONE

    3) IL CENTRO DI RICERCA LEGATO ALL’UNIVERSITA’ FRIULANA, NON HA AVUTO NEMMENO UN CENTESIMO DI FINANZIAMENTO DALLA REGIONE PER IL 2009. “E NOI CHI SEMO?”

    4) L’UNIVERSITA’ DI TRIESTE E’ SOVRAFINANZIATA DI 14 MILIONI DI EURO AD ANNO, QUELLA DI UDINE SOTTOFINANZIATA DI 12 MILIONI DI EURO AD ANNO. IL FRIULI “PRETENDE” IL RIEQUILIBRO FINANZIARIO TRA LE DUE UNIVERSITA’

    Tondo…..ci accontenti? Se a Trieste regali 45 milioni di euro per il Parco del mare, noi vogliamo 1) – 2) – 3) e 4) …..o facciamo casino!

  3. Andrea Dessardo ha detto:

    So che non basterà a placare Marisa, ma sottolineo che la cifra prevista per la regione è di 32 milioni, il resto lo metteranno Fondazione CrT e Camera di Commercio.

  4. Marisa ha detto:

    Andrea Dessardo…..e ti sembrano bruscolini 32 milioni di euro?
    Soprattutto per un investimento che si sà già che per i primi 10 anni non produrrà redddito, ossia in termini economici è già FALLIMENTARE.

    Volete il Parco del Mare? PAGATEVELO! O trovate privati disponibili ad investire in questa IMPRESA COMMERCIALE. Perchè questa è una attività commerciale…..

  5. furlàn ha detto:

    Chi ti dice che sia un’impresa commerciale?
    Marisa guarda che in provincia di Udine si sono buttati via milioni di euro per fare tante di quelle cazzate che metà basterebbero a farci vergognare. Par plasè.
    Se poi ti aspetti che tondo faccia qualcosa oltre che andare in Crimea ad allacciare rapporti commerciali con gli imprenditori del luogo a nostre spese, mi dispiace dirtelo ma sei un’illusa.

  6. pierpaolo ha detto:

    Marisa

    San Giorgio di Nogaro, 21 lug – Industria e ambiente, un’accoppiata sviluppata in maniera coordinata e sinergica nella zona dell’Aussa-Corno, dove, grazie ad un finanziamento regionale di 22,350 milioni di euro, saranno riqualificati 330mila metri quadrati destinati ad attrarre nuovi insediamenti industriali, bonificati altri 50mila metri quadrati a Porto Margreth in funzione di un nuovo ingresso e di un più ampio e moderno parcheggio per gli autoarticolati e, infine, si provvederà alla rinaturalizzazione della punta sud dell’Aussa-Corno riservata alle marine per i diportisti.

    contenta?
    adesso non rompere più però… 😉

  7. pierpaolo ha detto:

    paga pantalone eh! 🙂

  8. Marisa ha detto:

    Pierpaolo…..la bonifica dei siti inquinati o lo sviluppo industriale “sono ben altro” rispetto al Parco del Mare. Lo sviluppo industriale si fà in base a un piano economico che prevede l’insediamento di industrie che produrranno REDDITO. Nessuno si sognerebbe di inserire in un piano di sviluppo industriale un’industria che si sà già che non produrrà redditi ma SOLO costi per 10 anni! E la bonifica dei siti inquinati è un obbligo di legge. Dov’è il reddito che sarà prodotto dal Parco del mare? Non è forse scritto nella stessa relazione dell’assessore che si sà già che NUSSUN privato ci metterà un centesimo di euro perchè e già noto che sarà una operazione FALLIMENTARE sul piano economico?

    E per quanto riguarda il Porto di San Giorgio di Nogaro…..sono 10 ANNI che stanno aspettando che il canale commerciale venga dragato! Una vergogna regionale incredibile, anche perchè il canale commerciale di Monfalcone viene da sempre regolarmente dragato!

    Il problema del “Parco del mare” è che si scarica sul pubblico una iniziativa economicamente FALLIMENTARE. E si ha anche la sfacciataggine di scriverlo nella relazione?

  9. furlàn ha detto:

    Quindi tutto ciò che economicamente fallimentare non andrebbe più finanziato a cominciare dagli ospedali?
    Ma per favore! Io sarei contento se a mezz’ora, un’ora di auto da casa mia ci fosse un acquario (se è di questo che stiamo parlando) degno di questo nome.
    Sulle bonifiche poi scrivi la puttanata del giorno:

    E la bonifica dei siti inquinati è un obbligo di legge.

    si suppone che in un paese normale sia a carico di chi inquina e non a carico della collettività come il caso del consorzio tubone dimostra.

  10. Marisa ha detto:

    Furlan…..ma come fai a paragonare un ospedale al “parco del Mare”?
    Ma sâstu ce che tu disis? Dai, dai…..

  11. effebi ha detto:

    quindi riduciamo tutto al solito bisticcio tra udine e trieste ?
    “a udine vogliamo…” “…senno facciamo casino”…

    …se si fa il parco del mare a trieste allora udine “pretende” il riequilibrio finanziario delle due università !? ma che c’entra ?

    mah, già che ci siamo mettiamo al punto 5 la richiesta di trasferire a udine anche il castello di miramare (ma solo se è veramnte comprovato che procuri reddito !)

  12. furlàn ha detto:

    Marisa paragonarlo ad un ospedale no, ma ad un museo che, come il British Museum non vive di biglietti (ingresso gratuito) ma di donazioni volontarie (e forse sovvenzioni statali) e quindi è ‘economicamente fallimentare’ permettimi di farlo. Se poi mi dici che preferisci finanziare a fondo perduto le mucche del piuttosto che un’istituzione didattica o scientifica allora libera di farlo. Io preferisco un acquario a tante altre cose.

    «ogni giorno l’UE stanzia 2 dollari a sostegno di ogni singola mucca europea. Se si considera che la soglia di povertà oggi riconosciuta è di 2 dollari al giorno, è facile concludere che è preferibile nascere vacca in Europa piuttosto che uomo in Africa» (Joseph Stiglitz, Nobel per l’economia)

  13. Pierpaolo ha detto:

    Marisa

    di stupidaggini ne hai dette anche altre, il canale non viene dragato proprio per il fatto che si tratta di un sito inquinato (non puoi scavare un fondale pieno di mercurio perchè lo disperdi nell’acqua).

    Poi con i 22,5 milioni di euri si creeranno anche nuovi spazi per una marina turistica… questo no che non lo paragono con gli ospedali!

    Detto questo, mi trovo (e me ne sto preoccupando tanto) in perfetta sintonia con quanto detto da furlan: se fossi friulano sarei contento che a trieste venga fatto un parco del mare da poter visitare in un contesto turistico, come da triestino son contento che vengano spesi soldi, anche miei, per bonificare un sito inquinato piuttosto che per creare un nuovo marina a san giorgio.

  14. Luigi ha detto:

    Una cosa non capisco.

    Considerando la provenienza geografica o la residenza attuale dei consiglieri regionali del FVG, si ha che la maggioranza assoluta di questi è friulana.

    E allora chi mi sa spiegare chi ce l’avrebbe col derelitto Friuli, in regione? I friulani stessi?

    Gente avvezza a martellarsi i santissimi per permettere alle Marise di stracciarsi le vesti nei blog?

    L.

  15. brancovig ha detto:

    Divertente l’ultima osservazione di Luigi che nasconde però una triste verià

    La parte friulana spesso piange per quello che la Venezia Giulia riceve in particolare dalla regione mentre storicamente è vero l’opposto. La maggioranza in regione è friulana e questo si vede da tutti i doppioni che sono stati creati ad Udine rispetto alla Venezia Giulia. Da sedi regionali, Aree di ricerca, sedi Rai corsi di laurea ecc ecc.tutto in un senso.

    C’e’ qualcosa che esisteva ad Udine ed è stato ricreato in Venezia Giulia? Prova solo ad immaginare un percorso in senso opposto, suonerebbero le trombe del giudizio universale.

    Il famoso Porto Nogaro è al di fuori di ogni reale competizione per costi di gestione e volumi di traffici e fondali. Sta in piedi grazie a finanziamenti pubblici, confidato da amici friulani, che loro stessi non capiscono come in una regione di un milione di abitanti con altri due porti a pochi km di distanza si bruci ancora denaro pubblico in strutture che non stanno in piedi.Costerebbe di meno il pagamento da parte della regione dei trasferimenti delle merci da Monfalcone o Trieste.

    Marisa come ho già scritto in una nota precedente non mi scandalizzo se la regione finanzia degli impianti di risalita in zone della Carnia per lo sviluppo del turismo se questo genera del reditto locale.

    Cerca di essere obiettiva è la minoranza giuliana, appunto minoranza, a soffrire di più nella redistribuzione di denaro pubblico in questa regione.

  16. Marisa ha detto:

    Brancovig, qui stiamo discutendo del “Parco del mare” è non è mia intenzione “IMPEGOLARMI” in una discussione che abbia un tema diverso. Comunque permettimi di ricordarti che questa regione è formata da due componenti ben distinte: il Friuli e Trieste. Chissà poi perchè a Trieste si continua a ritenere che l’esistente a Trieste (Università, centri di ricerca, ecc.) DEVE BASTARE a tutta la regione. Una idea non solo buffa, ma pesantemente TRIESTINOCENTRICA. Solo a Trieste esiste il vocabolo “DOPPIONI” con riferimento, ovviamente, a tutto ciò che viene creato in Friuli, e che altrettanto ovviamente dal punto di vista triestino, non doveva essere creato.

    Per quanto riguarda il Porto di San Giorgio di Nogaro, è un porto che è in sofferenza ESLUSIVAMENTE perchè la POLITICA non vuole, da dieci anni a questa parte, risolvere il problema dei dragaggi del canale commerciale. Quando il canale veniva regolarmente dragato questo porto non aveva alcun problema: è infatti ottimamanete servito dalla ferrovia e buone sono le infrastrutture che lo servono. Del mancato dragaggio del canale commerciale di questo porto, ha beneficiato moltissimo, sul piano economico, il porto di Molfalcone che ha acquisito tutto il traffico che stava perdendo (a causa del bassi fondali del canale commereciale) Porto San Giorgio. Per inciso, il canale navigabile del porto di Monfalcone è dragato tutti gli anni. Quando sono state fatte l’ultima volta le analisi sullo stato di salute delle acque del “canale petroli” a Marghera (Ve), o del canale commerciale del porto di Monfalcone? E’ una domanda a cui mi piacerebbe avere una risposta.

    Vogliamo parlare del “Parco del Mare”? Questo è il tema della discussione. Farlo passare per una struttura scientifica o un museo…..è un arrampicarsi sugli specchi per giustificare il tentativo di rifilare al pubblico un progetto che è già stato riconosciuto FALLIMENTARE sul piano economico. E perchè non fate a Trieste un “parco dei divertimenti” copiando Gardaland (lago di Garda)? Pensa quanti turisti potrebbero arrivare a Trieste……

  17. Marisa ha detto:

    LUIGI, ai politici eletti in Friuli interessa SOLO la loro poltrona e questa, come ben sai, dipende dal POTERE POLITICO. Bravi a Trieste ad essere riusciti ad avere un alto potere politico che condiziona pesantemente i politici nati e eletti in Friuli, ma che del Friuli non gliene importa proprio nulla. Solo in campagna elettorale fanno tante promesse, poi una volta eletti, regolarmente svendono il Friuli per un piatto di lenticchie. In Friuli abbiamo un problema pesantissimo: siamo senza classe politica. E come ben sai, mio caro Luigi, è la POLITICA che decide cosa finanziare e dove. E Tondo è stato eletto dai triestini, non dai friulani. Triste dover constatare che l’unico partito che si dà concretamente da fare per difendere gli interessi del Friuli e risolverne i problemi, sia solo ed esclusivamente la Lega Nord…

    Comunque, non è questo il tema di cui stiamo discutendo. Il tema è il “Parco del mare”. Discutiamo di questo.

  18. furlàn ha detto:

    75 anni di industrializzazione della bassa friulana e devono ancora spiegarmi cosa hanno portato di buono oltre a veleni e tassi di tumori tra i più alti d’Italia. Mi piacerebbe saperlo da quelli che distribuiscono milioni di euro per ‘bonificare’ quello che industriali con le pezze al culo hanno prodotto con il tipico atteggiamento dei saccheggiatori di italica memoria. Prendi i soldi e scappa. Dove adesso c’è Marcegaglia e domani San Galli ieri c’erano altri capitani coraggiosi che hanno devastato la laguna in ogni centimetro quadrato.
    Grazie di cuore signori. Il Friuli degli autonomismi e del ‘fasìn di besòi’ ringrazia, tanto noi abbiamo il Pirona che ci ritornerà la dignità perduta.
    Io ho capito solo che tra la prospettiva di morire di fame (forse) e quella di morire avvelenato ma con il SUV in garage e il decoder Sky in salotto preferisco di gran lunga la prima.

  19. Marisa ha detto:

    Furlan….la tua analisi è buona per “QUALSIASI” zona industriale dello Stato italiano, compreso il territorio del Comune di Trieste che mi risulta avere “qualche” problema di inquinamento (leggi Barcola, la Ferriera, ecc.). Ti consiglio una visita a Marghera (VE)…..

  20. pierpaolo ha detto:

    Marisa

    A parte il fatto che barcola non c’entra un fico secco, l’inquinamento del terreno è dovuto al fatto che quello è un terrapieno costruito con materiale da riporto..

    Per la Ferriera mi trovi ovviamente d’accordo, il punto è che la proprietà accetta di andarsene soltanto se non deve accollarsi l’onere della bonifica e sinceramente preferisco pagare e non vedere più quel mostro che tenermi i soldi assieme ai “profumi” della cokeria.

    Ma non capisco dove vuoi andare a parare.
    Qual’è il problema? che si spendano soldi per un acquario o che si spendano per trieste?

    Perchè se il tuo problema è che si spendano per trieste, discorso chiuso, non esiste solo udine.

    Se il problema è che non si debbano spendere soldi per l’acquario ci possiamo mettere a discutere sulle ricadute economiche che potrebbe avere se ben fatto e su quanto sia diverso rispetto a quello di genova.

  21. Marisa ha detto:

    PIERPAOLO…..se il progetto fosse proposto da Udine, avrei la stessa posizione: E’ UN PROGETTO FALLIMENTARE ( e anche lo si scrive senza alcuna vergogna nella relazione dell’assessore!)il cui costo viene scaricato sull’intera collettività. Sono partiti dicendo 1/3 finanziamenti pubblici e 2/3 finanziamenti privati, per poi, dato che il progetto è FALLIMENTARE e almeno per 10 anni non produrrà reddito per cui NESSUN privato ci metterà un euro….ora siano al 100% a finanziamento pubblico.

    Solo a titolo di paragone: recentemente la giunta regionale ha finanziato (???) la costruzione del nuovo museo di storia naturale di Udine con 500 mila euro all’anno per dieci anni, pari a un finanziamento DECENNALE di 5 milioni (finanziamento per altro concesso STORNANDO un precedente finanziamento regionale già concesso nel 2007 – spero la data sia giusta – a favore del teatro udinese “Odeon”). Peccato che il progetto intero costi circa 25 milioni di euro e 5 milioni (in 10 anni!) siano una barzelletta. E la differenza? C…i del Comune di Udine!

    A questo punto direi che la Regione non può proprio finanziare al 100% un progetto FALLIMENTARE come il “Parco del Mare”! O no?

  22. furlàn ha detto:

    Marisa di solito però i disagi procurati ad una popolazione per l’installazione di industrie altamente impattanti sull’ambiente (e quindi sulla salute) porta anche a delle compensazioni in altri termini: se mi pianti un polo chimico dietro casa ci si aspetta che mi costruisci anche una piscina comunale oppure un teatro, una biblioteca eccetera.
    Dove sono tutte queste compensazioni? Le fogne (il tubone) che doveva servire alla snia-caffaro se la stanno pagando i cittadini con bollette per servizi che non hanno mai avuto. La zona industriale aussa corno è una bomba ambientale mai disinnescata. Cosa hanno avuto a san giorgio e nei comuni limitrofi per questo ‘regalino’? Se valesse la teoria della compensazione dei disagi ambientali vivremmo nella valle dell’eden. Ma così non è.
    A Trieste riescono ad ottenere di più solo perchè sono più bravi dei friulani a chiedere.
    E non dirmi che dove può Di Piazza non può Tondo.

  23. Marisa ha detto:

    FURLAN,
    in Friuli si rifiutano le compensazioni perchè non vogliamo barattare l’industria inquinante o il disastro ambientale (TAV, eletrodotto aereo con piloni alti 60 metri, ecc. ) con marciapiedi, piscine o palestre. Nessun baratto ma tanti Comitati di base con tanta gente che si contrappone alla “politica regionale” che ha purtroppo sposato la lobby del cemento e degli industriali. Nel caso dell’eletrodotto aereo della TERNA che la POLITICA REGIONALE “vuole” imporre nella bassa friulana, le compensazioni “sono state RIFIUTATE” a furor di popolo. Non so se hai seguito il recentissimo caso di Pontebba e Tarcento dove si volevano “imporre” due centrali a biomosse enormi e del tutto esagerate. La “politica” con la “P” minuscola è stata fermata da popolazioni inferocite, riunite in un comitato super-determinato, che hanno detto NO a bollette ridotte e altri benefici. A Trieste siete “così furbi” da richiedere ed accettare compensazioni? E’ una scelta che il Friuli rifiuta da tempo e con cui concordo pienamente.

    Rifiutare compensazioni e contrapporre alla “politica” comitati con le contro-balle, è un qualcosa che in Friuli facciamo da tempo e anche molto bene. Trieste mi pare invece dorma e della grossa sotto questo punto di vista. Dov’è il neonato Comitato triestino contro la TAV? Dov’è il Comitato triestino contro il rigassificatore? Su quest’ultimo vi hanno promesso riduzioni sulle bollette, e tanto vi basta?

    Ma il tema di questo POST è il Parco del Mare. Vogliamo parlare di questo? Un acquario come quello di Genova non ha nulla a che spartire con le istituzioni scientifiche o didattiche, o un museo. Per le scolaresche basta e avanza la proiezione di interessanti filmati didattici. E lo studio scientifico sui pesci si fà nel loro habitat naturale, non certo in una vasca/parco dei divertimenti. E i musei sono ben “altro”. Il “Parco del mare” è una attività produttiva come tante. E quindi va valutato in base al parametro REDDITO. E nella stessa relazione dell’Assessore della Giunta comunale di Trieste, è chiaramente scritto che sotto questo profilo è una attività produttiva fallimentare (non produce reddito e di conseguenza il privato investitore non ci metterà un centesimo).

    Personalmente ritengo che Trieste dovrebbe invece sviluppare la nautica da diporto, anche se forse ormai ha perso il treno. Ricordo che quando a causa della guerra in corso, i turisti fuggivano dalla Croazia, e non sapevano dove portare le loro barche, a Trieste fu offerta la possibilità A TITOLO GRATUITO di costruire un grande marina: il progetto fu rifiutato da Trieste e queste barche si spalmarono nelle marine di tutto l’alto Adriatico.
    E ora, per calcolo elettorale (futura elezione del sindaco che sostituirà Di Piazza…) ci si inventa un fallimento annunciato: il Parco del mare!

    PIERPAOLO
    mi ha ricordato che la regione ha appena finanziato il “CONSORZIO INDUSTRIALE” di San Giorgio di Nogaro. E quindi debbo starmene buona e zitta. Paragonare il finanziamento dei Consorzi industriali (ovunque siano essi collocati in regione) con il Parco del Mare……mi sembra semplicemente ridicolo! Il settore industriale è in difficoltà e ci sono tante aziende con i dipendenti in cassa integrazione; mi pare quindi una scelta istituzionale obbligata quella di investire denaro pubblico nei consorzi industriali. Ripeto, ovunque siano essi collocati, inclusa la provincia di Trieste.

  24. effebi ha detto:

    e se iniziassimo a ragionare come friulivanaziagiuliani, cittadini di una stessa regione !? e se dimenticassimo il “noi friulani…voi triestini” (e viceversa) !?
    il FVDG ha meno abitanti di milano – tra UD e TS ci sono 80 KM, meno di un ora di macchina (che il milanese standard se la cucca ogni giorno solo per comperare il pane)

    il parco del mare può servire a portare un maggiore flusso turistico in regione ? può essere, abbinato ad altre realtà regionali, può esere un nuovo momento di interesse turistico ?
    il progetto immaginato non va bene ? si diano indicazioni per migliorarlo, non per affossarlo, o per pretendere altre cose in “cambio” (pezo el tacon del buso… se per una cosa fatta male ne chiediamo un altra… o no ?)

  25. lànfur ha detto:

    Marisa dici una cosa e due righe sotto la smentisci: prima affermi che a Trieste accettano di tutto di più e poi fai l’esempio della marina da diporto bloccata per non si sa quale motivo (gli ambientalisti triestini troppo influenti?).
    Le compensazioni bisogna saperle chiedere e le bombe ambientali sulla laguna sono lì a dimostrarlo con buona pace dei tuoi proclami.
    Se poi credi veramente che gli elettrodotti si possano interrare e un colosso come Enel lo farà perchè glielo chiedono quelli del ‘Friuli rurale’. Beh! Buona fortuna.
    Ma tu pensi veramente che un industriale possa investire là dove deve aggiungerne almeno altrettanti per compensare le popolazioni per il disagio? Capisci a ‘mme!

  26. Marisa ha detto:

    I “friulgiuliani” NON ESISTONO!

  27. Marisa ha detto:

    EFFEBI,

    il “Parco del Mare” è una iniziativa produttiva triestina pensata per Trieste da una parte del mondo politico triestino. Stop. Evitiamo per favore di farla diventare “di interesse regionale”. Di regionale nel caso del “Parco del Mare” ci sarebbero solo i debiti da ripianare e il capitale iniziale per crearne la struttura.

    L’acquario di Genova non riesce neppure a portare i turisti a bere un caffè nel centro storico di Genova o a una qualche mostra genovese di alto livello culturale (tanto per fare un esempio) e tu parli di un “parco del mare” triestino che potrebbe portare turisti anche in altre località della regione? Ma dai!

    La collaborazione tra territori o città, è una cosa ovvia ogni qualvolta c’è il RECIPROCO interesse. Poco importa se questi territori o città fanno parte della stessa regione AMMINISTRATIVA o sono lontanissimi sul piano geografico. L’università di Udine, tanto per fare un piccolissimo esempio, ha rapporti di collaborazione con università straniere e corsi di laurea riconosciuti anche all’estero. E i centri scientifici triestini non fanno lo stesso, creando rapporti di collaborazione con la regione Calabria o fuori dello Stato italiano? Il Friuli e Trieste, collaborano tra di loro ogni qualvolta la cosa è di reciproco interesse: ed è giusto sia così! O no? E nel caso del “Parco del Mare”, mi ripeto, di interesse regionale ci sono solo montagne di denaro pubblico da investire in una attività produttiva che si sà già fallimentare ( lo ha scritto anche l’assessore al comune di Trieste!).

  28. Luigi ha detto:

    Marisa ha una soluzione per l’economia triestina: investire i soldi in Friuli. E’ sicuramente un’ottima idea.

    Purtroppo, nell’acme della polemica pro-Friuli che tanto l’anima racconta anche una cosa non vera. Lei dice che sono stati i triestini a votare Tondo, e non i friulani.

    Ebbene: alle regionali del 2008 a Trieste Tondo ha avuto 71.548 voti (Illy 73.182), a Gorizia 42.548 (Illy 47.758), a Pordenone 110.335 (Illy 77.738), a Tolmezzo (circoscrizione elettorale) Tondo ha avuto 26.308 voti (Illy 23.952), mentre a Udine Tondo ha avuto 158.691 voti (Illy 128.434).

    Quindi Tondo se lo sono palesemente votato i friulani, mentre triestini e goriziani hanno dato la maggioranza a Illy.

    Di conseguenza, questa regione-matrigna che tanto favorirebbe Trieste rispetto al Friuli e formata a maggioranza da friulani votati da friulani.

    Sempre di conseguenza, questo mega-parco marino se sarà finanziato dalla regione sarà votato a maggioranza da friulani. Questo perché – come lei suggerisce – “i triestini sono più bravi dei friulani a chiedere”. Evidentemente allora i friulani sono più bravi dei triestini a dare, dare, dare.

    Riguardo poi alla domanda che lei pone, e cioè “Quando sono state fatte l’ultima volta le analisi sullo stato di salute delle acque del “canale petroli” a Marghera (Ve)”, ho il piacere di informarla che un ufficio apposito del Magistrato alle Acque non fa altro lavoro che questo, tutto l’anno. Esiste una rete di rilevatori fissi chiamata SAMAMET, che misura quotidianamente sette parametri: temperatura, salinità, ossigeno disciolto, pH, clorofilla “a”, torbidità e battente d’acqua.

    Mi permetto infine di segnalare che il “canale dei petroli” è semplicemente un canale di transito delle navi che entrano in laguna dalla bocca di porto di Malamocco diretti a Marghera, e quindi non è assolutamente uno dei “classici” luoghi d’inquinamento, questi ultimi essendo ovviamente i luoghi di smistamento delle acque reflue delle lavorazioni industriali.

    Detto questo, io dico che sono andato tre volte a Genova, tutte e tre le volte principalmente per vedere l’acquario con i miei figli. Ovviamente mi sono fermato a dormire in città, vista la lunghezza del viaggio. A Trieste ci verrei probabilmente in giornata, ma sicuramente anche qui mi ci fermerei almeno un paio di giorni: ho gia fatto tre volte il turista a Trieste (dove lavoro per qualche giorno al mese) per tre giorni anche senza il parco acquatico, a maggior ragione lo farei se volessi venire a visitare quest’installazione.

    Luigi

  29. lànfur ha detto:

    Luigi la frase “i triestini sono più bravi dei friulani a chiedere”
    l’ho detta io per far capire a Marisa che le cose stanno evidentemente così dal momento che lei si lamenta sempre. Era una constatazione sarcastica (nei confronti di Marisa) su un dato di fatto.
    Sulle elezioni a Trieste-comune Tondo ha preso 63107 contro 61316 voti. Verrebbe da dire che se neanche i triestini votano per Illy, non si può pretendere che lo facciano gli udinesi (Illy 30314 vs. Tondo 29549).
    Quindi seppelliamo definitivamente queste stupidaggini campanilistiche per favore. Ci manca solo di alimentare altre stupide argomentazioni.

  30. Luigi ha detto:

    Hai ragione: ho confuso le citazioni e chiedo scusa a te e alla pasionaria Marisa.

    Ho notato che il comune più “tondiano” di tutti è stato quello di Brugnera (PN), 4.308 voti (76,74%) contro 1.306 per Illy (23,26%). Invece i più “illyani” sono stati gli abitanti di Monrupino (TS): 447 (76,41%) contro 138 (23,59%).

    Comunque sia, per tornare a bomba leggo che l’acquario di Lisbona rende fior di quattrini a sé e a chi ci ha investito sopra, dando lavoro direttamente o indirettamente a 130 persone. Credo nessuno possa dubitare sull’enorme successo di quello Genova, che invece impiega direttamente o indirettamente 220 persone.

    Non ho ancora capito bene perché non dovrebbe funzionare l’acquario di Trieste, o meglio: non ho capito bene perché le stime di 900.000 visitatori annui – che reggerebbero più che adeguatamente tutta la baracca – debbano considerarsi una chimera.

    L.

  31. lànfur ha detto:

    Luigi sono d’accordo con te. Ma qualcuno non vuole capire o fa finta di non capire che un acquario dà lavoro, non inquina e può essere anche istruttivo. La scuola di pensiero dominante vorrebbe farci credere che è meglio investire fior di milioni per attrarre industrie inquinanti ed economicamente (quelle sì) fallimentari che danno lavoro a qualche centinaio di persone.

  32. Marisa ha detto:

    Se il Parco del mare, almeno secondo l’opinione di Luigi e Lànfur, avrà una redditività così alta, com’è che gli imprenditori PRIVATI si sono TUTTI ritirati e lo stesso assessore afferma che lui stesso non ci metterebbe un euro come privato? “Che la scuola di pensiero dominante” sia meglio informata di Luigi e Lànfur? O forse Luigi e Lànfur si sono così innamorati dell’idea del “Parco del mare” di non riuscire ad analizzare in maniera distaccata tutta la problematica?

  33. Luigi ha detto:

    L’assessore non ha detto semplicemente che lui non ci metterebbe un euro, ma che secondo la classica logica da bancario (logica che conosco perfettamente) non avrebbe finanziato l’opera, giacché non si tratta di un investimento immediatamente redditizio.

    Ma come dimostrano altre esperienze, non è un’opera non redditizia “a priori”.

    D’altro canto, si vuole un investimento immediatamente redditizio in una città come Trieste? Se fossimo nella mia Venezia la risposta mi verrebbe spontanea: si costruisca un altro albergo! Solo che qui a Venezia c’è il problema di gestire un flusso immenso di persone che strozza la città, per cui sarebbe una bestemmia usare il denaro pubblico per aprire alberghi, mentre a Trieste che proporresti tu? Qual è l’investimento “immediatamente redditizio” a Trieste che renderebbe la nostra Marisa felice?

    L’hai detto sopra dove vorresti fossero indirizzate le risorse: “nella montagna friulana e nella Slavia friulana”.

    Assolutamente d’accordo con te, per carità: ma che c’entra con Trieste tutto ciò? E infine: quale banca secondo te investirebbe i suoi soldi nella riqualificazione della montagna friulana e della Slavia friulana (ma una volta non si chiamava Slavia veneta – Beneška Slovenija?). Te lo dico io: nessuna, perché l’investimento non sarebbe redditizio né immediatamente, né in tempi lunghi.

    Ma come ben si sa, gli investimenti pubblici devono sottostare a logiche difformi, puntanto al bene collettivo e non alla “redditività immediata”.

    Se poi c’è pure una prospettiva di “redditività a medio termine”, come pare il caso del Parco del Mare di Trieste, qual è il problema?

    Ripeto la domanda che ho fatto prima: il numero di 900.000 visitatori per il break-even del Parco è una balla o no? Ed è palesemente irraggiungibile o no?

    L.

  34. Luigi ha detto:

    Posso aggiungere poi una cosa?

    Come fa a lamentarsi della spesa pubblica una regione come il FVG, che secondo i dati più recenti (2006) è assieme a Liguria, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige una di quelle del nord che riceve più soldi di quanti ne dà (696 milioni di Euro di avanzo), spendendone pro capite quasi il 50% in più del Veneto (15.885 Euro contro 10.612), il tutto all’interno di un desolante quadro nazionale per cui sette regioni (nell’ordine Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Lazio e Marche) danno in pratica soldi a tutte le altre?

    Provate ad immaginare se tutte le regioni godessero delle stesse regole. Il dato è stato elaborato da Unioncamere e dal Consiglio Regionale del Veneto: il budget di spesa di questa regione avrebbe un’impennata di oltre il 100%, e la Lombardia diventerebbe una delle regioni più ricche d’Europa. Al sud imperverserebbe la miseria nera, e il FVG riceverebbe una bella sforbiciata.

    Alla faccia del Parco del Mare.

    L.

  35. brancovig ha detto:

    Giusta osservazione
    Questo è il vantaggio dello statuto speciale anche se non così speciale come altre (ad esempio la Sicilia e le regionie trentino o la regione alto-adige)

    Ci sono le ragioni storiche della Venezia Giulia persa dalla guerra fascista, l’esodo e tutto il resto, il corridoio di Trieste (la provincia di Trieste).

    Bisognerebbe ricordarglierlo a Marisa ad ai mangiagiliani che il Friuli ha ampiamente goduto della specialità (schei) che gli deriva dalla Venezia-Giulia (il vero motivo della specialità) ed invece siamo continuamente aggrediti.

    vedremo con il federalismo cosa succederà ….?

    Devo anche dire che comunque nel complesso la regione ha ben utilizzato le risorse della specialità, non dimentichiamoci che molte regioni del SUD sono ancora ad obbiettivo 1 per i fondi comunitari … ma non vorrei passare per leghista.

  36. Marisa ha detto:

    ..veramente l’autonomia speciale è stata concessa al Friuli dalla Costituente nel 1946 quando Trieste non sapeva ancora quale sarebbe stato il suo destino….

    Ma si sa che il revisiosismo storico è senza limiti “costituzionali”!

  37. effebi ha detto:

    beh qualcosa si immaginava…,

    in ogni caso ritorno sul concetto del
    “friuliveneziagiuliani” (non solo “friulgiuliani” come mi ha sforbiciato marisa).
    anche alla luce degli interventi precedenti (compresi quelli di marisa) mi sembra che o cominciamo a riaggregarci o questo continuo frammentarci ci spazzerà via (friulani, giuliani, bisiacchi, istriani…)

    @marisa – a genova l’acquario non è capace di portare i turisti a bere un caffè in centro storico ? mi sembra un forzatura, credo che i turisti che arrivano a genova e visitano l’acquario probabilmente dormono in qualche albergo e magari oltre all’acquario un giretto da qualche altra parte (genova e liguria) se lo faranno… o no !? o dobbiamo credere che visti due pesci e mangiato un panino al sacco se ne tornano a casa ?

    credo che si debba riconoscere che se è vero che il solo parco del mare poco può risolvere è vero anche che più l’offerta è varia e un maggior numero di visitatori la regione “friuliveneziagiuliana” potrà attrarre. o passa questo concetto o mettiamo allora tutto in discussione, iniziando dal mittelfest…. eh

    tutto fa brodo…tutto fa brodo…

  38. brancovig ha detto:

    Marisa ti rispondo più che altro per gli altri lettori della Bora poichè il tuo fanatismo friulano ti acceca e stravolge tra un po’ scriverai che i primi astronuati che posero il loro piede sulla luna erano friulani

    Ma vediamo di dare le giuste informazioni storiche

    Il 13 dicembre 1947 nella seduta pomeridiana della seconda sottocommissione della Commissione per la Costituzione , il presidente Mauro Gennari legge il testo definitivo dell’articolo 22: Le Regioni sono: Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli, Liguria, Emilia-Appenninica , Emilia e Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzi, Molise, Campania, Puglia, Salento , Lucania, Calabria, Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, ma il Testo coordinato dal Comitato di redazione prima della votazione finale in Assemblea e distribuito ai Deputati il 20 dicembre 1947 recitava: Art. 131. Sono costituite le seguenti Regioni: Piemonte; Valle d’Aosta; Lombardia; Trentino-Alto Adige; Veneto; Friuli-Venezia Giulia; Liguria; Emilia-Romagna; Toscana; Umbria; Marche; Lazio; Abruzzi-Molise; Campania; Puglia; Basilicata; Calabria; Sicilia; Sardegna.

    Quindi dalla bozza scompaiono il Salento e l’Emilia Appenninica ( Lunezia ), il Friuli viene rinominato in Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo e Molise vengono accorpati. Solo nel 1963 il Molise otterrà l’ autonomia . (ref. Wapedia – Wiki)

    Autonomia o regione a statuto speciale nel 1963
    Lo Stato italiano decise, nel 1963, di unire la parte del Territorio Libero di Trieste, assegnato all’Italia, al Friuli, formato all’epoca dalle sole province di Udine e Gorizia (la Provincia di Pordenone sarà istituita solo nel 1968 per distacco dalla Provincia di Udine), fornendo anche una certa autonomia alla nuova regione, che, oltretutto, era situata in prossimità della celebre Cortina di ferro. (Ref. wiki)

    Intervento di persone certamente molto più informate di me
    sulle ragioni della specialità

    “Della presenza di minoranze linguistiche si era ragionato alla Costituente prima della ratifica del Trattato di pace e del conseguente, pesante ridimensionamento della Regione Giulia, ma successivamente il discorso era stato abbandonato, e quando lo Statuto regionale era stato adottato nel 1963, dopo un quindicennio, il riconoscimento dell’autonomia differenziata venne fatto risalire alle peculiarità socio – economiche di un’area geografica collocata al confine orientale del Paese e, però, destinata – proprio per questa sua collocazione – a trovare una nuova integrazione aldilà delle esistenti differenze territoriali.”

    tratto da un articolo di Sergio Bartole

    Marisa ringrazia la Venezia Giulia

  39. Marisa ha detto:

    E allora visto che scrivo cazzate, precisiamo meglio per i lettori di questo BLOG:

    L’autonomia speciale non è stata concessa alla regione Friuli – Venezia Giulia nel 1963 quando fu approvato lo statuto di autonomia speciale (come pare voler farci credere Brancovig nel commento precedente!), ma con l’art. 116 della Costituzione italiana emanata il 17 dicembre 1947.

    art. 116 della Costituzione (emanata il 17 dicembre 1947): “Alla Sicilia, alla Sardegna, al Trentino – Alto Adige, al FRIULI – VENEZIA GIULIA, e alla Valle d’Aosta sono attribuite forme e condizioni particolari di autonomia, secondo STATUTI SPECIALI adottati con leggi costituzionali (138, X)”

    In questo articolo della Costituzione, nel 1947, sono elencate le REGIONI AD AUTONOMIA SPECIALE. Alla Costituente, nel 1946, l’autonomia speciale per la Regione Friuli era stata richiesta e ottenuta dal senatore friulano Tiziano Tessitori, per la sua particolarità storica e la situazione di gravissimo arretramente economico. Successivamente – Fausto Pecorari (eletto nella Circoscrizione di Udine perchè Trieste non partecipava alle elezioni politiche) – richiese alla Costituente che il nome della regione fosse modificato da “Friuli” in ” Regione Giulio-Friulana e Zara”. E ciò per dare un segnale a livello internazionale, che l’Italia non intendeva rinunciare prematuramente ai territori conquistati nel 1918 ( all’epoca della richiesta di Pecorari alla Costituente, non era ancora stato stipulato il trattato di pace del 10 febbraio 19479). Intervenne Tiziano Tessitori proponendo il nome “Friuli – Venezia Giulia”. E questo fu poi il nome con cui la regione sarà indicata – nel testo della Costituzione poi approvato nel 1947 – all’art. 116. UNA REGIONE AD AUTONOMIA SPECIALE.

    Successivamente il senatore Tiziano Tessitori subì un attentato. A memoria, fu fatta esplodere la sua auto. Questo attentato, unito alle polemiche iper-patriottiche italianissime, fu la molla che determinò il titolo X della Costituzione ove si trova scritto: “Alla regione del Friuli – Venezia Giulia, di cui all’articolo 116, si applicano PROVVISORIAMENTE le norme generali del Titolo V della parte seconda, ferma restando la tutela delle minoranze linguistiche in conformità con l’articolo 6 (I)”.

    L’autonomia speciale era stata richiesta e ottenuta dal Friuli per il Friuli (a richiederla e ottenerla fu il senatore Tiziano Tessitori), poi l’iper-nazionalismo patriottardo italiano che vedeva slavo-comunisti ovunque e Tito arrivare fino oltre il Piave (fiume sacro alla Patria!) – rimandò la costituzione della regione Friuli – Venezia Giulia in attesa che i confini fossero definiti. Per gli “italianissimi” la costituzione di questa regione era una “minaccia all’unità nazionale”, una porta aperta agli slavo-comunisti e a Tito. E se ne rimandò l’istituzione con il titolo X della Costituzione.

    Ma la concessione dell’autonomia speciale al FRIULI – VENEZIA GIULIA è datata 1947 – art. 116 della Costituzione italiana. Allora Trieste non era ancora Italia e non era ben chiaro quale sarebbe stato il suo futuro. Ma chi per oltre 20 anni portò avanti la richiesta di una autonomia speciale per il Friuli e alla fine riuscì ad ottenerla, fu il movimento autonomista friulano di cui il senatore Tiziano Tessitori faceva parte.

    Bibliografia? I tanti libri sul senatore Tiziano Tessitori (con annessa documentazione) e i tre volumi “FRIULI regione mai nata – 20 anni di lotte per l’autonomia 1945-1964″” del prof. Gianfranco D’Aronco – editore Marco de Agostini – strapieni di documenti.

    BRANCOVIG ringrazia il Friuli, il Movimento autonomista friulano e il senatore TIZIANO TESSITORI. E per i tuoi commenti non consultare Wikipedia, ma informati meglio e con più cura.

    Marisa

  40. Marisa ha detto:

    Ho copiato sbagliato dalla Costituzione – ultima pagina. Era scritto in piccolo e un 2 e diventato per errore un 1.

    “La Costituzione, munita del sigillo dello Stato, sarà inserità nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica. La Costituzione dovrà essere fedelmente osservata come Legge fondamentale della Repubblica da tutti i cittadini e dagli organi dello Stato.
    Data a Roma, addì 27 dicembre 1947 – ENRICO DE NICOLA ”

    Per errore di trascrizione ho scritto “17 dicembre 1947” anzichè “27 dicembre 1947”. Non cambia nulla visto che Trieste è ritornata all’Italia nel 1954 e nel 1947 non si sapeva ancora che fine avrebbe fatto, ma mi sembra corretto indicare la data esatta.

  41. brancovig ha detto:

    Ai testi di parte, dei friulansti preferisco wiki

    e nel mio reply precedente c’era una testo del prof. Sergio Bartole che non hai minimamente preso in considerazione te le riscrivo con poche speranze ma di nuovo per i lettori

    “il professor Sergio Bartole ha prospettato una più fondata lettura delle ragioni dell’adozione dello Statuto sottolineando come l’origine della specialità vada ricercata in una singolare corresponsabilità della regione nella gestione dell’economia. Si trattava, infatti, di mettere insieme un Friuli allora poverissimo ed afflitto dall’emigrazione con quel che restava della Venezia Giulia, ossia con le due province «mutilate» dalla guerra: Trieste e Gorizia. Della presenza di minoranze linguistiche si era ragionato alla Costituente prima della ratifica del trattato di pace e del conseguente, pesante ridimensionamento della regione Giulia, ma successivamente il discorso era stato abbandonato e quando lo statuto regionale venne adottato nel 1963, dopo un quindicennio e in un quadro politico e internazionale diverso da quello in cui operò l’Assemblea costituente, il riconoscimento dell’autonomia differenziata venne fatto risalire alle peculiarità socio-economiche di un’area geografica collocata al confine orientale del Paese e però destinata, proprio per questa sua collocazione, a trovare una nuova integrazione al di là delle differenze territoriali.”

    altro passo non mio
    “L’impianto originario, invece, venne recepito negli Statuti delle Regioni ad “Autonomia Speciale”. Il 26 febbraio del 1948, infatti, lo Statuto siciliano ebbe l’imprimatur della Legge Costituzionale n. 2/1948, mentre quelli delle regioni Sardegna, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige vennero approvati, sempre nella stessa data, con le Leggi Costituzionali nn. 3, 4 e 5. Per quanto riguarda, invece, lo Statuto del Friuli-Venezia Giulia se ne rimandò l’adozione, dati i delicati eventi di politica internazionale in corso sul complesso problema delle frontiere orientali e dei rapporti italo-iugoslavi. La questione sarebbe stata risolta soltanto nel 1963 con la Legge Costituzionale n. 1 del 31 gennaio.”

    se vuoi autoconvincerti libera di farlo io sono per la verità

    Se come tu dici la motivazione dell’autonomia fosse stata richiesta e ottenuta dal senatore friulano Tiziano Tessitori, per la sua particolarità storica e la situazione di gravissimo arretramente economico.

    Quante regioni italiane nel 1946 erano in peggiori codizioni del Friuli? Pensa solo a tutto il Sud: La Calabria la Basilicata ecc ecc. Sicurmante non era una motivazione sufficiente.

    Una cosa sono i desiderata altra la realtà.

    Cara Marisa ti ripeto ringrazia la venezia giulia e non essere ombelicale nelle tue fonti

    Comunque visto che non si può ragionare con te questa sarà la mia ultima risposta perchè non ho tempo da perdere

  42. Andrea Dessardo ha detto:

    Mi scuso per il ritardo della risposta, che forse ha dato sponda a questa inopportuna deriva. Non avevo la possibilità di connessione ad Internet per cinque giorni.
    La stima di 900.000 visitatori annui per il Parco del Mare è fatta sulle cifre riportate nell’articolo: è una stima sul medio periodo, infatti si punta, nel primo anno, a superare il milione, per poi scendere via via ai 900.000 del decimo (con un picco intermedio attorno al quinto anno, per il quale, presumo, sia già previsto un rilancio della struttura). La cifra di 900.000 dovrebbe rappresentare il “trend” normale.
    Tuttavia, sono stati elaborati dei modelli più prudenti, con 700.000 e 500.000 visitatori. Sono con mezzo milione di ingressi, si andrebbe in passivo.

    Rimarco poi quanto detto da Luigi, col quale mi sono trovato d’accordo su più punti. L’assessore ha semplicemente detto che per un privato investre su un progetto così costoso non è immediatamente conveniente: oltre ai costi, vi sono anche delle rigidità su cui gli imprenditori non possono intervenire. Ricordiamo che la vita media di un’impresa è la metà di quella umana: per cui chi mette i soldi li vuole indietro subito e molti di più di quelli inizialmente spesi.

    E ora prego chi volesse eventualmente intervenire, di attenersi al tema.
    Mandi! (chi vuol capire capisca)

  43. effebi ha detto:

    dunque 900.000 visitatori all’anno che, oltre al biglietto per il parco del mare, andranno a spendere qualche altro euro in giro per la città e per la regione (a prescindere dai motivi per cui la stessa regione ha ottenuto lo statuto speciale)

  44. enrico maria milic ha detto:

    Andrea, ottima puntualizzazione, grazie.

    Continuo a pensare però che 900 mila visitatori (la cifra che ci permette di andare in pareggio) sia moooolto ottimistica. E i soldi persi in scenari non così ottimistici, ricadranno per anni sulla collettività. Preferirei spenderli in altro (energie rinnovabili; sostegno a imprese dell’innovazione, nel terziario avanzato; e se dobbiamo pensare al turismo, come diceva Julius Franzot altrove su questo blog, preferirei a un miglioramento delle strutture balneari e alla creazione di nuove spiagge, ove possibile).

  45. arlon ha detto:

    Mi preoccupa il fatto che a Trieste di quell’ “altro” descritto da emm (energie rinnovabili; sostegno a imprese dell’innovazione, nel terziario avanzato, etc) si parli poco o niente, almeno a livello politico.

    Questi temi e il parco del mare dovrebbero essere sviluppati contemporaneamente; a volte ho l’impressione che pur di fare bella figura con l’elettorato ci si dimentichi delle proporzioni reali tra i vari fattori di sviluppo nell’economia locale.

  46. Luigi ha detto:

    Grazie Andrea.

    Però mettiamo giù un paio di numeri.

    Si dice: 900.000 visitatori per andare in pareggio.

    Vedo che la “visita secca” all’acquario di Genova costa più o meno 20 Euro (adulto 21,00, da 2 a 12 anni 13,00, ridotto 20,00). Ho scritto “visita secca” perché si possono scegliere dieci tipologie di biglietti. Per dirne una: “una notte con gli squali” (visita notturna all’acquario con pernottamento di fronte alla vasca degli squali) costa 70,00 Euro. Ma calcoliamo che i visitatori vengano a Trieste solo a vedere l’acquario e non sgancino un euro in più per nessuno (e i panini se li portano da casa, tiè!).

    Se fosse vero che per andare in pareggio il parco marino dovrebbe “pompare” 900.000 visitatori all’anno, allora vorrebbe dire che il costo di gestione annuo complessivo di tutta la struttura sarebbe di 18 milioni di Euro annui. Immagino che in questo conteggio ci sia anche il costo finanziario (eventuali esposizioni con banche, eccetera eccetera).

    Calcolando che l’acquario di Genova ha circa 100 dipendenti diretti, e ipotizzando un costo medio per addetto (allarghiamoci un po’) di 30.000 Euro annui, dovremmo avere un totale costi per il personale di 3.000.000 di Euro. Mettiamoci pure un costo fisso per innovazioni annuali di 2/3 milioni di Euro, arriviamo a un totale di 5/6 milioni di Euro. Quindi le altre spese di gestione (illuminazione, impianti di riscaldamento o refrigerazione eccetera eccetera) arriverebbero a 12/13 milioni di Euro annui? Non sono un po’ tanti?

    Chi mi sa dire come è prevista la divisione della torta? Com’è che si arriva a quantificare 900.000 visitatori per il pareggio di bilancio?

    Luigi

  47. Bibliotopa ha detto:

    Il Parco del Mare in **Carinzia** ?????

  48. abc ha detto:

    Fatto bene a metterlo in Carinzia.

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