10 Ottobre 2014

A piedi da Londra a Trieste: Cambrai – Peronne – Sant Quentine

el sunto Continuano le puntate del diario del viaggio a piedi da Londra a Trieste di Nicolò Giraldi

A piedi da Londra a Trieste: dove eravamo rimasti

Cambrai, Cambrai, Cambrai La sera la passo con una coppia di chimici che mi ospitano e che hanno organizzato una cena per stare tutti assieme. La stanchezza si fa sentire. La giornata da Arras è stata molto lunga e non mi son neanche accorto di quanto tempo sia effettivamente passato.

Voglio dire, da quant’è che sono in viaggio? Due settimane? Forse meno, no, no, ci sono, son estate due settimane. E anche se lo fossero? Che importanza avrebbe?

Nessuna, quando si è in viaggio, l’unica cosa che conta è viaggiare. Il tempo diventa una parentesi che non ha più senso tentare di richiuderla. Un viaggio è un espressione di innumerevoli ed infinite soste, cambi di itinerario, lunghe passeggiate per far in modo che tu ti possa render conto di quanta diversità esiste al mondo.

Un viaggio senza parentesi è un viaggio fatto in casa, senza gettar lo sguardo fuori, senza aver la capacità di immaginare o di ridipingere allegramente i colori di un’esistenza incollata al fango dell’incerto. Così, provo ad immaginare che io non sia in viaggio da tanto. Che i sentieri del Kent e le sue croci, i suoi papaveri di plastica non siano mai comparsi, che la Manica non sia altro che uno specchio d’acqua torbido ed immaginario, che ad Ypres non sia mai successo niente. Ci provo, ma non ci riesco.

Perché se il reticolare sul tempo non è indispensabile lo è, dall’altro lato, il suo contenuto. Che è appunto, una parentesi dietro l’altra, un’infinita successione di immagini, del tuo bastone che sbatte a terra e ti aiuta a comprenderla, del tuo zaino che pesa un giorno di più e l’altro di meno. C’è altalenanza nei ricordi, tranne quando scrivi, quando gli appunti prendono per mano la tua penna e la portano in luogo aperto, libero, solitario.

“Ho passato tutto il giorno assieme alla staff dell’Historial Museum di Peronne. Struttura privata con alcuni finanziamenti pubblici ed una rete di fundraisers molto ben strutturata. Hanno cambiato il senso di marcia nelle visite, spostando la prima parte del padiglione centrale concentrando le mostre temporanee all’entrata. Il Direttore Francois Herve parla italiano, francese, Tedesco ed inglese. Mi ha detto che il lavoro al Museo è tanto. Aspettano tantissimi turisti a causa del Centenario. Non lontana da Parigi, Peronne è perfettamente vicina ai campi di battaglia. Il Direttore mi dice che riconsegnare quest’area ai cittadini è parte della concezione e dell’idea che vogliamo diventi collettiva. Il materiale bellico che la terra qui custodisce è enormemente presente. Ogni anno fuoriescono oltre 700 tonnellate di residuati di guerra e per i prossimi 400 anni gli archeologi hanno stimato che la terra continuerà a vomitare ciò che fu cent’anni fa”.

E allora capisci che il tempo riassume quel significato che hai sempre pensato possedesse. Prima di salutare tutti, stringere le mani, scrivere gli indirizzi mail, far incetta di biglietti da visita e riconsegnare alla giornata il tuo zaino ed il tuo bastone. Loro si che non cambiano mai.

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