“I Fisioterapisti possono dare molto al sistema, nell’interesse di tutti i Cittadini, basta permetterglielo”.
Con questa convinzione, in vista dell’ormai imminente voto per le elezioni politiche, l’A.i.fi., (l’Associazione Italiana Fisioterapisti che riunisce più di mille professionisti in Friuli Venezia Giulia, e più della metà del 50 mila professionisti a livello nazionale), ha diffuso un manifesto in sei punti (“La fisioterapia al servizio dei cittadini per un sistema sanitario sostenibile”) per chiedere l’impegno dei candidati sul ruolo fondamentale delle professioni sanitarie.
Nel testo, inviato a tutti i candidati, si sottolinea la necessità d’intervenire su aspetti come la laurea in 5 anni, la lotta all’abusivismo, la libertà di scelta del fisioterapista e l’autonomia nella libera professione intramoenia, l’agevolazione dei percorsi di cura. Accanto al manifesto sono state poste anche delle precise domande ai candidati, sottolineando l’importanza d’intervenire su una legislazione che risale ormai alla fine dello scorso millennio e che di fatto impedisce la realizzazione di un Servizio Sanitario Nazionale di qualità.
Mentre a livello nazionale c’è stata una buona risposta da parte dei candidati, che sembrano finalmente essersi accorti dell’importanza delle professioni sanitarie nell’economia del sistema nazionale, (solo nel settore pubblico in Friuli Venezia Giulia ci sono tre prestazioni fisioterapiche all’anno per ogni cittadino) in regione solo uno dei candidati, Ettore Rosato del Pd, ha risposto alle domande inviate dall’Associazione. Rosato ha assicurato, fra l’altro, il proprio impegno per l’applicazione della normativa che prevede di affidare anche ad altre professioni sanitarie, oltre ai medici, funzioni organizzative e di management, e si è detto favorevole a provvedimenti che garantiscano la professionalità degli operatori, come una formazione adeguata e la creazione di un ordine professionale.
Presentando l’iniziativa e il “Manifesto per il futuro”, il Presidente nazionale dell’Associazione italiana fisioterapisti, Antonio Bortone, ha anche ricordato come “a livello europeo l’Italia sia fra i pochi paesi rimasti con una formazione triennale e senza i due anni delle specializzazioni”, e ribadito la necessità per i cittadini di poter scegliere “sia il centro di fisioterapia (per la cura di problemi complessi) sia il libero professionista per i problemi più semplici, con maggiori risparmi per il sistema sanitario, riduzione dei tempi d’accesso e possibilità di una scelta consapevole e sicura per il cittadino”.
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