28 Settembre 2012

Portoverto: adesioni in costante aumento

Online da pochissimi giorni, il sito internet “portoverto.it”, la pagina Facebook collegata e la raccolta firme che entrambi promuovono, hanno avuto centinaia di contatti, raggiungendo in breve tempo un numero significativo di adesioni, in costante aumento.

“portoverto.it” è nato da un gruppo eterogeneo di cittadini e amministratori locali, accomunati dall’appartenere a generazioni nate in tempi in cui il Porto Vecchio aveva cessato l’originaria attività e spinti dal desiderio di porre fine all’immobilismo anacronistico e antieconomico, nella convinzione che superando gli schieramenti e le appartenenze politiche si possa finalmente dare una svolta per recuperare e restituire a Trieste e ai suoi cittadini quella parte di città da troppo tempo luogo simbolo delle occasioni perdute.

Il sito offre uno spaccato della realtà del Porto Vecchio: una galleria di immagini scattate all’interno dei magazzini, fra i viali e i vecchi edifici che, senza necessità di parole, testimonia il grave stato di decadenza, affiancata da due pagine che raccontano la storia del declino del Porto Vecchio e di un suo possibile superamento attraverso articoli, interviste, interventi parlamentari e atti, tutto rigorosamente corredato dal link alle fonti.

Ma anche uno spazio di dialogo – il sito tramite il contatto mail, in modo più immediato la pagina Facebook – dove poter condividere idee, proposte ed espressioni artistiche riferite al Porto.

Direttamente dal sito si può inoltre accedere alla petizione online “Apriamo Portovecchio” e sottoscrivere l’appello “Sei favorevole alla riconversione del Portovecchio di Trieste, con il conseguente spostamento del punto franco dove può essere più utile?”.

Oltre 500 sottoscrizioni finora, con alcuni nomi noti della politica e della società civile, anche nazionali, che riconoscono il grande valore strategico del Porto Vecchio, ma soprattutto tanti cittadini “comuni” che dimostrano, con le loro firme e i loro commenti appassionati, quanto siano condivise la volontà e la speranza di riappropriarsene e di renderlo una risorsa per il futuro della città.

Nei prossimi giorni alla petizione online si affiancherà una raccolta di firme su moduli cartacei, che avrà inizio già sabato mattina durante la passeggiata che partirà alle 10.15 da Riva Mandracchio, davanti a Piazza Unità d’Italia.

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17 commenti a Portoverto: adesioni in costante aumento

  1. Complimenti per l’iniziativa relativa all’invito del Sindaco alla cittadinanza di partecipare alla passeggiata per poter rendersi realmente conto di cosa sia realmente il Porto Vecchio, iniziativa che certamente cercherò di non disertare anche perché avendo trascorso una significativa parte della mia vita lavorativa tra queste mura, posso certamente confermare/assicurare che ormai per giustificate e difficilmente contestabili ragioni per questo sito non ci potrà più essere un futuro operativo “in termini di portualità propriamente detta”.

    Quindi non riesco ad immaginare altre soluzioni che non contemplino lo spostamento del Punto Franco in atre zone poste sul nostro litorale certamente molto più appetibili in termini operativi >>> http://triestesuperporto.jimdo.com <<< e poter quindi nel contempo finalmente consentire alla Città di poter fruire di questo magnifico sito, magnifico sia per il suo inestimabile valore architettonico che per i ritorni economico/occupazionali che sarebbe certamente in grado di generare.
    Brunello Zanitti Giuliano

  2. capitano ha detto:

    Ma a nessuno pare un po’ generico apporre una firma sotto ad una frase come: “Sei favorevole alla riconversione del Portovecchio di Trieste, con il conseguente spostamento del punto franco dove può essere più utile?”

    Nessuno chiede qualche informazione sul cosa intendano i promotori con ‘riconversione’?
    L’iniziativa del sito è lodevole, le foto sono paradossalmente belle (senza la decadenza del porto non se ne potrebbe godere) ma appare un po’ scarsa di contenuti propositivi.

  3. Paolo Geri ha detto:

    “Riconversione” è termine troppo generico e anche pericoloso: vorrei sapere che cosa contiene quel “ri” prima di sposare con entusiasmo questa posizione.
    Non vorrei che “riconversione” fosse sinonimo delle tante “riqualificazioni” che hanno subito le piazze della nostra città.

  4. effebi ha detto:

    no se pol

  5. Bibliotopa ha detto:

    vediamo se si batte il record di risposte

  6. sergio zerial ha detto:

    ma come si può parlare di riconversione, quando sono sicuro che il 99 per cento dei cittadini come sempre non sa cosa sia e come finirà, hanno speso centinaia di milioni di lire per allargare la piattaforma che doveva servire per rilanciare il porto, anch’io ho lavorato a lungo e vederlo andare in malora senza che nessuno facesse qualcosa, logicamente l’unica cosa che facevano era di spingere le varie ditte ad andare via, una delle tante è la società di armatori dei rimorchiatori, rimane ancora l’adriaterminal, se avessimo avuto politici e persone competenti, il porto poteva contenere un buon numero di persone, ora vogliono fare una marina di questi tempi in cui i cantieri navali sono in crisi, e io proprietari di barche emigrano in altri lidi, per i costi alti delle marine italiane e per paura della finanza, il Cosolini ha scelto proprio un momento giusto, in ogni caso domani ci sarò ma dalla parte giusta, quelli che credono ancora in un rilancio del porto con una forte occupazione, e non di una fine tipo S. Rocco, che di posti lavoro ne ha prodotti ben pochi

  7. oscar ferluga ha detto:

    Sto chiedendo da parecchio tempo anche attraverso la rubrica segnalazioni, che qualcuno delle autorità mi rispondesse perchè non si puo far decollare il porto come tale, con le sue attività proprie del porto come lo fanno gli altri porti europei.Sarebbe un vero toccasana per l’econimia di trieste. però finnora nessuno ha avuto il coraggio di rispondermi.Con simili teste non avremo nessun futuro e gli ultimi decenni lo dimostrano.

  8. gianni ha detto:

    chissa perche non i fa niente..perche non i pol o che non ghe competi?me domando,se fazo un tiro in auto in porto vecio,lassicurazion me coverzi?mi go seri dubbi…

  9. I “Coso boys” sono arrivati fuori tempo massimo,riguardo Trieste ed il suo Porto non sanno neppure di cosa stanno parlando, fanno parte di quell’ orrenda classe sociale ex italiana un tempo conosciuta come “radical chic”, figli di papà che non hanno mai lavorato in vita loro, abituati a vivere su posizioni di rendita senza mai confrontarsi con la realtà sociale della quale si credono unici tenutari di verità dogmatiche.

    Cosa significa “che sono in costante aumento su fb?”…Ci mancherebbe solo che un utente fb spuntato da cinque giorni fosse in calo di consensi…

    Il successo ed il seguito del Movimento Trieste Libera li ha costretti a svegliarsi da un sonno durato quasi un quarto di secolo, e la loro reazione ha l’ energia, appunto, di chi si è appena svegliato da una lunga anestesia totale.

    Cosolini ed i suoi sporchi interessi vantano già il supporto (foraggiato dai pubblici denari) di tutti i media nazionali e locali, Cosolini non ha nessun bisogno di Bora.la.

  10. Antonio ha detto:

    Sarebbe questo il mondo reale?

  11. Paolo Geri ha detto:

    Ho difficoltà ad accettare certi toni e certe espressioni in una discussione.

    “radical chich” era negli anni Settanta-Ottanta la definizione data dalla destra fascista a chi, non appartenente alla classe operaia, ma a quella intellettuale, era schierato a sinistra o meglio a fianco del P.C.I. Il tono dispregiativo per chi “non aveva mai lavorato”, intendendo il lavoro solo come manuale, è tipico oggi della pseudocultura leghista.

    “Cosolini ed i suoi sporchi interessi”.
    Non spetta a me difendere Cosolini. Credo lo saprà farlo benissimo da solo.
    Per quanto mi riguarda o si documentano gli “sporchi interessi” che si presumono privati (“suoi” significa appunto questo) del Sindaco o qui si passa dagli argomenti (che sono tutti legittimi) agli insulti e – sino ad esibizione di prove concrete – alla diffamazione e alla calunnia.

  12. sandro giombi ha detto:

    Balle, caro Paolo, sono stato operaio alla fincantieri ed orgogliosamente eletto come delegato sindacale CGIL nel Consiglio di Fabbrica della Grandi Motori (reparto piccola meccanica), e i “radical chic” li ho conosciuti e profondamente disprezzati, credimi, in quanto sono stati l’ unica vera causa dell’ annichilimento del PCI al quale ero, ovviamente, iscritto…figli di papà già allora “proto imprenditori” con le finte pezze al culo, tutti rampolli della “Trieste bene”, negli atteggiamenti (ma solo negli atteggiamenti) “a sinistra del Partito Comunista Cinese”, come diceva Paolo Villaggio, ma negli anni seguenti passati in gran parte nelle schiere berlusconiane (e chi è rimasto nel pd si è trasformato in qualcosa di ancor più orrendo)…per voi contano solo le buone maniere, vero? I Triestini possono subire qualsiasi forma di violenza, ma l’ importante è che rispondano attenendosi al galateo… 30.000 Triestini costretti a lasciare la propria città dal 1954 al 1961? Chissenfrega, per chi è rimasto, quelli erano “filotitini” oppure “neo fascisti”, a seconda dell’ angolo di visuale…Non c’ è nessun problema, avevamo messo in preventivo le etichette che i mediocri “non pensatori” ci avrebbero appiccicato addosso, la vergogna deve provarla chi continua a definire Trieste “la città più fascista d’ Italia”, nascondendosi, tra l’ altro, anche dietro parole altrui, all’ interno di Trieste Libera convivono, nel riscoperto interesse per Trieste “ex” di entrambe i blocchi politici del secolo scorso, nauseati dagli ormai solo sedicenti leaders di quei gusci vuoti chiamati “partiti”, i quali stanno compiendo acrobazie funamboliche pur di non dover affrontare il giudizio popolare…Riguardo al Porto Vecchio (che nelle intenzioni di Cosolini dev’ essere sdemanializzato e rivenduto a Maltauro e Rizzani de Eccher a meno di 8 euro al metro quadro), è assai difficile trovare un altro termine che non sia “sporco interesse”, francamente…considerato anche che non è cosa semplice nascondersi dietro la foglia di fico delle promesse di posti di lavoro, visto che Porto san Rocco, ad esempio, da lavoro alla bellezza di 20 persone (quanto un piccolo supermercato rionale), per chi crede di poter fare “marine” all’ interno del Porto Libero di Trieste.

  13. aldo ha detto:

    @13 sandro giombi

    a parte che si poteva essere anche più a sinistra di chi era a sinistra del partito cominista cinese (bastava essere più a sinistra del partito comunista albanese) e che i radical chic non sono mai piaciuti neanche a me perchè ho sempre preferito i limousine liberal, va però detto che, scherzi a parte…

    …i radical chic sono una categoria sociologica e non politica e che l’essere stato delegato FIOM alla Grandi Motori e iscritto al PCI indica un passato e non un presente politico, infatti molti ex PCI in giro per l’Italia sono poi passati a votare Lega Nord e molti ex PSI sono poi passati a votare Forza Italia e, per andare ancora più lontano nel tempo…

    …se sei stato delegato FIOM alla Grandi Motori, mi insegnerai che l’accordo con la Lista per Trieste che ha portato Camber in parlamento è stato fatto da un PSI triestino guidato da esponenti provenienti dalla sinistra sindacale e politica, in particolare da un ex operaio, ex delegato della Grandi Motori, ex segretario della FIOM, con al seguito molti delegati delle fabbriche triestine, e da un ex PSIUP, con al seguito molti ex ragazzi del movimento studentesco extraparlamentare anni settanta, che non era un party radical chic, ma era fatto di occupazioni delle scuole, botte con i fascisti, cortei non autorizzati e scontri con la polizia. Eppure, qualche anno dopo, hanno portato Camber in parlamento nelle liste del PSI. O no?

    Quindi il passato non è garanzia per il presente e, al di là di cosa ha fatto o pensato uno nel passato, quel che io vedo nel presente in Trieste Libera è:
    a) autoritarismo legittimista: non perseguite il TLT dal basso, ricercando il consenso democratico della maggioranza della popolazione locale con il voto, ma vorreste imporre la vostra posizione dall’alto di interpretazioni leguleie su trattati stipulati più di sessantanni fa dalle grandi potenze
    b) moralismo totalitario: tentate di squalificare chi ha idee diverse dipingendolo come portatore di sporchi interessi, mentre voi, di fatto guardia di ferro della presidente AP Monassi, voluta da Camber, sareste invece gli angeli vendicatori senza peccato
    c)iper-leghismo: la vostra critica alla Lega Nord, contenuta nel vostro comunicato politico 4, è sostanzialmente di essere troppo moderata e di essersi venduta e infatti siete in rapporti con ambienti interni alla Lega (presentazione di una vostra petizione al parlamento europeo attraverso una europarlamentare della Lega Nord, servizi su di voi di Telepadania) ed esterni alla Lega (quelli di Veneto Stato che hanno partecipato alla vostra manifestazione) che criticano, dall’interno o dall’esterno, questo gruppo dirigente della Lega Nord perchè troppo moderato.

    Liberissimi tutti di cambiare idee nella vita, ma non vedo proprio cosa c’entri la cultura sopradescritta con la FIOM e il PCI. In realtà non c’entra con nessuna componente politica democratica.

  14. Paolo Geri ha detto:

    #14. aldo

    Pienamente condivisibile quanto hai detto. In particoloare l’ ultima frase.

    Aggiungo che quella “subcultura” operaista, antiintelletuale e insieme confusamente indipendentista era combattuta dal gruppo dirigente del P.C.I. triestino già alla fine degli anni Settanta e Ottanta. Che poi all’ epoca il PCI a Trieste contasse quasi 7000 iscritti e che quindi ci potessero coesistere tendenze diverse (ad esempio più forti che nel resto d’ Italia erano i filo-sovietici di Cossutta) è ovvio.
    Quello che nego – da dirigente del PCI di allora e oggi della FdS – è che la posizione (e la cultura) della FIOM e in generale della CGIL fosse a quei tempi quella descritta da Giombi. Che esistessero posizioni di quel tipo è vero ma è altrettanto vero che erano clamorosamente minoritarie nel PCI e nella CGIL. Ricordo la definizione che dava di quelle posizioni il senatore Paolo Sema citando Marx: “Lumpenproletariat”. E non era certo un complimento.

  15. frank ha detto:

    la ricostruzione storica di aldo sarà corretta ma il paragone tra trieste libera e i craxiani anni ottanta mi pare inappropriata

  16. frank ha detto:

    questi di trieste libera con le loro bandierine da ultras dell’unione e i loro vecchi trattati onu da applicare mi fanno un misto di tenerezza e ironia mentre i craxiani triestini anni ottanta erano macchine da guerra e prima di andare nel psi erano radical choc altro che radical chic

    nei settanta ne avevo uno a scuola che era capo del collettivo e i ricordi che ho sono l’occupazione con il preside a testa bassa che gli consegna le chiavi della scuola e poi i volantini che strappava ridendo a quelli del fronte della gioventù e la mega rissa quando questi si sono fatti scortare da fascisti credo veneti e un’altra volta che mi hanno raccontato è saltato sul cofano di una volante della polizia e i poliziotti son dovuti uscire e sparare in aria e tutto questo più o meno a 16 anni di età

    negli ottanta quando da studente universitario è entrato per il psi nel consiglio di amministrazione della usl che allora era una potenza perchè comprendeva anche l’ospedale dove lavoravo i miei colleghi anziani ironizzavano sul ragazzino ma in un paio d’anni di guerriglia ha fatto la festa ai democristiani che prima spadroneggiavano e il socialista zigrino è diventato capo del personale prima di diventare il vero capo della usl e intanto il mio ex compagno di scuola si era dimesso per lavoro e dopo lo vedevo in giro con la volvo e le fighe e non ha fatto più politica dicevano perchè si era annoiato tipo grilz

    i craxiani triestini anni ottanta venivano da una formazione politica dura a scuola o in fabbrica e avevano una mentalità strategica e anche se poi gli è caduto il tetto in testa hanno vinto politicamente e culturalmente perchè hanno preparato il terreno al berlusconismo che ne è stata la devastante continuazione mentre a questi cappucceto rosso-alabardati bisognerebbe cercare di fargli capire che nel bosco dove stanno vagando per portare la merenda a nonna Trieste c’è il lupo pronto a mangiarsi loro e la nonna mentre loro pensano che il nemico è il cacciatore del lupo

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