9 Novembre 2010

Occupazione studentesca: parlano gli studenti sloveni

Il Decreto Gelmini non può essere applicato alle scuole slovene, protette da accordi internazionali. Questa è l’opinione degli studenti e le studentesse che frequentano gli istituti con lingua d’insegnamento slovena.

Pubblichiamo in forma tradotta dallo sloveno un comunicato da parte degli studenti e delle studentesse del liceo Preseren, i quali ieri, dopo un’assemblea d’istituto, hanno occupato l’edificio scolastico assieme ai colleghi delle altre tre scuole superiori con lingua d’insegnamento slovena.

Oggi, in data 8 novembre, noi studenti e studentesse del liceo France Preseren e delle scuole superiori con lingua d’insegnamento slovena di Trieste, abbiamo deciso di occupare il nostro istituto, per comunicare ai cittadini e alle istituzioni che non tollereremo i decreti della riforma Gelmini, ovvero i tagli previsti dalla riforma Tremonti.

La riforma del ministro Gelmini, attivata da quest’anno, attacca la nostra scuola e la nostra cultura. Inoltre alcuni suoi articoli sono incostituzionali, poiché non compatibili con gli accordi internazionali. L’art. 6 della Costituzione italiana prevede infatti la tutela di tutte le minoranze, anche quella slovena. Il memorandum di Londra del 1954 garantisce un certo numero di scuole, che non può essere diminuito per nessun motivo; la nuova riforma invece prevede che gli attuali quattro istituti secondari superiori con lingua d’insegnamento slovena (due istituti tecnici e due licei) si riducano a due.

Poiché il governo italiano non ha apportato nessuna modifica al decreto e dunque non ha rispettato gli accordi internazionali e di fatto anche gli articoli della Costituzione, noi studenti e studentesse chiediamo l’aiuto e l’appoggio dell’Unione Europea e della Slovenia.

I nostri obiettivi sono:

fermare il processo di chiusura della scuole con lingua d’insegnamento slovena, protette dal memorandum di Londra del 1954.

escludere le scuole slovene dai decreti della riforma Gelmini

fare sì che le scuole slovene e bilingui in Italia siano autonome all’interno della regione Friuli Venezia Giulia, così come lo sono le scuole minoritarie in Trentino Alto Adige e in Val D’Aosta

fare sì che alle scuole slovene non vengano più tolti i finanziamenti e

che l’Unione Europea e la Slovenia appoggino le nostre scuole.

Oggi abbiamo deciso di unirci in un’assemblea straordinaria presso l’edificio del liceo Preseren e dell’istituto Stefan. Lo scopo dell’assemblea era informare tutti gli studenti e le studentesse sul decreto Gelmini e sulla sua applicazione alle scuole slovene. Tutti hanno espresso il timore che la situazione possa peggiorare nel tempo. Alla fine dell’assemblea abbiamo occupato l’edificio scolastico per dimostrare che non siamo indifferenti a ciò che sta accadendo all’intero sistema scolastico.

Ci battiamo per un futuro, nel quale non ci siano preclusi istruzione e cultura. Vorremmo essere in grado di poter diventare dei cittadini consapevoli, in particolare vorremmo avere la possibilità di poter accedere all’istruzione nella nostra lingua materna. Se alcuni indirizzi saranno soppressi, i futuri studenti dovranno scegliere tra le proprie ambizioni e l’istruzione in lingua slovena, il che non è accettabile.

Dicono di noi giovani che siamo passivi e che non ci interessiamo della nostra cultura e di ciò che ci circonda. Noi vorremo invece dimostrare il contrario: desideriamo e pretendiamo il rispetto dei nostri diritti in quanto minoranza, ma anche in quanto individui e cittadini; rispetto per noi ma soprattutto per i futuri studenti delle nostre scuole, se ci saranno ancora.

(traduzione di Sara Matijacic)

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7 commenti a Occupazione studentesca: parlano gli studenti sloveni

  1. Paolo Geri ha detto:

    Pur essendo d’ accordo con le proposte / richieste degli studenti sloveni dico anche “ma per amor del cielo” !. Se citiamo il Memorandum di Londra facciamo “rinascere” anche il Territorio Libero di Trieste. Troviamo motivazioni più plausibili e meno “delicate”. E ricordiamoci che in mezzo c’ è stata una “cosuccia” che si chiama Trattato di Osimo.

  2. Victor Bergman ha detto:

    In sostanza:
    “…escludere le scuole slovene dai decreti della riforma Gelmini…”,
    … e gli altri si fottano…

    sempre campioni di simpatia, eh?

  3. ufo ha detto:

    @Paolo Geri: temo che questa volta gli studenti abbiano studiato più di te, mi dispiace.

    Le disposizioni dello Statuto speciale allegato al Memorandum di Londra sono diventate “parte integrale dell’ordinamento giuridico italiano” proprio coll’articolo 8 del trattto di Osimo. Non sono (ovviamente) io ad affermarlo, ma la Corte costituzionale colla sentenza 15/1996.

    Ergo, l’elenco di istituti scolastici compreso nello Statuto speciale è legge della Repubblica nè più ne meno del Codice della strada o del divieto di fumo nei bar, ed il fatto che la Repubblica si sia pulito lo sfintere con gli accordi e le sentenze della Corte non cambia questo semplice fatto.

  4. dimaco ha detto:

    io crdo che tutte le scuole dovrbbero essere esenti dai tagli, anzi bisgonerebbe darepiù soldi all’istruzione. E’ anchevero cheunpopolo ignorante è molto più facilmente controllabile di un popolo acculturato. mi permetto di psotare un piccolo video proprio sul fatto del acculturamento.

    http://www.youtube.com/watch?v=TRH2aPFYkVc&feature=related

  5. Paolo Geri ha detto:

    # 4. ufo.

    La sentenza della Corte Costituzionale che ricordi se non sbaglio è relativa alla lingua da utilizzare in un processo penale ed è relativa alla ” ……tutela dell’imputato al centro della disciplina dell’uso della lingua nel processo penale e gli consente di scegliere la lingua anche in rapporto alle esigenze della propria difesa tecnica”.

    Non mi sembra proprio un esempio utilizzabile a proposito delle scuole in quanto affronta il tema dei “….rapporti di interferenza tra tutela delle minoranze linguistiche ed il diritto di difesa nel processo”.

    Quanto poi a Osimo:
    ARTICOLO 8 del Trattato di Osimo
    “Al momento in cui cessa di avere effetto lo Statuto Speciale allegato al Memorandum d’intesa di Londra del 5 ottobre 1954, ciascuna parte dichiara che essa manterrà in vigore le misure interne già adottate in applicazione dello Statuto suddetto e che essa assicurerà, nell’ambito del suo diritto interno al mantenimento del livello di protezione dei membri dei due gruppi etnici rispettivi previsto dalle norme dello Statuto Speciale decaduto”.

    Sostenere che l’ esistenza di determinate scuole, stabilita in un elenco di oltre 50 anni fa debba restare “immutabile” è una sciocchezza logica e pratica, prima ancora che giuridica. Se uno si scorre l’ elenco di quelle scuole del 1954 (!!)- lo si trova sul Web – vede che oltre metà non esistono più da decenni.
    Faccio notare poi che l’ articolo 8 del Trattato di Osimo parla di “nell’ambito del suo diritto interno” cioè nell’ ambito delle leggi che uno stato sovrano è libero (nel nostro caso purtroppo) di emanare.

  6. ufo ha detto:

    Paolo, a prescindere da quale fosse l’oggetto puntuale della questione sottoposta alla corte (e non avrebbe fatto alcuna differenza se si fosse trattato di un divieto di sosta contestato o di un bisticcio tra comari) il testo della sentenza è inequivocabile nel mettere nero su bianco la questione di diritto:
    »Si può discutere, come in effetti si è discusso in dottrina e in giurisprudenza, sul valore nel diritto pubblico interno del Memorandum d’intesa e dello “Statuto speciale” ad esso allegato, trattandosi di testi comunicati alle due Camere e da esse discussi, ma senza addivenire ad alcuna deliberazione in vista della loro ratifica ed esecuzione nell’ordinamento interno. Tuttavia, il rinvio che il Trattato di Osimo – esso sì per certo divenuto legge interna – fa, per assicurarne il rispetto, al “niveau de protection des membres des groupes ethniques respectifs…, prevu par les normes du Statut Special echu” comporta che – dal punto di vista interno, l’unico che rileva nel presente giudizio – quel “livello di protezione” faccia oggi certamente parte del vigente ordinamento nazionale.«
    Il testo dello Statuto speciale è diventato legge dello stato coll’articolo 8 del trattato di Osimo.

    Ti faccio notare anche che le scuole in elenco esistono quasi tutte ancor oggi, anche se con denominazioni differenti – molte hanno infatti cambiato classificazione seguendo le varie evoluzioni della scuola italiana. Le varie scuole e corsi professionali, per esempio, si chiamano oggi scuole medie inferiori, e l’unica scuola media inferiore in elenco è oggi un’istituto tecnico professionale. Sono cambiati i nomi, non le scuole.

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