9 Settembre 2010

Bora.La sale in quota: taccuino di un’escursione sul Mangart

Da Gorizia facendo tutta la strada attraversp la Slovenia ci vogliono 2 ore di curve per giungere ai piedi del Mangart, che a vedersi dal parcheggio non sembra poi tanto lontano. Percorriamo tra i prati il sentiero panoramico con vista sui laghi di Fusine, ma ben presto arriviamo alla roccia, al bivio ci dirigiamo verso la ferrata slovena. Indossiamo casco ed imbrago ed iniziamo a salire la ferrata che si sviluppa a spirale in senso antiorario.

Il cavo è presente quasi sempre tranne in qualche canalino con roccette, i fittoni sono forse troppo vicini e se ci si vuole agganciare sempre diventa un bel lavoro di attacca-stacca. L’unico problema che incontriamo è quello dei sassi, purtroppo davanti a noi c’è una famigliola con una bambina che incurante di chi sta alle spalle tira giù di tutto, per fortuna ci ha colpito solo con qualche sassetto, se ci centrava con la pietra da mezzo chilo… Arriviamo finalmente in cima che tanto vicina non era, ci sono un bel po’ di escursionisti.

Tra una nuvola e l’altra riusciamo anche ad avere qualche suggestivo scorcio di panorama, purtroppo verso il Triglav non c’è nulla da fare, di li le nuvole non vogliono saperne di spostarsi. Dopo una lunga sosta iniziamo a scendere per la via normale, a parte un canalino un po’ sdrucciolevole per il resto non ci sono grossi problemi, nei tratti più difficili c’è il cavo. Tra i sassi quando ormai siamo quasi al bivio notiamo una splendida distesa di papaveri delle Giulie, tornati ai prati fotografiamo pure qualche stella alpina che sbuca vicino al sentiero.
Una volta cambiati c’è anche il tempo per una sosta al rifugio Koca na Mangartskem.

Lorenzo Cassani – Taccuino di montagna

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2 commenti a Bora.La sale in quota: taccuino di un’escursione sul Mangart

  1. Bibliotopa ha detto:

    per salire sul Mangart ci sono diverse possibilità di scelta, a seconda di quanto si vuol faticare..
    il confine passa tagliando la via normale e da anni non ci sono problemi e tutti lo attraversano tranquillamente anche prima dell’apertura delle frontiere, ma nel primo dopoguerra non era così e per questo da ciascuna delle due parti venne aperta una ferrata che consentiva la salita in cima senza sconfinare.
    Il percorso sopra descritto è il quello tutto in Slovenia, per arrivare alla ferrata c’è un breve sentiero dalla Koca. Per arrivare alla Koca, c’è una strada sterrata, ma non so se sia consentito ai mezzi privati: io ci sono arrivata con un fuoristrada locale.
    Per chi non volesse affrontare la ferrata, c’è la vecchia via normale sul lato nord che senza troppa difficoltà porta in vetta.
    Chi invece volesse fare una bella salitona, può partire dai laghi di Fusine e farsi una bella sfaticata per raggiungere la forcella mangart via Bivacco Nogara, dove stanco e sudato vedrà quelli appena scesi dalla macchina freschi e riposati (esperienza personale!). E avrà il piacere di partire da quota 941 per raggiungere quota 2677. ( io non ce l’ho fatta, mi son fermata all’ultimo spallone!)
    Però potranno, per rimanere tutto dal versante italiano e per provare il proprio atletismo, percorrere l’esposta via ferrata italiana, che non vi descrivo perchè non l’ho fatta.
    Vi dirò che la prima volta che sono stata da quelle parti, nella direzione della ferrata slovena ho visto qualche scarica di sassi che non mi ha fatto invogliata a percorrerla.

  2. Luigi (veneziano) ha detto:

    Questo settembre dovevamo fare la ferrata del Coglians, ma dobbiamo rinviare perché non abbiamo un fine settimana intero a disposizione.

    Tanto per capire: quali sono i confini dell’Euroregione?

    L.

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