13 Maggio 2010

Mangiarotti a Monfalcone: 350 nuove assunzioni

Investimenti per 120 milioni di euro, 350 assunzioni, riqualificazione di 200mila metri quadrati dell’area ex Ineos. Sono i numeri di Mangiarotti a Monfalcone.

Il gruppo specializzato nella produzione di componenti per l’industria petrolchimica intende infatti realizzare uno stabilimento con sbocco al mare a Monfalcone. Il progetto, analizzato oggi a Udine in un incontro fra i rappresentanti dell’azienda e il vicpresidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Luca Ciriani, prevede l’assunzione di 350 persone (per la maggior parte tecnici qualificati) e la riconversione dell’area ex Ineos per una superficie di circa 200.000 metri quadrati. Gli investimenti saranno sostenuti con interventi della finanziaria regionale Friulia (per 7,5 milioni di euro) e del Frie, con un finanziamento agevolato di 20 milioni di euro. Lo stabilimento diventerà operativo in meno di un anno e la produzione sarà avviata a metà 2011.

”E’ stato portato a compimento – ha detto Ciriani al termine dell’incontro con i titolari della Mangiarotti, Paolo Di Salvio e Tarcisio Testa, e l’amministratore delegato, Aniceto Tubaro – un importante piano di marketing territoriale. Il lavoro svolto – ha aggiunto – mette in evidenza come il nostro territorio possa essere competitivo e attrattivo se sostenuto con politiche e strumenti finanziari in grado di dare agli imprenditori supporto tecnico-finanziario e logistico”.

Tag: .

11 commenti a Mangiarotti a Monfalcone: 350 nuove assunzioni

  1. muschio ha detto:

    …se non sbagli questa ditta produce serbatoi per fluidi (ex Breda) e di connesso componentistica per le centrali nucleari, visti gli investimenti della regione verrà fatta a monfi!!!ottimo direi!!!

  2. Sacrabolt ha detto:

    “gruppo specializzato nella produzione di componenti per l’industria petrolchimica”?
    Vedramo per quanto tempo rimarranno così evasivi sulle attività di Mangiarotti, ma dalla foto, sotto al nome mi pare di leggere “nuclear”. E la regione pure ci mette i soldi!

  3. guidolino ha detto:

    vedo che ai lettori non sfugge niente…

  4. Luigi (veneziano) ha detto:

    Fatemi capire: questi qui investono nel biennio 2010/2011 120 milioni di Euro, di cui meno del 20% deriva da finanziamenti agevolati regionali, secondo voi perché sanno già (!!!) che nel 2020 sarà operativa una centrale nucleare a Monfalcone?

    Complottismo allo stato brado…

    Luigi (veneziano)

  5. Sacrabolt ha detto:

    Messaggero V.to del 20 agosto 2008 –
    “Al presidente Tondo è stata in particolare presentata nel corso dell’incontro l’operazione effettuata dalla società per la produzione nucleare. La stessa ha individuato come partner l’Ansaldo Camozzi con sede a Milano, dalla quale ha acquisito il 70% delle azioni e la società ha assunto la denominazione di Mangiarotti Nuclear Spa ed è in grado di produrre componenti speciali, unica in Italia, per centrali nucleari. Qui lavorano 180 addetti. Nel corso della visita si è parlato anche della cronica carenza di operai specializzati ed è emerso che una buona percentuale di manodopera proviene dai paesi dell’est europeo. Il presidente della regione ha dato la disponibilità per la ricerca di soluzioni in merito con l’istituzione di specifici corsi professionali.”

  6. son mi ha detto:

    Quindi la tesi complottista non era poi così campata in aria…

  7. bavisela ha detto:

    complotto o non complotto una cosa sola è sicura: qui a Monfi sotto l’Austria si stava meglio. E di molto!

  8. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Sacrabolt
    Lo sanno anche i muri che l’Italia si propone di tornare al nucleare.

    Io semplicemente dico che la Mangiarotti non investe 120 milioni di Euro a Monfalcone perché qui si farà si-cu-ra-men-te una centrale. Sarebbero dei pazzi scatenati se investissero una somma del genere finalizzata alla costruzione di una centrale a Monfalcone, laddove non si ha la minima idea dei siti prescelti nel territorio nazionale.

    E sarebbero allo stesso tempo dei pazzi scatenati se facessero un investimento di 120 milioni pensando di iniziare a ripagarselo fra almeno cinque anni.

    E’ invece abbastanza evidente che la Mangiarotti – che è già nata e produce da anni, senza che in Italia si produca un chilowatt di energia nucleare – abbia già un suo business, e che in funzione di questo business stia investendo.

    Comunque sia, se non si vuole un investimento di questo genere basta fare un fischio: mille località in Italia e fuori d’Italia aspettano a braccia aperte che quacuno crei 350 nuovi posti di lavoro.

    La cosa che io noto è la pervicace predisposizione allo sfrenato tafazzismo che permea alcuni.

    Luigi (veneziano)

  9. bavisela ha detto:

    riconoscere che con l’AU si stava decisamente meglio di oggi non mi par tafazzismo

  10. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ bavisela

    Sarà il caso d’istituire qui dentro un nuovo “topos”: la “reductio ad Austriam felicem”, alla quale inevitabilmente molti arrivano anche se si stava parlando di tempo atmosferico (che sotto l’Austria era sempre migliore, of course…).

    L.

  11. Sacrabolt ha detto:

    Caro Luigi, direi che la frase potrebbe essere può realistica così “Lo sanno anche i muri che il presidente del consiglio vuole tornare al nucleare”.
    Sento parlare di centrali nucleari dall’agosto 2008, decreto legge balneare 133; non vedo perchè se è l’Italia a voler tornare all’atomo, una decisione così importante per il piano energetico nazionale debba essere fatta un 6 agosto, praticamente senza dibattimento.
    In ogni caso alla Mangiarotti non sono pazzi: hanno visto i contributi, hanno visto la vicinanza al sito (portali te monoblocchi da 80 metri di diametro a Caorso) e sopratutto avere una mangiatoia da (almeno) 5 miliardi di euro avrà pure suggerito qualcosa al consiglio d’amministrazione, no?

    “Mille località aspettano a braccia aperte…” questa frase risuona spesso negli stanzini del caporalato, da Rosarno al Bennet… niente da dire, ma lo consideri Progresso? Non so perchè, ma ho l’impressione che questo sia il vero tafazzismo.

    Ah, l’Austria ha detto no al nucleare nel 1978 per referendum; ho avuto il piacere di fare il bagno nel Danubio proprio davanti all’unica centrale, mai entrata in funzione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *