12 Gennaio 2010

Wwf sul dopo-rigassificatore: “Costruiranno anche il gasdotto Trieste-Grado-Villesse”

Anche Snam nello stile di “Gas Natural”? Questa la provocazione lanciata dal WWF, attraverso il suo sito nazionale , dopo aver esaminato le integrazioni allo Studio di impatto ambientale per il gasdotto Trieste-Grado-Villesse, indispensabile per il funzionamento del rigassificatore proposto dalla multinazionale spagnola nel sito di Trieste-Zaule.
“Eravamo abituati – commenta l’associazione ambientalista – a studi e progetti di Snam almeno dignitosi dal punto di vista tecnico, e approfonditi sotto il profilo ambientale. Quelli presentati per il gasdotto mostrano però un allineamento su standard qualitativi del tutto inadeguati, che ricordano quelli di Gas Natural per il rigassificatore.”

Il WWF rileva in particolare come gli studi di Snam non valutino in modo adeguato il problema della risospensione del mercurio dai fondali marini, dovuta sia allo scavo della trincea per la posa del tratto sottomarino del gasdotto (tra Trieste e Fossalon di Grado), sia al traffico delle metaniere. In particolare, è stato gravemente sottostimato il tempo in cui le particelle più fini dei sedimenti marini contaminati rimarrebbero in sospensione: potrebbero esserlo infatti fino a 40 giorni, e non soltanto poche ore, come calcolato da Snam.
Ciò comporterebbe rischi molto maggiori di introduzione del mercurio nella catena alimentare e quindi anche nel pesce e nei molluschi, tanto da superare il limite fissato dalla legge (0,5 milligrammi di mercurio per kg) per il mercurio nel pesce commercializzato. Evidenti le ricadute devastanti di tutto ciò per l’attività di pesca e molluschicoltura nel Golfo di Trieste.

Il WWF denuncia inoltre l’approssimazione degli studi di Snam sugli effetti del rumore generato dalle navi e dalle opere di posa del gasdotto sottomarino, sui pesci e sui mammiferi marini, tenuto conto anche della presenza di numerose aree protette marine e costiere.

Forse – aggiunge il WWF – Snam ha tratto profitto dall’esperienza di Gas Natural e ne ha dedotto che, stante l’incredibile superficialità del Ministero dell’ambiente nel valutare gli studi sul rigassificatore, non valesse la pena di sprecare energie in un serio approfondimento degli impatti ambientali del gasdotto. Tanto più che appare vastissimo il fronte del sostegno politico, nutrito di ancor maggiore approssimazione e noncuranza per l’ambiente, al progetto di Gas Natural.”

L’associazione rileva che già la prima versione degli studi di Snam sul gasdotto, presentati nella primavera 2008, era caratterizzato da superficialità e lacunosità soprattutto per l’aspetto cruciale della risospensione dei sedimenti inquinati dai fondali marini. Le integrazioni non hanno sanato tali difetti.
Inoltre, il gasdotto Snam è progettato in modo da poter essere collegato sia con il rigassificatore di Trieste-Zaule, sia con la centrale termoelettrica proposta da Lucchini nel porto di Trieste, sia con il rigassificatore off shore proposto da E.On al centro del Golfo di Trieste. Senza dimenticare la proposta di collegare anche il gasdotto “South Stream” – proveniente dal Caucaso – alla rete italiana, mediante una condotta sottomarina tra Capodistria e Fossalon di Grado, progetto cui partecipa anche l’ENI, dalla quale dipende Snam.
“È evidente una volta di più – aggiunge il WWF – da un lato lo stretto legame esistente tra i diversi progetti di impianti energetici proposti nell’area triestina, dall’altro l’assurda scelta del Ministero dell’ambiente di non aver avviato una valutazione complessiva degli impatti sinergici che tali impianti produrrebbero sull’ambiente e sull’economia locale.”
Basti dire che la risospensione dei sedimenti marini inquinati da mercurio (e non solo) prodotta dalla posa del gasdotto Snam si aggiungerebbe sia a quella prodotta dai lavori di dragaggio/bonifica previsti da Gas Natural nella baia di Muggia, sia a quella prodotta dalle navi in transito verso il rigassificatore di Zaule come verso quello off shore. Per non parlare delle ricadute negative sull’operatività del porto di Trieste, legate ai lavori di posa del gasdotto e al traffico delle metaniere, ecc.

Per l’area triestina si profila – conclude il WWF – un futuro da polo energetico, che sarebbe stato doveroso discutere e  valutare complessivamente, coinvolgendo anche la popolazione con lo strumento della Valutazione Ambientale Strategica. Un sollecito in questo senso era arrivato anche dall’interno del Ministero dell’ambiente, con la nota che nel maggio 2006 il Direttore generale ing. Agricola aveva inviato all’allora ministro Matteoli. Vi si segnalava tra l’altro la necessità di una pianificazione energetica (da sottoporre a VAS), la cui mancanza avrebbe penalizzato l’Italia anche nei rapporti con i Paesi confinanti, Slovenia e Croazia, com’è poi puntualmente avvenuto.”

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