7 Gennaio 2010

Acegas, ritorno sulla terra e Palatrieste con i tifosi della tribunetta

Simone Lenardon (foto A.Barzelogna)

Acegas, non può essere sempre domenica…infatti, era mercoledì!
Il miglior allenatore di qualsiasi sport è quello che argomenta le proprie tesi dopo la chiusura del match appena disputato, così come la posizione dei critici è sempre quella più comoda. Però, per onestà intellettuale è doveroso rimarcare come l’ineccepibile gestione di Forlì da parte di coach Bernardi ha lasciato qualche dubbio nel post partita contro Castelletto.
Alcuni aspetti hanno inciso sull’evoluzione del match: lo spremuto capitan Bocchini che, dopo aver brillantemente supportato l’attacco Acegas, è costretto (boccheggiante) a marcare nei minuti finali il pericolo pubblico numero uno Emanuele Rotondo, con la sanguinosa conseguenza di una tripla subita e un backdoor con canestro l’azione successiva. L’entrata in campo a poco più di un minuto dalla fine di Marco Spanghero è stata un po’ tardiva: la giovane guardia, molto in palla durante i minuti di campo, ha raffreddato testa e fisico in troppi minuti di panchina, giungendo arrugginito al caldissimo finale. L’insistenza con cui si è deciso di utilizzare Marisi, per una produzione altamente insufficiente, ha tolto minuti utili a Lenardon, già in crisi di suo, e a Scarponi, praticamente inutilizzato. Anche Benevelli è stato dimenticato troppo sul “pino”, pur considerando che Benfatto e Colli sono stati forse tra i migliori dei biancorossi. Per dirla tutta, l’impressione è che questa squadra sia ogni partita di campionato un rebus da risolvere, senza certezze e con troppe variabili o incognite, se non si indovina la combinazione giusta, diventa tutto tremendamente difficile…

Regia opaca, luce spenta e sconfitta inevitabile
Sarà un motivo per cui i playmaker vengono chiamati “registi”, e un film senza regia all’altezza diventa un inutile susseguirsi di immagini e parole; da sempre i D’Antoni, i Brunamonti, i Marzorati, i Caglieris sono stati il prolungamento del coach sul campo, i direttori d’orchestra di tutte le squadre in cui hanno militato, facendo ovviamente le fortune delle stesse. Per cui, il malinconico scout del duo Lenardon-Marisi è specchio di una situazione: 8 punti totali, 1/1 da due, 0/6 da tre punti, 6/8 ai liberi, ma soprattutto 1 assist, unico forse segno tangibile di una costruzione del gioco se non nulla, poco incisiva. Unico in grado di creare situazioni di gioco fuori dagli schemi è Marco Spanghero, a volte con il rischio di strafare.
Coach Bernardi auspica di ritrovare la coppia d’oro che sul finale della scorsa stagione, regalò ottimo basket e una promozione all’Acegas.

Il Palatrieste unito a favore dei tifosi
A memoria del sottoscritto non vi è traccia di una presa di posizione così netta di tutto il palazzetto a favore della tifoseria più calda. Antefatto: durante l’intervallo, presumibilmente senza particolare “permessi” di terzi, il manipolo di tifosi della tribunetta, in sciopero del tifo da settimane, decidono di riappropriarsi del luogo originario scendendo in tribunetta; cori ritmati da tutto il palazzo squarciano il silenzio ovattato dell’impianto di via Flavia. Passati pochi minuti, assembramento delle Forze dell’Ordine chiamate a “sfrattare” gli indesiderati, spostati poi di 5-6 metri in tribuna; fischi assordanti non tanto per le Forze dell’Ordine ma per il principio e la scelta di fondo. Ribadendo la posizione super partes di chi vi scrive, ci sono due elementi inconfutabili da non poter trascurare: il principio art.1 della Costituzione Italiana (la sovranità appartiene al popolo, inteso come popolo cestistico in questo caso ndr.) e il concetto di elasticità o flessibilità, da rivedere per alcuni soggetti preposti.
Sarebbe interessante sapere il parere del consulente operativo sulla questione…. ma era troppo distante!

Raffaele Baldini (www.cinquealto.blogspot.com)

2 commenti a Acegas, ritorno sulla terra e Palatrieste con i tifosi della tribunetta

  1. Radimiro ha detto:

    Non desidero prendere una posizione netta sulla questione, ma ricordo alla societa’ Pallacanestro Trieste 2004, che la squadra sta disputando un campionato molto scarso nella 3° serie e quindi molti tifosi vanno in palazzetto non per vedere del bel basket, ma semplicemente per stare vicini alla squadra. Tra le due Pallacanestro Trieste c’e’ l’abisso e quest’ultima e’ solo una pallida copia. Bisognava salvare la vecchia societa’ come ha giustamente ricordato Cosolini, che farci vedere simili spettacoli cosi’ poco attrattivi. A proposito la squadra che ha espugnato il PalaTrieste, e’ di un paesetto, che non ha una storia nel panorama cestistico di vertice. Siamo veramenti caduti in basso. Ma i dirigenti Triestini possono dormire sogni tranquilli, tanto c’e’ una sola retrocessione diretta e quel posto e’ prenotato dall’inizio campionato da Jesolo S. Dona’, che e’ un “corpo estraneo” della categoria.
    Nell’altro girone ci sono 14 squadre e qui 15. Se anche noi ne’ avessimo 14, senza quella Veneta, adesso i nostri vedrebbero i “sorci verdi”. Comunque i se e i ma non fanno la storia e quindi si puo’ vivere di rendita senza alcun patema e soprattutto senza fare un’autocritica.
    I play off sono quasi irragiungibili. Comunque se si giocasse altre 20 volte a Forli’, dubito che Trieste vincerebbe una sola volta. E’ stato un evento quasi irripetibile ed i tifosi e’ meglio che non si illudano.

  2. dieffe ha detto:

    2 i concetti inconfutabili:
    a) questa squadra, ha ragione radimiro, vale assai poco e, almeno in tutte le partite casalinghe che ho avuto il (dis)piacere di vedere, ha sempre giocato malissimo (anche quando ha vinto);
    b) aldilà di (mi auguro) battute volte a scomodare i padri costituenti, i cosiddetti tifosi che “si sono riappropriati della tribunetta” non avevano alcun diritto di inscenare quella piazzata. capisco che lo spettacolo in campo non fosse degno di essere visto, ma loro non hanno dimostrato di saper fare molto meglio.

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