2 Dicembre 2009

Ieri la riunione di “Monfalcone pulita…nei cervelli”, per ripensare ad un futuro di integrazione.

“Incominciare a pensare al futuro di Monfalcone, che non deve essere quello di Razzini e della Lega”. Questo l’intento della riunione indetta dal gruppo Facebook “Monfalcone pulita… nei cervelli” che si è tenuta ieri all’auditorium dell’istituto Vivaldi.
Presenti in sala una quarantina di persone, nonostante i 129 inviti confermati (a sottolineare la discrepanza tra l’universo di Facebook e il mondo della partecipazione vissuta in prima persona), fra le quali il vicesindaco Silvia Altran, l’ex assessore Stefano Piredda, e l’ex sindaco Persi.
La serata, secondo l’organizzatore Arturo Bertoli, nasce con l’intento di: “Incominciare a pensare al futuro di Monfalcone, che non deve essere quello di Razzini e della Lega”. Un futuro di integrazione dunque, che non faccia leva sulle diverse identità d’appartenenza. Per Bertoli “non è possibile sostenere una deriva oscurantista come quella che ha toccato la nostra città”, deriva che è infine giunta sul web portando alla nascita del gruppo “Monfalcone pulita, piazza vecchia e senza bangla”, in risposta del quale é sorto “Monfalcone pulita…nei cervelli”
Per Paolo Miletta, insegnante dell’istituto scolastico Ceriani, il razzismo del gruppo “Monfalcone pulita, piazza vecchia e senza bangla” è immotivato, visto che: “I bengalesi sono una delle comunità più pacifiche…e contribuiscono al benessere della nostra città”; Miletta dice poi di aver provato un “profondo dolore”, nel constatare che molti dei suoi allievi si fossero iscritti al gruppo . Il problema dell’insegnamento scolastico è ripreso dall’ex sindaco Persi, per il quale molte delle adesioni di giovani al gruppo dai toni razzisti, potrebbero essere motivate da una carenza di professori ed insegnanti preparati nell’affrontare le tematiche del confronto e della diversità.
Fabio Marchiò, consigliere comunale di Staranzano, ribadisce l’importanza del momento formativo all’interno delle scuole, sottolineando poi che i giovani “non sanno come fare politica, quando parlano su Facebook, parlano a loro stessi. Così non c’è dibattito, non c’è confronto”.
Per Mauro Bussani, coordinatore del progetto “Officina Sociale” e membro del comitato di redazione di “Monfalcone Territorio”, dietro all’adesione all’uno o all’altro gruppo c’è stata molta superficialità da parte dei giovani, ma il vero problema rimane: “La mancanza di un’identità condivisa, il bisogno di far parte d’un gruppo risponde a questa mancanza”. Dure la accuse da parte di Bussani nei confronti del Piccolo, che avrebbe contribuito ad ingigantire la questione dell’opposizione fra i due gruppi di Facebook: “Indugiare troppo in classificazioni vuol dire fare il gioco della Lega”. Anche Bertoli accusa il quotidiano di eccessivo sensazionalismo: “A differenza di quanto scrivono i giornalisti del Piccolo, a Monfalcone non esiste alcun problema di sicurezza”.
Dario Antonaz, attivista di Sinistra Critica, accusa l’amministrazione comunale di: “Non aver risposto in maniera adeguata alla campagna contro la moschea della Lega” e di aver “rinunciato all’idea di piazza come un luogo d’incontro”, sostituendola con un’idea di piazza funzionale alle esigenze dei commercianti.
Accuse nei confronti della classe politica monfalconese arrivano poi da Artan Sala, per il quale “non si è fatto abbastanza per far conoscere le comunità di immigrati presenti sul territorio monfalconese”. Per Sala, vice responsabile del coordinamento immigrati, bisogna far capire che: “Ciò che mantiene a galla l’Italia è il basso costo della manodopera, se i lavoratori del sud e gli extracomunitari se ne vanno il cantiere chiude”.

1 commenti a Ieri la riunione di “Monfalcone pulita…nei cervelli”, per ripensare ad un futuro di integrazione.

  1. Stefano ha detto:

    tutti contro la Lega pur se a Monfalcone viaggia su percentuali ridicole mentre la sinistra vanta percentuali bulgare… mah…
    Però un nemico bisogna pur trovarlo…
    Monfalcone libera nei cervelli? Ok, missione compiuta. Tutti quelli sopracitati erano spenti.

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