Fin dalla sua formazione, stentata e frutto di innumerevoli compromessi, la grande coalizione di governo (SPOE + OEVP) guidata da Gusenbauer in Austria aveva dato segni di debolezza. Molti erano i temi, anche importanti, come la neutralità, l’ acquisto di Eurofighter, la riforma fiscale, che dividevano i due partiti. Ma, come è noto, per decenni in Austria si erano trovati compromessi e la grande coalizione ormai appariva un male necessario, data la tendenza dei partiti minori a dividersi, riappacificarsi, far rotolare teste e poi ripescarle.
Secondo Die Presse, a cui fa eco anche la stampa tedesca, ora non ci sono più margini di trattativa, come traspare anche dalle parole del ministro della scienza, Johannes Hahn (OEVP): “Quest’anno si va a votare!”. Un segnale abbastanza chiaro è stato anche il desiderio di Gusenbauer di formulare due comunicati stampa diversi, quello di Molterer (Vizekanzler, OEVP) ed il suo.
Due sono i motivi attuali del dissidio: la data di una prevista riforma fiscale (OEVP: 2010, SPOE: 2009) e la presidenza, o addirittura la formazione, di una commissione di inchiesta sull’ uso indebito di dati forniti dalla pubblica amministrazione nella propaganda dei partiti.
Secondo me, quelle sono solo le punte dell’Iceberg, il dissidio era già presente all’inizio, altrimenti non ci avrebbero messo quattro mesi per raggiungere un accordo. In un sondaggio di Die Presse, comunque, il 46% dei 540 votanti crede che si tratti solo di un fuoco di paglia, come ce ne sono stati tanti.
D’altra parte preoccupa il valore simbolico delle dichiarazioni disgiunte dei due massimi politici, che aveva visto solo un precedente nella storia recente dell’Austria: la fine della grande coalizione sotto Klima, quando Schüssel rilasciò una sua propria dichiarazione.
Secondo la Kleine Zeitung, sono già in corso discussioni animate su quando andare alle urne: settembre 2008 o marzo 2009?
Il 9 marzo si vota in Niederösterreich ed Erwin Pröll (OEVP) spera di ottenere un buon successo, che darebbe al suo partito la forza per attendere eventuali elezioni anticipate rilassatamente, senza perciò dover cedere su nessuno dei punti del dissenso.
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