7 Giugno 2012

Scampoli di storia: il Partito Socialista e gli scioperi del 1919-1920 a Trieste

Rubrica a cura di Paolo Geri

L’avvento dell’ Italia nell’ ex Litorale Asburgico il 3 novembre 1918 modificò profondamente gli equilibri all’ interno del partito socialista.
Valentino Pittoni, il leader più prestigioso della socialdemocrazia italiana in Austria, perse completamente la sua influenza, mentre crebbe quella di Passigli e Tuntar. Parecchi socialisti sloveni si trasferirono in Jugoslavia. Tra i rimasti, Henrik Tuma continuò ad esercitare una certa autorità.
Nel 1919 si presentò il problema della fusione della socialdemocrazia italiana e slovena del Litorale con il Partito Socialista Italiano del Regno. I socialisti sloveni, appartenenti all’ala massimalista, si pronunciarono tutti a favore dell’ unificazione. Ad essi si contrappose duramente il portavoce dell’ ala nazionalista Ferfolija. Il congresso provinciale del Partito Socialdemocratico Jugoslavo, tenutosi il 21 settembre 1919, approvò quasi all’ unanimità la proposta di fusione, scatenando dure reazioni tra i nazionalisti sloveni, che li accusarono di tradimento nazionale.
Nel comitato esecutivo unitario di Trieste, di cui entrarono a far parte Henrik Tuma e Ivan Regent – che sarà poi autorevole dirigente del P.d.C.I. triestino e amico di Vittorio Vidali a Mosca negli anni dell’ Internazionale Comunista -, si determinò un rapporto di forza pressochè equivalente tra la corrente rivoluzionaria, che si ispirava al modello sovietico e quella socialista più moderata che mirava ad una direzione autonoma del partito. Henrik Tuma scrisse a questo proposito: “Regent si schierava sempre su posizioni radicali, mentre l’ impostazione ideologica del principale rappresentante degli istriani, Poduje, era totalmente rivoluzionaria. A causa di questa divisione interna l’ esecutivo non riusciva a svolgere bene il proprio compito, perchè quasi tutte le questioni davano luogo a conflitti tra le due correnti.
Però, nonostante questi dissidi dell’ apparato dirigente, il partito era in forte crescita, non solo nelle città, ma anche in provincia”.

Il periodo compreso fra il maggio 1919 e il settembre 1920 è caratterizzato a Trieste da grandi scioperi diretti dalla parte più cosciente del proletariato triestino, gli operai metallurgici. Questi ottenendo importanti rivendicazioni di carattere economico (riduzione dell’ orario ad otto ore, stipulazione di nuovi contratti ed aumenti salariali) trascinano, con il loro esempio, nella lotta numerose altre categorie, non escluse quelle impiegatizie.
Nel 1919 infatti le organizzazioni sindacali socialiste vedono salire i loro iscritti da ottomila alla cifra massima di trentacinquemila. Rinascono, inoltre, circoli giovanili e culturali, che a causa della guerra avevano interrotto ogni loro attività. Si decide, infine, di conservare l’ edizione serale de “Il Lavoratore” (il giornale dei socialisti triestini), perchè l’ estensione del movimento agli strati contadini del Friuli e dell’Istria richiede uno spazio specifico, rivolto alle questioni del territorio.
Scriveva “Il Lavoratore” del 2 gennaio 1920: “La sezione socialista di Trieste è fra le più forti e le più disciplinate d’ Italia. La Camera del Lavoro tra le più attive, i circoli di cultura i più numerosi”.
L’alto grado di coscienza della classe lavoratrice triestina si esprimeva non solo nelle agitazioni a carattere rivendicativo, ma anche in numerose manifestazioni di solidarietà internazionale.
Agli inizi del 1919, come informa il quotidiano socialista, le famiglie operaie di Trieste ospitano alcune centinaia di bambini per alleviare le condizioni del proletariato viennese particolarmente colpito dalla fame e dalla miseria del dopoguerra.
Si scioperava inoltre per l’ assassinio dei due capi spartachisti, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg e a difesa della giovane Repubblica dei Consigli ungherese e dell’ Unione Sovietica, assediate dalla reazione bianca e dalle forze dell’ Intesa. In quest’ ultimo caso si riuscirono ad ottenere risultati concreti. Lo slogan, semplice ed efficace, lanciato dalle pagine de “Il Lavoratore”, era quello di “Nè un’arma, nè un proiettile contro la Russia !” Navi e treni, carichi di mitragliatrici e di carri armati destinati ad una spedizione militare italiana nel Caucaso, rimasero così bloccati per diverse settimane nel porto nel maggio 1920.

(Le notizie sono tratte da un saggio di Marina Rossi e Sergio Ranchi).

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19 commenti a Scampoli di storia: il Partito Socialista e gli scioperi del 1919-1920 a Trieste

  1. sfsn ha detto:

    Karl Stuhlpfarrer (Università de Vienna e de Klagenfurt) sosteneva, con documenti alla mano, che le autorità austriache ghe ga passà la mappa delle mine nel porto de Trieste al comando italian perchè la borghesia cittadina iera terrorizzada che i socialisti rivassi a ciapar el poter (come stava succedendo in alcune città della Germania).
    Praticamente “meio i italiani dela rivoluzion”

  2. Matteo ha detto:

    A non so se iera cusi, se te guardi le elezioni se vedi che el partito irridentista el ciapava una scinca e boton al contrario dei socialisti

  3. Sandi Stark ha detto:

    No esisteva un partito irredentista. No xe vero che i liberali iera tutti irredentisti, questi iera 450 persone con al massimo 5 mila simpatizzanti.

    El nostro Paolo se dimentica de dir che Valentino Pittoni gaveva dovù scampar in Austria per no esser mazà, come ghe succedeva anche a altri socialisti triestini de lingua madre slovena (no me ricordo i nomi) e come ghe succedeva a Luigi Faidutti a Gorizia (scampà a un attentato a fuoco) anche se el iera cattolico, a Ponton de Palmanova (precedente tentativo de linciaggio nel 1915) Bugatto de Gorizia eccetera.

    In soldoni, tutti quei ghe no ghe stava ben l’Italia ris’ciava la ghirba, ma anche quei che gaveva fatto el suo dover come Banfield, Giraldi, Bolaffio e tanti altri.

    Altra dimenticanza la rivolta de San Giacomo del settembre del 1920, quando la Brigata Sassari gaveva risolto el problema a cannonade.

    No iera una rivolta operaia, iera una rivolta popolare alla repressiòn e alle provocazioni dei arditi pre fascisti, ma el quartier iera popolare e socialista e gran parte dei rivoltosi gaveva partecipà anche ai scioperi.

  4. giorgio (no events) ha detto:

    Belle storie Paolo. Qualcuno sa indicarmi qualche testo sulla rivolta di S. Giacomo e periodo limitrofo?

  5. Tergestin ha detto:

    Senza contar, parlando de irredentisti, che i voltagabbana xe dapertuto, specie co’ al poter ghe xe certe aministrazioni.

    Ciapemo la borghesia patoca de quei anni, composta da tanti austriaci, greghi, armeni, turchi e quanto altro. Una bona parte co’ ga visto l’arieta che tirava e l’Italia che smantelava tuto a furia de funzionari corotti che ingrassava sule mazzette, ga pensado ben de far fagoto e tornar nei paesi d’origine trasferindo subito i capitai in Svizzera.

    Altri inveze che fin l’altro ieri ghe basava i pie ai Asburgo, de colpo xe diventadi italianissimi iredenti (per mantinir i privilegi), tanto xe vero che nele classi popolari se ciodeva ‘sai pel cul ‘sta roba.
    Nel suo spetacolo del veglion, el nostro Cecchelin ga pensado ben de cior pel cul alcuni de questi vendudi, zompando dal palco a sfoter quei sentadi nele prime file con frasi tipo “Herr Kommandantur! Gavemo sbaia’ giacheta ogi?” e “Oh caro amico! Gavemo cambiado idea?”.

  6. effebi ha detto:

    come xe che stava i socialisti (italiani e sloveni) soto l’A ?

  7. Sandi Stark ha detto:

    @ 6 i stava benòn, un mio bisnonno socialista iera prima contadin e po’ impiegato comunale.

    El gaveva 9 fioi e ogni domenica el portava tutti a pranzo al Tirolese, de Pina dei Porchi opur col trenin ancora più lontàn.

    Se se tacava i generi e le nuore, i veci divideva e i pagava per tutta la clapa.

    Un’altro bisnonno socialista el gaveva un’osteria che lavorava “no ma che ben”, in un altro logo del Litoràl; el possedeva anche un per de case.

    Quando mio nonno se gaveva sposà, i ghe gaveva dà le ciave de la casa popolare in giornada.

    Quei che bateva brocche in Arsenàl i gaveva anche le case col giardinetto, ghe ne xe ancora tante tra via dell’Industria e via San Marco. E anche a Monfalcòn, ma anche a Pola, Fiume, eccetera.

    Entrambi bisnonni gaveva una zaja de fiòi e no i gaveva mai speso un centesimo per farli studiàr. 8 classi + l’avviamento al lavoro; no iera gente de “ginnasio”. Ma in Italia iera pochi proletari che saveva legger e scriver.

    I socialisti stava tanto ben che Pittoni no voleva che TS finissi sotto l’Italia, avendo proposto l’indipendenza de TS all’Internazionale Socialista del 1909.

    Nell’amideria Chiozza iera la maternità per le operaie za nel 1800. Solo tre settimane ma la iera, che in Italia nianche i se sognava.

    Mussolini nel 1909 diseva che i proletari stava mejo con l’Austria perchè i gaveva l’assicurazion malattia, i lavorava meno ore e i guadagnava de più.

    I operai de l’Arsenàl de Pola, i diseva che le paghe iera ottime, che i iera tutti dei “pici signori”.

    I contadini de Cortina d’Ampezzo pagava el 7% de IRPEF, i contadini del primo paese ‘taliàn a pochi chilometri, pagava el 27%. Tre volte tanto, circa come la differenza de tasse che xe adesso tra Italia e Slovenia.

  8. sfsn ha detto:

    Me contava sempre Stuhlpfarrer (vedi comento #1) che nel 1890 circa i socialisti vienesi gaveva mandà un emissario a Trieste per veder che situazion che ghe iera nel partito a Trieste.
    E sto emissario ghe gaveva mandà ai socialisti de Viena una risposta del genere:
    “Compagni,
    non possiamo fare affidamento sui socialisti triestini perchè piuttosto che pensare alla rivoluzione, preferiscono andare al mare a Barcola o a bere birra alla birreria Dreher.”
    In soldoni: 1. i socialisti triestini quela volta stava benon;
    2. in 120 ani in sta zità no xe cambià gnente 😉

  9. hobo ha detto:

    mah, nel 1902 lo sciopero dei fuochisti del lloyd fu represso nel sangue. (gli operai di vienna e praga manifestarono per portare la loro solidarieta’ ai compagni triestini).

    la vita non era facile per i socialisti, da nessuna parte.

    l’ internazionalismo della classse operaia triestina, quello che la rendeva particolarmente matura, era sicuramente dovuto alla natura multi-nazionale dell’ impero. ma questo non significa affatto che nell’ impero il potere costituito non intervenisse con la forza contro il movimento operaio.

  10. sfsn ha detto:

    hobo,
    ara che la mia iera a livel de witz (anche se la letera xe vera!)

  11. hobo ha detto:

    @sfsn

    si’, xe ciaro che iera un witz. ma mi stavo piu’ che altro pensando a quel che gaveva scrito sandi.

  12. sfsn ha detto:

    secondo mi nel 1902 le autorita’ austriache no se gaveva ancora acorto de che forti che iera i socialisti. Un sei-oto ani dopo (anche perchè i gaveva comincià a aver i risultati eletorali) i se gaveva acorto che i socialisti cominciava a esser tanti e forti. E i gaveva comincià a tratarli meio

  13. hobo ha detto:

    come dir: le conquiste sociali le xe stade conquiste del movimento operaio, e no benevole concessioni del imperator che el iera tanto bon.

  14. Sandi Stark ha detto:

    @ 13 no te ga mai pensà che le verità pol star anche nel mezzo?

    Franz iera bonissimo, un toco de pan. Ma no tutto quel che el fazeva, iera per bontà.

    Iera anche calcolo, e no affamar el popolo xe uno dei primi insegnamenti de Macchiavelli, anche se in Italia de Macchiavelli xe restà solo “il fine giustifica i mezzi”.

    Te ga mai pensà perchè Franz e i suoi predecessori se preoccupava sempre tanto de protegger i contadini?

    Sarà anche sta per carità cristiana come sembra nel caso de Maria Teresa, ma nel 1800 i contadini iera anche el 98% della popolazion.

    Nel 1917 in Lombardia iera contadini che sperava che vinzessi l’Austria, perchè i suoi nonni ghe gaveva contà che co’ l’Austria i stava benon e no gaveva mai mancà de magnàr.

    Inveze nel Veronese, i contadini fazeva rivolte per fame e mancanza de lavòr zà nel 1867 dopo nianche 1 anno de occupaziòn italiana. Nelle rivolte i zigava Viva l’Austria, e se te vol te zercherò la fonte.

  15. Bruno Carini ha detto:

    Quando i ne tirava col canòn

    (fonte: http://www.atrieste.eu/Wiki/doku.php?id=storia_ts:cronologia:1918_1943)

    9 settembre 1920

    Scoppiano a San Giacomo, durante il funerale di un giovane ucciso da un colpo di pistola in una precedente dimostrazione, violentissimi scontri che paralizzano il rione per tutta la giornata. Così scrive Lucio Fabi: “Un fatto – un traino di cavalli imbizzarriti secondo la ricostruzione ufficiale, una provocazione per i rivoltosi – scatenò la folla contro i carabinieri, che si difesero aprendo il fuoco. Molti tirarono fuori armi da guerra ed il quartiere divenne un centro di un conflitto a fuoco in cui manovrarono militarmente dimostranti, carabinieri, agenti di pubblica sicurezza e reparti dell’esercito. Gli scontri cessarono soltanto molte ore più tardi, dopo che ingenti reparti della brigata Sassari sbarrarono le vie d’accesso al quartiere con le mitragliatrici e fecero avanzare alcuni cannoni campali e due autoblinde. Vi furono barricate, qualche granata da 57 mm., colpi di fucile dalle finestre. Numerosissimi feriti ripararono sotto le navate della vicina chiesa di San Giacomo, diventata punto di soccorso neutrale. Sul campo rimasero alcuni dimostranti ed alcune guardie. Nello stesso giorno, un poliziotto venne riconosciuto su di un autobus e linciato dalla folla. Nel quartiere vi furono più di 600 arresti. La «ribellione di San Giacomo», come fu da subito chiamato il grave fatto in cui per la prima volta, in città, l’opposizione politica e sociale aveva raggiunto livelli di guerriglia urbana, aveva ormai dimostrato a tutti quali erano le caratteristiche della nuova società che si andava configurando. Anche per i soldati della brigata Sassari si era forse concluso un periodo storico. Erano andati in guerra per Trento e Trieste, si erano coperti di sangue e di gloria sul Carso e sugli Altipiani, ed ora, a Trieste, la città redenta, sparavano su quella stessa gente per la cui liberazione avevano combattuto”.

  16. capitano ha detto:

    @14 stai disegnando linee su una mappa geografica che nemmeno esiste più. La mappa dello sfruttamento esiste ancora.

  17. Mark Nassutti ha detto:

    Per Hobo, 9, mi potresti indicare fonti per trovare più dettagli dell’sciopero del 1902?

  18. hobo ha detto:

    @18

    paolo geri ne ha parlato proprio qua su bora.

    https://bora.la/2010/08/18/scampoli-di-storia-lo-sciopero-dei-fuochisti-del-lloyd-austriaco-del-1902/

    in fondo ha indicato anche alcune pubblicazioni sull’argomento.

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