Descrizione
Un vecchio autobus arancione, un autista dissacrante e una curiosa ricercatrice ci accompagnano in un viaggio alla scoperta di alcuni dei personaggi più endemici e caratteristici degli ultimi decenni triestini: Franz, nostalgico della Defonta, Ciano, cultore del Ventennio, Mirko, professore sloveno filojugoslavo, Stelio, orfano del mitico Territorio Libero di Trieste governato dagli Alleati, Vinicio, candido contadino esule istriano e infine Ruggero, intraprendente immigrato meridionale, figlio dell’età dell’oro (e dei dinari) dei “ginsinari” di Ponterosso.
Li unisce, oltre alla caratteristica comune della nostalgia, anche l’innata propensione a lamentarsi.
Troppo triestini, nella sua divertente e volutamente estrema caratterizzazione di tormenti e manie dei passeggeri, risulta un vero e proprio manuale di storia triestina, un compendio delle vicende nord-adriatiche est-frontaliere degli ultimi due secoli.
Perché, come diceva un murale del manicomio di San Giovanni: “No tuti qua dentro xe mati, e no tuti i mati xe qua dentro.”
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