30 Ottobre 2023

La guerra del Triburtino III oggi al Trieste Science+Fiction

el sunto La guerra del Tributino II al Trieste Science+Fiction lunedì 30 ottobre: il genere oltre i generi

Le donne dovrebbero sentirsi libere di narrare qualsiasi storia e creare qualsiasi tipo di personaggio, senza sentirsi obbligate a raccontare tematiche considerate “femminili” dalla società.

La pensa così Luna Gualano, pugliese di nascita e romana d’adozione, che lunedì 30 ottobre sarà al Trieste Science+Fiction Festival per presentare La guerra del Tiburtino III, pellicola che vedremo presto nelle sale (a partire dal 2 novembre) distribuita da Fandango.

In un mondo ideale non dovrebbe importare a nessuno se dietro una macchina da presa ci sia un uomo o una donna. L’importante dovrebbe essere il risultato, non il genere di chi lo ha creato. Purtroppo, però, il nostro non è un mondo ideale, e la realtà ci insegna che c’è ancora molta strada da fare per raggiungere una parità ideale in termini di rappresentanza.

E non sono mondi ideali quelli che la regista quarantaduenne mette in scena, I suoi film sono di genere e di stampo politico di quelli che raramente si vedono nel nostro Paese, e in cui l’orrore della fantasia si trasforma in metafora dell’orrore sociale dei nostri giorni.

Così anche La guerra del Tiburtino III, presentato in anteprima alla più recente Festa del Cinema di Roma, e ora in programma al Trieste Science+Fiction, prima di sbarcare nelle sale grazie a Fandango: una commistione di sci-fi e di commedia, pronta a sferrare l’ennesima zampata allegorica sulla società italiana odierna.

Ci sono ancora di mezzo forme aliene, come nel precedente Go Home – A casa loro in cui, tra esponenti di estrema destra, manifestanti di sinistra e migranti, il nemico comune arriva da un altro mondo sotto forma di zombie. Questa volta, in un’altra periferia estrema, il Tiburtino III, borgata storica a est di Roma, dal cielo cade un piccolo meteorite e con esso striscianti piccoli alieni intenzionati a conquistare il mondo.

Ci sono tanti “diversi” anche questa volta. Si comportano in modo strano gli abitanti del quartiere “infettati” dalle creature extraterrestri, quando erigono barricate intorno al loro territorio. E rimane intrappolata nel quartiere una famosa fashion blogger, che in confronto agli abitanti del Tiburtino III sembra provenire da Marte. Ma i veri alieni sono altra cosa. Gli alieni sono quelli che vogliono dividere e innalzare muri. Ciclicamente ricompaiono nella società e sta a noi avere la prontezza di riconoscerli. Ci suggerisce apertamente Luna Gualano, che si misura ancora una volta con un linguaggio che punta dritto alle nuove generazioni.

Bisognerebbe sforzarsi di capire e conoscere le nuove generazioni, in primo luogo abbattendo i pregiudizi. Smettiamo di considerare i ragazzi come dei cretini con una soglia di attenzione che non è in grado di andare oltre i dieci secondi di un video su TikTok.

Una visione condivisa con lo sceneggiatore di sempre Emiliano Rubbi, compagno anche nella vita e compositore delle musiche del film, in cui spicca un tema portante che ci riporta dritti negli anni Cinquanta, grazie all’uso del Theremin.

Una prospettiva politica a più livelli, sposata dalla casa di produzione Mompracem, dunque dai produttori Manetti Bros., Piergiorgio Bellocchio e Carlo Macchitella, e da Rai Cinema. Abbracciata da un cast che schiera Paolo Calabresi, Paola Minaccioni, ancora una volta il volto spigoloso e la calata romanissima di Antonio Bannò, Carolina Crescentini, Francesco Pannofino, Sveva Mariani, Federico Majorana e lo stesso Pierluigi Bellocchio.

Le contaminazioni non si contano perché “non ho un vero e proprio modello a cui mi ispiro, sono il risultato di tutto ciò che ho visto, anche di quello che non mi è piaciuto”, ci spiega Luna Gualano, che questa volta si muove tra commedia politicamente scorretta e diretti riferimenti al filone dell’infiltrazione aliena, tra cui spiccano quelli a L’invasione degli Ultracorpi di Don Siegel e ad Essi vivono di John Carpenter.

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